In occasione dell’apertura della nuova stagione 2016-2017 dei Gruppi Darsi Pace pubblichiamo il video della conferenza tenuta da Marco Guzzi ai volontari delle Misericordie, riuniti per il loro incontro annuale a Marina di Pietrasanta, il 20 settembre 2014.
La Confederazione Nazionale Delle Misericordie D’Italia, che riunisce oltre 700 confraternite diffuse in tutta la penisola (con circa 670 mila iscritti, e più di 100 mila volontari impegnati permanentemente in opere di carità), ha creato infatti una scuola (High School Alzaia) che rappresenta un laboratorio stabile, “un momento di formazione e crescita culturale per approfondire gli aspetti valoriali e motivazionali dell’Essere Misericordia”.
E’ un segno dei tempi che una organizzazione così antica, che si dedica da oltre otto secoli a soccorrere chi si trova nel bisogno e nella sofferenza, e che vediamo quotidianamente prodigarsi con generosa dedizione nelle emergenze e nelle calamità, senta il bisogno di riflettere sui fondamenti del proprio agire e abbia a cuore la formazione culturale e spirituale dei propri membri. Nella consapevolezza che, se le opere non nascono da un rinnovamento profondo del cuore, da una purificazione costante delle motivazioni interiori, rischiano di non radicarsi in una reale scelta esistenziale e di restare poco efficaci.
Mentre le 7 opere di misericordia corporale sono poi ben presenti nella coscienza della maggior parte delle persone (dare da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti), più raro è sentir parlare delle 7 opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.
Eppure la fame a cui pongono rimedio queste ultime non è meno grave, come è forte l’urgenza di curare i mali che appestano le nostre anime, più che i nostri corpi: il disorientamento, l’ignoranza, la depressione, i conflitti relazionali, la separazione da Dio, dalla vita e dagli altri.
Del resto, è solo se siamo consigliati, resi sapienti, convertiti, consolati, perdonati, sopportati nelle nostre debolezze e fragilità, potremo a nostra volta consigliare, illuminare, guidare, perdonare, sopportare gli altri, nelle continua preghiera a Dio.
Iniziamo perciò questo nuovo anno dei Gruppi Darsi Pace con la certezza della bontà del lavoro che viene proposto nei tre livelli di approfondimento (spirituale, autoconoscitivo e spirituale), e con la curiosità per le scoperte e le acquisizioni che ci riserverà.
“Un cammino è autentico, un itinerario riflessivo può dirsi vero (…) se il suo percorrimento ci porti a scoprire cose nuove dentro e fuori di noi, se e quando cioè lungo le sue tappe sentiamo che qualcosa incominci a cambiare, e a cambiare in meglio. Sì, un cammino di pensiero è vero se ci illumina, ci alleggerisce, ci rallegra, anche se a volte può metterci anche in crisi, scomodarci, costringerci a mutare prospettive e punti di vista” (M.Guzzi, Dodici parole per ricominciare).
E proprio sulle note dell’allegria e della gioia che devono orientare la nostra ricerca, possiamo riascoltare le parole, ancora del tutto attuali, che Paolo VI rivolgeva ai giovani nell’esortazione apostolica GAUDETE IN DOMINO (9 maggio 1975):
“Ci sembra infatti che la presente crisi del mondo, caratterizzata per molti giovani da una grande confusione, denunci da una parte l’aspetto senile – del tutto anacronistico – di una civiltà commerciale, edonistica, materialistica, che tenta ancora di spacciarsi come portatrice d’avvenire. Contro questa illusione, la reazione istintiva di numerosi giovani, pur nei suoi eccessi, esprime un valore reale. Questa generazione è in attesa di qualche altra cosa. Privata repentinamente di tradizioni protettive, e poi amaramente disillusa dalla vanità e dal vuoto spirituale delle false novità, delle ideologie atee, di certi misticismi deleteri, non sta forse per scoprire o per ritrovare la novità sicura e inalterabile del mistero divino rivelato in Gesù Cristo? Non ha forse egli – secondo la bella espressione di Sant’Ireneo – «disvelato ogni novità venendo nella sua persona»? Per questo motivo ci piace dedicare in modo più esplicito a voi, giovani cristiani del nostro tempo, promessa della Chiesa di domani, questa celebrazione della gioia spirituale. Vi invitiamo cordialmente a rendervi attenti ai richiami interiori che vi pervengono. Vi stimoliamo ad elevare il vostro sguardo, il vostro cuore, le vostre fresche energie verso le altezze, ad affrontare lo sforzo delle ascensioni dello spirito. E vogliamo darvi questa certezza: nella misura in cui può essere deprimente il pregiudizio – oggi dappertutto diffuso – che lo spirito umano sarebbe incapace di attingere la Verità permanente e vivificante, altrettanto profonda e liberatrice è la gioia della Verità divina riconosciuta nella Chiesa (…). Questa è la gioia che vi offriamo. Essa si dona a chi l’ama tanto da cercarla tenacemente. Disponendovi ad accoglierla e a comunicarla, voi garantirete nello stesso tempo il vostro personale perfezionamento secondo il Cristo, e la prossima tappa storica del Popolo di Dio”.
Buona visione e buon anno scolastico a tutti!
Le parole che ho ascoltato mi hanno comunicato tutto l’entusiasmo di chi vive la crisi antropologica attuale come un’opportunità per rinnovare dal di dentro anche il proprio modo di essere cristiano, o meglio, di chi fa della propria identità cristiana il motivo ispiratore del rinnovamento. Mi ha colpito anche l’idea che il vero volto della misericordia è la speranza, fondata sull’attesa del Nascente in noi.
Ascoltare questa conferenza mi ha dato una ulteriore motivazione al proseguimento del mio cammino all’interno dei Gruppi Darsi pace che, in questa prossima Seconda Annualità, credo, affronterà anche il tema della fede cristiana.
Grazie a Marco Guzzi e a tutti coloro che collaborano con lui nella realizzazione di questo entusiasmante percorso!
Maria Letizia
Grazie a te, carissima, sì, credo che la speranza, intesa come stato spirituale, come godimento dello Spirito, e quindi come apertura reale, realizzata, all’avvento del nuovo, sia il vero motore della misericordia. D’altronde la speranza, l’amore, e la fede sono la forma unitaria del nuovo Io, che nasce dal costante dissolvimento/assoluzione del vecchio.
Ciao. Marco
Riempire il vuoto interiore con il fare fare fare…
Invece, mettersi in ascolto del silenzio per captare il soffio dello spirito…
Fa paura il vuoto, è più semplice riempirlo con mille azioni, magari anche buone e giuste…
Fin qui ci posso forse arrivare, magari…troppo lentamente, ma …e l’esterno? Su quello la speranza la vedo davvero difficile, il potere e la smania dei soldi, che riempiono il vuoto di chi ci comanda, ormai ha vinto e sembra incrollabile, vedo una disparità di forze e numeri troppo grande… Gesù lo diceva che se lo seguiamo saremo perseguitati, e io la leggo come saremo perdenti, almeno in questo mondo.