Ho trovato la risposta alla classica domanda: quale libro porteresti su un’isola deserta?
Porterei La vita è l’opera di Marco Guzzi, a cura del bravo Francesco Marabotti, pubblicata di recente da Paoline editore per la collana Crocevia.
In un certo senso su un’isola deserta ci sto già: è casa mia, nella bufera del coronavirus; e ciò rende la mia risposta ancor più attendibile.
Conosco Marco dal 2007 e ho letto quasi tutti i suoi libri, da quelli di poesia e di filosofia ai cosiddetti manuali; credo che questo sia il migliore perché li riassume tutti, e li trascende.
Marco è un prototipo di artista a cavallo fra ventesimo e ventunesimo secolo, e un prosecutore dei maestri cui dichiara di ispirarsi: Nietzsche, Heidegger, Holderlin, Rimbaud, Yogananda, Etty Hillesum. Marco condivide il loro anti-accademismo, la furia aurorale, l’audacia, la capacità di rompere gli schemi e la presa.
Non è un intellettuale bensì un uomo d’azione calato nel pensiero, che ti afferra e ti scuote… con dolcezza. Ha capito con netto anticipo la direzione della nostra civiltà e ha tentato in maniera via via sempre più lucida e consapevole di creare un’opera vivente, non una teoria bensì una prassi, non una formula bensì un luogo (scriveva Rimbaud di cercare “il luogo e la formula”).
D’altronde, nel cammino ricco e accidentato della sua esistenza, dagli studi universitari all’attività radiofonica, dall’avventura della pubblicazione al novum dei gruppi, è possibile rintracciare un filo che tiene tutto unito, tutto cucito; il fil di ferro della coerenza rivestito dalla seta della fiducia (della fede).
Marco è sempre stato ciò che è, ed è ciò che è sempre stato, ecco il motivo per cui sostengo che La vita è l’opera realizza il suo apice. Qui si manifesta compiutamente la chiamata cui Marco ha obbedito fin da ragazzo; e se è vero che egli possiede qualità spiccate e che ciascuno di noi ha il proprio personalissimo destino, è altrettanto vero che l’esempio di Marco può assumere una valenza universale.
La sorte ci ha deposti in un cerchio; è un cerchio più o meno esteso, e all’interno del cerchio siamo liberi. Sussiste cioè una libertà essenziale, né tocca a noi adesso interrogarci oltre o troppo.
Dunque può accadere che un bambino ferito, con un padre assente e una madre sofferente, riesca a rovesciare i problemi a suo favore, inventandosi una magnifica impresa creativa; e poi, non pago, decida di raddoppiare e triplicare la posta in palio, trasformandosi nella persona che sperava d’incontrare e non ha incontrato.
Una lezione importante, resa più vivida dalle difficoltà sopportate per raggiungere il traguardo (che non è raggiunto, che mai sarà raggiunto, che è sempre avanti e appunto perciò è reale).
Marco racconta le crisi, gli abissi e gli smarrimenti con l’asciuttezza di un ciocco di legno che arde nel fuoco. Questa sintesi fulminea di un vissuto e di un sapere è, io credo, una delle qualità che gli hanno permesso di creare un nuovo movimento del pensiero. Le altre qualità, essendo Darsi pace un’opera in atto, mi sembrano quelle proprie dell’artista: la perseveranza, la passione, l’umiltà, la capacità di non disgiungere mai il talento dalla vocazione.
Mi soffermo in chiusura su quest’ultimo, cruciale punto. Tutti abbiamo un talento ma pochi fra noi (sembra strano, vero?) sono disposti a pagare il prezzo per individuarlo, estraendolo dal caos come si estrae una pepita d’oro dal fango; e ancora meno sono quelli disposti a coltivarlo; sono davvero pochissimi infine quelli che, una volta individuato e coltivato il proprio talento, sono disposti a non tradirlo. Forse in un simile tradimento alberga la peggiore delle trappole: controfigurare sé stessi (per usare un termine caro a Marco) pur di illudersi di essere felici. Invece non lo saremo. Poiché anzi il talento senza bussola è la via più sicura per perdersi, ci ritroveremo d’un tratto distanti dalla nostra verità; molto, molto distanti, prigionieri del vetro opaco della menzogna.
La vita è l’opera, ad ogni pagina, ad ogni rigo, ci ricorda che abbiamo un compito ben preciso da svolgere, subito: infrangere quel vetro e diventare ciò che già siamo e che abbiamo dimenticato di essere.
Grazie mille per questo contributo, Marco per me, ma anche per mio figlio Raul è esattamente la persona che speravamo d’incontrare e non avevamo ancora incontrato, dunque il mio ringraziamento va anche a lui per la sua opera e anche perché attraverso la sua missione favorisce la fioritura dei talenti e la realizzazione dell’opera personale e collettiva di molti.
In un paese normale libri come quelli di Marco Guzzi avrebbero tutt’altra risonanza, altri spazi e altra diffusione; ma tant’è, anche questo è nell’ordine delle cose. Nessuna meraviglia.
Appartengono a quella rara categoria di libri che non si smette mai di leggere; purtroppo, anche i libri di Marco Guzzi hanno una fine anche se ci si rende subito conto che non possono finire. Si, perché la scrittura di Guzzi ti smuove dentro, ti fa oscillare tra profondità e altezze continuamente, ti scuote, ti spalanca la mente e apre il cuore.
Quelli di Guzzi, sono libri che hanno la capacità e la forza di prenderti e portarti, e ad un libro non si può chiedere di più.
Una volta finiti di leggere non si possono depositare in bella mostra nella libreria, non si può perché ne senti il bisogno, ne avverti la mancanza e quindi devi riprenderli, rileggerli, trattenerti su alcune pagine, fermarti su diverse parole.
Stessa sorte anche a quest’ultimo libro-intervista di Guzzi, “La vita è l’opera”, edito anch’esso dalle edizioni Paoline, la ventunesima perla della collana “crocevia”.
Qui l’autore confessa di aver vissuto: senza infingimenti, senza esclusione di colpi ma con coraggio e determinazione e con l’obiettivo svelato di raggiungere quella pienezza di spirito e di saggezza che lo aiuta a staccarsi e a guardare e sentire con abbandono tutto il creato.
Un libro autentico, come autentico e vero è il protagonista. Un combattente che non nasconde i suoi fallimenti, le sue cadute e i suoi dubbi ma che con coraggio e tanta tenacia è riuscito a concretizzare quel disegno che gli bruciava dentro.
Ne viene fuori il ritratto di un uomo, un gran bell’esempio.
Invidio chi deve ancora leggerlo una prima volta, un invito per una bellissima lettura estiva ma anche una buona occasione per fare ordine e meglio comprendere tanti delicati aspetti del percorso “Darsi pace”.
Grido il mio grazie a te marco Guzzi.
Grazie Enrico, mi sembra che tu abbia scritto proprio un bel pezzo e allo stesso tempo vero e vissuto.
Ringrazio Luisa ed anche Franco, con il quale condivido totalmente la sua ultima frase, “un invito per una bellissima lettura estiva ma anche una buona occasione per fare ordine e meglio comprendere tanti delicati aspetti del percorso “Darsi pace”.” Per me è stato esattamente così: nel massimo apice del lockdown mi sono letto il “Dizionario” e questo libro, e posso confermare che mi hanno aiutato a comprendere davvero molti aspetti che per me erano “delicati” (se non, talune volte, “controversi”) e a scioglierli nell’ambito di una comprensione più ampia, come dire, di un allargamento del campo di gioco, dove quelli che sembravano conflitti sono in realtà istanze armoniche, a tale livello di realtà.
Per chi vuole ripropongo qui le mie note di lettura, http://blog.marcocastellani.me/2020/04/solo-la-tua-vita-convince.html, invitando eventuali lettori che volessero commentare, a lasciare il commento non qui ma sul mio blog (per non fare confusione con questo eccellente post).
Grazie Marco Castellani, grazie agli altri.
Penso che questo libro riassuma un po’ tutti i precedenti di Marco (che ho letto pressoché in toto), poiché sin dal titolo mescola all’opera la vita, al pensiero l’azione, alla teoria la pratica. Qui sta, secondo me, il nocciolo decisivo della poetica di Marco, il quale viene dopo Nietzsche, dopo Rimbaud, e riesce a proseguirli nell’unico modo a mio avviso possibile – entrando con le parole nella realtà, incidendola e forgiandola: ed ecco i gruppi (oltre alla sua fervida attività anche “politica” in senso stretto e lato). Ho amato tutti i suoi saggi (che poi saggi non sono, ma non saprei come definirli…); penso in particolare a La profezia dei poeti o a L’insurrezione; ma La vita è l’opera è davvero speciale e, per chi frequenti i gruppi, perfino commuovente.
Un caro saluto a tutti.
Enrico
Caro Marco ti conosco da oltre trent’anni, da quando conducevi il teatro della realtà. Continuo a seguirti, ad ascoltare i video che proponi, le conferenze, e i libri che presenti e ricevo sempre qualcosa di importante, e di prezioso! Devo dire che questo libro è davvero portentoso! Credo che al lettore che sa leggere con attenzione e che sa ascoltare possa davvero ricevere in ogni momento, in ogni capitolo e in ogni passaggio della storia, quel tanto di forza e di energia che cerca e che sente di avere bisogno nel presente che vive. Concordo con i commenti pienamente. Un altro grande grazie di cuore di esserci di quanto continui a trasmetterci e a donarci. Con affetto un abbraccio.
Grazie di cuore, cari amici, per la vostra comprensione, e il vostro ascolto.
Queste risonanze sono per me fondamentali, come fari lungo una navigazione notturna.
Marco
Ho appena finito di leggere questo libro, testimonianza di una vita compatta, arrivata a tenere a bada le scissioni e che percepisco molto maschile, potrà sembrarvi strano, ma fin dall’inizio della lettura mi hanno colpito le differenze che avvertivo(rispetto al mio sentire in situazioni analoghe a quelle di cui leggevo) pur avendo, precedentemente a questa lettura, sempre sentito più le affinità col nostro Maestro.
C’è stato un bell’approfondimento delle varie tematiche già conosciute tramite D.P. e la parte più prettamente focalizzata sul Cristianesimo mi ha illuminato.
Questo cambio d’era, tanto pressante sulla telematica, e che ci vorrebbe tutti prettamente digitali e amputati delle modalità analogiche, ci ” regala” proprio un libro zeppo di strumenti e stimoli per non barattare la nostra umanità creativa con nulla!
Grazie di nuovo, caro Autore e…..avanti tutta nella nostra ampia ed ospitale Arca.
ottimo!
vorrei sapere cosa ne pensa Marco del libro “L’Ultima Chat”.
grazie