Per noi occidentali può risultare strano che alcuni movimenti corporei possano essere utilizzati come strumenti di meditazione. Eppure il teologo Romano Guardini, già negli anni ’30, inseriva spesso nei suoi esercizi spirituali movimenti fisici, e la tradizione cristiana più antica ha sempre praticato forme di preghiera legate al respiro, e cioè ad una dinamica corporea essenziale.
Nel lavoro dei nostri gruppi “Darsi pace” facciamo precedere le nostre meditazioni da fasi di consapevolezza corporea e anche, a volte, da semplici movimenti di allungamento, stiramento, torsione, e piegamento, derivati dalla tradizione yogica. E gli effetti pacificanti sono consistenti.
Tornare spesso alla consapevolezza di ciò che il nostro corpo sente, imparare a gustare, a godere dei suoi movimenti è una delle vie più semplici e dirette verso la pacificazione interiore.
Questo video mi ha fatto riflettere sui legami con le pratiche orientali. Ho recentemente scoperto una interessante analogia tra i libri Veda (le più antiche e autorevoli scritture induiste) e l’inizio del Vangelo di Giovanni:
(in sanscrito)
« Prajapati vai idam agre aseet
Tasya vag dvitiya aseet
Vag vai paramam Brahma »
(traduzione italiana)
« In origine era Prajapati (Dio)
e il Verbo era presso di Lui
e il Verbo stesso era veramente il Supremo Dio. »
(Citazione dai Veda)
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Carissima, è sempre affascinante scoprire queste analogie.
D\’altronde, anche come cristiani, noi riteniamo che Gesù sia il Logos universale, e quindi è ovvio che questo Pensiero universale abbia parlato in vario modo ad ogni comunità umana, rivelando in forme diverse i propri misteri.
E\’ l\’Incarnazione del Verbo (e non la sua natura divina) il mistero che, per i cristiani, compie la rivelazione di Dio, e che rappresenta in un certo senso la specificità del Cristo.
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