A volte le cose accadono … e non sai perché. Anche i pensieri e le domande che ti accompagnano ad un tratto sembrano condivisi da molti.
Viviamo in un mondo che ti permette di entrare in risonanza con altri. Oggi te ne accorgi una volta no, forse lo immaginavi, forse ti sentivi un po’ più solo.
Sono giorni che cerco di capire cosa sta succedendo a Gaza. Poi arriva una email indirizzata alla nostra redazione che riprende un appello di Pax Christi.
Di questi appelli ne girano ma la domanda è: a cosa servono?
Vi racconto quello che è successo a me.
L’appello comincia così “FERMATEVI SUBITO, FERMIAMOCI TUTTI”.
È l’appello di un anziano sacerdote, parroco a Gaza P. M. Musallam. Si rivolge a capi politici e militari israeliani, capi di Hamas e infine A TUTTI per dire che “… quello in corso a Gaza è un massacro, non un bombardamento, è un crimine di guerra ancora una volta nessuno lo dice.”
Mi tuffo in rete per sentire cosa si dice … e rimango sorpreso … non è passata inosservata. Non c’è questa completa indifferenza …
Sono incuriosito di vedere e sentire chi è questo parroco che parla con tutti. Anche in questo caso non rimango deluso. E’ una voce nel deserto … in cerca del silenzio per sé e per tutti quelli che stanno vivendo questo dramma senza fine.. da una parte e dall’altra.
Ma quello che mi fa riflettere di più nella ricerca di senso di quanto si sta consumando ormai da più di 40 anni è questo video:
In fin dei conti se voglio pensare di vivere e di poterlo fare… forse ma dico forse posso/devo pensare anche che posso/devo morire. E non ho più paura di farlo tutti i giorni.
Vivere pensando alla morte paradossalmente ci permette di essere più vivi. Naturalmente sto parlando di quella morte che ti dona il “piacere” di lasciare qualcosa sul tavolo per ricevere qualcosa di più e non della disperata e vendicativa morte.
Forse il tema è qui… la disperazione e la vendetta sono degli ottimi strumenti di marketing e questo vale per qualsiasi “prodotto” non necessariamente solo per quello pubblicizzato in questi giorni.
“… e ancora una volta nessuno lo dice.”
Si deve rispondere con quelle esperienze che fanno stare insieme le persone soprattutto lì, perché esistono nella musica, nell’arte, nell’educazione…
Una volta ho sentito uno scambio di battute tra due amici:
“Guarda che un mondo migliore è possibile!”. “Hai ragione” – risponde l’altro – “ma non auspicabile”.
Dipende da noi dar voce al primo.
Grazie Francesca per l’opportunità.
Possedere un dono, essere privilegiato…è comunque un rischio per la propria vita.
La vita è un rischio, comunque la si viva, nella striscia di Gaza o a Lecco o a Roma… ma non sono così cinica dal pensare che sia la stessa fatica, o la stessa paura… Sento dolore, umiliazione impotenza e sento anche il privilegio di andare a dormire in un letto caldo, come una colpa. Non moralistica, ma come se non contemplassi la possibilità di togliermi un poco di dosso questa crosta di benessere… altro che sentire tutta la fatica ed il dolore della mia vita e subire l’ombra dell’invidia.
Eppure… persino così è stato…
E sono così lontana da una se pur minima possibilità di condividere almeno un poco emotivamente “la striscia di Gaza” da non sapere checosa dire e dal desiderare di rimuovere il problema…
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Sono un po’ stupita dall’assenza di riscontri a questo articolo che è stato postato in tutte le sezioni…
Come mai? Io non vi conosco e non partecipo ai vostri gruppi ma mi fate sentire come se avessi interpretato emozioni paralizzanti…
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Rimuovere il problema .. è una soluzione. MA deve valere sempre .. e non solo quando il problema è lontano. RItengo che non sia applicabile al lavoro, con i figli, la moglie .. quindi, per quanto mi riguarda, non vale neanche in questo caso. .
Onestamente da solo , io, non risolvo il problema nè di Gaza nè del mondo.
Sicuramente posso farmene carico. Fare lo sforzo di capire, di spiegare ai miei figli, proporre un’alternativa o magari far notare che c’è (e questo crea non pochi problemi a chi pensa di cambiare il mondo con il dovere far fare qualcosa agli altri .e mette in seria difficoltà che parla a vanvera per sentito dire… molto di moda in questo nostro mondo.) .
Sono "piaceri" (= il piacere di dare il tuo contributo, sopendere il tuo tempo, i tuoi pensieri) e quindi sforzi (= realizzare il piacere che prevede il dover fare qualcosa).. notevoli tanto che ognuno di noi deve decidere dove "investire" (e non essere investito) la sua vita.
L’aspetto importante è che nulla accade se dipende SOLO da me … i "piaceri" elencati non sono da poco (secondo te sono piaceri?).
Quello di coinvolgere gli altri .. come ci hai benevolmente fatto notare .. non è banale ma non può essere un dovere (o no?)
Questo non mi fa andare a letto sereno ma ricordandomi che devo fare la mia parte, questo sì. Pe ril piacere di cui sopra.
Se tutto si risolve a dire chi ha ragione o torto … è un pò come dire "io sto sopra e tu stai sotto". Chi vuole stare sotto?
"occhio x occhio e il mondo diventa cieco" (Ghandi). E’ chiaro che dobbiamo "metterci occhiali nuovi", oggi più che mai.
"se non riusciremo a vivere come fratelli, moriremo come stolti" (M.L. King). In tutte le situazioni "grandi" come Gaza o "piccole" come le nostre relazioni la misura dipende da noi. Stolti e ciechi o cosa?
Quando vedo i miei figli io ho deciso di essere un pò meno stolto e cieco. Questo avviene strada facendo e vorrei lo fossero anche loro e le persone che ci stanno vicino … qualcuno dovrà pur cominciare.
Molti lo hanno fatto e hanno cambiato una mentalità o tanto meno hanno creato il dubbio …
– "ma non è che si può vivere in altro modo?" e anche
– "non è che il piacere di stare con le persone è meglio che pensare di eliminarle (= eliminare il problema significa anche questo .. non esistono)
Ti saluto di cuore e se ti va continua a sollecitarci/mi.
Ciao
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Grazie a te Domenico per questo post che ci porta a riflettere su un tema così rilevante.
Benvenuta a te, Rosella, nel nostro sito e grazie per questo invito a svegliarci.
Davvero ci sono emozioni che paralizzano, che preferiamo rimuovere perché non riusciamo a tollerare l’impotenza che ci assale, i sensi di colpa che ci divorano.
Abbiamo alzato una barriera emotiva per difenderci da un dolore che sarebbe insopportabile, che ci costringerebbe a scelte radicali.
Finiamo così per assistere impotenti e svogliati a questo come ai tanti altri massacri delle guerre e guerriglie che si consumano in varie parti del mondo. E gli orrori non ci sconvolgono e non ci indignano più.
Con il nostro silenzio finiamo col colludere con tutti gli operatori di iniquità, con tutti coloro che fanno della disperazione strumento di marketing.
Nel nostro piccolo, come gruppi Darsi Pace, diamo un semplice e umile contributo alla pace iniziando a costruire la pace dentro di noi, convinti come siamo che solo persone pacificate daranno vita ad una umanità capace di vivere in pace.
un abbraccio. giovanna
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Caro Domenico, ti ringrazio per tutto quello che mi hai detto anche se, francamente ,tu eri l’unica persona che mi aveva gia sollecitato molto; facendo emergere, proprio il mio disagio circa l’impotenza ed il desiderio di rimuovere il problema…
Il dirmi a voi in questo mio limite è stato l’unico gesto che ho saputo porre come atto concreto di condivisione e da lì nasceva appunto lo stupore di non vedere altri interventi , non certo il tuo .
Grazie Giovanna.
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Di fronte ad una guerra ,grande o piccola che sia , il mio pensiero va alle vittime inermi ed indifese che non hanno nessuna responsabilità ne potenzialità decisionali , subiscono e soccombono .
Potrebbe capitare anche a me da un momento a l’altro .
Mi piacerebbe fare qualcosa di più concreto che pregare ma a volte non riesco nemmeno a fare questo.
C’è però una cosa sulla quale vorrei concentrare l’attenzione , è più importante un morto sotto un bombardamento o un morto per fame, un morto per aids o un morto per rapina , la vittima di una scelta economica o la vittima di mafia , la vittima per un tumore malcurato (vedi post precedente ) o la vittima per decisione propria?!
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Dormendoci sopra:
mi sono ridestata con il ricordo del concerto di Capodanno tenuto a Vienna da un’ orchestra composta da musicisti palestinesi ed israeliani; io sono una distratta ma qualcuno di voi ne saprà certamente di più.
Ricordo l’emozione di sentire e vedere l’immagine di una danza ed una musica inaugurante l’anno nuovo e nel “contemporaneamente” sentirmi sotto le bombe (sentimento percepito forse nell’utero di mia madre, la sua/nostra angoscia e la sua/nostra paura…)
ed ancora:
nel Vangelo di oggi, Gesù si mette in fila, con-divide, una fila umana con noi peccatori per essere/farsi battezzare da Giovanni…
ed ancora:
poco tempo fa ho terminato di leggere le “lettere dal deserto” di Carlo Carretto.
Per quello che ho capito la loro vocazione coincide con il condividere la vita dell’altro; senza neppure porre in essere un tentativo di miglioramento della situazione, ma pura e semplice condivisione di una sorte…
ora io mi domando…
lo dico in modo paradossale ma non intendo assolutamente essere provocatoria se non in senso costruttivo:
“Checosa impedisce a noi occidentali d’invadere/condividere pacificamente la sorte dei derelitti della terra?”
Di fare della striscia di Gaza, o degli altri luoghi invivibili della terra, delle isole di Lampedusa alla rovescia?
Tutto questo “pensare” mi provoca ancora altra angoscia e, lo ammetto, desidero dimenticare e fuggire,
ma sono qui
e oggi cercherò di avere cura di quel piccolo germoglio di speranza percepito a Capodanno e nel video postato da Domenico (l’audio non lo sento, qualcosa non va sul mio computer); non avrò il coraggio d’iniziare una vera marcia della pace con i piedi di San Francesco; ma, nella Messa mi ricorderò di tutto questo dolore, s’offrirò un poco il mio limite e chiederò per-dono.
Prometto,
per un po’ me ne starò zitta zitta.. a pregare!.
Ciao e buona domenica a tutti.
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La questione medio orientale ha una enome bibliografia in rete e su You Tube.
Il video lo potete trovare a questo indirizzo [url]http://www.youtube.com/watch?v=SQyIKyd2gqA[/url].
Naturalmente non si riesce a capire molto di quando è stato girato visto che la emittente è coreana.
Comunque potete dare un’occhiatra anche ai video correlati.
Vi segnalo il canale UFFICIALE del dipartimento della ifesa israeliana che argomenta i fatti (ma non solo quelli di Gaza).
[url]http://www.youtube.com/user/idfnadesk[/url] che è la voce ufficiale di Israele in rete.
Che tutto questo abbia risonanza nei media tradizionali (mainstream) è un argomento figlio dei tempi … difficile … per cultura, tempo, interessi, … . ma cambiamenti in questo senso ci sono e la net generation (generazione internet = i nostri figli) avrà altri canali per informarsi sperando che siano efficaci. Questo dipende da cosa saremo in grado di fare oggi anche per loro
[url]http://www.darsipace.altervista.org/index.php?option=com_myblog&show=Genitori-e-Figli-nella-Rete.html&blogger=speakold&Itemid=1[/url]
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Ancora di più tutta la nostra impotenza davanti allatragedia di questa interminabile guerra e di tutte le guerre ci rende consapevoli che l’unica inerme risposta che nessuno pùò toglierci se non noi stessi è l’impegno quotidiano a disarmare il nostro cuore.Solo cosi’ sapremo vivere relazioni sempre più pacificate prima di tutto là dove siamo e condividere questo non facile percorso per attivarlo insieme ad altre persone che confidano nella forza della Vita e che come ci hanno testimoniato persone come Etty Hillesum,riescono a vivere trasformando la disperazione in perdono e forza di Pace anche nei luoghi di massimo conflitto.
So che esiste una rete internazionale "Donne in nero" che sostiene anche madri palestinesi ed isdraeliane che hanno perso i figli a causa della guerra e che attiva processi di dialogo e riconciliazione.
Credo molto nel contributo di tutte le donne inermi ed amanti della vita che possono cambiare il cuore dei loro uomini:mariti ,figli,amanti.Solo loro sapranno disarmare i signori della Guerra.Il coraggio disarmato della giovane ragazza e quello del parroco del filmato su Gaza ce lo testimoniano. Credo che ognuno di noi specie dentro piccoli gruppi come quelli "Darsi Pace" possa contribuire a "Fermare tutti"per attivare una nuova e urgente conversione di sguardo e di azione per "amorizzare" e rendere fraterno il mondo, come a 96 anni continua a testimoniarci e ad invitarci l’amico Arturo Paoli.
Col desiderio di condivire questa speranza invio alcuni miei versi.Grazie per esserci.Giuseppina Nieddu
GAZA E BETLEMME
Donne di Gerusalemme
esperte del patire
non mandate più
i vostri figli a morire,
non serve più di tanto
sciogliere davanti al muro
il vostro pianto.
Donne di Gaza
di lutto fasciate
andiamo in silenzio a Betlemme
a portare in dono
uteri inondati di pianto
di madri senza figli
missili-missive
su ponti di sospiri.
Da diluvi di pianto
di cuori disarmati
risorgeranno i figli
si ergeranno madri
cariatidi impotenti vive
convertiranno furenti padri
della Vita onnipotenti ladri.
In corteo ripartiamo da Gaza
andiamo a Betlemme
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Cara Giuseppina, grazie per la tua riflessione e la bellissima poesia.
Si, credo anch’io che la pace nel mondo si realizzerà se se le donne si assumeranno pienamente la responsabilità del loro genere.
Gandhi diceva:
“Se soltanto le donne dimenticassero di appartenere al sesso debole,
non ho dubbio che potrebbero opporsi alla guerra
infinitamente meglio degli uomini.
Dite voi che cosa farebbero i vostri generali e soldati
Se le loro mogli, figlie e madri
Si rifiutassero di sanzionare la loro partecipazione
A qualsiasi forma o tipo di militarismo?”
Solo sviluppando le qualità femminili, solo conoscendo gli uteri di misericordia della Madre, il mondo conoscerà la pace.
Il terzo millennio dovrà essere l’era della tenerezza, una tenerezza che sappia esprimersi in nuovi stili di vita.
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