Hai mai sentito piangere l’auriga?
È un canto. Il giovane
rinasce ad ogni istante
in me, e mi richiede
quello che ho perduto.
Le briglie mi tolgono il respiro
d’animale, il morso
insanguina le bave
del galoppo.
Se non son io, è lui
l’eterno me.
Marco Guzzi, Teatro Cattolico, 1991
C’è un giovane dentro di me, un principio originario di vita, un principe.
Il suo richiamo è un pianto perché non è ascoltato.
E’ un canto quando riesco a sentirlo, a riconoscerne la voce di sorgente.
Allora appare la sua figura e, richiedendomi la dignità perduta, me la ridona, fa sì che me ne possa riappropriare.
E’ desiderio puro, forza allo stato germinale: una guida potente e regale capace di governare le energie furibonde e incontenibili che mi attraversano.
Se diserto, lui mantiene la postazione; se mi nascondo e fuggo, lui continua ad esporsi; se dimentico chi sono, lui resta fedele all’immagine perfetta che eternamente mi rigenera.
Gaetano Previati, Il carro del sole, 1907
letta
"Camminando s’apre cammino", era il titolo di un bel libro di Arturo Paoli, e spesso mi torna in mente nelle difficoltà, quando la preoccupazione, il dubbio, l’angoscia mi assale. E’ un’ansia legata anche alla paura del domani, di quello che succederà, se ce la farò. Perché spesso penso che ora ce la faccio, ma domani? ma quando non ce la farò più? e dilaziono la mia paura nel futuro. Quanto di più sbagliato.
Caro Renato, è proprio vero che il miracolo è questo strano dinamismo tra la giusta aspirazione a raggiungere la ‘chiara visione’ delle cose e l’abbandono fiducioso ad un senso che trascende la mia esperienza limitata e confusa. E il pane quotidiano è proprio quello che basta oggi e non posso accumulare.
Un abbraccio
letta
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