Sempre più spesso rifletto sul fatto che ogni nostro pensiero o azione sono mossi dal nostro ego, che ormai sappiamo quanto sia alienato.
Non facciamo mai uno sforzo per allontanarci e guardarci dal di fuori.
Solo così potremmo vedere quanto siamo piccoli e quanto piccoli siano i nostri problemi.
Se riuscissimo tutti a spostarci vedremmo finalmente gli altri come parte di noi e tutti insieme parte di un unico infinito.
Quindi solo nella relazione e condivisione con l’altro compiamo la nostra fondamentale missione di vita.
Perché sforzarci di uscire dal nostro ego (constatato che siamo così fatti) quando basta dare credito, all’altro, che ci guarda?
Se mio figlio è aggressivo con me, spontaneamente e da “buona madre”, comincio a pensare.
Chissà checosa gli è andato storto oggi? ed inizio affettuosamente ad indagare e via dicendo, per aiutarlo…
Mai che mi passasse per la mente, meglio per il cuore, che lui (sì proprio Lui il Figlio) sta: “ in-formandomi” madre!
Sta puntando il dito diritto alla mia pagliuzza nell’occhio del cuore., magari con quel tanto di pretesa consona all’età.
Nella relazione, solo lui il figlio, compie quell’opera di pulizia, adatta allo scopo. Sempre che io mi abbandoni, con fiducia,: nelle sue mani…
Poi: è richiesto anche a lui, abbandonarsi a me… e: non si scappa!
A me pare una dinamica “semplice”, nella relazione con l’altro.
Un’ottica alternativa non scevra di fatica; ma che, comunque, dona un certo gusto nella vita.
“Vedi tu! se ti azzardi a togliermi la pagliuzza dall’occhio, poi, ci vedo meglio nel toglierti la trave…”
Spero che sia intuibile una sorta di leggerezza autoironica, io mi scuso ma non so tanto bene come muovermi tra voi; però quello che fate e dite “m’intriga”.
Ciao
Buon fine settimana
Rosella
letta
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