Democrazia Umana – Crisi e rigenerazione del progetto democratico

Commenti

  1. letta

  2. Carissimo, purtroppo la crisi della democrazia, non come concetto, ma come realizzazione storica, è sotto gli occhi di tutti.
    letta

  3. Caro Marco, sono esausta!
    Arrivata alla fine mi è necessario dormirci sopra.
    Diciamo una ventina d’anni?
    Svegliarmi al bacio, proprio come la bella addormentata.
    Grazie di tutto questo “troppo”!
    Mi ci voleva proprio, per tentare di: "darmi una regolata".
    A presto! se riprendo a connettere.
    Buona giornata.
    letta

  4. letta

  5. Grazie, carissima, hai compreso molto bene…facci conoscere le vostre ulteriori considerazioni.
    letta

  6. letta

  7. Grazie, Marco, per condurmi dentro riflessioni complesse con chiarezza analitica e con una visione sintetica che apre alla speranza, aiutandomi a vedere in ciò che finisce nuovi possibili inizi.
    La carne al fuoco è molta e ho bisogno di masticarla lentamente.
    Trovo interessante la visione di una politica laica nella quale la democrazia moderna riscopra la matrice messianica, la propria natura religiosa.
    Mi piace pensare la democrazia del XXI secolo come una Democrazia Umana fondata sul valore dell’uomo in continua e consapevole trans-formazione e all’uomo in continua tensione verso la verità e la libertà.
    Sono quasi alla fine del mio percorso professionale all’interno della scuola e mi appassiona ancora mettermi in gioco in questa inedita stagione di comprensione e di educazione dell’uomo. E non avrei mai immaginato di farlo anche sull’onda di internet. Grazie a tutti.
    Giuliana
    letta

  8. Carissima Giuliana, hai compreso benissimo le linee portanti di questo scritto.
    Grazie dell’ascolto, e auguri
    Un abbraccio a Gabriella, è proprio così: dal personale al culturale, da questi al politico: così procede la rigenerazione…
    letta

  9. letta

  10. Ho scoperto da poco e casualmente il sito di Marco Guzzi e questo, ma già vi sento tutti come compagni di viaggio.
    Finalmente un pensiero nuovo, coraggioso, pieno di speranza. Veramente questa visione antropologica ha una marcia in più: parla “ai nostri corpi e alle nostre emozioni”, non rinnega la storia né la rivelazione cristiana, ma ci passa in mezzo cogliendone il nucleo e lasciando fuori le scorie accumulate in tanti secoli di razionalismo occidentale.
    Vorrei solo aggiungere che il contributo di MariaPia Porta (Imparare a vivere e a morire – 16/02/09), ovvero i due brani tratti da Cristiane Singer, mi sembra siano il tassello perfetto per tradurre in pratica questa nuova pedagogia di trasformazione interiore.
    Scusate se ripeto questo stralcio per me fulminate:
    “Un solo destino può creare un campo di coscienza al quale partecipano intere epoche.
    E se prendiamo coscienza di ciò, noi -che crediamo in un universo deformato e che crediamo alla nostra impotenza!-, ciascuno di noi, cambiando il suo vissuto, sottoponendo ad una vera metamorfosi il rapporto che intrattiene con le cose, con gli esseri, o vivendo un grande amore, o semplicemente annaffiando il vaso di azalea, accarezzando la testa di un bimbo, facendo mille gesti di amore, salva il mondo senza saperlo. (…)”
    Sempre tratto da Christiane Singer termino con questa breve frase:
    “La sfida della nostra epoca non è né una sfida economica, né una sfida politica, né una sfida scientifica, è una sfida di un ordine ad un tempo psichico e mistico”

    Un grazie profondo a Marco Guzzi per la forza e la passione del pensiero che sta portando avanti.
    Continuerò a seguirvi tutti con attenzione e trepidazione.
    Ancora grazie
    Antonietta Valentini
    letta

  11. Carissima Antonietta, grazie delle tue parole, del tuo incoraggiamento, e benvenuta tra noi.
    letta

  12. Mariapia Porta dice

    Caro Marco,

    Come ti avevo già comunicato, abbiamo letto e commentato il tuo testo in un gruppetto di amiche. Il risultato di questo lavoro è il seguente:

    Tutte noi abbiamo apprezzato l’analisi approfondita che tu fai della drammatica situazione politica attuale. La discussione si è accesa soprattutto sulle parti più propositive, e allora abbiamo evidenziato posizioni un po’ diverse.

    Alcune di noi hanno sostenuto queste argomentazioni:

    La democrazia, dopo aver ripensato i propri fondamenti e riconosciuto le proprie radici, comprese quelle cristiane, deve approdare, non ad un sistema “ neutrale” , siamo d’accordo con te, ma ad un sistema indipendente, garante dei diritti e dei doveri e della libertà anche religiosa, di tutti, senza privilegiare nessuna confessione in particolare, proprio perché democrazia accentrata su “ quei valori di pura e semplice umanità che scavalcano le differenze della civiltà”.

    Quindi, secondo noi, la “ democrazia umana” non può coincidere con la “democrazia cristiana”; anzi la democrazia umana, come la descrivi tu ci sembra uno sviluppo nuovo e positivo rispetto alle radici cristiane; è un passo avanti sulla strada della fondazione di un uomo e di una società nuovi, liberi “ dalle strutture illusorie dell’egoismo.” L’uomo costruttore di una democrazia nuova sarà anche alieno da acritiche certezze, l’incertezza spesso è infatti aperta al dialogo, a nuove sintesi e collaborazioni.

    Se la democrazia è come abbiamo descritto sopra, allora garantirà anche i “ progetti pedagogici” intesi a sviluppare la parte creativa dell’uomo ( arte, scienza, religione, ect..) con finanziamenti adeguati e programmi scolastici. Quindi favorirà l’uomo completo, ragione e creatività e affettività, con le sue esigenze spirituali e, perché no, messianiche.

    Anche la chiesa cattolica dovrebbe obbligatoriamente fare la sua parte: appropriarsi dei valori liberaldemocratici, non solo riconoscendoli come realizzazioni dei propri valori originari, ma adoperandosi con forza, per estenderli, difenderli ovunque sono minacciati, sia al suo interno, sia nel mondo esterno. Oggi invece tende spesso ad imporre autoritariamente le proprie convinzioni anche su questioni controverse ( es. quando staccare la spina, quando inizia la persona). Ancora più necessario sarebbe che la chiesa non si alleasse con politici opportunisti per sostenere il suo potere. Vorremmo una chiesa davvero evangelica. Secondo noi, quindi, non basta tornare alle matrici culturali cristiane e ai loro valori (giustizia, uguaglianza, pace), ma occorre riflettere su come calare tali valori nella realtà attuale, quali posizioni prendere già oggi, quali alleanze politiche ed intellettuali scegliere, a chi dare credito.

    Inoltre una di noi, Maria Flaminia, sottolinea che:

    Se il rinnovamento radicale dell’uomo, le sembra di aver capito dalla lettura di altri tuoi scritti, passa attraverso il dialogo con Dio , questo dialogo non è specificatamente cristiano, perché la sua attuazione presuppone l’abbandono di ogni specificazione religiosa (cristiana, ebraica, musulmana ecc.) e aiuta per questo a scoprire “i valori di pura e semplice umanità” che scavalcano le differenze delle civiltà e delle religioni.

    Più radicale è la posizione di ancora un’altra di noi , Piera,che afferma:

    1. Mi pare che questa visione complessiva della “ democrazia umana”, dei suoi mali e dei suoi rimedi, sottintenda ( tradisca ) l’ambizione sistematica e totalizzante di un metodo di ricerca diretto più a trovare delle domande. e conferme e sostegni a una convinzione, un orientamento già “ precostituito” ( la radice messianica di tutti i cambiamenti e le rivoluzioni, i totalitarismi e il carattere liberale della democrazia) piuttosto che soffermarsi sul limite e sull’apertura delle domande. In altri termini, la preoccupazione, la sollecitudine per una soluzione “ unificante “ prevale sulla consapevolezza del limite, della parzialità: La visione messianica, il terreno simbolico giudaico-cristiano è per me una parte, un aspetto, una chiave di interpretazione della storia e della realtà che non può e non deve aspirare “come parte” sia a fondare esclusivamente un’identità culturale, sia ad avvolgere minacciosamente il nostro futuro umano con la sua pretesa di rinnovamento.
    2. Non si tratta di rinnegare le proprie radici culturali, ma di affermare la libertà di ridimensionarle, assumerle criticamente, metterle da parte, se precludono una laicità e una razionalità aperta, emancipatrice, in ascolto. Non è che il cristianesimo, storicamente inteso con le sue grandezze e le sue miserie, con le sue atrocità e le sue opere di civilizzazione, abbia il monopolio dell’interiorità che, a mio sommesso avviso, è meglio garantita da una cultura laica diffidente, sospettosa verso le sovrapposizioni del potere, dell’autoritarismo, attenta e sensibile alle istanze dei deboli, dei sopraffatti, degli umiliati e offesi dalle imponenti cattedrali delle costruzioni teologiche.
    3. In sintesi: sono i “ diritti umani” e, segnatamente, il diritto all’istruzione. alla salute e alla casa che rendono legittimo il potere degli Stati e degli organismi internazionali; E’ il potere, l’autorità che ha bisogni di limiti e controlli, perché lo spazio della crescita sia garantito e condiviso da tutti, perché si faccia strada la necessità politica della coincidenza tra bene comune e bene personale. Per questo esistono le carte costituzionali, per limitare il potere fondato su una investitura “ dal basso”, per difendere dall’invadenza del fenomeno religioso di per sé, quando si cala pesantemente sulla vita civile, dogmatico. “ La democrazia presume che nessuno sia infallibile e saggio sopra tutti, tanto da poter decidere indubbiamente e ottimamente per tutti. Nessun mio rappresentante può decidere per me che cosa sia bene che io faccia per difendere la mia dignità morale.
    4. Non penso che sia necessario e così provvidenziale ricuperare una visione messianica, una radice ebraico-cristiana per valorizzare quella dignità umana che sta alla base del principio di uguaglianza; prima l’occidente e segnatamente quello cristiano, deve restituire il mal tolto alle donne, ai popoli colonizzati, ai poveri, alle generazioni future. Poiché tanta parte della sua tanta esaltata radice cristiana è nello sterminio, nell’umiliazione, nel disprezzo, nel disconoscimento di quell’umanità tanto strombazzata, ma vilipesa tutte le volte che si presentava in modi, forme inconsueti, divergenti dai propri canoni di giudizio.

    Grazie per l’attenzione e vivissimi auguri Pasquali! Mariapia
    letta

  13. Carissima, grazie di questo ricchissimo resoconto.
    Una discussione profonda e credo feconda.

    Non posso rispondere qui alle varie ed acute osservazioni, rinviando casomai al mio lavoro "La nuova umanità", per approfondimenti.

    Desidero solo ribadire che le nostre concezioni universalistiche, la stessa critica delle unilateralità confessionali, l’invito ad una laicità che si radichi nel radicalmente umano, spoglio di ogni altro orpello ideologico e teologico, tutto questo non nasce dal caso o per caso, ma è proprio l’effetto di quel processo che chiamiamo Incarnazione di Dio nell’Uomo, che da una parte dissolve di secolo in secolo i fondamenti sacrali delle religioni tradizionali, e dall’altra fonda l’uguaglianza assoluta di ogni essere umano al di là di qualsiasi legge politica o religiosa.

    Che questo processo duri da duemila anni ed abbia avuto infinite contraddizioni proprio entro la storia cristiana non toglie nulla al fatto in sé e alla sua forza propulsiva.

    Se non riconosciamo questo FATTO non comprendiamo la nostra storia e nemmeno i nostri aneliti critici: diventiamo inconsciamente profeti messianici dell’umanità liberata, che non sanno di quali forze sono portatori, e magari finiscono per scagliarsi proprio contro la sorgente che in realtà li alimenta…

    Questo rinoscimento poi non offre alcun privilegio, come è ovvio, o almeno non dovrebbe; apre invece a verifiche sempre più concrete sulla incarnazione appunto delle nostre idee.

    Grazie ancora per le vostre riflessioni e tanti affettuosi auguri.

    letta

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