Mi trovo spesso a ripartire dal fondo di un cuore scisso e disintegrato, da una negatività e da una disperazione senza vie d’uscita.
Attendo un soffio, un orientamento: io posso offrire solo il mio divario, una divaricata inconcludenza.
Questa esposizione sincera di ciò che c’è, questa offerta dolente, nasconde un anelito di integrità e trova ascolto.
Tu mi accogli e trasformi tutto il mio nero in luce.
Il pozzo nero
Col nero rimboccato fino agli occhi
Attendo lo zefiro, lo zelo
Tuo, perché da me
Da darti ho solo il mio divario:
La mia divaricata inconcludenza.
“Mi voglio confinare nel tuo nero
Pozzo, e farne combustibile
Per l’illuminazione”.
Marco Guzzi, Figure dell’ira e dell’indulgenza, 1997, p. 131
Foto Sara Deledda
Quando la sofferenza si fa continua, e neanche i volti ed i cuori a te più cari bastano a ricostruire il senso
ed a dare continuità al tuo essere apparentemente integro, allora lo sforzo diventa l’unico possibile, aspettare di essere riconosciuti, perchè questo ti coglie e ti salva.
E poi ancora per tanti giorni e tante notti finchè finalmente il tuo essere colto ti porta fuori, per mano, sempre.
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Eccomi afasico, analfabeta, inombrato e tramortito. Eccomi, e non so. Eppure ECCOMI.
Nulla di più del mio nulla, del vuoto di una bocca senza parola, eppure vuoto, aperto. Allargo le braccia disperate, vuote, ma attente, ancora. Il mio vuoto è il tuo nulla, il mio silenzio il tuo nome.
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essere scoraggiati, è condizione umana…
Ritengo possibile che la via femminile all’illuminazione possa consistere , non nella forza del "voglio" ma nella tenacia dell’attesa…. Atavico adattamento al ritorno del guerriero?
"…Mi lascio confinare nel tuo nero
Pozzo ad esser combustibile
per l’illuminazione."
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O, anche, ad esser concepiti come figli.
Un caro saluto a tutti.
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non ci avevo pensato.
Grazie.
E’ splendido!
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Grazie a te, Rosella. E’ il bello di pensare/essere insieme.
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Ciao Marco, mi affaccio timidamente a questa finestra,perchè il testo proposto mi fa sentire chiamata in causa.
La "divaricata inconcludenza" è la divergenza tra ciò che sento e ciò che faccio,la distanza tra il fare la Sua volontà e il mio agire goffo e svogliato, cosi’ impregnato del mio egoismo e delle mie paure infantili.
L’"illuminazione" che a volte miracolosamente ci raggiunge nel nostro nero pozzo, nel baratro delle nostre solitudini non è per noi soli:è luce da condividere con chi ci vive accanto, con chi incontriamo; per alcuni, è chiamata profetica.
Approfitto per augurare a te e a chi condivide la tua ricerca di verità , una buona e fruttuosa Quaresima incontro al nostro Salvatore.
Con affetto
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Ciao Marco, mi affaccio timidamente a questa finestra,perchè il testo proposto mi fa sentire chiamata in causa.
La "divaricata inconcludenza" è la divergenza tra ciò che sento e ciò che faccio,la distanza tra il fare la Sua volontà e il mio agire goffo e svogliato, cosi’ impregnato del mio egoismo e delle mie paure infantili.
L’"illuminazione" che a volte miracolosamente ci raggiunge nel nostro nero pozzo, nel baratro delle nostre solitudini non è per noi soli:è luce da condividere con chi ci vive accanto, con chi incontriamo; per alcuni, è chiamata profetica.
Approfitto per augurare a te e a chi condivide la tua ricerca di verità , una buona e fruttuosa Quaresima incontro al nostro Salvatore.
Con affetto
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Grazie, Monica, e benvenuta tra di noi.
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