Quale arte esprime il nuovo ?
In tutte le epoche ci sono stati artisti che hanno saputo
interpretare il nuovo.
Cioè cogliere a pieno lo spirito del tempo e dire qualcosa che andava
oltre .
Una visione sottile ed embrionale, fruibile da pochi ma capace di
diventare in seguito lo spirito del tempo nuovo.
Quello che invece vediamo oggi, in tutti i campi dell’arte, è un re-
make del passato
oppure un uso alienato e vuoto delle nuove tecnologie, capaci
soltanto di suscitare
ansia e angoscia in chi ne fruisce .
Dov’è finita quell’energia che spingeva alcuni ad una visione più
alta in grado di dare
nuova forza e nuovo slancio per entrare nel futuro ?
L’unica risposta che mi viene dal cuore, più che dalla mente, è che :
nella parola ” Futuro” c’è la speranza e c’è la vita e nel mondo di
oggi non vediamo più
nè l’una nè l’altra.
Quindi credo che l’unico progetto creativo , in questo tempo sia
proprio ” L’UOMO “.
Un uomo nuovo che risorge dalle ceneri di un mondo finito e che sarà
l’unica forma d’arte del mondo che verrà.
Carissima, certamente l’arte e la cultura dominanti esprimono quasi soltanto le Visioni del Morente, il Pensiero del Morente, il Punto di Vista del Morente.
Il livello spirituale e anche intellettuale degli attuali mediatori culturali è infatti quasi sempre carente, e a volte spaventosamente deficitario.
Dai dirigenti della Rai ai responsabili editoriali, dai redattori culturali dei quotidiani a coloro che allestiscono le mostre sembra scomparire di decennio in decennio la passione per la ricerca, per trovare ciò che per davvero è nuovo e vero.
Ognuno ricicla il risaputo attento soprattutto alla propria poltrona già da tempo tarlata.
Vorrei dirti però che un’arte del Nascente, una cultura del Nascente, sia pure marginale e spesso occultata, c’è.
Attende, si sta maturando, è appunto, come dici, una figurazione inedita di umanità, un modo diverso di pensare, parlare, immaginare, pro-creare mondo.
Tu lo sai.
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Io trascorro buona parte della mia giornata tra persone che dovrebbero essere "artisti". La situazione è davvero triste. Non si parla né di arte, né di "uomo", né di educazione o formazione, ancor meno di auto-formazione o auto-educazione. Forse non ci si guarda più dentro, non ci si ascolta. Se qualcosa preme per uscire allora o si finge di non sentirlo, o lo si trasforma e normalizza in base a ciò di cui il mercato è affamato. Insomma la ricerca è davvero rara. C’è parecchia autocelebrazione, o quella sensazione di sfinimento di chi si sente ormai arrivato. Insomma abbiamo di fronte, per citare Marco, o espressioni inconsapevoli del Morente, o controfigurazioni del Nascente. Forse stiamo attraversando quel tempo di cui parla Celan: "[i]Viviamo sotto cieli oscuri, e – di uomini ce n’è pochi. Proprio per questo ci sono anche così poche poesie[/i]". Dunque davvero la questione è l’Uomo, la sua trasformazione o transvalutazione. L’uomo "morente" è qualcosa che va deve essere superato, dentro ognuno di noi. Forse solo "in" questo cammino, nello schiarirsi progressivo e talvolta altalenante dell’orizzonte, l’Arte potrà di nuovo apparire come nutrimento essenziale e come "avanti" che guida l’azione.
Un carissimo saluto
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Certamente è l’uomo l’immagine che rimanda ad altro ma… se "il limite " umano fosse una parte fondamentale di questa immagine?
Tutto sommato, se io sono qui, è perchè la creatività genealogica che mi ha preceduto sulla linea del tempo, in un modo o nell’altro, non è stata interrotta….
E se fosse necessario inoltrarci in una visione in cui il limite è fondamento umano per l’immagine nascente?
E se l’immagine nascente necessita semplicemente di unificare (contemporaneamente) e non sopprimere il limite?
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Cara Rossella,
.. mi piace questo tuo modo di presentare le cose. Mi rimangono impresse.
Forse perchè hanno a che fare con il banchetto? 🙂
Questo mi predispone molto a leggere quello che scrivi .. diciamo che c’è qualcosa di conviviale e ospitale in quello che dici che mi semplifica la compresione.
Trovare un linguaggio (nel senso più ampio del termine) dell’esperienza non è semplice quindi a volte rimaniamo senza parole e/o non abbiamo parole. Apsettiamo che qualcuno le trovi per noi 🙂
Non nascondo che molte cose che leggo in questo luogo non mi vestono nel senso che l’esperienza condivisa mi sfugge (o vuole essere sfuggente?).
Diventare uomini/donne nuovi è una forma di arte. Un cammino poetico direbbe qualcuno.
Qualunque sia il nome è una bella avventura davanti ad un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto.
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Grazie Domenico. Senti, io dovrei stare nel deserto, per decisione mia ma… "sto una frana".
Ora… perchè parlare sulla creatività e non essere nella creatività?
Perchè in darsi pace non rischiare l’ipotesi di un lavoro creativo nella/sulla creatività?
E perchè no!!!
Ciao. vedi che io ho proprio solo ipotesi di lavoro e domande. non ho risposte.
Buon lavoro e buon divertimento.
Rosella.
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Grazie Rosella e Domenico per i vostri interventi. La questione è davvero molto oltre le mie possibilità. Rosella: mi piace come si esprime, leggerla è una sfida. Forse in questo periodo non sono abbastanza lucido da afferrare le sue immagini, ma effettivamente è interessante la proposta di non parlare semplicemente di creatività, ma di lasciarla operare in noi, lasciare che risuoni nel nostro Aperto. E forse l’immagine del bicchiere andava in questa direzione: non "parlava" di cosa dovrebbe essere la creatività, ma lasciava essere la cosa come immagine nascente nell’Aperto. Non so, forse non ho capito niente. Comunque grazie.
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Caro Renato,
"l’essenza" sta prorio lì.
Ora: lascia /lasciamo "che accada"…
Ciao, con affetto
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Riporto le parole di René Char che, così sento, illuminano bene la questione, sia per quanto riguarda il senso di un’Arte "futura" o nascente, sia per quanto riguarda la questione del "limite" sollevata da Rosella.
"Qell’istante dove la bellezza, dopo essersi fatta attendere a lungo sorge dalle cose comuni, attraversa il nostro campo radioso, lega tutto ciò che può essere legato, accende tutto ciò che deve essere acceso del nostro fascio di tenebre." (R. Char, Recherche de la base et du sommet, pag. 137)
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9 Marzo 2009
Dai giardini di Marzo,
come un fiore di pesco,
ricordo di un campo di grano
"poesia" …
dal fu Renè a Renato
Un Presente come Dono.
Sospeso in un tempo
impotente
dorato! ricordo di grano
in un campo
lontano. Sospiro liquido
di vita.
Occhio ch’espande, dilata,
insuffla
resine dall’antico pino.
brezza
il tuo piede leggero ricalca
il rosso
solco nell’Eden. Anelito,
dalla ferita
in/contro. Desiderio nel cuore
lasciato
all’attesa di labbra dischiuse
al sorriso
Tu lo sai: sono una "prima donna" !
di Eva possiedo l’ego!!!
d’applausi lasciati al silenzio….
Buona giornata
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E’ il Tempo dell’incontro silenzioso
tra il Primo Uomo e noi "prime donne".
Abbiamo lasciato all’ego i suoi applausi,
le risa.
Ci è sufficiente il coro sommesso,
l’aperto sorriso,
le nostre ferite fiorite
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… in comunione
Nascente
grazie
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