«Non c’è da temere nessun errore sostanziale se il mio atteggiamento interiore ha per risultato quello di rendermi più fedele, più attento, più appassionatamente interessato alle persone e al mio compito in mezzo agli uomini e se, al contempo, sono sempre meno preoccupato egoisticamente di me stesso” – P. Teilhard De Chardin, Etre plus, Paris 1968, 122.
Assolutamente non per caso mi sono imbattuto in questa frase del filosofo gesuita francese P. Teilhard de Chardin (1881 – 1955), citata nelle Riflessioni sulla liturgia del giorno (venerdì 8 maggio) proposte, da frate MichaelDavide nel libricino “La Messa Quotidiana” (Edizioni Dehoniane Bologna), che quotidianamente ormai mi permette di iniziare al meglio la giornata, su preziosissimo suggerimento del mio amico Massimo.
Questa regola personale che il gesuita francese si era dato, e che possiamo fare nostra, come invita la riflessione, ci orienta a mio avviso nella direzione della Luce in armonia con il lavoro che si viene invitati a svolgere all’interno dei gruppi di Marco Guzzi nei corsi di Darsi pace.
Mi pare una sintesi così efficace e toccante che non richieda ulteriori commenti.
Il costante lavoro di integrazione dei tre livelli : culturale, psicologico e spirituale, ha per obiettivo la decostruzione del nostro io egocentrato attraverso il faticoso e doloroso smascheramento delle sue sovrastrutture, attraverso il raggiungimento della nostra ferita originaria ci consente di ricollegarci alla fonte incorrotta dello Spirito divino e favorisce l’emersione del nostro vero io di Luce.
E, come limpidamente conferma la regola del gesuita, quando riesco ad essere sempre meno preoccupato egoisticamente di me stesso, volgendo al tempo stesso amore al mio prossimo, essendo più attento e più appassionatamente interessato alle persone e al mio compito in mezzo agli uomini, sono senza alcun errore sostanziale, sulla via del ritorno, nel giusto cammino.
E’ un percorso non facile ma si può riuscire solo con un continuo lavoro su noi stessi, in definitiva con il costante allenamento.
Marco Falconi
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Molto bello, carissimo, mi pare che sia proprio la fedeltà al compito, la passione nei confronti della vita e della sua espansione, la flessibilità nell’incontrare gli altri, e la gioia che ne proviamo, a confortarci e a confermarci nel nostro lavoro interiore.
E tutto ciò fiorisce dall’allentamento della nostra infantile polarizzazione su noi stessi.
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Caro Marco, grazie per la citazione, che – come sai – mi era sfuggita in un primo momento. Davvero un bel concentrato di senso, quello che a fatica si cerca ogni giorno tutti. Dov’è la linea di separazione tra una giornata insensata e una che alla fine ti sembra giusta, giustificata? Mi sembra che Teilhard de Chardin concentri in poche parole un criterio molto efficace per esaminare se stessi: se abbiamo messo anche soltanto un po’ di attenzione verso chi ci circonda, se ci siamo fermati un attimo in più ad ascoltare il collega, se abbiamo avuto il cuore di dire a chi è vicino soltanto "come ti senti?", ecco questo ci basti. Ci faccia sentire sollevati da i sensi di colpa e dai deliri di raggiungere chissà quale vetta, in mancanza della quale c’è solo il baratro del fallimento. Mi piace di questa frase la semplicità e la concretezza, la forza operativa e la suggestione poetica, quel poco in più per gli altri, quel poco in meno per sè (o per le proprie fissazioni).
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… l’atteggiamento interiore…
Lasciarsi tra le braccia di un amico, di coloro che ci amano può sembrare come "pensare a sè stessi". Cercare un luogo di riposo. Ma questo movimento implica una GRANGE FIDUCIA gia sperimentata, che "è gia esperienza".
Sto meditando in questo periodo questa frase "guarda e osserva la gioia che ti viene da Dio"ed il commento di M. G. me lo ha richiamato con evidenza.
Noi abbiamo perso questo sguardo: eppure non sì può donare ciò che non si ha.
Per fare circolare qualcosa, necessario è riconoscere di avere "un dono tra le mani"… come la vita.
Qualcosa di BELLO di cui GODERE, anche offrendone all’altro.
Riconoscere, sostenere, liberare, questo contatto con LA GIOIA che abita il nostro cuore, penso sia prioritario.
Che possa essere ciò che necessita per vivere con naturalezza, la passione alla vita, alle persone.
La gioia sostine la fedeltà nella fatica di ogni giorno. E’ il luogo naturale in cui io non sono preoccupato egoisticamente di me, ma trasmetto il senso della vita, qualunque cosa stia facendo.
Il luogo in cui il senso di colpa si fa lieve ed il perfezionismo non assilla, eppure io divento quasi naturalmente attiva e produttiva.
Io sono contenta, di trovarmi in buona compagnia con tutti coloro che nella ricerca di una vita vivibile, sostengono il piacere nella vita a partire proprio dall’applicazione di un pensiero positivo che diparte dalla fiducia nell’altro e nella vita.
Rileggendo ritengo che avrei potuto scrivere queste parole indifferentemente anche nel post precedente. Trovo questo significativo e bello.
Ciao
Rosella
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GUARDA E OSSERVA LA GIOIA CHE TI VIENE DA DIO
Come abitare la Gioia.
20/5/2009
Tristezza
tra le mani.leggera, volge l’anima
come a sera. Chiare gote, soffuse
nella penombra, solitaria e umida.
Color ruggine è la via che conduce
al cuore.
Vi è ancora una parte di me che s’offre nel lasciare ciò che la costituisce "essere Vita".
Come se la mia consapevolezza sapesse che è nel lasciare la sola possibilità di esistere nella propria realtà. Nella propria realizzazione.
21/5/2009
Lasciarti!
Un abbraccio dato
ad altri, pare essere
qualcosa di anomalo.
Eppure… è amore!
Lasciare per possedere.
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Caro Marco,
grazie per aver postato questo pensiero di T.de Chardin, con le tue riflessioni. La lotta contro lo schermo egoistico, egocentrico della nostra personalità -autodifesa che avvertiamo come inevitabile contro la vita che ci minaccia, ci intimidisce, ci fa paura – è quotidiana e molto faticosa.
Ma è l’unico cammino che valga veramente la pena di fare durante la nostra vita – l’unico percorso che – come hanno capito e indicato le religioni e le spiritualità più profonde occidentali e orientali – rende una vita ‘sensata’ e degna di essere vissuta.
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Ringrazio veramente di cuore tutti i contributi che gentilmente avete concesso alla riflessione.
Il mio auspicio sincero resta che questo motto possa essere sinteticamente assunto anche da tutti noi nei travagli quotidiani che questa vita terrena ci riserva ……
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