La mia anima piange.
Perché piangi anima mia?
Racconta
un distacco
un’antica ferita
nuove ferite
la fredda oscurità che tiene legati.
Come consolarti anima mia?
Rimani in silenzio
Ascolta
Mi conduce al silenzio, di tutto.
Luce d’amore.
I nodi dissolti.
Conosco chi sono
e la parola fluisce
e canto la gioia
danzo la pace.
Il pianto dell’anima è un dolore indicibile, senza fine, che diventa più forte e accorato se non viene ascoltato, come il pianto di un bambino.
Non solo la mia anima piange. L’umanità intera piange accorata lacrime asciutte, senza parole, e non trova consol-azione ma solo rumore, evasione, disper-azione.
La sofferenza si manifesta nel corpo e nella mente, ma è l’anima che piange e chiede risposta ai suoi bisogni. La sofferenza, dice Jung, è un richiamo dell’anima.
Ma………. chi ascolta oggi il pianto dell’anima? Chi ne comprende i bisogni? chi la consola? Chi l’aiuta a realizzare la sua insostituibile missione?
L’anima si nutre di silenzio, luce, verità, amorosa intimità, e piange disperata-mente perché muore di fame. Restare sordi al pianto dell’anima conduce alla morte e una cultura di morte oggi regna sovrana.
Gli atti di ‘ordinaria follia’ che la cronaca ogni giorno registra sono il grido disperato dell’anima che muore di fame. L’aumento di questi atti ci fa comprendere che lo stato di alien-azione in cui viviamo non è più compatibile con il grado di sviluppo richiesto all’anima umana. Vivere in maniera scissa, paranoide, inconsapevole di sé, provoca ora un dolore intollerabile, rende folli, e le personalità più fragili ‘agiscono’ una follia che in realtà appartiene a tutti.
Riconoscere l’ombra, l’abisso di male che ci abita dentro, ritirare le proiezioni che ne abbiamo fatto sugli altri, integrare le parti scisse, è un processo terribilmente doloroso che si esprime in sintomi depressivi. La depressione, male oscuro della nostra epoca, esprime un livello di maggiore integrazione e consapevolezza di sé: è il momento in cui, cadute le illusioni e le maschere, si incontra la verità di se stessi.
Questo passaggio da una fase che potremmo chiamare schizoparanoide ad una fase depressiva è quello richiesto oggi all’umanità, sia a livello personale che a livello collettivo: passaggio da uno stato di dis-integrazione e scissione ad uno stato di integrazione e unità. La grande depressione economica che stiamo vivendo rappresenta un momento di dolorosa consapevolezza delle false costruzioni della finanza. Tutte le impalcature fondate sul nulla stanno rovinosamente crollando fuori e dentro di noi.
Tuttavia il tunnel buio della depressione non è fine a se stesso, ma può diventare, se ci lasciamo portare, una via di luce che ci riporta a ‘casa’, al luogo di amore e di pace dove finalmente conosciamo chi siamo. La depressione, come fase di rientro in sé, corrisponde al bisogno di verità dell’anima umana. L’esperienza di essere amati nella verità di ciò che si è restituisce all’anima la sua originaria integrità e la gioia e la pace.
Resistere a questo processo evolutivo, cercare di sopprimere il sintomo depressivo senza ascoltare il pianto dell’anima, i suoi bisogni di luce, amore, verità, aggrava il mal-essere dell’anima umana e il pianto si fa più accorato.
L’umanità non è lasciata sola in questo difficile passaggio.
“Dopo questo,
io effonderò il mio spirito
sopra ogni uomo
e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie;
i vostri anziani faranno sogni,
i vostri giovani avranno visioni.
Anche sopra gli schiavi e sulle schiave,
in quei giorni,
effonderò il mio spirito.” (Gioele 3,1-3)
Questo è il tempo! Una enorme corrente di energia creativa preme per esprimersi e chiede di essere riconosciuta, accolta, incanalata.
Se ignorata, soffocata, sviata, provoca all’anima una sofferenza indicibile e genera contro-figuazioni sataniche terribilmente distruttive perché le energie che devono esplodere e creare nuova vita implodono seminando distruzione e morte.
Occorrono oggi guide esperte che abbiano attraversato la ‘grande depressione’ e ascoltato il pianto dell’anima; guide che facciano da levatrici, che accolgano le energie del nascente e ne incoraggino lo sviluppo perché la ‘parola’ che è venuto a portare fiorisca pienamente e produca i suoi frutti.
Occorrono cliniche dell’anima dotate di sala parto e di reparti di cura, ed anche di Pronto Soccorso per gli interventi di urgenza.
I gruppi Darsi Pace sono una piccola, umile risposta al pianto dell’anima.
Nel gruppo acquisto consapevolezza di ciò che ancora mi tiene in catene e imparo e sciogliere i nodi; acquisto consapevolezza della ‘parola’ che mi è stata affidata e imparo ad esprimerla in ambiente protetto; faccio esperienza di ri-nascere ogni volta assistita in un luogo sicuro.
Un grazie di cuore a Marco e a tutti gli amici dei gruppi, a tutti gli operatori della clinica dell’anima.
Grazie, carissima, di questi pensieri così profondi e veri.
Una sintesi precisa dello stato dell’anima occidentale.
La depressione "può" a volte essere una transizione propizia, una grazia, se non ci distrugge, ma ci ammorbidisce nell’umiltà.
Lo "stare giù", diceva Hillman, è una condizione a volte realistica e opportuna, specialmente per chi continua invece a voler stare sempre su, a esaltarsi, a gonfiarsi come la famosa rana.
Stare giù, direi, e continuare a sperare.
Stare negli inferi e continuare ad amare.
Stare nel vuoto ed imparare proprio lì a credere: che cosa è la fede vera, il volo nel nulla dell’ego.
letta
Pagina bianca
strappata
lacerante dolore
gettato
ubriaca rabbia
furore
impotente grido
strozzato
pozza a terra
… schiude…
il palmo afferra
l’Altrui
presa rilascia
Vita
"foglio mondo "
letta
Stare nell’Aperto della Croce, lo sguardo avanti: è Tempo d’accoglienza! Sapere di essere poco più che "fango" miracoloso. Il respiro ritrovato è Vita che da vertigini e lacrime, come il primo, come se fossi nato ora e ancora. L’inizio è cosa fragile perchè porta in sé la potenza del tutto…
Saluto, con sincera gioia – da oggi – la mia personalisima "depressione" (come un canto nuovo).
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Carissimi, spesso l’anima piange e cerca consolazione. Talvolta questa viene dal vedersi in una prospettiva diversa, dal rimettere a posto le nostre aspettative i nostri desideri, dal riconoscere quelli più veri e profondi. E’ un lavoro che fatto da soli difficilmente riesce. gli altri sono necessari almeno per farci da specchio e per farci provare delle emozioni su cui riflettere.
Di qui la necessità delle "cliniche dell’anima", metafora efficace per dire che spesso non basta la propria stanza, la propria casa, le relazioni quotidiane che tendono a viaggiare sui binari dell’abitudine.
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Se penso alla generazione dei miei genitori e alla mia, forse la "consapevolezza" dell’anima, interrogarsi se abbiamo un anima e ache serve, è tema dei nostri giorni (.. lasciando da parte naturalmente gli addetti ai lavori).
Il fatto che la parola "anima" abbia risuonato per così tanto tempo ci ha permesso di "scoprire" che le persone (per-sona, per-sonare, ri-suonare … che stranezza …) non sono "piatte" (mono-dimensionali) ma "prismi" (multidimensionali).
Quando passa la luce bianca in un prisma allora posiamo vedere i colori dell’arcobaleno. Questa è la nostra bellezza, la nostra complessità, la nostra sfida 🙂
Certo se questo che ho detto è vero sono passati diversi secoli :'(
Il tempo che scorre ci permette di conoscerci meglio, conoscere le nostre grandiosità e le nostra paure.
Dio ha inventato il tempo "per permettere alla sua misericordia di dilatarsi" (Andrè Louf – Soto la guida dello spirito) ed accogliere l’anima che piange. Questo per chi crede può essere chiaro .. ma per gli altri?
Per arrivare a DIo c’è bisogno di una testimonianza, di una esperienza e questa passa tramite le persone che ci aiutano a farci domande a ri-mettere in discussione le nostre sicurezze. Così come l’ateo fa con il credente che gli distrugge l’idea (la proiezione) che si è fatto di Dio e così lo aiuta a continuare la ricerca per conoscerlo meglio… paradossalmente insieme 🙂
L’anima in fondo è prorpio questo uno spazio interiore dilatato dove poter "stare comodi". Non si trova presso un’agenzia di viaggi. Il viaggio comincia da un’altra parte: da noi e dalle persone che ci sono intorno. Poi forse arriva anche Dio. Ma poi.
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Caro Domenico, la faccenda del prisma è geniale… presumi che il prisma sia di ghiaccio ed il trapassare della luce bianca che proietta l’arcobaleno lo sciolga… da una forma solida ad una forma liquida… come pare possa essere ai nostri giorni.
Sciolto il prisma, scompare anche l’arcobaleno ma allora che ne è della nostra anima?
Forse la forma adatta è quel "vuoto" preciso del suo riempimento. Quel posto a tavola, nell’"attesa" che giunga l’ospite desiderato.
Ciao Rosella
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Leggo e capisco…soffro e capisco…rifletto, prego e capisco… condivido lo smarrimento mio e altrui: cerco a lungo e trovo un luogo di pace, di speranza e di respiro dove un po’ provo" l’esperienza di essere amati nella verità di ciò che si è…"Questo luogo è la mano di Dio che non trascura alcun dettaglio della vita dei suoi figli…durare in questa ricerca è non cedere a surrogati resta comunque essenziale perchè quello, e soltanto quello, è il nostro luogo di approdo e quindi di felicità
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Grazie per queste profonde riflessioni che toccano veramente il cuore.
Giugno è il mese del Sacro Cuore di Gesù, un cuore da cui sgorga amore e misericordia.
E’ il Cuore universale che soffre e prega per noi, che "ci prega", come scrive Celan: "Pregaci, Signore, noi siamo vicini!".
Forse si tratta di invertire il gioco: c’è qualcuno che ci sta pregando, che bussa per entrare e dilatarsi in noi, per liberarci. Ascoltare il grido della nostra anima depressa è fare spazio al cuore che salva. Buon ascolto!
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Come ha detto Marco sabato, all’ultimo incontro del gruppo del primo anno: "fermati e ascolta". Facile a dirsi, impegnativo a farsi.
La salvezza viene dall’altro (Altro con la maiuscola per chi ci crede), ma solo se si decide di prestare ascolto a quello che l’altro ha da dirci. Personalmente ho dovuto toccare il fondo prima di iniziare ad ascoltare e per un pò ho creduto che la fatica fosse finita. Mi sono invece resa conto che mantenere vivo il mio ascolto è altrettanto impegnativo …
Grazie a tutti per quanto mi avete regalato in questo primo anno con voi.
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vorrei porre una domanda…."ma l’uomo di oggi è consapevole di non essere soltanto corpo/materia?"
Tutto ciò che ci ruota intorno sembra essere solo materia.
La maggioranza dei messaggi che ogni giorni ci vengono inviati, che captiamo riguardano la materia.
Gran parte delle nostre attività quotidiane vengono spese per soddisfare i bisogni materiali.
E’ come se l’uomo avesse dimenticato la sua dimensione spirituale che dovrebbe, invece, andare a "braccetto" con la sua dimensione corporea. Anche perchè , come sappiamo, se la nostra anima soffre possiamo procurarci le soddisfazioni materiali più impensate e ogni giorno di nuove; ma in qualche modo percepiremo sempre "un certo malessere".
Anche i rapporti umani sembrano essere per lo più incentrati sulla materia….non si ha il coraggio di comunicare la nostra parte spirituale ? o non sappiamo comunicarla ?
ciao
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Secondo me è consapevole così come è consapevole che fumando si alza il rischio di morire di cancro. Questo però non fa diminuire i fumatori che in momenti di grossa incertezza aumentano.
Quello che ci ruota intorno non è solo materia. Il Colosseo non è solo materia, Piazza del popolo neanche. Un quadro, un poesia altrettanto. E che dire quando senti migliaia di persone che cantano ai concerti vere e proproe poesie?
Ogni tanto ricordiamo che possiamo fare ed essere altro. Ci ricordiamo che forse si può vivere in un modo "altro".
Le ultime righe della tua condivisione mi trovano d’accordo. Non sappiamo comunicare. Ma .. è vero anche che uno comunica qualcosa di cui ha esperienza.
A questo punto ti ribalto la domanda. Quali esperienze ci vengono offerte? e quali facciamo fare ai nostri figli?
Il mondo può essere "cambiato". Non da soli. Ormai anche questo è consapevolezza diffusa .. ma come per le sigarette .. facciamo esattamente il contrario 🙂
L’anima piange … ha bisogno di essere consolata. Ha bisogno di un consolatore. Bisogna riprendere un cammino una ricerca che forse è stata data per scontata per troppo tempo. .
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Caro Domenico, hai parlato per ben due volte di fumo è questo mi tocca molto da vicino.
Essere informati che il fumo fa venire il cancro, non è consapevolezza.
Come bene dici tu "si comunica ciò di cui si ha esperienza" la cosapevolezza nasce nel momento in cui si riflette sull’esperienza.
E per arrivare a questa consapevolezza il difficile sta nell’attraversare un punto preciso: il passaggio da una decisione pensata ad una agita.
Nel momento in cui tu, con la mente decidi di smettere di fumare, ti ritrovi impotente a farlo.
Te la racconti in mille modi ma solo nel momento in cui riconosci di avere un problema che non sei in grado di affrontare "da solo" hai la possibilità di farcela, affidandoti … .
Assomiglia molto alla trasformazione che avviene durante la meditazione.
Là dove scendi nel tuo pozzo personale, attraversi l’impotenza e l’affidi a Colui che ti risana.
Può sembrarti strano questo mio cavillare, ma è con estrema gioia che ti comunico che la mia vita è cambiata proprio in un sert.
Raccogliere un sasso per provarci, può determinare un "cambiamento fantastico".
Penso che sia necessario veramente ampliare la nostra capacità di testimoniare, comunicare la serenità che gia viviamo. Riconoscerla consapevolmente e testimoniarla.
Mi pare un modo che tutti possiamo porre in opera per aiutare l’altro che ti passa accanto, motivandolo silenziosamente anche solo con la serenità che trasmetti.
Il compito di prendersi cura del nostro cuore e della sorgente della gioia che abita in esso, prima di accostarci agli altri; può essere anche uno stimolo alla pratica costante della meditazione.
Trasmettere benessere è piacevole, come riceverlo.
Ciao un abbraccio a tutta la famiglia
letta
Grazie di cuore a tutti per i vostri commenti, davvero una grande ricchezza.
In particolare:
Grazie Marco per aver messo in luce la relazione tra lo ‘stare giù’ della depressione e l’abbassamento richiesto dall’umiltà che porta all’humus, a stare a contatto con la terra, con la verità di se stessi.
Grazie Renato per il tuo saluto alla depressione “come un canto nuovo”. Grazie per avermi fatto comprendere che solo lo “Stare nell’Aperto della Croce, lo sguardo avanti”, può rendermi consapevole di ciò che sono, “poco più che fango miracoloso” e farmi ritrovare il respiro, la Vita, come una nuova nascita, ricca di infinite potenzialità, che si rinnova continuamente.
Grazie Alessandra per le domande che poni.
Io credo che il livello di sviluppo raggiunto oggi dall’umanità richiede la consapevolezza di non essere solo corpo/materia e il disagio esistenziale diffuso che l’uomo vive deriva proprio dalla mancata acquisizione di questa consapevolezza.
L’uomo vive oggi un disagio esistenziale sconosciuto ad altre epoche: un profondo senso di vuoto, di insoddisfazione, di derealizzazione, che cerca di soddisfare con un consumismo sfrenato, con un frenetico ‘fare’. Ma il disagio aumenta, il vuoto diventa voragine.
Via via che il disagio cresce l’uomo sarà costretto ad invertire la rotta: dall’esterno verso l’interno. Arriverà a sentire la sua anima che piange e inizierà a darle consolazione, nutrimento.
E’un processo in corso, inarrestabile, come un parto.
Le persone che avvertono il pianto dell’anima si incontrano, si riconoscono, cominciano a lavorare insieme. Questo sito è già un luogo d’incontro, di comunicazione, tra persone che ‘ri-suonano’ insieme (grazie Domenico per l’idea di ‘per-sona, per-sonare, ri-suonare’).
A volte per riconoscersi occorre avere il coraggio di esporsi per primi, di parlare da una dimensione più profonda di quella mente/corpo, dando così all’altro la possibilità di sintonizzarsi sulla stessa frequenza.
Si tratta di un parlare diverso, un parlare a partire dall’ascolto del pianto dell’anima, un parlare che a volte può essere un balbettare, un parlare concreto che scaturisce dall’esperienza, un parlare ‘divenuto’.
Grazie ancora. Vi abbraccio tutti. giovanna
letta
…come mi sono sembrate chiare proprio oggi le parole di Giovanna!!
Queste pagine e i vostri commenti mi sono di grande aiuto
il pensiero che ciò che provo non è sofferenza sterile
letta
Carissima Lara,
“Il Signore è vicino a chi a il cuore ferito,
Egli salva gli spiriti affranti” (Sal.33,19)
le lacrime sincere sono una benedizione, ci riportano alla verità di noi stessi, alla nostra intima fragilità, bagnano la terra arida del nostro cuore e trasformano il cuore di pietra in un cuore di carne.
Dal cuore bagnato dalle lacrime si forma la terra buona dell’umiltà nella quale fioriscono i fiori della gioia e della pace.
Spesso soffriamo un dolore che non è solo nostro ma appartiene alla grande famiglia umana, piangiamo le lacrime che altri non piangono. E le nostre lacrime ridonano l’humus alla terra e la rendono nuovamente feconda.
Un forte abbraccio. giovanna
letta
Io ho avuto la fortuna di avere una mamma e un papà che mi hanno sempre fatto vedere il dolore dell’ animo dietro a tutte le persone sin da piccola. E che mi hanno parlato anche della più piccola goccia di amore dentro a qualsiasi essere umano ; mi hanno parlato e raccontato il perché del buio degli altri così da impare a non giudicare i loro errori ed ad amarli così come sono e a perdonarli . Le persone che ti attaccano è perché stanno soffrendo nell’ anima.
In ogni nostra difficoltà dobbiamo far entrare Gesù perchè lui è capace di far fruttificare quella nostra sofferenza. Egli è la luca ed è il Dio della vita, dove passa lì cresce un nuovo fiore, e sono anche convinto che li dove lo faremo entrare Lui sarà capace di trasformarlo in linfa vitale per noi e per qualcun’altro che è nella stessa situazione. Lui scende nei nostri inferi per potarci la luce, la parola, la vita…