TRA LO SCHERNO DEGLI ATEI E LA CONDANNA DELLA GERARCHIA, LA VITA DIFFICILE DEI CATTOLICI ADULTI
C’è suor Maria Martinelli, medico e missionaria in Africa che distribuisce i preservativi perché si ha “il dovere morale di non trasmettere l’infezione dell’Aids”. C’è Elisa Nicolosi della clinica milanese Mangiagalli, fiera di far nascere 250 bambini l’anno con la fecondazione assistita. C’è Giorgio Lambertenghi Deliliers, presidente dei Medici cattolici di Milano, che sostiene la donazione alla ricerca degli embrioni congelati. Cos’hanno in comune? Sono tutti cattolici che non fanno dell’obbedienza al papa il cuore centrale della loro fede. Ma che, nello stesso tempo, rifiutano i toni aspri contro la Chiesa, tipici di quella parte del mondo laico fomentato dalle invettive dei cosiddetti atei furiosi.
Sono cattolici cioè che concepiscono la loro fede non in rapporto alle gerarchie ecclesiastiche ma in rapporto con qualcosa che ritengono molto più importante: l’amore verso il mondo. La compassione. La misericordia insegnata nel Vangelo. A raccogliere queste ed altre storie di cattolici disobbedienti, o semplicemente adulti, è Riccardo Chiaberge, direttore del supplemento domenicale del Sole 24 ore, in un libro che si chiama “Lo scisma, cattolici senza papa”, pubblicato da Longanesi. Un testo che si mette sulla scia del lavoro presentato dieci anni fa da Pietro Prini, “Lo scisma sommerso”, dove si parla appunto di quei credenti saldamente consapevoli della propria laicità che, anziché al dettato del clero, guardano alle prove e alle risposte della vita quotidiana. Cattolici fieri di dichiararsi tali, senza vergogne né timidezze, spesso con pratiche personali molto assidue, che però non hanno timore di schierarsi contro la voce della gerarchia quando la percepiscono come un freno al loro desiderio d’amore verso il mondo.
Uno scisma di fatto, è la tesi di Prini e di Chiaberge. E per certi versi anche di diritto. Secondo il codice di diritto canonico, infatti, lo scisma è “il rifiuto della sottomissione al Sommo pontefice”, sanzionato con la scomunica latae sententiae. E non ci sono soltanto questi due testi a far da guida al popolo dei credenti senza etichette, novero sempre più vicino al punto di massa critica. C’è per esempio il saggio “Il Dio personale”, scritto da Ulrich Beck, docente di sociologia a Monaco di Baviera e a Londra, che descrive una ricerca spirituale dei singoli individui largamente diffusa in tutta Europa. Un Dio “fai da te” intriso di sincretismo? No, dice Beck, “ma una religione nella quale l’uomo è sia credente sia Dio”. Che prospettive apre la consapevolezza di una ricerca che fa i conti con la dottrina della Chiesa senza rinunciare a un’analisi critica? Che rapporto è possibile con la messa che contiene misteri iniziatici potentissimi e insieme un senso asfissiante di conformismo? Quale con il sacerdote, che ascolta il prossimo come tanti amici veri non sanno più fare, ma che si ferma di fronte al limite imposto dal suo obbligo di obbedienza? Qual è in generale il nostro modo, se c’è, di sentirci cattolici adulti? Quali le difficoltà che incontriamo tra l’incudine della Chiesa e il martello del collega ateo che ci schernisce? Troppo eretici per la parrocchia, troppo bigotti per gli amici? Come ci si sente in mezzo al guado?
“Oggi – scrive il teologo Vito Mancuso – l’unico Dio accettabile è il Dio che sta totalmente e concretamente dalla parte dell’uomo. E con ciò non siamo lontani dal centro del cristianesimo: l’incarnazione di Dio. Forse sarebbe opportuno che qualcuno nei sacri palazzi iniziasse a leggere con più attenzione e con più amore ciò che Gesù chiamava segni dei tempi”.
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Carissimo Massimo, grazie di questa salutare provocazione.
E’ indiscutibile che oggi molti cattolici vivano con una certa scioltezza il loro legame con la Chiesa, in quanto abbiamo constatato negli ultimi secoli che alcune posizioni, ritenute certe e definitive, sono state poi ampiamente riviste.
E così se Pio IX scomunicava chi riteneva inessenziale il potere temporale dei Papi, Paolo VI è arrivato a dire che fu una grazia per la Chiesa perderlo questo potere.
E se Pio XII asseriva la assoluta superiorità del celibato e della verginità consacrata rispetto allo stato del matrimonio, Giovanni Paolo II ha detto che questa superiorità è inesistente.
Per non parlare di ciò che Gregorio XVI pensava della libertà di religione o di coscienza, e ciò che ne ha invece detto il Concilio Vaticano II, e così via.
Tanto che qualche birichino potrebbe dire che su molte questioni i papi sono sì infallibili, ma uno per volta…e contraddicendosi spesso in modo radicale…
La Chiesa vive perciò un grande travaglio e su diverse problematiche il popolo cattolico non segue a stragrande maggioranza il magistero ecclesiastico, a partire dall’etica sessuale, sull’uso dei contraccettivi, mentre molti maturano opinioni difformi da quelle ufficiali su tematiche quali il celibato obbligatorio dei preti o il ruolo della donna nella Chiesa (basti leggere le più recenti tabelle statistiche di Franco Garelli).
Cionondimeno credo che sia del tutto illusorio farsi una religione a propria immagine e somiglianza, o ritenere che l’essere "adulti" nella fede voglia sempre dire essere contro il Papa o avanzare tesi ritenute più moderne, per ottenere l’applauso dei lettori di Repubblica, per esempio, e cioè di coloro che spesso odiano semplicemente la fede cristiana…
Essere adulti nella fede significa innanzitutto crescere nella nostra nuova umanità, credere nell’eternità della vita, che il Cristo morto e risorto sprigiona in noi senza fine e senza misura, sperimentare le meraviglie dell’amore di Dio, che ci libera e ci guarisce.
Perciò abbiamo creato i nostri Gruppi, affinché l’essenziale tornasse al centro di ogni questione, affinché cioè l’ideologia religiosa o antireligiosa non prevalesse sui misteri, sui processi di reale liberazione interiore che portano nella nostra vita quel senso, quella pienezza, e quella gioia, che ogni uomo desidera, al di là delle ripartizioni e degli schematismi bellici tra tradizionalisti e modernisti…
Crescendo in questa nuova vita, nella libertà dello Spirito, portiamo il nostro contributo anche alle trasformazioni di quel Corpo vivente che è la Chiesa, affinché diventi ogni giorno di più Una, Santa, e Cattolica, e cioè universale.
Questo nostro apporto è autentico e fecondo se viene portato però dentro la Chiesa, in quella libertà fedele, che è il sottile discrimine tra profezia autentica e arbitrio individualistico.
Non ci si libera cioè del passato negativo della Chiesa fuggendone fuori, ma rielaborando questo passato come storia che ci appartiene, affinché fiorisca in altro modo. Un po’ come accade con le storie non sempre edificanti delle nostre famiglie, dalle quali ci liberiamo, come ci ha insegnato un secolo di psicologia del profondo, solo rielaborandole e riconoscendole come nostre, senza però più soggiacere alle loro influenze distruttive, e quindi rinnovandone e modificandone la direzione evolutiva.
Mi pare comunque che il grande problema che si apre per il XXI secolo sia un profondo riequilibrio tra i diversi ministeri dentro la Chiesa, e in particolare tra ministeri sacerdotali laici e ministeri sacerdotali ecclesiastici.
A questo immane cantiere lavoriamo con l’umiltà e la gioia di chi sa di essere sempre e comunque guidato….
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Caro Michele
"Per nascere un Papa, necessita la coniugazione di un uomo ed una donna…"
Il Magistero s’interroga circa il ruolo dei fedeli, però nonostante la loro sollecitudine nei nostri confronti, non colgo una particolare riflessione sulla questione della libertà INCARNATA
Dio ci ha creato liberi. A SUA IMMAGINE ma liberi.
E’ un atto libero e adulto "scegliere di non scegliere" e quindi di obbedire e seguire il Magistero nella Chiesa.
Sarebbe altresì un atto libero ed ADULTO che il Magistero seguisse il popolo, per coniugarsi con esso, proprio come Cristo fa con la Chiesa.
Non vi è verità se non s’incarna una PARI DIGNITA’ nella coniugazione dialogica a questi due sacramenti.
Quello del matrimonio (di cui gli sposi sono ministri) che dona "l’uomo alla Vita"; e:
Quello del Sacerdozio che dona "la Vita all’uomo".
Solo in una libera sequela reciproca si potrà addivenire ad una migliore realizzazione del Regno di Dio, sulla terra.
… ma ci siamo quasi, Michele.
Un abbraccio
Rosella.
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Marco Guzzi,
non avevo letto il tuo intervento, stavo (riducendo all’osso) scrivendo il mio.
Mi fa piacere, l’essere in sintonia.
Ciao, saluti a Paola.
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Michele
il Magistero nella Chiesa solo in poche occasioni precise, si colloca nella sua "infallibilità".
Ciò nonostante il rischio cui accenni tu è "ineludibile".
Sintanto che la vita, nel transito terrestre, è l’esperienza che intercorre tra "il nascere per morire" TUTTO E’RISCHIO.
Speriamo e preghiamo.
Ciao
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Michele, non ne sò abbastanza sull’infallibilità del Magistero, per cui mi astengo dal contraddirti
Però il mio pensiero è questo:
mentre concordo con te sulle verità di Fede sancite come infallibili (quelle professate nel Credo tanto per intenderci ed i dogmi). sulle questioni morali non sò se vi siano delle "infallibilità" circa le applicazioni etiche. (delle norme, tanto per intenderci).
Ad esempio prendendo in esame il sacramento della confessione, un tempo era come ridotto alla sola accusa dei nostri peccati a partire dai dieci comandamenti (come pervenuti a noi "storicamente" non necessariamente come nella tradizione ebraica…) oggi si pone in risalto il passaggio successivo, quello di riconoscere il limite in cui siamo, senza disconoscere ciò che di buono abbiamo ricevuto e compiuto in quel "pezzo di strada". Ci accusiamo del peccato commesso, certi e "grati" del per-dono; della Grazia che riceviamo a sostegno del nostro futuro cammino.
C’è come un’evoluzione, che non rinnega il passato (se non apparentemente) ma approfondisce una luce. Come se lo spiraglio della verità all’arghi la visione, riducendo l’ombra.
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CAro Michele
apprezzo la tua ferma volontà di aderire alla dottrina del Papa. Vorrei avercela anch’io, dico sinceramente. Mi sembra però che in tutti i tuoi post non hai mai risposto alle domande che pone Marco G.:
"Se Pio IX scomunicava chi riteneva inessenziale il potere temporale dei Papi, Paolo VI è arrivato a dire che fu una grazia per la Chiesa perderlo questo potere. E se Pio XII asseriva la assoluta superiorità del celibato e della verginità consacrata rispetto allo stato del matrimonio, Giovanni Paolo II ha detto che questa superiorità è inesistente. Per non parlare di ciò che Gregorio XVI pensava della libertà di religione o di coscienza, e ciò che ne ha invece detto il Concilio Vaticano II, e così via".
Ti chiedo perciò: A QUALE INFALLIBILITA’ DEVE ATTENERSI UN CATTOLICO, QUANDO LA STORIA DIMOSTRA UNA CONTINUA SERIE DI CONTRADDIZIONI?
Tu stesso, mi pare, scarti le idee dei papi che non ti piacciono (quelli vicini al Vaticano II) e approvi con slancio quelle più vicine alla tua posizione. E allora, come la mettiamo?
Con simpatia
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Michele,
prendiamo il "non uccidere".
La legge è la legge ma l’applicazione della norma, ha avuto evoluzioni in quanto a gravità del peccato commesso (legittima difesa, la pena di morte…) il suo compendio è certo Gesù Cristo che da la vita per noi… o un Padre Colbe o un’Annalena che donano la loro vita per gli altri…
Mi sono spiegata meglio su checosa intendo per: " non sò se ci sia un’ infallibilità sull’applicazione della norma?"
Ciao
Un abbraccio e notte
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Michele,
desidero però renderti atto di una cosa: "La perfetta obbedienza resa al Magistero, in nome della passione per l’Unità della Chiesa è un valore di per sè"; e lo condivido.
Non mi viene troppo naturale, obbedire così, ma ci provo e riprovo ogni volta.
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cari amici,
visto che tra poche ore, passerò dal virtuale al reale, con un incontro "intensivo", vi saluto tutti, chiacchierando come mio solito con Michele.
Il compendio di ogni legge è l’amore.
Quindi: se decidiamo di promulgare un’applicazione della legge esaustiva ed adeguata, necessario è OBBLIGARCI l’un l’altro AD AMARE
"Tu devi amarmi e dare la tua vita per me! MORIRE PER ME"
ora questo " TU DEVI " come applicazione della norma etica dell’amore E’ IMPOSSIBILE …
di fatto IO POSSO donare la mia vita per te e TU PUOI donare la tua vita per me….
Quello che sta nel mezzo, PER EDUCERE LA NOSTRA LIBERTA’ ad amare, potrebbe essere, sempre e solo MISERICORDIA.
Sempre e solo, amore per-dono nella misericordia reciproca, liberamente agita.
Infondo a Pietro è stato detto di perdonare settanta volte sette…
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Grazie Michele,
buone festività anche a te ed a tutto il popolo di Darsi.
ciao
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Caro Massimo, il tuo contributo è così significativo, e intreccia tante di quelle questioni che anch’io sento vive e decisive per il mio cristianesimo, che non posso esimermi dal dire la mia. Dunque: sul piano del dogma, mi sento e sono del tutto cattolico. Se naturalmente per dogma si intende la definizione, l’ "articolo", e non la mutevole interpretazione e spiegazione che di volta in volta ne viene data secondo quell’orizzonte mobile del comprendere che è invalicabilmente l’esperienza umana. D’altronde sento che la mutevolezza dell’interpretazione non è affatto un limite della comprensione, ma la sua condizione più propria e specifica. Mi spiego meglio: proprio in quanto il nucleo del nostro credo è "storia della salvezza", dobbiamo poter credere che la promessa del Cristo circa il dono dello Spirito, che ci condurrà alla verità tutta intera, non sia vana, ma indichi una "divina dispensazione" della verità verso il suo compimento, che è da venire. La verità ultima la abbiamo di fronte, non alle spalle.
Quel che mi mette a disagio, e su cui vorrei che come cristiani tutti maturassimo un diverso percorso, è l’incapacità di elaborare ed esprimere un dissenso maturo e ragionato su quelle posizioni del tutto contingenti che di volta in volta la Chiesa viene a formulare. Insomma, per me sono più in gioco le prassi che la dottrina. E’ stata soprattutto prassi l’evoluzione della dottrina sulla schiavitù, culminata con la sua riprovazione da parte della Chiesa; è stata prassi la pena di morte, che come tutti sappiamo lo Stato Pontificio ha abolito tra gli ultimi stati di Europa; è prassi la dichiarazione dei diritti universali dell’uomo, che la Chiesa ha tardivamente ratificato tra mille difficoltà; è prassi la libertà religiosa, su cui soltanto il Vaticano II ha fatto chiarezza (non definitiva); è ancora prassi la valorizzazione della democrazia (che tanti problemi di armonizzazione giuridica crea però tra singoli ordinamenti democratici e Diritto Canonico).
Vediamo su quali elementi pratici oggi dovrebbe aprirsi uno spazio di discussione tra quel popolo di sommi sacerdoti che è o dovrebbe sforzarsi di essere la Chiesa:
1) ordinamento giuridico della Chiesa: la santa sede e le singole diocesi, nel loro funzionamento, assomigliano ancora troppo a delle corti rinascimentali. E non mi si dica che una concreta configurazione storica, quella appunto degli stati e dei comuni nei secoli XV – XVII non ha influenzato la definizione giuridica dei rapporti nella chiesa;
2) identità del laico: il Vaticano II purtroppo su questo punto è laconico e carente di efficace inquadramento giuridico: il laico, il "christefidelis laicis" è ancora definito per negazione rispetto ai chierici e ai religioso, ed è privo di un proprio autonomo statuto e di un proprio riconoscibile carisma. Pensiamo alle parrocchie, alla penosità di alcuni Consigli Pastorali, vere foglie di fico per nascondere che sul piano canonico il parroco non esprime uno dei carismi ecclesiali, quello del presiedere l’assemblea, ma li assomma tutti in sé; d’altra parte, non si può non notare come questa evoluzione canonica sia stata positivamente influenzata dalle vicende della Chiesa medievale, e dall’esigenza, culminata con Gregorio VII, di una completa separazione della Chiesa nelle sue scelte dalle ingerenze del potere politico, che per la prima volta è stato appunto definito "laico" (quando, ovviamente, non era neppure pensabile che potesse esistere un potere non cristiano)
3) Gestione economica: nessuno conosce i conti della Chiesa, neppure i fedeli quelli della propria parrocchia, in evidente contraddizione di quel principio di trasparenza su cui dovremmo essere d’esempio, invece che al rimorchio delle novità che in materia si vanno elaborando (si pensi agli statuti delle grandi ONLUS, la trasparenza dei bilanci, ecc.)
4) la sacramentaria, non tanto sul piano della definizione dogmatica, né della sua interpretazione che è materia per i teologi, quanto sul piano della "pastorale dei sacramenti" (divorziati, risposati, peccatori comuni ecc.). E’ evidente a tutti che in questo momento c’è uno iato enorme tra posizioni dottrinarie astratte e principio dell’epicheia, della applicazione concreta, fatta dai singoli pastori e presbiteri.
5) La "lex orandi", ovvero la liturgia e la preghiera della chiesa: non è possibile non notare lo stato miserevole in cui versa l’educazione alla spiritualità, alla vita di preghiera, all’interiorità adulta e matura nella chiesa latina occidentale. E qualcuno, magari qualche laico, bisognerà che dica anche che così proprio non va, che è necessario un cambiamento, che priva viene l’esperienza di Dio, e poi la vita cristiana. Vero Marco :-)!
Come notate non ho citato tante altre questioni (celibato ecclesiastico obbligatorio, primo responsabile di quella dimensione "castale" che affligge il clero; formazione del clero; chiesa e politica), perché secondo me sono importantissime ma secondarie, rispetto a quelle che ho citato.
Ciao!
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Caro Massimo,
grazie per questo post, che suscita così tante considerazioni attuali. Credo che chiunque oggi senta di definirsi ‘cattolico’, si è posto almeno una volta le questioni che tu hai descritto.
Credo che la risposta di Marco sia illuminante, come sempre, sullo stato dell’arte, e sul compito – gravoso – che tutti ci aspetta, noi che ci riconosciamo in questa fede.
"Essere adulti nella fede significa innanzitutto crescere nella nostra nuova umanità, credere nell’eternità della vita, che il Cristo morto e risorto sprigiona in noi senza fine e senza misura, sperimentare le meraviglie dell’amore di Dio, che ci libera e ci guarisce. "
E’ questo il punto. Ed è anche questo che fa la differenza. Oggi sembra che il posizionarsi sulle vicende della fede sia più importante che la fede stessa. E’ più importante essere modernisti, progressisti, fautori del vetus ordo, fideisti, sanfedisti, o è più importante mettere in opera nella propria vita la parola di Cristo ?
Riconoscersi e accettare la fede, è ovvio, non risolve tutto. I problemi e le ferite restano aperte. Cosa può pensare e cosa deve dire un cattolico adulto quando vengono negati i funerali religiosi a Piergiorgio Welby, quando viene lasciato fuori dalla Chiesa un corpo ancora caldo distrutto dal dolore e dalla malattia, mentre vengono concesse tutti i giorni esequie in pompa magna a criminali di ogni sorta ?
Un cattolico adulto, io credo, non può fare finta di niente, e semplicemente dire ‘obbedisco’ alla ragion di stato.
La ragion di stato, come sappiamo, non c’entra proprio nulla con quello che le nostre anime chiedono, e vogliono.
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Carissimi, scrivo solo per testimoniarvi, alla fine del nostro incontro intensivo, che l’esperienza spirituale, vissuta in profondità e condivisa, lascia sfumare quelle contrapposizioni ideologiche, che, come sappiamo, sgorgano quasi sempre da strutture psichiche difensive, dal nostro bisogno di affermarci, per paura di sentire quel senso di nullità che ci brucia dentro.
Sono stati davvero giorni di grazia, di luce, a volte intensissima.
Eravamo più di 40 persone, provenienti da tutta l’Italia: da Messina e da Cuneo, da Cesena e da Firenze e da Teramo e da Sondrio e da Bergamo e da Roma, e in poche ore il fuoco della ricerca sincera, il fuoco dello Spirito, il fuoco del bisogno di ricominciare nella nostra umanità rigenerata in Cristo, ci ha resi incredibilmente uniti, allegri, felici, anche nella sofferenza che a volte i passaggi cruciali producono nella nostra anima.
Quanto più la Chiesa sarà ciò che è nel mistero della sua natura, e cioè la comunione delle persone in trans-figurazione d’amore, e più saremo uniti: Ut unum sint, secondo l’anelito del Cristo Vivente, e di ogni cuore che in lui respira.
Quanto più ognuno di noi sarà unificato dentro di sé, tanto meno le divisioni e le separazioni saranno possibili.
In tal senso il cammino delle chiese storiche è ancora lunghissimo.
Un abbraccio a tutti. Marco
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Caro Fabrizio, caro Alberto, grazie per le vostre osservazioni che arricchiscono un punto di vista ancora fragile ma che poco alla volta prende forma nelle coscienze di tanti cristiani. COnsiglio a tutti, Michele incluso, la lettura di Vito Mancuso su Repubblica di oggi, un pezzo – per l’appunto – intitolato "Fede, oggi la teologia non può solo obbedire al Papa".
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Grande Max, sei un grande!
Marco F.
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Grazie a Massimo per aver postato questo pezzo. C’è tanto bisogno di cristiani (e cattolici) maturi, in questo tempo difficile.
Avevo sentito parlare di questo libro, ora sono ancor più decisa ad acquistarlo e leggerlo.
Non entro nella questione dibattuta qui nei commenti, perchè penso che sia inutile: non si cambia opinione su due piedi e men che meno quando c’è rigidità ideologica. Ma qualcuno dovrebbe ripassare il catechismo riguardo all’autorità e all’infallibilità del papa, il catechismo degli adulti (Conferenza episcopale italiana, "La verità vi farà liberi", Libreria Editrice Vaticana, Roma 1995).
Ciao a tutti. Io sono nuova qui, ho appena concluso il corso "La gioia di ricominciare" e sto cercando di farlo davvero…
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Caro Michele,
son certa che sei un pozzo di scienza ed affidabile.
Lo dico proprio di tutto cuore e con GRANDE GIOIA.
Del prof. Mancuso non ho ancora letto nulla, per cui non entro nel merito.
Quello che mi pare possa aiutarti ad essere "più felice" è questo (se non fossi certa che mi vuoi bene, non avrei il coraggio di dirtelo; mi sento così "sprovveduta" teoricamente).
"Sono il frutto dell’unione di mio padre e mia madre, sia nel corpo, come prodotto dei loro geni, sia nella psiche. Nell’anima, in fondo: "sia nel bene che nel male".
Ho il piacere di "riconoscere" ed amare i miei genitori, così come sono.
Ciò nonostante mi sono differenziata.
Li ho perdonati ed amati, quindi: son stata "proiettata" oltre loro, come spero accada ai miei figli."
SENTI che intendo?
Posso anche "dissentire" dal comportamento di chi mi ha generato, senza per questo negare di esserne la figlia. Anzi, affermando nel contempo che: "questa è la mia famiglia d’origine" quella in cui sono costantemente ri-generata, nella misura in cui io sono realmente "rigenerata"; poichè mi è perdonato il limite che sempre accompagna, anche il mio, agire umano.
Perdonare significa AMARE IL LIMITE DELL’ALTRO.
E’ lì che possiamo essere DOLENTI /INSIEME come creature, ed agire "l’onnipotenza" della VITA DIVINA che è in noi: INCARNANDO "la misericordia".
Ti abbraccio con grande affetto
Rosella.
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Michele,
son tornata, son tornata…
Ho scritto: " versi e buoni propositi!", nel post di Guzzi "la gioia di ricominciare".
Ora ho un sacco da fare. Mi tocca! postporre le questioni "erudite".
Qualche volta rimpiango di non aver passato, o potuto passare, la mia vita sui libri (mi piace il farlo; ma non troppo seriamente, solo per "puro piacere") altre volte penso che l’essere stata costretta a cambiare pannolini e somministrare pappe, mi abbia salvato dal "disincarnarmi".
Tutto sommato, quello a cui tengo è, che anche tu, stia bene e sia sereno e felice.
Veramente nei prossimi giorni, non ho tempo.
Son giorni che mi s-corrono tra compleanni e la festività di Natale. Son "persa/dispersa" nell’infinito: f…a…r…e…e…e…e… .
Se non scrivo, comunque leggo.
Mi pare di poter rientrare in una normalità (ma poi mi passa presto, niente paura!!!)
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Michele, ho cercato di leggere, quel che ho trovato sottomano; e, francamente, trovo il tutto molto deprimente.
Penso sia meglio fare esperienza dell’amore di Dio, che parlare di Lui.
In fondo se non hai esperienza della Sua misericordia e della Sua gioia, di che tratti?
E se il destino dell’anima non è l’amore infinito a che serve nascere e vivere?
Michele per quel che vale, la mia opinione è questa: non ci salviamo da soli .
"se un altro non ti salva, tu non sei salvato"
"se un altro non ti ama tu non sei amato"
Nella mia esperienza "l’altro" è l’uomo che ho di fronte "l’Altro" è l’esperienza della gioia che ho nel cuore e che mi muove verso lui, verso il mio fratello.
Certo per ora non sono santa ma neppure dannata.
Notte
Rosella
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Ciao Rose,
bentornata….. sono pienamente d’accordo con le ultime righe del tuo ultimo post: "Penso sia meglio fare esperienza dell’amore di Dio, che parlare di Lui.
In fondo se non hai esperienza della Sua misericordia e della Sua gioia, di che tratti? " E ancora "Nella mia esperienza "l’altro" è l’uomo che ho di fronte, "l’Altro" è l’esperienza della gioia che ho nel cuore e che mi muove verso lui, verso il mio fratello". Il cristianesimo bisogna alla fine viverlo…. questo è il difficile, e certe volte, da limitato e caduco umano essere quale io sono, nei momenti di debolezza pure la Parola può sembrarmi una utopia, anche se poi non lo è… Quanto a Michele, che tu Rose dici un pozzo discienza ed affidabile, sarà certamente pure così, anche se, con tutto il rispetto, mi pare di ravvisare in lui una certa confusione di idee, talvolta un lieve, beninteso, "tormento" interiore…. non credo che viva proprio bene e serenamente quello che CITA o dice di suo, credo che il suo sia un problema anzitutto psicologico…. poi c’è la Fede e la religiosità e, tuttavia, gli direi : LITTERA ENIM OCCIDIT, SPIRITUS AUTEM VIVIFICAT (Vangelo) =la lettera uccide, mentre lo spirito vivifica…. . Pure l’Evangelo, come la Bibbia ed ogni cosa della vita (la quale vita appunto "scorre" come flusso vitale, palpita….: Bergson) vanno "animate", vissute, vivificate. Stimo Michele, pur non conoscendolo affatto, in quanto mi ricorda anche la mia passata, precedente, rigidità religiosa, del sentimento religioso, infarcito pure di sensi di colpa, contraddizioni, pseudo-perfezionismi, mie fissazioni, astrattezze precostituite, principi schematici…. ma non vivevo bene perché….. per farla breve, cito te, saltellando, Rosella : " Son "persa/dispersa" nell’infinito: f…a…r…e…e…e…e…. con la festività del Natale alle porte….se non scrivo, comunque leggo. Mi pare di poter rientrare in una normalità ………". Ecco… godersi e VIVERE anche così la "propria" religiosità cristiana. L’essenza è questo. Un abbraccio Pino.
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Caro Pino,
confermo: "Michele è affidabile!"
Lui prega per me. Ne ho certezza: "ricevo/abbondo in grazia".
Ciò che mi ha condotto all’incontro con Michele son proprio stati i suoi limiti.
Il sentire il dolore che viveva e chi più ne ha più ne metta (perfezionismo, chiusure ecc.ecc.).
Percepire con quanto disperato impegno si tenesse insieme, mi ha fatto "contattare" la mia essenza passata. Rivivere tutto il dolore disumano della depressione, un aspetto dell’inferno che anche oggi possiamo incontrare ed attraversare, nei nostri giorni.
Michele, che ora io riconosco: "permesso da Dio" perchè potessi meglio comprendere l’ "oggi" ripieno di Grazia. Ora, la misericordia di Dio, tramite la scienza, mi ha ridonato un cuore umano; ed io vedo Michele per ciò che è, nel suo "intero"
Non sò se questo intero corrisponda all’integro di Guzzi.
Nel mio vi sono le due facce della medaglia, ma io sorrido al Michele che sopporta la strenue fatica di attraversare il dolore, cercando di permanere nella verità della Chiesa (giustamente come lui la comprende), e di difenderne la dottrina. Io apprezzo molto questo.
Penso che possa essere in lui un segno di: VALORE nel "redento".
Nel sito di Taizè dalla lettura e dalla meditazione di oggi, ho evinto:
"Il terreno SI TRASFORMI, si rivelerà la gloria ed ogni essere la vedrà."
ed ancora
"Il SILENZIO di un momento in cui si è soli con DIO COSTITUISCE una interiorità.
E’ abbracciando il limite "nell’altro" che sono travolto dal flutto, del suo amore
Ciao
buona domenica a tutti
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Nel 1599 il cardinal Roberto Bellarmino sollecita a Giordano Bruno l’abiura di otto proposizioni eretiche, dedotte dalla sua opera e dalle sue deposizioni, dunque non proprio un atto in difesa della verità (incidentalmente, Giordano Bruno è il primo a parlare di infinito mentre la Chiesa è convinta che la Terra sia il centro dell’Universo). Bruno non si piega, e viene condannato a morte dalla Santa Inquisizione. Muore sul rogo a Campo dei Fiori il 17 febbraio 1600, anno del "Giubileo eccezionale" proclamato da Clemente VIII negli stessi giorni in cui decideva personalmente la sorte di Bruno. In base alla sentenza, uno dei cui capi di imputazione era l’aver sostenuto l’esistenza di mondi innumerevoli ed eterni, i suoi libri sono bruciati in Piazza San Pietro e messi all’indice. Pochi anni dopo, nel 1609, un oscuro professore di matematica di Padova di nome Galileo Galilei viene a sapere che in Olanda è stato inventato il cannocchiale. Ne costruisce uno, lo punta in aria e … apriti cielo! L’attonito Galileo scopre che la Luna ha monti e valli, Venere ha fasi simili a quelle lunari, Giove ha quattro satelliti che gli girano attorno, Saturno presenta strane anomalie (in seguito interpretate come i famosi anelli), il Sole ruota su se stesso, le costellazioni e la Via Lattea sono composte di innumerevoli stelle. Ce n’è abbastanza per entusiasmare il pubblico, turbare gli scienziati e terrorizzare la Chiesa. Il 25 febbraio 1616 il Sant’Uffizio, "per provedere al disordine e al danno", emana una sentenza: "Che il Sole sia centro del mondo e imobile di moto locale, è proposizione assurda e falsa in filosofia, e formalmente eretica, per essere espressamente contraria alla Sacra Scrittura". Il giorno seguente il cardinal Bellarmino convoca Galileo, e gli proibisce di difendere e insegnare la dottrina copernicana, oralmente e per scritto. Dal carcere, in cui rimase dal 1599 al 1626 anche grazie al solito cardinale, Tommaso Campanella scrive una Apologia per Galileo. Lo scienziato invece tace per qualche anno, ma quando l’amico Maffeo Barberini diventa papa Urbano VIII si illude che i tempi siano cambiati, e pubblica nel 1632 il suo capolavoro: il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Per ingraziarsi il nuovo pontefice, Galileo gli lascia l’ultima parola. Le battute finali del libro riportano la "mirabile e angelica dottrina"’ che lo stesso cardinal Barberini aveva opposto a Galileo nel corso di una discussione sul moto della Terra: le teorie scientifiche non possono pretendere di spiegare come sia fatto veramente il mondo, perché sono solo interpretazioni possibili, ma non necessarie, di fenomeni. Il che è letteralmente vero. Ma è falso ciò che si voleva lasciar intendere: che la religione sia depositaria della verità assoluta che è negata alla scienza. In ogni caso, non bastava una citazione a distruggere l’effetto dirompente del libro. Anche se, paradossalmente, la teoria delle maree che occupava l’intera quarta giornata, e che doveva essere la prova conclusiva del moto della Terra, era completamente sbagliata. Galileo viene imprigionato e processato dal Sant’Uffizio, che il 22 giugno 1633 gli ordina (con sette voti a favore e tre contrari) di abiurare. Vestito di un lungo camice da penitente, lo scienziato capitola e baratta l’onore con la vita: rimarrà fino alla morte agli arresti domiciliari.
L’episodio non poteva infangare ulteriormente la Chiesa, ormai screditata da ben altre efferatezze dell’Inquisizione.
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"La vera libertà non consiste nel lasciarsi governare dagli impulsi".
Ti do ragione ma: come: "lasciare che accada" questa purificazione? senza operare una repressione IN NOI STESSI ?
Perchè questo è stato, ed è per me il problema contingente, di ogni atto che compio.
Io ho fumato per quarant’anni. Per trent’anni non l’ho neppure considerato un problema. Quando è nata in me un minimo di consapevolezza (verso i 58 anni, son svelta a capire…) mi sono resa conto che non intendevo smettere da sola.
Per me non aveva alcun senso vivere per me stessa. "Non ne valeva la pena".
In fondo avevo sempre desiderato morire, perchè vivere e, vivere nella solitudine, proprio ora che i figli erano cresciuti?
La solitudine era data dal fatto che Gianni mi diceva: "a me piace fumare e non smetto…"
Lo so che sembrano sciocchezze, ma sono "icone" non sciocchezze.
Capisci? è questo il punto.
Come lasciare che la potenza dell’Onnipotente ci attraversi e risani la terra.
In un certo qual modo come essere noi "la terra spianata" (ripianata), sulla quale porre a giacere gli animali divisi (montoni e capri), come accadde ad Abramo? esposti in attesa che la lingua di fuoco di Dio (sigilli) compia il suo patto con noi? e quindi che: "la lingua di fuoco" dono di Cristo Risorto nello Spirito della Pentecoste ci "ri-sorga", giorno per giorno, almeno un poco?
In fondo il difficile è PREDISPORCI e BASTA, poichè, il resto è "solo attesa".
Penso che l’"attesa" al femminile ed al maschile sia differente, ma che la domanda di misericordia da porre, nella sua peculiare diversità, sia la stessa.
SIAMO MENDICANTI, in attesa che un altro ci salvi.
Grazie Michele, anch’io prego per te e ti porto nel cuore.
BUON NATALE !
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Caro Massimo,
mi permetto solo chiederti, come mai ritieni opportuno GIUDICARE "oggi" con la mentalità odierna (frutto di evoluzioni storiche), il passato?
Come "ritieni opportuno" credere di conoscere "la mente/cuore" delle persone che hanno operato nel passato?
Nessuno oggi si sogna di pensare che la terra sia il centro dell’universo, neppure la Chiesa.
Qual’è dunque il problema?
Che solo la Chiesa debba cospargersi il capo di cenere, proprio perchè "luce del mondo"???
Sono un po’ arrabbiata.
Forse domani ti chiederò scusa… ma SOLO DOMANI.
ciao
buona domenica
ti abbraccio
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… ti chiedo PER-DONO…
quel che mi disturba, è IL METODO, non il merito (che spesso condivido).
Forse faccio proiezioni, ma mi par di cogliere una sottile "pretesa/rivalsa" che non mi va giù, pichè: dove sta la "misericordia", donata da parte nostra, ai nostri pastori, perchè anch’essi possano decidersi ad agire la misericordia di Cristo?
In fondo, senza misericordia," le certezze" del passato se "pretese" nel presente, non son tanto differenti…
ciao
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Caro Michele,
" in fondo senza misericordia, "le certezze" del passato "se pretese" nel presente, non sono tanto differenti… dalla pretesa di possedere delle certezze in qualunque epoca ed in qualunque luogo.
Le vere certezze che calmano e colmano il cuore sono "interiori" prima che sociali e qui dò la parola ad altri
Marco Guzzi "Perciò abbiamo creato i nostri Gruppi, affinché l’essenziale tornasse al centro di ogni questione, affinché cioè l’ideologia religiosa o antireligiosa non prevalesse sui misteri, sui processi di reale liberazione interiore che portano nella nostra vita quel senso, quella pienezza, e quella gioia, che ogni uomo desidera, al di là delle ripartizioni e degli schematismi bellici tra tradizionalisti e modernisti…
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caro Michele,
difficile è PERMANERE (in ascolto), stante il fatto di VIVERE IL RISCHIO dell’errore (nell’errare) compiuto IN DIVENIRE.
… eppure, tenersi per mano, CORDIAL-MENTE.
Un abbraccio
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Caro Michele
mi ritrovo abbastanza con il pensiero di Bergson (per il poco che ho capito, del poco che ho letto) penso che la creatività sia veramente lo slancio vitale in senso evolutivo.
Per quello che riconosco della mia esperienza le cose stanno così:
sono io che mi lascio attraversare dallo slancio vitale e procedo concretamente nella vita agendo intuitivamente (il rischio è l’impulso).
Rilevo dati psicosomatici, che talora mi perdurano per più giorni, e che "collassano" in un benessere (sia psico/ fisico che dell’anima): gioia di vivere.
Contemporaneamente ai dati interni rilevo dati di tipo razionale.
Questo io lo chiamo l’ "effetto puzzles" (un piccolo pezzo di puzzle azzurro che sta in ogni immagine, qui è cielo, lì gli occhi di un bambino, là la camicia di un uomo…)
Questo è anche il luogo della mia "stabilità" nel concreto della situazione, unitamente al dato psicosomatico ed alla gioia interiore.
Quando riconosco che la decisione agita/intuitivamente (e prodotta quasi inconsapevolmente) è armonica su tutti i livelli che la riguardano, tutto è O.K. Diversamente riaggiusto il tiro, ricomincio per così dire: "il viaggio".
A me pare di ravvisare in questa dinamica una sintonia con il Nascente, di Guzzi; o la possibile modalità in cui procede la realizzazione del Regno, nel senso di un progetto che non nasce da me ma procede (s’incarna) attraverso me, poichè agire ciò che si intuisce è un atto, decisamente "personale". Nessuno lo compie al posto mio.
Io non sò se sono strana, quel che sò è che questa esperienza di vita mi "gusta", mi soddisfa; e, non necessito di altre certezze per così dire "teoriche".
Non penso vi siano verità statiche, quindi "certe" in senso definito; vi è una coerenza in questo modo di vivere che "si fa da sè"
Ho provato a darti una risposta , anche se gli aspetti per così dire "teorici" mi sono ostici.
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Carissimi, è bello constatare la passione che ci muove intorno alle tematiche spirituali, e in particolare intorno alla storia della Chiesa.
Questa passione è un segno dei tempi.
In quanto questi tempi sono tempi di enormi trasformazioni, anzi di un Passaggio Cruciale per tutti, e quindi anche per la Chiesa.
Questo passaggio, come sappiamo e sperimentiamo nei nostri Gruppi, è una immane conversione, un abbandono delle figurazioni belliche del nostro io umano, per rinascere – ad un nuovo livello di profondità – nella Nuova Umanità che il Cristo ha inseminato in ciascuno di noi.
In questa immane transizione anche la Chiesa deve purificarsi di tutto ciò che di egoico-bellico ha nutrito e nutre ancora dentro di sé.
Senza ipocrisie e senza attenuanti storicistiche: bruciare sul rogo è un orrore adesso come lo era nel 1600, dal punto di vista del Cristo.
E il suo è l’unico punto di vista che siamo chiamati ad assumere.
In ciò sta la conversione in atto.
Questa consapevolezza d’altronde era ben chiara in Giovanni Paolo II che nella omelia della prima domenica di quaresima del 2000, in occasione della grande e storica richiesta di perdono disse: "Riconoscere le deviazioni del passato serve a risvegliare le nostre coscienze di fronte ai compromessi del presente, aprendo a ciascuno la strada della conversione".
La Chiesa la difendiamo nella misura in cui difendiamo la verità anche contro noi stessi .
Il resto è collaborazionismo con le potenze del non amore e della non verità.
Il 25 marzo del 2005 il cardinale Ratzinger implorava in una delle sue meditazioni della Via Cruicis: "Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa".
Questo mi pare lo spirito giusto: conversione e perdono, perdono e conversione.
Affinché la pace di Cristo, che supera ogni intelligenza, custodisca i nostri cuori nella perfetta letizia.
Auguri per ogni cosa.
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Marco Guzzi,
… comincio a stimarti anche come teorico e non solo come poeta.
Sei bravo sai???
Adesso il quadro mi appare più "completo" ed esposto nella giusta luce.
ciao,
grazie di tutto
con affetto
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Marco G. ha capito….. strepitoso quanto scrive: "La Chiesa la difendiamo nella misura in cui difendiamo la verità anche contro noi stessi . Il resto è collaborazionismo con le potenze del non amore e della non verità".
Da ultimo l’immane terribile scandalo "pedofilia" dei preti in Irlanda, così come, nel passato, quello a Boston negli U.S.A. e…. altro ancora, ci conduce a riflettere e, personalmente, mi fa risorgere una domanda: l’ "ecclesia" siamo soltanto noi, comunità vivente di fedeli (l’ecclesia-comunità del Concilio Vaticano II) o è soltanto il clero, l’istituzione gerarchica ecclesiastica ?
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Caro Michele sono dispiaciuta di non saper esprimere in modo adeguato, ciò che comporta un’esperienza personale , e quindi l’evoluzione di crescita che io vivo, relazionandola con la dottrina della Chiesa. Non sono in grado, mi dispiace.
Forse dovresti riflettere in modo più accurato sui puzzles , sono la relazione con il tutto. Quella che mi ha fatto decidere ad esempio di restare in famiglia invece che andarmene.
Comunque non intendo continuare il discorso. Mi è troppo difficile.
Ciao
Spero sempre che l’albero si riconosca dai frutti.
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