Mi pare opportuna, giunti a questo punto dell’anno, una piccola pausa di evasione dai temi oltremodo “impegnativi” e “cruciali” che abbiamo sciorinato nei recenti contributi offerti.
E, non potendo dimenticare che questo è il bicentenario della sua nascita, in quel di Żelazowa Wola, vicino Varsavia, e sotto il segno dei pesci (non è un caso!), trovo la giusta scusa per parlare (finalmente) di Chopin.
Diverse le situazioni che capitano nella vita, e molto vari gli stati emotivi dei quali l’anima finisce in balia, ma una cosa è rimasta sempre costante in me : la passione per Chopin.
Non so spiegarmi bene il motivo ma avverto intensamente una singolare e profonda empatia per i brani di questo grande compositore, scomparso giovanissimo a soli 39 anni.
Ho saputo goderlo ed ascoltarlo sempre, trovando ogni volta, in ogni composizione, nelle esecuzioni di ogni artista, un autentico ristoro dall’ordinario, che permette di scivolare in dimensioni profonde delle emozioni e dei sentimenti.
E’ come se la sua musica suonasse qualcosa che appartiene anche a me, che fa parte del mio patrimonio genetico come ha fatto parte del suo. Cadono, le note dei suoi adagio, come gocce di rugiada al mattino nello stagno, a volte tranquillo, delle mie emozioni e le increspature delle onde che si allontanano, sollevano preziosi lembi confusi tra ricordo e sogno.
Suggerisco di ascoltarlo ad occhi chiusi, se si riesce a resistere alla tentazione di osservare l’arte dell’esecutore di turno del brano, e di lasciarsi andare alle pennellate emotive che riescono a catturare l’attenzione del nostro io vero, quello più profondo oserei dire, quello che raramente riusciamo a contattare, per lasciarlo parlare, per poterlo ascoltare … il nostro bambino ferito.
Spesso mi sono ritrovato a vagare sull’incerto confine tra il ricordo di una fronda di realtà ed il ricordo dell’ombra di un sogno…
Quello che amo nella sua musica è il magico contrasto tra l’accompagnamento di sottofondo ed il tema principale, che non è in verità un contrasto ma una ….. straordinaria coniuzio.
Ecco, io avrei tanto voluto saper suonare il piano solo per poter suonare Chopin.
Sono molte le composizioni che questo splendente genio romantico ci ha regalato ed è veramente difficile fare una selezione di significato, ragionata ed accurata, tuttavia grazie ad una carissima persona, a cui sono particolarmente grato, ho avuto modo di familiarizzare tempo fa con i Notturni nell’esecuzione, direi sublime, di uno dei più grandi pianisti del novecento, il maestro polacco Artur Rubinstein, e da allora li ascolto appena posso per far vibrare le corde emotive più sensibili della mia natura…
Ho avuto lo straordinario piacere di ammirare Alessandro Drago, per me molto di più che un semplice compagno dei percorsi di Marco Guzzi, in alcune delle sue esibizioni più intense, e sono rimasto sempre colpito non solo dalla sua bravura ma anche dalla concentrazione, o meglio dalla devozione con cui affronta le esecuzioni, quella con la quale riesce a mettere tutto se stesso in ogni nota che esce dal suo pianoforte. In particolare ricordo ancora una sua estemporanea, magica esecuzione della Berceuse, una sera a casa di Marco, che riuscì in me a fermare di pochi minuti lo scorrere del tempo… E dunque vi propongo un ascolto empatico ed emotivo di questa sua altra ispirata performance, in un concerto dal vivo del 2002, che ho scovato su YouTube, del Notturno op. 15 n. 2 in F-sharp major, dal sapore forte e scintillante:
Ed infine invito all’ascolto del Notturno op. 72 n. 19, opera a me particolarmente affine, nella esecuzione della pianista giapponese Ingrid Fujiko Hemming che più mi è sembrata vicino alla versione di A. Rubinstein, perché? … perchè mi fa riposare la mente, molto lontano nel tempo, poco prima di un tramonto assolato, che riflette i raggi dorati del sole sui muri ingialliti dal tempo, all’ombra di freschi rami di alloro, sfiorati tranquillamente dalla calda brezza d’estate…… .
Le immagini di queste donne di altri tempi che sono state aggiunte, da chi ha inserito in rete il video, mi sembrano ugualmente, decisamente indicate.
Ringrazio per l’attenzione, e a tutti auguro di poter trascorrere, ove consentito, delle indimenticabili vacanze, che diano soave ristoro all’anima, in serenità di spirito ed in pace.
Marco Falconi
grazie Marco F.
Per una strana congiunzione astrale (che non si ripeterà mai più! presumo) ho ascoltato “di filato” un dopo l’altro, i tre video proposti! ed ora son qui immersa nello stupore. Senza sapere se tale stato sia dovuto al fatto in sè o al trasporto delle note.
Coinvolgimento anch’esso alquanto improbo per me.
Qualunque cosa sia, grazie, mi ha fatto piacere e sto proprio bene.
Buone vacanze anche a te, Gabriella ed al resto della famiglia.
Un abbraccio
Rosella
Grazie, carissimo Marco, e grazie anche ad Alessandro, per tanta intensità e tanta bellezza.
Evochi in me troppi ricordi.
Chopin, il mio secondo amore: Bach e Chopin, gli unici due che ho sempre suonato, da pianista dilettante.
Bach e Chopin, le due passioni di Gide.
Chopin: il più profondo canto del dolore, forse, del dolore dolce però, del dolore disarmato, che sa amare.
Bach: la visione dell’unità tra dolore e amore divino, il volo del cuore, la soluzione dei conflitti, che Chopin non credo sperimentasse fino in fondo.
Ricordo poi i primi anni della mia vita, ai piedi del pianoforte, e mia madre che suona Chopin, e il mio cuore già negli abissi, già strappato ad ogni contenitore, liquidato, eppure non so come felice.
E ricordo poi Rubinstein a Roma, sarà stato il 1970, a 83 anni era ancora un mago, un mostro, suonava senza nemmeno guardare la tastiera, ci concesse almeno 7/8 brani ancora dopo la fine del concerto, un uomo generoso ed esuberante, Chopin quasi troppo perfetto…
Un abbraccio. Marco
anche la musica come la poesia aiutano a ritrovare se stessi e quella pace interiore che tanto ognuno di noi sogna.
Anch’io quando sento le diverse sinfonie di Chopin sono catturata da quest’oasi di pace e quando il pianoforte di casa mia riprende a suonare mi lascio invadere dolcemente da questa musica.
Grazie a tutti cari amici per ciò che si condivide insieme.buone vacanze…………
Personalmente sono sempre attratta dalla biografia delle persone, per cui, sia per quanto riguarda i pittori che i musicisti mi diletto, oltre ad ammirare o ad ascoltare le loro opere d’arte, a leggere della loro vita.
Ciò che mi ha colpito di Chopin è stato l’amore travagliato con George Sand; appena la conobbe provò una forte antipatia per la scrittrice francese, sentimento che ben presto si tramutò in grande passione.
Ma anche l’animo patriottico del musicista polacco non era da poco: si dice che nel 1830 egli era a Vienna quando venne informato della insurrezione militare scoppiata a Varsavia contro l’oppressione russa. Il suo primo pensiero fu quello di tornare in patria per unirsi alla lotta di liberazione, ma ne fu dissuaso. Si dice che questa fu la sua reazione:
“Di fronte agli altri fingo di essere calmo, ma appena a casa sfogo la mia rabbia sul pianoforte…maledico il momento in cui sono partito” .
Lo immaginate quest’animo nobile mentre sfoga la sua “rabbia” suonando?
Grazie Marco per questa incantevole pausa e per aver scovato il video di Alessandro…
Gabry
Sono molto gratificato dai vostri commenti e vi ringrazio di cuore.
La gioa di avervi recato un po’ di sognante sollievo e di pace, o di avere ridestato sopiti e lontani ricordi mi riempie, ed è proprio quello che cercavo!
Grazie Rosella per il tuo stupore, grazie Marco per le tue riflessioni sulle quali caro mi è ritornare, grazie Santy per esserti lasciata dolcemente invadere, grazie Gabriella per il tuo incanto, e a tutti ancora buone vacanze e se in compagnia di Chopin … ancora meglio, non credo che ci sia miglior viatico.
Marco F.
buongiorno a tutti. Leggendo i commenti mi sono fermato sulle parole”dolore disarmato” perchè parlano di quello che è , per me , una via per il cambiamento. Io da sempre provo il modo per “riuscire”e oggi mi accorgo a poco apoco che l opera a cui sono,siamo spinti è è scusate il termine : dimenticare. Ognuno puo portare dentro sè legittimi risentimenti che non sono stati nè voluti nè meritati: però ognuno ne porta il peso(dei sentimenti sviluppati negativamente). Io nei giorni scorsi ho tratto grande beneficio gettando al mare una parte di pregiudizi e giudizi veri e propri che avevo verso mia madre e quel dolore è stato disarmato. Oggi sento forte la spinta per levare da me e da lei quello che ancora c è in me che mi separa dalla vita reale, vorrei provare un desiderio che annulli ogni attesa di rivalsa ed ogni timore di un futuro fuori dal dolore. Il mio lavoro in questo senso è quotidiano e la possibilità di leggere le esperienze di altri come me è un motivo costante di nuove idee e nuove occasioni.un grazie e un abbraccio a tutti
Grande Luca, è un piacere sentirti tra noi. Si, credo sia molto importante il. dimenticare….. che io declinerei anche in lasciar andare, e comprendo quel che, coraggio buttiamo a mare le nostre inutili ed ingombranti zavorre e con esse le nostre maschere, per tornare al nostro vero io incorrotto e luminoso. Un forte abbraccio, nella speranza di rivederci presto. Per Marco, concordo sulle tue visioni di Chopin, però vorrei aggiungere a ben riascoltare i notturni, che questa musica mi pare straboccare di dolce intensa nostalgia, languidamente soave e amica, non triste, ma serena… Un abbraccio. Marco F.
Oops Luca, la frase era : comprendo quel che dici! Perdona fretta che non mi ha fatto rileggere prima di postare! Un caro saluto. Marco F.
Carissimo Luca, il dolore disarmato non è proprio lo stato iniziale dell’atto di perdonare?
Soffrire senza odiare, senza separarci da chi ci ha ferito e continua magari a ferirci.
Ma lo stato che segue al dolore disarmato è una indicibile dolcezza, quasi un soave sollievo.
Questo è ciò che ci/ti chiama.
Un abbraccio. Marco
Caro Luca,
è da un po’ di tempo che cerco di comprendere assonanze e differenze tra la mia esperienza (iniziatica???) personale ed il lavoro proposto da Guzzi. Talora penso che comunque sia l’esperienza al femminile abbia caratteristiche differenti da quella maschile,ciò nonostante mi pare che vi siano delle costanti.
L’ IMPOTENZA ogni volta che si è verificato un cambiamento in me io mi ero “finalmente arresa”. Avevo riconosciuto che “vanità delle vanità tutto è vanità” e mi ero posta per così dire nelle mani DEL CASO. Questo atteggiamento ancorchè inconsapevole mi poneva fiduciosa nelle mani di coloro che erano disposti a fornirmi aiuto…
Sia la prima che la seconda volta si trattava di professionisti. Nessuno di loro mi ha aiutato nel modo in cui io ritenevo opportuno, ma, la Vita si è servita di loro per condurmi dove mi era necessario.
Tanto per cominciare, io che ero madre e che mi sentivo impotente ad aiutare ed anche ad amare in un modo “giusto” (?) i miei figli, ho incontrato l’impotenza di mia madre… ed in questo DOLORE CONDIVISO la nostra pace (… e mia madre era già morta).
Un neonato si fa carico dei sensi di colpa e delle inadeguatezze della propria madre… prima che essere deluso dalla sua imperizia, ce la mette proprio tutta per dire alla propria madre “non importa! Tu mi vai bene così come sei. Perchè te la cacci tanto? invece di dirmi che anch’io ti vado bene così come sono?”
Prova a rifletterci: “l’esigenza fondamentale di un uomo non è quella di essere compreso, neppure quella di essere amato (forse neppure nutrito di latte…); ma quella che l’altro sia felice DI/IN LUI”.
Essere rifiutati, ferisce più di qualunque altro fatto per quanto doloroso possa essere. Di qualunque altro torto “subito”. Il rifiuto del nostro amore ferisce molto più di qualunque incomprensione od errore.
Io ho iniziato a sperimentare la dolcezza del perdono, quando ho cominciato a perdonare mia madre…ma ho dovuto sperimentare l’impotenza mia nell’essere adeguata come madre per incontrarla.
Tu sei acuto e mai banale, ed ancora scrivi:
” vorrei provare un desiderio che annulli ogni attesa di rivalsa ed ogni timore di un futuro… .”
Anch’io!!!
e come noi, ogni altro uomo.
Lo desideriamo tutti perchè LO CONOSCIAMO questo luogo. Abbiamo esperienza di questo reale intimo desiderio, esso è la fusione del nostro concepimento. (almeno io leggo così la mia storia).
L’ “io sono” (tu che mi fai) della mia esistenza terrena si rinnova nell’innamorarsi; e per quel che ne so io “innamorarsi capita” non si può volerlo… proprio come “essere concepiti” capita.
Quel che ho scritto a Davide, nel post precedente, è qualcosa di molto serio (…forse una parola troppo femminile?) “lasciare ogni aspettativa restando ad aspettare” un’ intuizione, una decisione che nasca interiormente, dal proprio sè; dialogando in sè stessi con Altro da sè, senza giudizi nè pregiudizi, come se fosse proprio quella, l’avventura della tua vita ( e che altro potrebbe mai essere???)
Restare in attesa sino a che anche ogni altra attesa finisce, poichè ti rendi conto che stai già VIVENDO LA VITA, la tua, ed essa è meravigliosa così come è… . Che cambia è il cuore : IL CUORE DELLA MENTE.
Credimi Luca, io ho avuto un matrimonio infelice, per anni ho desiderato lasciare mio marito, poi quando mi sono per così dire “concessa la libertà interiore di formulare l’ipotesi”(non trovata un amante, ma mi sono detta “e perchè no?) ed agito di conseguenza, ho sperimentato come un terremoto interiore ed ora lo stupore più grande è questa mia stessa vita… identica a prima, con lo stesso marito, ma ogni giorno più felice.
Quante volte mi son detta: sono la stessa eppure diversa… ed anche la mia vita è la stessa eppure diversa… quasi un miracolo.
Riconosco che un’ esperienza analoga la posso vivere e si rinnova, durante la meditazione, quando dopo il lavoro autoconoscitivo, dialogando nello Spirito di Vita, dall’abisso dell’impotenza tocco la Gioia (esperienza che comincio a condividere anche con Gianni).
Prova a confrontare questi miei pensieri con le cose di cui hai già esperienza ed abbi FIDUCIA (in te stesso e) nella Vita.
Sorridiamoci, tenendoci per mano quando sentiamo la paura del dolore e chiediamo di essere salvati. Chiediamo con fiducia di poter vivere la nostra vita NELLA GIOIA, stante il dolore passato, presente e futuro…
Vivere il dolore nella Gioia è la condizione umana DELLA SALVEZZA.
Ciao Luca. Ti abbraccio, saluto tutti e vado al fresco: buona estate,
Rosella.
Carissimo Marco F. ti ringrazio perchè ogni volta mi spalanchi le tue braccia:in effetti i significati son quelli al di là dei termini;mi piacerebbe anche a me tanto vederci ma non ho piu il tuo cell o quello di Gabri,fammelo avere. Si M Guzzi anche per me questa è la stada per farci sempre più del bene .
Rosella nel tuo intervento parli dell’ accettare di arrendersi ; io inseguo questo stato d animo da tempo ma quando mi capita di potermi arrendere non lo faccio.Eppure anche qui devo essere realista e fiducioso perchè qualche anno fà desideravo essere uno che non cedeva mai, eroico come se stare male fosse l unico modo per esitere: Ma quando apri gli occhi e quando desideri veramente raggiungere il bene per te stesso scopri tante bugie e ipocrisie .
E poi che belle quelle parole tra madre e figlio: che importa mi vai bene così come sei . é quello che ci fa tanto bene quando lo diciamo. Grazie Ros perchè piano piano si prenderà sempre più spazio in me l idea che non sono l unico ad avere questi problemi e questi percorsi di soluzione e allora sarà bello vivere l altro con minore diffidenza. Un grande sorriso a tutti
Che sorpresa …! tornare dalle vacanze e trovare il tuo intervento, ed anche un mio video.
Grazie sempre per la tua cara amicizia.
E’ vero, l’esecuzione dei Notturni di Chopin suonati da Rubinstein rimane sempre una delle più belle e tante volte mi sono fatto ispirare dalla sua particolare sensibilità.
Chopin, per noi pianisti è un oggetto di culto, perché nessun altro compositore, né prima né dopo di lui, ha fatto cantare il pianoforte con la stessa sapienza, raffinatezza e nobiltà.
Ciò che ce lo fa amare, come facevi anche tu notare, è la sua rara capacità di suscitare un forte senso di nostalgia.
Sa dar voce a quel particolare stato in noi che, con dignità, riflette il dolore dell’esistere, sublimandolo in esperienza estetica.
Se fai attenzione, quasi sempre, quando le sue melodie si esprimono in tonalità maggiore, danno l’idea di rappresentare un mondo che non c’è più, un’età dell’oro irrimediabilmente perduta, mentre tutto ciò che si esprime in tonalità minore sembra rappresentare la dura battaglia del vissuto quotidiano. Ecco la ragione per la quale spesso è stato accostato alla figura di Leopardi.
Era di animo nobile, ma, come giustamente rileva anche Marco G., in lui non c’è reale soluzione dei conflitti, semmai, o la loro contemplazione, o la loro dimenticanza in un turbine di danza, un gioco di splendore acrobatico.
Un abbraccio
Alessandro
Caro Luca provvederò attraverso Fabry a farti avere il mio cell. grazie sempre del tuo contributo e della tua attenzione, un grande abbraccio nella speranza di poterci ri-incontrare quanto prima un buon caffè insieme!
Caro Alessandro, non immagini il piacere che mi fa il tuo commento così sapiente, arguto e profondo che ora me lo stampo per rileggerlo con calma e meditarlo. Avevo pensato che eri fuori infatti dato che non era arrivata una tua replica!!!…
In effetti la tua segnalazione dell’accostamento a Leopardi mi ha sorpreso, non lo sapevo, ma ora a ben pensarci mi pare proprio adatta, è forse per questo che ho anche io molto amato la … struggente nostalgia delle immagini di Leopardi.
Ma … dobbiamo ritornre sull’argomento Chopin!!! Magari davanti a una bella pizza insieme, come l’altra volta, che ne dici?
Grazie di cuore per il tuo contributo, sono veramente contento di averti fatto piacere, un grosso abbraccio.
Marco F.
Howdy! I just want to offer you a huge thumbs up for your excellent information you have here on this post.
I am returning to your site for more soon.
Sono ormai alcuni mesi che consulto con interesse e piacere questo sito, che mi apre alla contemplazione delle piu’ svariate riflessioni in ambiti apparentemente diversi ma in realta’ collegati ed intonati l’uno con l’altro nello spazio, nel tempo e nel ‘suono’ in cui lo spirito della nostra vita fluisce, ci cerca e ci chiama.
Non mi aspettavo (non perche’ lo negassi, semplicemente, di fronte ricchezza dei vari post letti sino ad oggi, non ci avevo mai pensato) di trovare un giorno una riflessione su Chopin, che si appoggia sul mio animo evocando miriadi di emozioni, pensieri, sofferenze, dolcezze, speranze e sogni.
Rimango in questo momento quasi bloccato per non aver il tempo di poter elaborare, sbrogliare e ordinare una aggrovigliata matassa di ricordi, pensieri, emozioni, dolci e amare, luminose e cupe.
E’ necessario che mi alzi per camminare lungo i passi della quotidianita’ che chiede la mia presenza con impellenza e dedizione….
E Chopin, come la bellezza dei suoni del mio pianoforte, oggi mi appaiono come un’eco, che misteriosamente proviene sia dal passato sia dal futuro, l’eco di una dimensione di pace, gioia e pienezza, che non nega la malinconia e il turbamento incontrati spesso nella vita, ma anch’essi assorbe in un abbraccio caldo e comprensivo, donando, finalmente, ristoro e serenita’ piena.
Grazie per aver ideato DarsiPace.
Alfredo
Grazie a te, carissimo Alfredo, e speriamo che questa nostra amicizia possa crescere in profondità.
Marco Guzzi
Ciao Marco, grazie lo spero anch’io…. Sto puntando ad albino in settembre come prima occasione per stringerti la mano, se me lo permetterai! Un abbraccio, Alfredo
Ottimo! allora ti aspetto. Marco
Do you have a spam problem on this blog; I also am a blogger, and I was curious about your situation; we
have developed some nice procedures and we are looking to swap solutions with others, why not shoot me
an e-mail if interested.
Per me il notturno op.15 n.2 e’ fatto apposta per Zimmerman lo esegue con intensa maestria potrebbe far resuscitare lo stesso Chopin.