Carissime amiche e carissimi amici,
passano i mesi, passano gli anni, e ancora stenta a divenire tema centrale della riflessione umana ciò che appare ogni giorno più evidente e plateale nella sua sconvolgente apocalitticità, nel suo rivelarsi cioè in piena luce: la fine di un’intera figurazione antropologico-culturale di umanità e l’urgente bisogno di un nuovo orizzonte di senso.
Il grande antropologo francese René Girard ce lo ripete da tempo: “Le filosofie sono pressoché morte; le ideologie sono pressoché defunte; le teorie politiche sono quasi del tutto finite; la fiducia nel fatto che la scienza possa sostituire la religione è ormai superata. E nel mondo c’è un nuovo bisogno di religione, in qualche forma.”
Anche Martin Heidegger, alla fine del suo percorso di pensiero, vide accelerarsi il processo di esaurimento della cultura metafisica occidentale, assorbita nella sua espressione finale, quella nichilistico-tecnica, e confessò che solo un Dio ormai ci potrebbe salvare, e cioè solo una nuova forma di vita umana, aperta alle proprie profondità divine e spirituali.
Già, ma di quale Dio parliamo? E di quale forma di spiritualità?
Anche se di queste cose la cultura dominante parla ancora molto poco e molto male, e cioè in modo generico e approssimativo, presa com’è nelle sue trame di potere (nulla), possiamo dire con certezza che i prossimi due secoli, almeno, saranno occupati dal serrato confronto tra le diverse Immagini di Dio (della Vita e del suo Senso) che ci arrivano tutte insieme, in questo punto di condensazione planetaria, da tutte le tradizioni culturali e religiose della storia.
Già da ora però chi è in grado di pensare si chiede: quale Dio, e cioè quale immagine del Senso ultimo delle cose, ci può per davvero transitare al di là di questa fase di esaurimento antropologico-culturale? E quindi: Quale figura di Uomo vogliamo far crescere sul pianeta terra?
In quanto ad ogni Immagine di Dio, compresa quella a-tea, corrisponde sempre una precisa configurazione dell’Io umano, e della società che poi siamo in grado di edificare.
La Teologia, l’Antropologia, e la Politica sono in altri termini da sempre sfere che riflettono l’una dentro l’altra i loro pensieri, i loro limiti, e le loro aperture.
Quale Teo-Logia dunque è coerente con il tempo che stiamo vivendo e con i suoi bisogni evolutivi?
Viene da chiederci: ma quando scatterà l’ora terrestre in cui queste domande si mostreranno come le prime che dobbiamo porci non solo per rispondere alla fame di senso che ci divora, ma anche per affrontare temi come la povertà e l’ingiustizia planetarie?
In questa prospettiva lo storico inglese A.J. Toynbee scriveva: “Sono convinto che scienza e tecnologia, per quanto possano discreditare alcuni dei tradizionali dogmi delle grandi religioni, non riescono ad appagare le esigenze spirituali alle quali tenta di sopperire qualunque fede religiosa. Dal punto di vista storico la religione è nata prima e la scienza è derivata dalla religione. La scienza non ha mai sostituito la religione ed a quanto prevedo mai la sostituirà (…) Come possiamo raggiungere una pace stabile? Per una pace reale e stabile è necessaria una rivoluzione religiosa che, sono certo, ne è una condizione indispensabile. Con religione intendo il superamento dell’egocentrismo, negli individui come nelle comunità, ottenuto nella comunione con la realtà spirituale che sostiene l’universo e nella sintonia della nostra volontà con essa. Credo che questa sia l’unica chiave per la pace.”
Non una qualsiasi religione dunque ci porterà alla pace, ma un’attitudine spirituale che si sappia liberare da ogni ego-centrismo e quindi anche da ogni intento imperialistico e bellico, che in realtà hanno dominato per secoli nelle grandi religioni della terra.
Ecco perché il neo-fondamentalismo, e cioè l’illusoria regressione entro identità religiose chiuse in se stesse, polemiche e aggressive, resta una delle due grandi tentazioni che dobbiamo affrontare in questo laborioso passaggio verso la nuova raffigurazione delle immagini di Dio, dell’Uomo, e del Mondo.
L’altra grande tentazione è però quella relativistica, che tende a svuotare di valore tutte le tradizioni storiche, in nome di una spiritualità anonima o di una evanescente unità trascendente di tutte le religioni.
E’ divertente che ognuno di noi veda quasi sempre solo uno dei due pericoli: il fondamentalista in noi grida solo al pericolo nichilista, mentre il relativista suona la tromba dell’allarme solo per il pericolo fondamentalistico.
Ma in realtà i pericoli sono due, e sono complementari: entrambi gli atteggiamenti cioè ostacolano l’emersione della nuova figurazione, ritardano cioè la Trans-Figurazione dell’Uomo.
Può perciò essere utile, per comprendere sempre meglio i lineamenti di questa nuova configurazione delle immagini di Dio-Uomo-Mondo, che si sta formulando in ciascuno di noi, approfondire la comprensione delle distorsioni e delle limitazioni delle due alternative catastrofiche che ci si presentano in punto di svolta, e cioè di quella fondamentalistica e di quella nichilistica.
Anche questo lavoro analitico, questo sottile discernimento degli spiriti, è un compito pressante per la prossima rivoluzione culturale.
Ho pensato di proporvi perciò come Nuovo Video nel mio sito www.marcoguzzi.it una conferenza che ho tenuto a Misano Adriatico il 9 aprile del 2010 sul
Siddharta
Di H. Hesse
in quanto questo libro può esserci davvero molto utile per individuare gli aspetti positivi ma anche i limiti di molte avventure spirituali contemporanee, che pretendono di liberarsi da ogni vincolo con le antiche tradizioni religiose, e rischiano così di perdersi in spiritualismi smisurati e disincarnati, e quindi in forme ben dissimulate di individualismo e di nichilismo “spirituali”.
Il Video è suddiviso in sei parti:
- Introduzione dell’Assessora alla cultura del Comune di Misano Adriatico, e di Gustavo Cecchini, organizzatore della Rassegna
- La vita umana come ricerca dell’Assoluto
- Una ricerca spirituale libera e moderna
- Il limite di Hesse: la scissione tra lo Spirito e il mondo
- Il luogo della salvezza: la coniugazione tra lo Spirito e la carne terrestre
- Domande del pubblico: Leopardi, i poeti benedetti, il narcisismo e la sua cura
In fondo tutta la sperimentazione dei nostri Gruppi Darsipace (www.darsipace.it ) consiste proprio nell’individuare un cammino spirituale che ci faccia riscoprire in modo nuovo e davvero contemporaneo il mistero cristologico dell’Incarnazione della Parola, e cioè l’alba di quella Nuova Umanità che si scopre generata da un Dio che ama senza condizioni, e che di conseguenza impara a creare relazioni umane nel segno di una fratellanza universale.
Cerchiamo cioè di ridisegnare le immagini di Dio, dell’Uomo, e del Mondo, in base alla nuova configurazione che esse assumono in Cristo Gesù, e che oggi si propone come l’arcata spirituale verso il tempo nuovo dell’unità planetaria.
Questo processo però, come vediamo da tempo, comporta una profonda conversione e purificazione anche di tutte le forme ecclesiali, teologiche, e liturgiche che le chiese cristiane hanno rivestito per secoli, spesso utilizzando il Nome di Cristo per perpetuare forme spietate di egoismo e di guerra, interna ed esterna.
Grazie del vostro ascolto sempre così attento e affettuoso, e tanti affettuosi auguri di dare credito ad un’immagine autentica di Dio, e quindi di incarnare una umanità sempre più integra e felice, capace di intrecciare relazioni tanto profonde quanto libere.
Marco Guzzi
… vado di corsa e forse sono un poco fuori tema, comunque sia mi piace testimoniare che lo Spirito ci raduna in unità da ogni luogo.
buona giornata a tutti e ciao.
Rosella
Tratto dalla Lettera da Taizé
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Guna Anna (Lettonia) sta cercando di conciliare la sua fede e le sue responsabilità professionali.
Ringrazio Dio per tutto quello che ci dà, per avermi aiutata a pormi queste domande così difficili qualche tempo fa: devo continuare ad utilizzare i doni che Dio mi ha fatto per dare impulso al già fiorente capitalismo, per essere schiavo della mia forza di volontà e degli obiettivi materiali, per diventare un “milionario”? Oppure potrei usare le mie doti e la mia esperienza con le tecniche di comunicazione del ventunesimo secolo nella mia parrocchia, per connettere, riconnettere e diffondere la Parola più lontano e più profondamente di prima. Come vivere senza passare i miei giorni in un bell’ufficio,in importanti riunioni strategiche,in scambi di idee, in feste, sentendomi ed essendo una “importante” donna d’affari, come vivere con meno di quello che ho già? Grazie a Dio, “meno è di più”.
Dopo aver preso questa decisione e cambiato radicalmente la mia vita, so per certo: “meno ho, più ho da condividere”. Un uomo raccoglie ciò che semina, giusto? Grazie ancora una volta a Dio per avermi mostrato dove seminare usando i doni che mi ha dato.
Caro Marco,
Sono d’accordo con quello che hai scritto sulla profonda conversione e purificazione di tutte le forme ecclesiali, teologiche, e liturgiche che le chiese cristiane hanno rivestito per secoli.
Mi fai rifletere su quanto hanno influenziato in me le liturgie che ascoltavo da bambina in chiessa , mi hanno sempre trasmesso personalmente una grande paura di questo Dio.
Non ricordo una altra inmagine come quella vera, il Dio dell amore.
Sono consapevole di avere bisogno di scoprire dentro di me questo vero senso che Dio e amore.
Grazie per faci rifletere.
Un abbraccio.
Carissima Rashide, tutti noi ospitiamo diverse e, in realtà, opposte immagini di Dio, e cioè del Senso della Vita: alcune sono false, e alimentano la nostra paura e la nostra disperazione; altre sono autentiche, e, quando ci ispirano, alimentano in noi la pace dello Spirito.
Come sai, il nostro lavoro consiste anche nel riconoscere e nel non dare credito alle nostre immagini infantili e distruttive, affinché il Dio Vivente possa liberarci con la sua ridente verità.
Un abbraccio. Marco
Caro Marco,
ho ascoltato e riascoltato più volte la conferenza di misano su Siddharta: davero molto bella. Mi sono anche molto piaciute le risposte alle stimolazioni provenienti dal pubblico,in particolare come hai saputo bene reagire all’intervento di Paolo Vacchino (mi sembra di averne riconosciuto la voce). Oltre che per contenuti, le tue parole mi toccano e nutrono perchè sanno sintonizzarsi al momento presente. Mi è utile riascoltarti non solo e non tanto per quello che dici, ma per per come lo dici.
Grazie, Walter
Carissimo Walter, sai quanto mi è caro il tuo ascolto assiduo e consonante.
Le nostre parole sarebbero fiato sprecato se non incontrassero a volte l’ascolto che sa farle diventare carne, emozione, vita.
Un abbraccio. Marco