“Io sono un pessimo soggetto. Ma mi riconosco un pregio: contro il razzismo lotto fino allo stremo delle mie forze. Così Moni Ovadia in una intervista su Avvenire, riguardo alle espulsioni di Rom e Sinti che il governo francese sta effettuando. E continua: “ Sono la minoranza più bistrattata perché senza una patria per difenderli…un popolo senza eserciti, senza burocrazia e confini…non hanno istituzioni che li difenda… Tutti conoscono la parola Shoah, nessuno Porrajmos, il divoramento: il loro sterminio non ha ancora avuto un riconoscimento nell’Europa che lo ha prodotto.”
E’ vero che sono anche, per il cittadino comune una presenza scomoda e fastidiosa: rubano e rifiutano integrazioni che li renderebbero più civili, ma che, forse, impedirebbero tanti ripensamenti al nostro comodo vivere.
In realtà nessuno sa la durezza della vita zingara in particolare delle donne. Le conosco perché sono ospiti immancabili delle nostre patrie galere. Le donne soltanto: non ho mai visto presenze maschili di zingari in carcere, perché il mantenimento della famiglia, attraverso le ruberie, tocca sempre alla donna.
In carcere, non vedo più, o raramente, l’astuta e intrigante zingara dei tempi passati: incontro donne, giovani, giovanissime già cariche di figli che mi confidano spesso di non aver mai fatto un compleanno a casa: ma dagli otto anni in poi al Beccaria o nei vari Circondariali.
“Siamo diventati più cattivi a stare con voi, mi dicono, abbiamo imparato a vendere droga perché più redditizio e meno rischioso…inoltre noi i nostri bambini li teniamo: voi prima di nascere o dopo li”buttate via!”
Queste dichiarazioni possono certamente essere contestate, almeno nella loro assolutezza, ma contengono una buona parte di verità . Certamente, per le suddette ragioni, sono da annoverare tra i poveri anche se non mancano in Italia tentativi di integrazione.
Ma è proprio necessario e opportuno, posto che sia possibile?
Carissima Mirella, grazie per aver richiamato la nostra attenzione su quanto sta accadendo agli Zingari, popolo perseguitato sul quale gravano pesanti pre-giudizi che influenzano ancora oggi le scelte dei politici e portano a ripetere gli errori del passato.
La storia delle persecuzioni contro gli zingari parte da lontano. Nel Medioevo nasce il primo stereotipo dello zingaro maledetto (all’epoca era difficile che la gente si spostasse, le strade erano poco sicure, la vita errabonda era associata all’espiazione di un peccato personale o collettivo, per cui si finì per ritenere che questi nomadi fossero discendenti di Caino sul quale era scesa la maledizione di Dio) ed iniziano i primi decreti di espulsione (la storia si ripete!). Lo stereotipo dello zingaro maledetto si consolida con le teorie di Lombroso (che teorizza l’esistenza di intere razze dedite al crimine e annovera la razza zingara tra queste) e culmina nel genocidio nazista: mezzo milione gli zingari eliminati nelle camere a gas.
La terribile persecuzione razziale subita dagli zingari durante la seconda guerra mondiale è quasi una logica conseguenza dei pre-giudizi coltivati in Europa nel corso dei secoli. Questo dovrebbe indurci a riflettere sui nostri pre-giudizi!
“Nei campi di sterminio nazisti -dice Giovanni Paolo II-hanno trovato la morte, in condizioni drammatiche, milioni di Ebrei, centinaia di migliaia di Zingari ed altri esseri umani, colpevoli solo di appartenere a popoli diversi. Dimenticare quanto è accaduto in passato può aprire la strada a nuove forme di rifiuto e di aggressività. L’indifferenza può uccidere anche oggi”.
E’ quanto sta accadendo oggi!
Sin dall’inizio del suo pontificato Giovanni Paolo II ha manifestato viva preoccupazione per il popolo Zingaro, una “storia spesso segnata da tragiche sofferenze e gravi ostilità” ed ha riconosciuto i segni della presenza di Dio nella loro vita beatificando nel 1997 uno di loro, Zeffirino Giménez Malla che “ottenne la palma del martirio con la medesima semplicità con cui visse”.
Più volte ha richiamato alle responsabilità dei cristiani nelle discriminazioni e nelle persecuzioni degli Zingari ieri e oggi (“Nonostante il chiaro insegnamento del Vangelo accade spesso che gli Zingari si vedano rifiutati o guardati con disprezzo. Il mondo, che è in gran parte segnato dall’avidità del profitto e dal disprezzo dei più deboli, deve cambiare atteggiamento e accogliere i nostri fratelli nomadi non più con la semplice tolleranza ma con lo spirito fraterno…… Ogni discriminazione degli Zingari è ingiusta e stridente, perchè chiaramente opposta agli insegnamenti del Vangelo per il quale ogni uomo è figlio di Dio e fratello di Cristo”) e nel 2000 nella’Giornata del perdono’ ha specificatamente chiesto perdono per le parole e i comportamenti dei cristiani nei confronti dei “gruppi sociali più deboli come quelli degli immigrati e degli Zingari”.
Ho avuto occasione di partecipare a delle Messe celebrate nei campi nomadi da don Bruno, responsabile della pastorale degli Zingari a Roma e avuto modo di apprezzare il senso di ospitalità, il calore dell’accoglienza, l’attenzione ai piccoli, di questo popolo del quale si parla solo nella cronaca nera, con generalizzazioni che non rendono giustizia ai singoli e dimenticano che la responsabilità dei crimini è sempre personale e non estensibile ad un intero popolo.
Quante sofferenze affrontate da questo popolo di bambini (il 45% a Roma ha meno di 14 anni) nelle varie espulsioni cui vengono frequentemente sottoposti!
Grazie Mirella, con affetto. giovanna
Grazie Mirella per aver posto l’attenzione su una questione ‘scomoda’, e grazie anche a Giovanna per il contributo storico ed esperienziale.
Dalla tua domanda finale, Mirella, mi sembra di capire che non ritieni opportuna un’integrazione, se ciò significa solo un apprendimento al negativo.
Bisognerebbe forse pensare ad ampliare gli spazi di una reciproca conoscenza, che evidenzi gli aspetti positivi della cultura rom, come certi esperimenti di amministrazioni locali già fanno.
C’è comunque molta paura e diffidenza, anche in noi cristiani. La mia maestra migliore in questo sforzo di apertura è mia figlia Gloria.
Un saluto
Paola
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Carissimi io e Marco con i figli ci troviamo in Francia per una vacanza che purtroppo sta per finire. Solo oggi siamo riusciti ad utilizzare internet ed abbimo visitato il sito di cui avevamo nostalgia, ringrazio Luciana per il suo intervento al mio post. Volevo solo fare una considerazione: ho potuto constatare che, proprio in Francia, esiste una multietnia ed una tolleranza a razze diverse che non immaginavo. Noi ne siamo molto lontani! Pertanto mi chiedo come sia possibile che proprio questo governo abbia agito contro una parte di zingari in modo cosi radicale. Forse è comunque necessario stabilire delle regole per la pacifica convivenza, regole che, se rifiutate, possono indurre a posizioni rigide. Non vado oltre in quanto non ben informata sui fatti avvenuti, volevo solo esternare il mio pensiero. Con cio’ faccio mia la bellissima frase di Moni Ovadia, un abbraccio a tutti e a presto Gabriella