Spiritualità e social network: nozze d’amore o d’interesse?

Commenti

  1. Sono nozze inevitabili, direi! Ci sono luoghi (personalmente parlerei di luoghi, anzichè di strumenti) in cui non si può non esserci e i social network sono senza dubbio tra questi. Bisogna imparare a gestirli, vero, ma ma non nasciamo *imparati* a nulla in questo mondo. Quindi, meglio fare uno sforzo (e magari contemplare qualche inevitabile errore) ma esserci bisogna, sicuramente.

  2. Personalmente sono partito anch’io – come molti – con grandissime diffidenze nei confronti dei social network, anche se quello che avevo letto sulle riviste internazionali francamente mi incuriosiva molto: è infatti oramai assodato, e di pacifico dominio che – tanto per dirne una – Barack Obama non avrebbe mai vinto le elezioni americane, e nemmeno si sarebbe avvicinato a questo che sembrava un utopistico risultato, senza i social network, dei quali lui e il suo staff hanno fatto un uso intelligentissimo, geniale, per la circolazione delle idee della campagna elettorale e per la raccolta dei fondi.

    Superata la prima fase – comune a tutti – quella del disorientamento e del non-senso (dovuto al fatto che trattasi di un non-luogo, come non-luoghi sono quasi tutti quelli che si incontrano sul web), mi sono rapidamente accorto delle incredibili potenzialità che questo strumento offre, se usato in un certo modo.

    Purtroppo, specialmente qui in Italia, la stragrande maggioranza degli utenti continua ad usarlo in un modo molto primitivo, sfruttandolo solo come strumento di conoscenza door to door, o come sfogatoio di piccole istanze personali che forse potrebbero restare nella sfera della riservatezza di ognuno.

    Ma, accanto a questa quantità di persone – che comunque di solito si stancano e usano facebook soltanto come qualcuno che usa un telefonino cellulare per piantare dei chiodi nel muro – cresce un numero di persone che ha capito come far fruttare, e vivificare veramente anche questo non-luogo.
    Si tratta solo di provarci. Il mio bilancio, dopo due anni, è molto positivo. Vedo molti miei amici che usano fb in modo molto intelligente, ed è corroborante e benefico questo scambio di anime che si parlano, che si offrono e scambiano contenuti non banali, che riflettono, e che vibrano, e che infine molto spesso passano da un rapporto puramente ‘virtuale’ ad una conoscenza vera, ad una comunicazione (di idee e anche di spirito) non fine a se stessa.

    insomma, provare per credere.

    ciao a tutti,
    fab.

  3. Visto che siamo in tema, mi piace condividere lo status attuale di uno dei miei contatti: si chiama Echino Risveglio e si autodefinisce “un bambino giornale o un giornale bambino”. Ecco quanto scrive, e personalmente mi trovo d’accordo al 100%:
    “Fb mi faceva un po’ paura all’inizio. Non vedere negli occhi le persone con le quali comunichi è strano no? Poi per un bambino.. tutti dicono di stare molto attento… eppure io sento vibrare delle sensazioni e incontro ogni giorno persone che mi danno gioia e meraviglia! Oh, psicologi e sociologi, rivedete le vostre teorie: le emozioni corrono anche attraverso le parole scritte!!”

  4. Ok mi sono iscritto.Ma a parte “DARSI PACE è anche su facebook:ogni giorno idee,riflessioni,appuntamenti” che un pò mi spaventa,ci rimane un pò di tempo per darsi pace veramente.Caro Marco un pò rimpiango il tempo dove aspettavo sul tuo sito le “visioni”,le stampavo e raccoglievo in una dispensa.Sarò un nostalgico ma ora non vado più sul tuo sito,leggo i post con i commenti(che richiede tempo)raramente intervengo(non so che dire),guardo i video,leggo i libri della collana,cerco di seguire una pratica quotidiana…insomma sono un pò pieno.Comunque appoggio la scelta anche se sempre più ho l’impressione che (come ci ripete continuamente Galimberti)stiamo capovolgendo i mezzi in fini.

  5. DonMo sei fantastico.

  6. Caro Massimo , grazie di questo bel post che pone, con estrema chiarezza, gli aspetti controversi della questione e grazie anche a Fabrizio che, con te, ci ha spinti ad intraprendere, come sito “Darsi Pace”, l’avventura di Facebook.
    Vorrei cercare di capire meglio la mia paura, una paura che non porta assolutamente a sottrarsi ad un esperimento senz’altro positivo (anche se ancora non mi sono iscritta) e che credo sia presente in altri redattori e partecipanti ai gruppi, come anche nelle considerazioni di Davide, che condivido.
    Forse nel mio caso dipende dal non sentirmi abbastanza forte e solida nel cammino interiore?
    Scrive Henri Nouwen, grande maestro di spiritualità : “Senza la solitudine è praticamente impossibile vivere una vita spirituale”. In questa gigantesca piazza telematica rischiamo ancora di più di confondere cosa significa stare in solitudine e stare in compagnia. Rischiamo di essere smembrati, ulteriormente scissi e alienati da noi stessi, dalla parte più sana di noi, che ha bisogno di poche, reali, concrete, relazioni fondanti. Relazioni sempre faticose (mamma, papà, coniuge, fratelli, sorelle, figli, pochi veri amici…., magari anche amici telematici).
    Spesso mi capita, dopo qualche esperienza spirituale (corsi intensivi, ritiri, ma anche discussioni elevatissime sul sito), di scontrarmi con la dura realtà dei miei limiti relazionali. Dalle stelle… alle stalle, come si dice. Su Facebook, e non solo lì, cresce il pericolo di disperdersi o di illudersi, e dunque vanno rafforzati i ‘contrappesi’: spazi allargati e tempi dilatati per ascoltarsi ed ascoltare la vita che ‘gli altri’ ci comunicano. Affinché i mezzi non diventino i fini. Ciao a tutti. Paola

  7. Carissimo Davide, tu sai che normalmente non sono abituato a vedere tutto rosa…

    Mi pare interessante che dopo il post su Maria venga questo su fb: il problema è sempre la coniunctio, la coniugazione-integrazione degli opposti.
    In questo caso spiritualità reale e tecnologie della comunicazione.
    Non diciamo d’altronde, nei nostri Gruppi, di essere mistici-tecnici?

    Qual è allora la giusta misura?
    Mi pare che la misura quotidiana ce la dia soltanto il processo della nostra liberazione.
    Se l’uso di fb o di Internet in generale è strumentale al mio e altrui processo interiore di integrazione-unificazione, bene!
    Se invece questo uso mi distoglie dal processo, e diventa una delle molteplici forme di compensazione, rimozione, distrazione, e cioè un’altra forma di difesa egoica, tecnologicamente mascherata, allora non va bene affatto.

    Per compiere questo continuo discernimento però è necessaria la pratica spirituale, la costante, regolare, quotidiana pratica di meditazione-preghiera, di autoconoscimento sempre più sottile nella luce dello Sprito, di lettura della Parola di Dio, di studio di testi profondi e ispirati.

    Senza tutto questo Internet non diviene altro che un’ennesimo gioco di specchi dell’ego morente: spazzatura.

    Se invece siamo tendenzialmente dei mistici, e cioè ruotiamo intorno al mistero centrale dell’Assoluto Presente, allora possiamo anche essere degli ottimi tecnici, che utilizzano con libertà ogni strumento nella stretta misura del suo servire alla Via di salvezza, senza cioè fanatismi di sorta o altre illusioni palingenetiche.

    Questi mezzi pur straordinari sono semplici mezzi: trasmettono ciò che siamo: e se siamo tenebra e confusione, questo trasmettono e amplificano.
    Il problema perciò resta quello di sempre: essere Luce, e diffonderla per tutto il mondo e con ogni mezzo, come il Cristo ci ha inviati a fare.

    Un piccolo suggerimento pratico: io non entro mai nel sistema telematico prima di avere svolto le pratiche spirituali (meditazione-preghiera), e le pratiche creative: scrittura, impegni giornalieri fondamentali.

    La comunicazione telematica va cioè ordinata, come ogni altra cosa, e messa al suo giusto posto.
    C’è cioè un tempo per la meditazione e la lettura profonda, e c’è un tempo per la comunicazione sul sito o su fb.

    Un abbraccio. Marco

  8. @Chiara, grazie, ma mi fai arrossire 😳

    Molto belle queste sottolineature di Marco, personalmente tento di metterle in pratica giornalmente, anche se non è sempre facile

  9. Marco, come sempre, lucidamente descrive con esattezza il punto.

    Vorrei specificare che neanche io vedo tutto rosa. Ho parlato della mia esperienza personale, che è positiva. Ma capisco perfettamente le obiezioni e le diffidenze di Davide e di Paola, che come ho spiegato erano anche le mie.

    L’obiezione e le diffidenze sono naturali e sono giustificate. Il mezzo, cioè lo strumento, come ogni strumento, presuppone il suo utilizzo migliore, cioè il fatto di saperlo utilizzare e di non divenirne succube e poi schiavo.

    Sta semplicemente a noi, siamo noi che dobbiamo sapere usare il tempo e il modo che gli strumenti ci offrono, e se ci accorgiamo che non ci riusciamo, che non ne siamo capaci o che non è lo strumento adatto a noi, che funziona soltanto da di-strazione per noi, allora è bene allontanarsene o evitarlo del tutto.

    E’ esattamente come per qualcuno che ha a disposizione una bellissima ferrari. Dipende da lui che uso ne farà: la userà intelligentemente per apprezzarne il rombo, l’estetica e per compiere meravigliose passeggiate (frutto di incontri e di esperienze) o se ne lascerà dominare, andando a sfracellarsi a 300 all’ora ?

    Come per ogni cosa umana, è una questione di misura.

    Quello che secondo me non deve però accadere è un pre-giudizio. Anche il banalissimo facebook, o qualsiasi altro strumento di queste meraviglie telematiche non può essere bollato come inutile, dispersivo, futile o peggio ancora demoniaco, se prima non se ne sono capiti in prima persona usi e potenzialità.

    fab.

  10. Grazie a tutti per le risposte a questo post. Forse non è ancora chiaro, tra i naviganti del web, il modo in cui l’uso dei social network si assesterà nei prossimi anni, così come dopo l’entusiasmo e l’eccitazione iniziale si sono assestati, diventando oggetti funzionali e non schivizzanti, altri strumenti tecnologici, dal telefono a disco al cellulare, dal pc ingombrante al notebook portatile.
    Fb può essere una trappola o un libero mezzo d’espressione a seconda dell’uso che ne facciamo. Credo che la strada sia quella indicata da Marco quando condivide la sua personale forma di igiene con il mezzo (mai prima di ogni pratica interiore o creativa). Aggiungo la mia: mai più di tre controlli del profilo al giorno (mattino presto, pranzo e cena). Qualche altra idea?
    E’ questo, credo, il modo migliore per difendersi: condividere le forme che ci sottraggano a quel dispendio di tempo sui tasti, saltando da un messaggio sull’enciclica papale a un video sul giapponese che scivola pattinando, dove alla fine l’unica cosa che resta è una desolante solitudine.
    Comunque, chi non si è iscritto a Darsipace su facebook può farlo cliccando qui sotto:
    http://www.facebook.com/
    In una settimana siamo già quasi a quota 150.
    Un abbraccio
    M.

  11. Pardon, questo è il link giusto a Darsi pace su fb:

    http://www.facebook.com/#!/profile.php?id=100001565315361&v=wall

  12. Ringrazio Davide e Paola per aver espresso le loro perplessità che sono anche le mie. Molto prezioso è anche l’intervento di Marco di cui seguirò i consigli.
    La prima volta che sono entrata in Fb. mi sono detta: “ non trovo niente di meritevole di attenzione e interessante; meglio ,così non lo userò e avrò più tempo per pratiche più formative , come la meditazione e la lettura approfondita e attenta dei post e delle risposte di questo sito”. Ora mi vedo spinta a iscrivermi ; lo farò e proverò a impratichirmi; ma con tempi limitati; per ora lo metterò in fondo alla lista degli impegni. Alla mia età è già molto importante essere entrata nel web; debbo moderare l’ansia di sperimentare le novità tecnologiche che velocissime si affacciano sui nostri orizzonti. Un abbraccio a tutti, Mariapia

  13. Non mi sono ancora iscritta a fb… in fondo è solo un gioco…piacevole… molto piacevole… ?
    Per ora desidero contribuire con questa pagina che non so in quale altro modo indicare (ho fatto un sacco di copia incolla) ma forse Massimo che è più esperto saprà meglio chiarire, se lo reputa adatto ad approfondire il dialogo in corso, visto che non è direttamente legato a facebook, ma alla rete ed al suo uso nella comunicazione… in senso lato ma soprattutto legato alla creatività.
    Ciao a tutti e buon lavoro.
    Rosella
    RAI/e EDUCATIONAL
    Mediamente – trasmissione televisiva e telematica sui problemi della comunicazione
    Biblioteca digitale e biografia
    DERRICK de KERCKHOVE
    Interviste
    “La mente umana e le nuove tecnologie di comunicazione” (Napoli, 23/06/95)
    “Arte e scienza nella rete” (Roma, 13/01/96)
    “Il neo barocco digitale” (Firenze, 31/05/96)
    “Verso la conoscenza connettiva” (Cannes – Milia, 11/02/1997)
    “Due filosofi a confronto. Intelligenza collettiva e intelligenza connettiva: alcune riflessioni” (Firenze – Mediartech, 27/03/98)
    “Eccoci nell’era delle psicotecnologie” (Bologna, 20/09/98)

    Biografia
    Direttore del Programma McLuhan di cultura e tecnologia e professore del Dipartimento francese all’Università di Toronto (Canada). Il Programma McLuhan, così come il lavoro di McLuhan stesso, è indirizzato alla comprensione di come le tecnologie influenzano e influenzeranno la società. De Kerckhove promuove una nuova forma di espressione artistica, che unisce le arti, l’ingegneria e le nuove tecnologie di telecomunicazione. De Kerckhove è un consulente dei media e delle iniziative culturali, e ha partecipato nella preparazione e nell’ideazione del padiglione di Ontario all’Expo ’92 di Siviglia (Spagna), all’esposizione Canada in Space e al Centro di trasmissione della Canadian Broadcasting Company. E’ stato recentemente membro della commissione incaricata della progettazione di una politica culturale per la comunità francofona in Ontario e del Comitato governativo di Ontario sulla strategia di telecomunicazioni.

  14. p.s. è un’intervista accessibilissima a chiunque. Consta di domande e risposte comprensibilissime, anche ai non addetti ai lavori.

  15. Marco non lo ama. Ma credo che Alessandro Baricco, nel suo articolo di oggi su Repubblica, tocchi dei punti interessanti del problema che ci stiamo ponendo. Come possiamo distinguere, cioè, tra i barbari (i ventenni inventori di google che non conoscevano i classici del pensiero europeo, gli ideatori di facebook, anche loro ventenni, Steve Jobs con i suoi modelli di iPad, iPhone iTutto) e gli imbarbariti (quelli che fanno uso smodato delle tecnologie, assurdo, alienato e volgare). Ci sono sempre stati in tutte le epoche gli innovatori (Diderot e Mozart per dirne due), giudicati barbari dalla cultura dominante, e insieme il popolo imbarbarito, becero, che faceva un uso sconsiderato delle novità. Non vuol dire che le idee fossero sbagliate. Anzi.
    Da leggere, Baricco, comunque la si pensi.
    Qui sotto il link:
    http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/09/21/news/il_mondo_senza_nome_dei_nuovi_barbari-7270756/

  16. Grazie dello spunto di riflessione grande Max a proposito del quale mi trovo pienamente in sintonia con quanto da te indicato e con i commenti di Fabrizio e Marco. E grazie anche per la segnalazione di Baricco che vado a leggere.
    Preciso soltanto che trovo molto oscurantismo nel chiudersi alle novità, dunque ben vengano tutte le nuove tecnologie, a noi il compito di non corromperle…..troppo!
    Una buona giornata a tutti coloro che sono in cammino.
    Marco F.

  17. Pre il momento, ritengo opportuno per me restare al di qua di fb, fermarmi alla soglia e non varcarla.
    In f.b. navigano i miei figli ed i miei nipoti … tutto un mondo reale che amo e che desidero lasciare andare liberamente e consapevolmente in questo spazio a cercare una loro forma di vita che sia un oltre me.
    Dal canto mio mi educo a lasciare, appunto, a non trattenere, a non giudicare… .
    Giudicare checosa poi? se non gli errori educativi che io stessa ho posto in atto nei loro riguardi? e perchè non dare loro la possibilità di costruirsi un lessico, magari un po’ unisex, visto che io non ho ancora elaborato un linguaggio femminile adeguato nè tanto meno uno coniugale, da proporre?
    Ritengo che per uscire dall’oscurantismo sia necessario portare luce, io ancora questa luminosità da dare non ce l’ho, preferisco lasciare che sia il loro “mistero” nella loro cuore/mente a parlare. Ho gia fatto abbastanza danni per interferire.
    Ho la necessità di permanere ancora immobile sulla soglia e lasciarmi purificare… lasciare che le mie aspettative decantino e si silenzino ulteriormente, per poter guardare, vedere ed ascoltare “altro da me”.
    Premettendo che “la vita s’impara vivendo” e che quindi io non ho nulla da eccepire circa lo sbarco di Darsi in f.b., mi piacerebbe conoscere quali sono state le linee portanti di riflessione circa questa decisione.
    Certamente un’apertura alla diffusione di una parola pacificante ma quel che mi chiedo è:
    quale femminile e quale maschile? e quale coniugalità di lessico nuovo? in fondo : quale integrazione e quale luce?
    Ciao
    Rosella

  18. p.s. desidero sapere anche se pur postando in fb i temi proposti nel blog, la discussione che ne consegue resterà separata.
    Potrebbe essere veramente interessante vedere quanto il dialogo possa essere convergente, divergente o contaminarsi… .
    ciao e buon lavoro
    Rosella

  19. seguendo le riflessioni (sempre troppo lunghe e francamente noiose) di Baricco, proposteci da Massimo, mi pare di comprendere che i barbari sarebbero gli innovatori (Mozart addirittura….), e gli imbarbariti le masse inebetite, i soliti frequentatori di centri commerciali (e cioè in fondo tutti noi)…

    constato con piacere che Baricco, e perfino Scalfari, sono arrivati a comprenndere che ci troviamo ad un punto di svolta antropologica.
    Verrebbe da dire: meglio tardi che mai.

    Ma queste persone, queste variegate “sinistre”(?) tanto ignoranti quanto arroganti, sempre pronte a vedere gli imbarbariti negli altri, non possiedono poi le categorie per comprendere cosa stia morendo in questo Passaggio cruciale, quale figura di identità umana si stia esaurendo, e specialmente quale stia emergendo.

    Almeno Marx e Lenin sapevano di cosa parlavano quanto annunciavano un uomo nuovo, anche se poi abbiamo visto con orrore come fosse l’homo sovieticus…

    Questa spaventosa assenza di criteri ermeneutici fondati porta questi intellettuali(?) a dire veramente una sequela imbarazzante di banalità, a non vedere, per esempio, che il barbaro – se proprio vogliamo continuare ad usare questa categoria d’altri tempi, ormai del tutto inadeguata e blanda, per dirla con Dalì – il vero Extra-Terrestre io direi, non è che la figura di umanità che sta nascendo in ognuno di noi: l’Alieno, Alien è Dentro.

    In ognuno di noi c’è cioè un Barbaro Nascente e un Vecchio Decrepito putrescente, ma è il Nascente che compie il discernimento, e di questo Baricco sa veramente poco, in quanto è sostanzialmente identificato col Decrepito e con le sue borghesi, ma molto molto borghesi idiosincrasie.

    Marco Guzzi

  20. Vorrei aggiungere a quanto detto da Marco che solo la forza del nascente ci può far vedere in questa elite di intellettuali snob dei perdenti decrepiti.
    Darci cioè la prospettiva giusta per non sentirci intimoriti dalle loro sentenze e verità. Darci quel fiuto per sentire “l’odore di palude” di cui parla quel dissacratore di Nietzsche nello Zarathustra.
    Ognuno si assume la responsabilità del discernimento, a proprio rischio e pericolo, e nello spirito di umiltà che fa dire a Maria che “il Signore rovescia i potenti dai troni”. Potente da rovesciare è chi abusa della propria posizione per diffondere confusione e nebbia, banalità passate come perle di originale saggezza e novità.
    Scusate, oggi sono un po’ radicale….
    Paola

  21. Il caustico commento di Marco contiene aspetti condivisibili, ciò che mi pare sia possibile contestare è l’appellativo di ‘sinistri’.

    Sono di ‘sinistra’ Scalfari e Baricco ? Ma che significa ? Ma cosa significa oggi ‘sinistra’ e ‘destra’ ??? Mi sembra che ormai siamo rimasti solo noi nell’orticello italico, in tutto l’Occidente a baloccarci ancora con questi tristi cascami che reggono insieme soltanto le nostre montagne di pregiudizi.

    Fini è di destra ? Io ho sentito il suo discorso da Mirabello integralmente e credo che oggi su 10 elettori di ‘sinistra’, 9 non avrebbero difficoltà a condividere il 95% delle affermazioni che ha fatto in quel discorso.

    E in cosa Di Pietro è disinistra ??? Ah, ma mi viene da ridere ! E D’Alema è disinistra ?? Davvero il nostro panorama è sublime nel ridicolo, mi sembra.

    Destra e sinistra come si qualificano oggi sono secondo me soltanto abiti mentali edificati sul nulla. Scalfari e Baricco dubitano possano essere né di destra né di sinistra. Sono borghesi (l’uno alto l’altro medio)che si prendono la briga di tentare di balbettare un pensiero in una epoca storica nella quale questo paese ha smesso totalmente di pensare.

    Venti anni di dittatura avevano consegnato al mondo un Paese – il nostro – dove il pensiero (in quanto represso. consentito cioè solo quello omologato col regime) fioriva. In ogni campo, dalla letteratura alla politica, dal cinema all’arte plastica, gli anni 1944-1978 sono stati anni di eccellenza, nei quali l’Italia ha dato al mondo un pensiero, e i meravigliosi frutti di questo pensiero.

    Dal 1978 in poi (lo spartiacque è l’assassinio di Moro) questo paese ha smesso di pensare. Gradatamente e rapidamente nel breve volgere progressivo di pochi decenni. Con i risultati evidenti che vediamo miseramente ogni giorno nel nostro panorama … morente.

    f.

  22. Errata corrige: sostituisci: “Scalfari e Baricco dubitano possano essere né di destra né di sinistra” con “Scalfari e Baricco dubito possano essere né di destra né di sinistra”.

    f

  23. Sottoscrivo integralmente caro Fabrizio, che tristezza ….
    Marco F.

  24. Enrico Macioci dice

    Ho letto Baricco. Non comprendo il suo discorso sulla superficie e/o superficialità. Lui stesso si dà del superficiale, ma si tratta se non erro d’un superficiale/profondo. E’ un bene? Un male? E’ indifferente? E che significa che “il sistema di pensiero dei barbari sopprime il luogo e il mito della profondità”?
    Il “barbaro” e l'”imbarbarito” sono entrambi dentro di noi (come ha già detto meglio di me Marco), mentre Baricco opera una esteriorizzazione brutale, distanziando e distorcendo il concetto di creatività che è potenzialmente molto prossimo, anzi interno. La creatività e la novità non vengono da fuori, da un altrove “barbaro” – già dunque fortemente connotato e direi materiale. Vengono da un altrove in noi. Io per esempio, da scrittore e nel mio piccolo, ho spesso la sensazione d’innovare e poi d’ “imbarbarirmi”; e quando sento d’aver innovato aumenta la nausea di ripiombare nel “vecchio”, di tradire me stesso; perché per rimanere costantemente sintonizzati sul nuovo occorre una grande energia. Cioè: nell’estetica c’è un problema etico. Il rischio di ricascare indietro è perenne – è la consapevolezza, la chiarezza della coscienza che cambia. Ma non c’è un taglio, piuttosto un impregnarsi. Il processo descritto da Baricco somiglia a una guerra; penso dovrebbe trattarsi, latu sensu, d’una conversione – traumatica eccome! I grandi innovatori innovano proprio a partire dalla conoscenza profonda d’una tradizione. Del resto come altro potrebbero realmente innovare? Di nuovo, il concetto di superficialità non mi convince.
    Mi ritrovo invece nel discorso di Davide. In effetti il web rischia di sommergerci e frammentare il nostro pensiero in tanti micro-pensieri. Inoltre porta via tempo. Diventa fondamentale – è un paradosso, almeno per me – il misticismo della meditazione prima di mettersi all’opera con la tecnologia, una pratica quotidiana che sgomberi il pensiero. Nessun mezzo di comunicazione insomma possiede intrinsecamente il senso dell’uso che se ne fa.

  25. Grazie Enrico,
    sottoscrivo tutto. Io non avrei saputo dirlo.
    Un abbraccio
    Rosella

  26. Enrico:
    “Nessun mezzo di comunicazione insomma possiede intrinsecamente il senso dell’uso che se ne fa.”

    Ho cercato di spiegarlo in un commento precedente. Nessuna cosa terrestre, credo, non soltanto i mezzi di comunicazione, possiede intrinsecamente il senso dell’uso che se ne fa. La ferrari possiede intrinsecamente il senso dell’uso che se ne fa ? Credo di no, anche se ormai siamo impregnati di distorte meccaniche mentali macluhaniane e pensiamo che tutto ciò che capita sotto gli occhi nella nostra vita sia un messaggio di per sé, e non perché siamo noi a deciderne il senso.

    Il senso è quella cosa che noi attribuiamo alla ferrari in base all’uso che ne facciamo.

    Sentirsi schiavo della ferrari prima di averla usata o provata è un pre-giudizio (ovvero della tua costruzione o abito mentale: ti farai guidare dal colore fiammante, dalla forma estetica, da ciò che dicono i tuoi amici e sceglierai di non salirci mai).

    E’ una scelta come ne facciamo tante nella vita. Io sono per le cose nuove, sempre e comunque. Sono per provare, per sperimentare, per verificare con i miei occhi e la mia carne, sono sempre curioso di tutto ciò che può aggiungere sale alla mia vita e penso che lo spirito si trovi ovunque e non soltanto nell’incenso dei turiboli delle chiese o nelle biblioteche dei sapienti.

    Sono per scegliere. Se la ferrari mi fa orrore o semplicemente non mi serve vorrei essere sempre io a deciderlo, dopo aver saputo esattamente di cosa si tratta.

    f.

  27. Credo che il web sia altamente dispersivo, un’esplosione che ci lascia barcollanti e storditi (parlo di me, naturalmente). Si rischia di annegare nell’infinito mare dei link. Luogo segnico per eccellenza, dove il RINVIO ormai fa la parte del signore. Io spesso mi ci perdo, e poi mi dico che butto via il mio tempo. Detto questo, desidero anche dire che se non ci fosse stato il web non avrei mai incontrato Marco Guzzi, Rosella, e insomma tutti voi di Darsipace. Non avrei mai potuto ascoltare qualche mio studente fuori dall’ambito scolastico, e in un luogo dove forse i giovani si sentono più a loro agio e quindi disposti ad aprirsi. Insomma, tante cose buone accadono grazie al web. Certo diviene sempre più necessario disciplinarsi, controbilanciare, prepararsi per non farsi ingoiare. E’ necessario che io lo faccia.
    In quanto a Baricco, ho smesso di leggerlo: è di una noia mortale, letteraria!
    Vi seguo anche su FB…
    Renato

  28. Caro Marco, cara Paola

    condivido gran parte di quello che dite. L’emersione di un’umanità nuova richiede un lavoro interiore, uno spirito nuovo, di cui non c’è traccia nelle parole dei pensatori di Repubblica, come Baricco o Scalfari. Dunque, giusto annotare un deficit chiave nel loro ragionamento. Meno, però, condivido il tono del vostro messaggio. Perchè questa acredine? Perchè reagire a questo intervento come se fosse la causa dei mali del mondo e non un contributo parziale e difettoso a un processo di elaborazione di cui tutti auspichiamo la nascita?
    Qualche riflessione:
    1) il fatto che uno scrittore popolare si soffermi a descrivere con dovizia di esempi i segni di un passaggio forte della modernità mi sembra un motivo di incoraggiamento. Comunque un fatto evolutivo, a cui guardare con rispetto, in attesa di ulteriori passaggi. Se Baricco merita tanta indignazione, che dobbiamo fare con il 99 per cento del cinema, del giornalismo o del resto della cultura italiana, dove manca qualsiasi sguardo e qualsiasi consapevolezza sulla trasformazione in atto nella coscienza di tutti?

    2) L’analisi di Baricco difetta certamente di spiritualità, ma affronta con decisione un tema su cui a volte, nei gruppi di Darsi pace, avverto resistenze e chiusure: il nostro rapporto con la modernità, intesa – per restare nel tema di questo post – come cambiamento del pensiero di fronte a novità planetarie quali internet o facebook. Da tempo seguo per lavoro il dibattito che si sta sviluppando – soprattutto negli Stati Uniti, in riviste, centri universitari e siti che si occupano soltanto di questo – intorno alle possibili forme di un’umanità nuova destinata a scaturire da queste tecnologie. Si tratta di riflessioni complesse in cui rischi e tendenze vengono analizzate alla luce delle scienze più disparate: la psicologia, la neurologia, la filosofia, l’ingegneria, l’arte, con contributi originali di interazione tra le scienze mai visti prima. Sicuramente, vista dall’esterno, su questo specifico punto, la posizione di Baricco mi sembra più avanzata di certe sentite nei gruppi. Più documentata, in termini di esempi e riferimenti. Più attenta alla modernità. Più appagante, per me almeno, di un ribadire “noi siamo contro” ignorando che tutte le obiezioni sono state abbondantemente verificate e studiate da chi pensa a tempo pieno su questi temi. Baricco, ai miei occhi, dimostra di seguire questo dibattito. Con i suoi limiti, ma avverto uno sguardo curioso. Altri mi sembrano invece arroccati in un rifiuto di primo livello, carico di pregiudizi, che non conosce le elaborazioni in atto da tempo su come la rete sta cambiando le relazioni tra gli esseri umani, la mente, i funzionamenti dei neuroni, il modo di lavorare e di vivere il tempo libero, con mille sfumature ambivalenti. Se nostro compito è riconoscere i segni dei tempi, come nei gruppi ci diamo, essere spirituali dovrebbe significare imparare a leggere la Bibbia con una mano e Wired con l’altra. Francamente mi piacerebbe che le obiezioni a Baricco, oltre che da invettive generiche, poggiassero anche sugli sviluppi delle scienze che investigano il futuro della rete. Credo che la critica se ne arricchirebbe e sarebbe soprattutto comprensibile alle nuove generazioni che di questi strumenti hanno consuetudini molto familiari.

    3) Sono d’accordo con Fabrizio: etichettare Baricco come uno di sinistra mi sembra uno schema vecchio, novecentesco e poco ficcante per fare luce nella complessità dei nostri tempi. Meglio forse, come insegna San Paolo, prendere di Baricco il buono che porta, lasciando da parte il meno buono.

    4) Anche io, ripeto, trovo l’analisi di Baricco insufficiente. Ma non si può non riconoscergli il merito di aver perlomeno centrato un termine che – volenti o nolenti – sta entrando di prepotenza nel dibattito balbettante dei grandi media a proposito della nuova umanità. Ha poco senso cercare chi ha il copyright della parola “barbari”: di sicuro oggi, nel panorama culturale italiano (povero, penoso, ma questo è e non possiamo ignorarlo) per identificare il nuovo in arrivo, l’umanità nascente, la parola “barbaro” è diventata centrale. Baricco, inutile negarlo, ha la sua piccola quota di merito. Nulla di più, nulla di meno. A noi mostrare il resto. L’enormità del resto.

    Detto questo, il fatto che la discussione abbia acceso qualche piccolo attrito persino tra di noi mi sembra un bel segnale che siamo tutti sulla buona strada.

    Un abbraccio di cuore
    M.

  29. Caro Massimo, non avrei dovuto accendere ora il p.c., vista l’ora tarda e domani alle 6 c’è la sveglia (a proposito di autodisciplina informatica). Sarò brevissima.
    Tu fai bene ad invitarci a leggere Baricco, perché sicuramente è una persona attenta al dibattito in corso ed è utile per noi confrontarci con l’aria che tira.
    L’acredine, la rabbia che riconosco nelle mie parole (e che spaventa anche me: tolta la maschera, sono così?) è forse giustificata dalla violenza che il miserevole establishment culturale esercita quotidianamente su di noi. Rare le voci sapienti, coraggiose. Rari i maestri che hanno a cuore l’uomo, che hanno compassione delle “pecore senza pastore” che siamo tutti quanti. Fastidiosissima è la connivenza tra i potenti.
    Grazie comunque per il tuo appassionato e costante sforzo di aprire canali di comunicazione. Un grande bacio e … proseguiamo il cammino!
    Paola

  30. caro Renato “se non ci fosse stato il web”

    io benedico Dio ogni volta che accendo il computer, questo è stato il mezzo della mia rinascita dall’alto.
    Nel 1990 avevo gia fatto esperienza di un fatto “taumaturgico”; ma, senza il web ha fatto flop.
    Questa volta, il primo novembre 2007, ancora mi si è riproposta l’alchimia magica a cui ho potuto dare seguito con l e-mail, per approdare sempre agli inizi di Novembre ma del 2009 sul sito di Marco e via via nel blog di Darsi.(… in precedenza ero entrata anche nel tuo a partire dal teatro…)
    Questo mio benedire Dio ogni volta che accendo il computer è formale.
    Inizio la mia giornata meditando/ scrivendo al computer. Redigo una specie di diario che fiorisce dal sito di Taizè e che si fa carne nella mia contingenza.
    Se son molto coinvolta con il blog, lascio che le letture del giorno agiscano interagendo con il mio stato onirico/meditativo.
    E’ così che son Risorta dalle mie ceneri depressive ed impotenti (se ne sono accorti in pochi).
    Talvolta penso che, pur senza scienza, ma solo per riflessione sulla realtà che vivo, ho più consapevolezza io delle interazioni trasformative tra uso del mezzo e corpo, di quanti le vadano cercando guardando attorno, fuori di sè, senza occhi per vedere.
    La mia libertà, che non ha nulla dell’oscurantismo, mi consente persino di fermarmi sulla soglia di quella siepe dietro la quale giocano le nuove coppie.
    Ho pudore. Son consapevole dei miei limiti, son anche consapevole della potenza del mezzo ed ho formulato domande pertinenti a coloro che intendono andare oltre, sicuramente mossi da una spinta vitale sostenuta dallo Spirito; ma, a quanto pare, hanno altro da fare.
    Sai non essere visti, induce a tirare sassi per rompere vetri… che sia questo il tipo di TRASPARENZA INSOPPORTABILE di cui ci si riempie la bocca?
    un abbraccio
    Rosella

    p.s. : sorrido e m’abbandono

    Tratti dal sito di Taizè di oggi:

    lettura – Giovanni scrisse: Questo è il messaggio che abbiamo udito da Cristo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre

    meditazione – Spesso ci viene posta una domanda: perché a Taizé si trovano sempre molti giovani? Cosa rispondere? Non lo avevamo previsto. Gli anni passano e noi restiamo sempre col medesimo stupore.
    Fin dall’inizio di Taizé, abbiamo capito che era essenziale vivere in una fiducia reciproca con le giovani generazioni. Con tutto il cuore, desideriamo che fra i giovani cresca questa capacità di fiducia, essa è un punto di appoggio per uscire da una crisi di fiducia nell’uomo.
    Arriviamo a domandarci: la nostra accoglienza non sarà forse troppo sprovvista, troppo povera? Ed allora facciamo questa scoperta: con grande semplicità di cuore e con pochi mezzi, si può offrire una accoglienza del Vangelo che non sembrava possibile.”

  31. novembre 2008

  32. Cara Paola
    grazie per le tue parole. Alla fine le nostre idee sono meno distanti di come sembrava e mi pare piuttosto una questione di bicchieri mezzi vuoti o mezzi pieni. Anche io, del resto, preferirei che a scrivere tre paginoni a volta su Repubblica più richiamo in prima fosse Marco, piuttosto che Baricco. E anche a me fa rabbia vedere gli amministratori del potere mediatico chiudere la porta a ogni riflessione che non celebri l’immagine ignobile del pensiero dominante. Ma questa è la realtà. E non c’è nulla di male a riconoscere a Baricco di essere stato il primo, in questo panorama mediocre degli intellettuali tutti (non solo di sinistra), a essersi accorto che c’è un’umanità nuova che emerge, un’umanità con i suoi segni riconoscibili e i suoi profeti (S. Jobs, i creatori di google e fb, ma anche gli sceneggiatori dei telefilm americani, gli economisti che vogliono cambiare il Pil in Fil, felicità interna lorda, e – perchè no? – i tanti gruppi che su internet hanno una visibilità impensabile fino a cinque anni fa).
    Che c’è da dispiacersi? A me pare una nostra, piccolissima vittoria, un impercettibile spostamento da uno zero assoluto a uno zero virgola qualcosa. L’inizio di uno sdoganamento possibile. Sta a noi adesso convincere Baricco e tutti gli altri che aver scoperto l’arrivo dei barbari non basta. Occorre fare dei barbari uomini davvero nuovi.
    Un abbraccio

  33. Caro Fabrizio, nel mio breve commento scrivevo “sinistre” tra virgolette e con un bel punto interrogativo accanto, proprio per indicare quel pappone difficilmente discernibile che è lo scenario politico europeo.

    Cionondimeno Scalfari rispondendo a Baricco sosteneva che il rifiuto di un senso ultimo è ciò che li accomuna e precisava: “questo è il lascito della modernità che più mi è sembrato degno d’essere arricchito e preservato.”

    Per Scalfari-Baricco il lascito autentico della modernità è dunque l’ateismo, la negazione di una realtà spirituale.
    Un’idea ovviamente molto limitata e faziosa della modernità.

    Ebbene questa idea della modernità è però un’idea precisa, che ha una storia precisa, che va da un certo illuminismo giacobino al marxismo ottocentesco e novecentesco delle sinistre europee, e che finisce tristemente nella visione del mondo di Repubblica.

    Negli anni ’70 Augusto Del Noce scrisse un bel saggio prevedendo che il comunismo italiano, crollata la speranza rivoluzionaria, si sarebbe trasformato in un nichilismo borghese.

    Questa è stata poi la storia.
    La storia della destra e della sinistra europee è cioè precisa, e pur nel gran caos contemporaneo noi dovremmo custodirne le tracce, per non farci frastornare e per intravedere sintesi ulteriori, che abbiano però radici almeno secolari.

    Fini ad esempio porta nei suoi discorsi tutta la sua storia.
    Direi che sta anzi riscoprendo alcune radici del MSI, di una destra cioè ancora più radicata nel terreno fascistico, e del fascismo della prima e dell’ultima ora: quello appunto di sinistra.

    Mio nonno, che era un ideologo di questa corrente, era molto più sociale, sindacale, egalitario, e proletario della destra postbellica, ma anche di molta sinistra attuale.

    Non a caso, se si studiano le biografie dei “finiani” si scoprono molti rautiani, e cioè ex-giovani di quella destra sociale radicale degli anni ’70 che si sviluppò intorno al l’ispiratore di Ordine Nuovo.

    Comprendere le storie mi pare che ci possa donare un intuito più forte verso le reali novità.

    Una nota poi per Massimo: è vero a volte forse sono troppo duro, è la mia parte d’ombra, aggressiva, la mia parte nietzschiana, con cui faccio i conti tutti i giorni.
    Dobbiamo indubbiamente darci pace anche con Baricco.
    Ma i pensieri però vanno corretti senza mezzi termini, e anche selezionati con estrema severità e cura.

    Le riflessioni contemporanee poi, neurologiche o sociologiche, sui nuovi strumenti di comunicazione non ci intimidiscono né ci inebriano.
    Sono solo pensieri da valutare in base alla loro capacità di aiutarci a liberarci dalle nostre illusioni.

    Io purtroppo spesso non sento proprio questa capacità di entrare nel merito, di selezionare bene.
    Non sento la capacità di giudizio, il discernimento degli spiriti.
    E allora sento prevalere una fascinazione illusionistica, e cioè una delle infinite forme di difesa-mascheramento.

    Torno a ripetere: se prima non centriamo la nostra esistenza sull’Assoluto Presente, e cioè sulla ricerca mistica dell’esperienza di Dio, tutto resta nelle sue tenebre, più o meno telematiche.

    A ognuno poi è dato un compito, o meglio una vocazione-missione. L’importante è che lo Spirito non si scinda, e che il timone della rotta resti fissato alla Stella Polare, e cioè al processo reale della nostra liberazione.

    Un abbraccio. Marco

  34. desidero solo evidenziare un aspetto attinente all’Assoluto Presente, che è quello di fornire “per caso” o per PERFETTA PURA COINCIDENZA il necessario al lavoro proposto.
    La linea semplice nella sua essenzialità.
    La vita si fa da sè.
    Voi cercate il regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato. Basta lasciarci con un poco di passione, poca poca, attraversare dallo Spirito:
    “Fin dall’inizio di Taizé, abbiamo capito che era ESSENZIALE VIVERE IN UNA FIDUCIA RECIPROCA con le giovani generazioni. CON TUTTO IL CUORE, DESIDERIAMO che fra i giovani cresca questa capacità di fiducia, essa è un punto di appoggio per uscire da una crisi di fiducia nell’uomo. ”
    Buon lavoro e ciao.
    Io son “troppo pigra” per seguirvi.
    con affetto
    Rosella

  35. Caro Marco,

    sì hai ragione ho un po’ colpevolmente trascurato quelle virgolette e quel punto interrogativo che pure avevo ben notato.

    Ti ringrazio moltissimo per il tuo commento che mette a posto le cose, e che rappresenta un piccolo meraviglioso compendio della nostra storia italica recente.

    Tu parli di ‘custodire le tracce’. E’ sacrosanto. Io scrivevo però riferendomi soprattutto alla maggioranza degli italiani di oggi che mi sembra non siano affatto motivati dal ‘custodire le tracce’ quando parlano di ‘destra’ e ‘sinistra’.

    Mi sembrano invece pavlovianamente reattivi ad indossare abitudini mentali, frutto di immense pigrizie del pensiero, a calarsi di volta in volta in pregiudizi vuoti che nemmeno loro conoscono più minimamente.

    La maggior parte non sa nulla della storia del novecento. I ragazzi che imbrattano di svastiche le mura del mio quartiere sanno qualcosa di quel che fanno ? I parlamentari che si insultano dandosi del ‘comunista’ o del ‘fascista’ sono coscienti di quel che dicono ? Ne sanno qualcosa ?

    Purtroppo, quando viaggio all’estero, mi accorgo che è un problema quasi solo italiano, in Occidente.

    A nessuno, in Inghilterra verrebbe di dare del fascista a Cameron, a nessuno in germania verrebbe di dare del comunista alla Merkel.

    Nel resto del mondo si è andati avanti, mi pare. In quasi tutto l’occidente si affrontano due grandi schieramenti, l’uno che fa riferimento ai principi della socialdemocrazia, l’altro a quello del pensiero liberale.

    Soltanto noi siamo ancora – a parole – dentro il pollaio del comunista/fascista, destra/sinistra, come se la guerra – a parole – fosse finita ieri.

    E’ veramente avvilente, questo, almeno per me.

    Ciò che dici a proposito del pensiero di derivazione marxista che ha dominato il pensiero intellettuale del novecento, specie in Italia, è indubitabilmente vero.

    Ma, mi chiedo: il pensiero di chi sostiene che il lascito della modernità sia la negazione di una realtà spirituale è più grave di chi questa spiritualità non la nega, ma la assume addirittura come ispiratrice delle proprie finalità abbiette ?

    Insomma, mi pare che il Novecento si sia consumato – e sia stato consumato – da due grandi pensieri tragici: quello di chi ha preteso di cancellare la realtà spirituale dal mondo, e quello di chi questa realtà spirituale ha finito addirittura per indossarla per affermare il peggiore degli abomini e il peggiore dei genocidi commessi dalla razza umana (‘Gott mit Uns’).

    Francamente non so cosa è peggio.

    Che Scalfari poi, pensi o senta personalmente quello che scrive, io ho i miei dubbi. Rinforzati dalle cose che leggo p.es. nei suoi colloqui con il Card. Martini. Sono convinto, posso sbagliare, che sarà uno di quegli atei che morirà recitando il pater noster.

    Un’ultima cosa, infine, e mi scuso per la lunghezza, dedicata all’argomento che aveva generato questo post. In particolare su Facebook. Una cosa che ho notato spesso, è che i peggiori detrattori di Fb sono quelli che non lo conoscono, e che dovendo spiegare di cosa si tratti esattamente, non sanno nemmeno da che parte cominciare.

    La cosa che a molti sfugge è che Fb, demonizzato dagli snob di destra come di quelli di sinistra, che poi però si iscrivono magari sotto nickname per andare a sbirciare, è un intero MONDO. Non tutti sanno che Fb è attualmente il secondo sito più cliccato del mondo (dopo Google, ovviamente). E che ha felicemente superato il numero di 500 milioni di persone iscritte !

    Ci rendiamo conto cosa significa 500 milioni ? Vuol dire che 1 persona su 10 degli abitanti di questo pianeta, usa questo strumento.

    Come si fa a liquidarlo come un giochino scemo ?

    Come dice K.Kelly: “le invenzioni sono ineluttabili. Ma noi siamo i responsabili delle loro direzioni.”

    E’ una questione di responsabilità. Umana. Come sempre.

    Un saluto a tutti, e per chi vuole approfondire e saperne di più sulla incredibile storia di fb, qui sotto:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Facebook

    f.

  36. Carissimo, concordo profondamente con te.
    La destra europea è stata tragica nell’anteguerra e spesso patetica nel dopoguerra, ed ha quasi sempre ridotto il nome di Cristo a scudo di immense vergogne.

    Si tratta in fondo delle due controfigurazioni di cui spesso parliamo: il Configurato, bloccato a figurazioni identitarie del passato, e lo Sfigurante, che distrugge le figure illudendosi che questa distruzione coincida con la liberazione.

    La linea siderale rimane quella del Trans-Figurante, che utilizza le energie positive delle due controfigurazioni, distorte dalla loro unilateralità.

    Un abbraccio. Marco

  37. ah, dimenticavo: mi pare che Darsipace su fb stia andando alla grande…..un grazie di cuore a te, a Massimo, e a tutti quelli che ci aiutano a diffondere il nostro lavoro e le nostre prospettive….

    Marco

  38. Lo sa, chi fa parte dei gruppi, che quando Marco propose la nascita di un sito sul Web che parlasse del nostro lavoro…io proprio non ero d’accordo!! Poi timidamente ho aderito, ho fatto passi da gigante, ne ho compreso l’utilità, ho scoperto che si può trasmettere spiritualità anche attraverso questo mezzo e sono entrata addirittura nella redazione.
    Oggi, però quando, durante un corso di lavoro, un collega che non vedevo da tempo mi ha detto di essere entrato per caso nel sito di “Darsi pace” e di aver letto i miei post, mi è preso un accidente! Ma perchè questa paura? O si tratta di altro, ho anche pensato, facendo un esame di coscienza, ma possa trattarsi di un sentimento di puro egoismo, di chiusura, di volermi tenere questa meravigliosa esperienza dei gruppi solo per me e i pochi amici coinvolti!
    E allora che senso ha, il nostro obiettivo e dare pace anche agli altri!
    Ok accetto tutto, sono con m. e Fabrizio, perdonatemi però ma devo proprio trovare il mio tempo per arrivare a face book!
    Baci Gabry

  39. Grazie di cuore, carissimo Marco.
    Un abbraccio anche a Gabriella e… relax yourself !

    Fab

  40. Maria Pia Porta dice

    Carissimi, quale procedura tecnica usare per leggere gli eventuali commenti ai post su Fb.?
    Grazie, Mariapia

  41. Maria Pia, i commenti ai post su Fb si leggono senza nessuna procedura. Sono già visibili semplicemente visualizzando la pagina di Darsi Pace. In alcuni casi, su quella pagina sono visualizzati poi i ‘links’ agli articoli di Darsi Pace che sono pubblicati su questo sito. Quindi, cliccandovi sopra, si viene rimandati direttamente qui, dove si leggono gli articoli che sono presenti qui.

    f.

  42. E’ uscitoper Mondadori questo libro “Tu non sei un gadget”, scritto dal pionere della Silicon Valley Jaron Lanier: un contributo fondamentale al dibattito che stiamo facendo. Vi allego un articolo sul saggio, assolutamente da leggere:

    “Tu non sei un gadget”. Da pronunciare ogni mattina appena alzati, guardandosi negli occhi di fronte allo specchio. Prima di ritrovarsi faccia a faccia con lo schermo del computer. Che cerca di convincerci del contrario: siamo, come lui, dei gadget. Standardizzati, fruibili, interscambiabili.

    Un test psicologico dimostra il potere che un semplice software può esercitare sul nostro animo. È un esperimento che Jeremy Bailenson, ricercatore all´università di Stanford, ha effettuato su coloro che s´immergono nella realtà virtuale di Second Life, l´universo parallelo che ha milioni di frequentatori abituali. Basta cambiare la statura del proprio “avatar” sullo schermo, per incidere profondamente sulla propria autostima e la percezione di se stessi. I padroni del software, e gli ingegneri al loro servizio, stanno vincendo la loro scommessa. Se è vero che l´aspetto più importante di una tecnologia è la sua capacità di cambiare le persone, noi siamo su un pericoloso piano inclinato: gradualmente ci abituiamo all´idea di essere gli eguali dei computer.

    L´invito a ribellarci contro questa sottomissione viene da un genio indisciplinato della società digitale. È Jaron Lanier, 50 anni a maggio, nato a New York ma pendolare sulla West Coast. Intelletto multiforme, un Pico della Mirandola del terzo millennio: è pianista e compositore della tendenza New Classical (fusione di musica asiatica e occidentale), ha suonato con Philip Glass e Ornette Coleman, tra gli altri. Veterano della Silicon Valley, ex consulente di Microsoft, è tra gli architetti-fondatori di Second Life, questo gioco che col passare del tempo è diventato per molti una seconda dimensione esistenziale più vera della prima. Il suo ultimo saggio, You are not a gadget, che esce in questi giorni in America (Alfred Knopf, New York), è un appello alla disubbidienza. È il manifesto per una rivolta contro la nuova forma di collettivismo autoritario che ci sta minacciando. Il “maoismo di Internet”: un´ideologia non codificata, ma che ha analogie impressionanti con alcuni tratti dei totalitarismi del XX secolo.

    «Qualcosa ha cominciato a girare storto nella rivoluzione digitale – scrive Lanier – attorno al passaggio del millennio. L´inondazione di progetti etichettati come web 2.0 aveva in comune un´ideologia che promuove in superficie una libertà radicale. Open culture, la cultura aperta. Ma quella libertà, ironicamente, è riservata alle macchine, non alle persone».

    Come ogni dittatura, quindi, anche questo maoismo digitale per farsi accettare deve presentarsi come un movimento di liberazione. Si ammanta di valori nobili: la sovranità popolare, l´egualitarismo. Ben presto questa sedicente rivoluzione dal basso si trasforma in una dittatura della maggioranza, teorizza la suprema saggezza delle folle. La massa ha sempre ragione: è la regola che presiede al funzionamento dell´enciclopedia digitale Wikipedia, frutto di miriadi di contributi di volontari anonimi. Un metodo di compilazione in base al quale cento ignoranti hanno naturalmente la meglio su un esperto della materia. Vince chi fa media. S´instaura la dittatura della mediocrità. La stessa regola governa (sia pure con qualche correttivo) l´algoritmo dei motori di ricerca online come Google: l´ordine in cui vengono presentati i risultati per una certa parola-chiave, è democraticamente stabilito, corrisponde ai siti più frequentati. Ed è in fondo il criterio che ispira lo show televisivo più fortunato di tutti i tempi, quell´American Idol dove l´ultima parola nel giudicare il talento appartiene al pubblico. Il massimo della democrazia, no? (In realtà, no. La liberaldemocrazia ha sempre voluto mettere degli argini alla “mob rule”, il governo della folla: perciò abbiamo delle Costituzioni che stabiliscono i diritti delle minoranze).

    Internet 2.0 è riuscito finora a farsi passare come l´espressione più avanzata del potere delle masse. La seconda tappa nel nostro asservimento: come ogni dittatura anche quella digitale deve aizzare gli istinti più feroci della psicologia collettiva. Ecco quella che Lanier definisce la cultura del sadismo. Esempi estremi sono ben visibili in Cina: dove nel 2007 il movimento Lettera Scarlatta ha lanciato online un gioco di “caccia agli adulteri”, vero e proprio linciaggio psicologico. Poi nel 2008 le stesse tecniche sono state usate per braccare i simpatizzanti del Tibet. (La giustizia sommaria affidata alle folle ha illustri precedenti nell´èra pre-digitale: dal terrore giacobino nella Rivoluzione francese alle Guardie rosse di Mao Zedong nella Rivoluzione culturale cinese).

    Il terzo ingrediente del cyber-collettivismo: occorre cancellare la creatività, la differenza, l´individualismo. Qui Lanier mette al centro dell´attenzione il piano di Google di scannerizzare tutti i libri del mondo. Al termine di questo nuovo Manhattan Project (dal nome dell´impresa che portò alla bomba atomica nella seconda guerra mondiale), Lanier vede il rischio che tutte le opere siano accessibili gratis in una “nube online”, tutti i contenuti fusi in un magma indistinto, fino a rendere irrilevanti le identità degli autori, irriconoscibile il contesto storico. Con l´approdo a un Libro Unico, Internet finirebbe per cannibalizzarsi uccidendo le fonti originarie della creazione. La blogosfera, ricorda Lanier, tuttora è alimentata dai produttori di contenuti tradizionali: giornali, libri, sceneggiature cinematografiche e televisive, autori di musica; cioè tutti coloro che nel maoismo digitale sono destinati a finire stritolati. Lanier contropropone un “nuovo umanesimo digitale”. È l´ora di prepararlo, cominciando da una battaglia di resistenza. Ripetersi ogni mattina: you are not a gadget.

  43. Bel testo, grazie, Massimo.
    Effettivamente ripete ciò che stiamo già dicendo da tempo, e cioè che ogni tecnologia possiede un’ombra vistosa, che è tanto più grande e minacciosa, quanto più potente è il potere di quella specifica tecnica.

    L’invenzione della scrittura ci ha fatto perdere gran parte del nostro potere mnemonico, come sosteneva già Platone. L’invenzione della stampa ha poi democratizzato il sapere, con esiti profondamente ambigui: alfabetizzazione universale da una parte, e abbassamento progressivo della unicità del Libro, e così via.

    Anche Internet è ambigua, e rischia di ridurre paurosamente le fonti della creatività, come spiega molto bene l’articolo.
    Solo che queste fonti non si rinnovano ripetendoci ogni mattina che non siamo gadget, ma aprendo una nuova stagione di ricerca culturale spiritualmente orientata, fondata cioè su un lavoro come quello che proponiamo nei nostri Gruppi.

    Dobbiamo tornare a chiederci: qual è l’orizzonte e l’ampiezza della creatività umana? che cosa significa creare per l’essere umano? che cosa ostruisce i nostri canali creativi, e ci rende omuncoli da second life, da vite secondarie e di seconda mano?

    E’ tempo, in altri termini, di ricominciare, di una nuova antropologia, che sia in grado di ispirare nuove pedagogie, anche digitali.

    Ciao. Marco

  44. caro Massimo,
    grazie. Certo è necessario ancorarsi bene nel proprio centro.
    La mia decisione di fermarmi, e le domande che avevo poste, erano anche il tentativo di offrire un punto differente per riflettere, mostrando che “una cosa necessaria” non è ineluttabilmente un obbligo, ma la si affronta se è un momento di crescita personale.
    Secondo me sarebbe opportuno, ponderare delle linee fondanti, di contenuto (tipo quello di favorire la fiducia nei giovani …) sulle quali ogni tanto confrontarsi.
    Oggi ad esempio potrebbe essere utile riflettere sull’esperienza del blog, dal punto di vista del nostro cambiamento personale. Una riflessione aperta, non a partire dal successo/insuccesso numerico o di assensi, ma rispetto al proprio cambiamento; nel senso di un benessere evolutivo e di ricaduta nei rapporti familiari, lavorativi, con gli amici ecc.
    Forse questo mio modo di vedere le cose è dovuto al fatto che la mia motivazione nell’aderire al blog di Darsi è quella di “apprendere ad amare”.
    ciao
    Un abbraccio
    Rosella

  45. Domenico Parlavecchio dice

    WOW ti distrai un attimo e rischi di leggere un bel libro fatto di commenti. 🙂

  46. caro Marco Guzzi,
    secondo me la creatività è ciò che accade NEL MENTRE UN BAMBINO GIOCA, assorto e pregno di sè; nel luogo interiore in cui è “il pensiero che mi pensa”.
    Coglie l’attimo fuggente e lo cala nel gioco, trasforma il fuori ma innanzitutto RI-CREA sè stesso.

    Questo è il motivo per cui insisto (O.K. Giovanna: e a Dio piacendo me ne farò carico) circa il riflettere e comunicare, su ciò che accade in noi, attraversando e lasciandoci attraversare, nel blog.

    Chiunque sia in cammino, ogni tanto si ferma per fare il punto; e se il cammino attraversa la rete il punto lo si fa secondo IL MEZZO.

    Magari sono solo tignosa e testarda, pretendo SEMPRE di aver ragione IO… .

    ciao
    Rosella

  47. Carissima, è giusto: la creatività possiede la serietà gioiosa del gioco.

    E mi pare inoltre che il blog stia lentamente diventando ciò che dovrebbe essere: un’estensione del lavoro interiore nel gioco delle relazioni.

    Ognuno sul blog riscopre in forme più o meno invariate tutti i propri problemi relazionali, e quindi vi può lavorare meglio e direi in diretta.

    Ciao. Marco

  48. … sempre detto “io”: sei un grande!!!

    ma “io”, ce la farò mai, a mettere giudizio???

  49. Auguri a tutti coloro che portano il nome di Gabriele, Michele e Raffaele.
    Siate lieti.
    Rosella

  50. Il Foglio ha ripreso la nostra discussione, citando l’intervento di Fabrizio Falconi, giornalista della nostra redazione. Un’analisi molto interessante, priva di paraocchi e pregiudizi, e soprattutto un piccolo manuale per chi non sa ancora come muoversi su facebook:

    http://www.ilfoglio.it/soloqui/6333

  51. è Sandra Petrignani, non a caso nostra amica su fb….

    un abbraccio. Marco

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