Caravaggio, La cattura di Cristo
Nella Messa del giorno di Natale ascoltiamo la pagina introduttiva del Vangelo di Giovanni, il prologo appunto, in cui si annuncia l’avvento di Dio nella carne, il motivo, le conseguenze. Tra le sue incisive espressioni vi è anche questa: «Venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11).
A una prima lettura siamo portati a dire che questo versetto non riguarda noi ma “altri”: si tratta di fatti avvenuti in Palestina, ormai passati, relativi al rifiuto cui Gesù è andato incontro. Non l’hanno accolto i suoi compaesani di Nazaret; non l’hanno accolto i religiosi osservanti di Gerusalemme che han fatto di tutto per toglierlo di mezzo, riuscendo infine a farlo pendere dalla croce. Si può trarre una serie di considerazioni che riguardano però “loro”, ossia i contemporanei di Gesù, cioè gli “altri”.
In seconda battuta, siamo tentati di tirarci fuori dall’implicazione di questo versetto perché, ci diciamo, noi abbiamo accolto Gesù. Siamo cristiani!
Sarebbe tuttavia troppo sbrigativo fermare il messaggio del versetto ai fatti accaduti 2000 anni fa. Sarebbe come togliere “attualità” perenne al Vangelo, sottraendoci alla sua interpellanza. E’ possibile allora applicare a noi quanto lì si dice? A noi che siamo i suoi?
Credo di sì, anche perché diventa stimolante confrontarci sull’incessante venirci incontro di Dio, ADESSO, e sul nostro frapporre ostacoli ADESSO al suo ingresso nella nostra vita.
Un primo punto da mettere a fuoco riguarda l’identità di Colui che «venne tra i suoi». Non basta rispondere con definizioni apprese da altri, sui libri. Si tratta di rispondere esistenzialmente e personalmente: Come Dio viene a me, a noi? Quali sono i segni della sua visita? Che cosa viene a fare? E’ come me lo aspetto? Che effetto mi fa un Dio misericordioso, buono con tutti, che sceglie l’umiltà, che per guarire la carne ferita si lascia ferire? I contemporanei di Gesù non erano tutti degli sprovveduti in fatto di conoscenza di Dio. Ma la presunzione di conoscerlo bene non facilita l’esperienza di chi è veramente il Signore, anche perché l’incontro con lui è da aggiornare ogni giorno.
Dato che il versetto del prologo vale pure per noi, un secondo punto da mettere a fuoco è di considerare quali sono le nostre resistenze al Signore, evidenti o celate. Non basta aver accolto il Signore una volta per tutte: come è perseverante il suo desiderio di venire “in” noi, “fra” noi, permeando il nostro tessuto personale, familiare e sociale, così deve essere aggiornata la nostra accoglienza di lui. Pur restando noi stessi, cambiamo col passare dei giorni: è il quotidiano il luogo in cui dare ospitalità a Colui che viene a noi, in maniera sempre nuova, chiedendo di essere accolto per come egli si presenta, alle sue condizioni, senza la pretesa di fargli fare, ospitandolo, quello che ci aspettiamo da lui.
E’ sempre in agguato il compromesso: accogliere Gesù ma fino a un certo punto, fin dove non dobbiamo fare scelte che fan soffrire; dirgli di sì, ma riservando spazi di movimento; obbedirgli tenendo tutto sotto controllo… Quando si affacciano problemi sappiamo trovare aggiustamenti, interpretazioni, coniugando a modo nostro la “radicalità” del Vangelo.
E’ sempre possibile temporeggiare, rimandare una più sincera accoglienza di Cristo; avvertiamo lo spessore della sua proposta, eppure ci diciamo: aspettiamo ancora un po’, prendiamoci tempo per vederci meglio (un gesto di perdono rimandato è segno di non accoglienza della visita di Gesù).
E’ sempre pronta l’ipocrisia, che è la malattia dei farisei di ogni tempo e non solo di quelli citati nel Vangelo. L’attenzione alla facciata invece che all’interno ci impedisce di recepire il cuore del messaggio di Gesù; viviamo una vita cristiana soddisfatta delle nostre buone azioni e insoddisfatta di quelle degli altri.
Accogliere Gesù per noi che siamo “i suoi” significa ri-ospitarlo al centro della nostra esistenza, mettendolo a proprio agio, lasciandogli la libertà di fare e di dire, senza riprodurre la condotta di Marta, preoccupata di fare mille cose per Gesù e tuttavia disattenta nel ricevere da lui l’unica cosa di cui c’è bisogno (cf. Lc 10,42). L’accoglienza di Gesù, prima di implicare di dargli qualcosa, comporta di ricevere il suo dono. Pensiamo a Maria di Nazaret: prima di essere chiamata a dare, la Vergine è chiamata a ricevere il Dono di Dio.
Siamo noi, dunque, ad essere interpellati sull’accoglienza o meno del Signore che viene oggi e qui, in questo Natale. Egli viene in quello che stiamo facendo, soffrendo, sperando, perseguendo… Adesso, non quando i problemi saranno risolti, le liti pacificate, le divergenze ricomposte, la crisi economica superata, la malattia debellata, il lavoro assicurato… Ecco perché, il versetto del prologo di Giovanni «venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto» parla anche di noi e non solo di quanti hanno rifiutato Gesù appendendolo alla croce!
caro Corrado,
come fatico a non sentire nelle tue parole “una predica”.
Eppure oggi so che questo fatto è TESTIMONE SICURO della mia resistenza ad accogliere IL DONO della vita, della mia e di quella altrui.
Questa mattina, al risveglio facevo una considerazione con Gianni: noi abbiamo negato la nostra natura umana! l’alternanza di emozioni positive e negative, di umori esaltanti e depressi.
Noi non siamo ri-conoscenti (al)la materia che ci costituisce.
Non accettiamo questa ambivalenza, questa fragilità che non trova pace ne equlibrio e vorremmo imporglielo.
Vorremmo dirgli fai questo e fai quello, così è giusto e così è sbagliato.
Imporre alla natura la visione di quello che DOVREBBE ESSERE, e non accogliere LA GRATUITA’ di ciò che è.
Vogliamo CERTEZZE sicure.
SI’ desideriamo CURE!
Abbiamo la necessità che un Altro/altro si prenda cura di noi, del nostro dolore..
Di uno Spirito d’Amore che nasca in noi e ci faccia prendere cura di chi abbiamo a fianco. Imploranti, questo stesso Spirito di Vita che aiuti l’altro, lo sostenga perchè possa farsi carico della nostra cura, della nostra di vita.
Noi non possiamo farci da soli, non possiamo salvarci da soli nè amarci da soli: se un altro non ti ama tu non sei amato.
E l’altro è perfettamente delimitato nel suo limite, proprio come te… .
Solo l’Amore nel suo INSIEME ci dona l’eternità e rende illimitati DILATANDOCI naturalmente.
Grazie Corrado e BUONA PASQUA di Natale
Auguri di ogni bene a tutti.
Rosella
non so perché, ma questo clima di Pasqua Natale, mi sta contagiando, ho passato ( E ripasserò) momenti bui nella mia vita, ma in questo periodo mi sento amata, voglio bene ” quasi” a tutti, sono felice, mi sembra che il male non ce l’avrà vinta! Mi accontento di piccole cose, ad esempio dell’aria di rinnovamento dei giovani che sembravano “addormentati” dal computer ed invece sono scesi in piazza a manifestare e prima con violenza, ma ieri dando prova di estrema intelligenza con grande pacifismo, ma grande determinazione! Che il mondo nuovo che vorremmo sta già dando qualche frutto? Grazie Corrado e grazie Rosella Buon Natale a tutti voi. Vi voglio bene!
Caro Corrado.
Grazie per le tue belle parole piene di speranza, per ricordarci che propio in quelli momenti di piu buio il Signore vieni da noi.
Ti abbraccio con tutto il mio cuore.
Auguri a tutti.
Rashide.
Carissimo Corrado
grazie per questa intensa riflessione. Rispondo con le parole di Rilke, e con l’augurio per te e per tutti i darsipacisti di trovare lo slancio per abbandonarsi veramente alla mano amorevole del bimbo che nasce.
Massimo
“Annunciazione”, di R.M. Rilke
Tu non sei più vicina
a Dio di noi;
siamo lontani tutti.
Ma tu hai stupende mani benedette.
Nascono chiare a te dal manto,
luminoso contorno:
io sono il giorno, la rugiada,
ma tu, tu sei la pianta.
Sono stanco ora, la strada è stata lunga,
perdonami, ho scordato
ciò che Egli, immenso sul trono gemmato
e assiso sul sole,
manda a dire a te, che mediti
(mi ha vinto la vertigine).
Vedi: io sono l’origine,
ma tu, tu sei la pianta.
Ho steso le mie ali,
immenso nella piccola casa;
quasi manca lo spazio
alla mia grande veste.
Eppure, non fosti mai così sola,
vedi: mi senti appena;
nel bosco io sono un soffio di vento,
ma tu, tu sei la pianta.
Gli angeli tutti sono presi
da un turbamento nuovo:
certo il desiderio non fu mai
così immenso e vago.
Forse, ora s’annunzia qualcosa
che tu comprendi in sogno.
Salute a te, la mia anima vede:
tu sei pronta e attendi.
Tu sei la grande, eccelsa porta,
presto verranno ad aprirti.
Tu che sola intendi il mio canto:
in te si perde la mia parola
come nella foresta.
Sono venuto a compiere
il sogno millenario.
Dio mi guarda, mi abbacina…
Ma tu, tu sei la pianta.
Grazie Corrado per la tua riflessione che stimola la mia.
Il desiderio di compimento che anima ciascuno di noi o tante volte è sepolto sotto mille strati di detriti, si risveglia all’annuncio di una Nascita: “Oggi è nato per voi il Salvatore” e da esso attinge luce e forza di ri-generazione. Sì, perché fare memoria della Nascita di Gesù, quale salvezza realizza nella mia vita, se ad essa non corrisponde la mia ri-nascita interiore? Se la mia persona e tutta la mia esistenza non si lascia trasformare dalla dinamica vitale che l’amore di Dio immette continuamente nella storia attraverso il Mistero della sua Incarnazione?
Dico spesso a me stessa: “Tu, con la tua libertà, hai il terribile potere di neutralizzare l’onnipotenza di Dio”.
Lo straordinario e inaudito Annuncio che risuona nell’universo mi fa trovare la forza e la gioia di intraprendere, sempre di nuovo, il percorso per spezzare i ceppi che imprigionano la mia libertà. Mi confondo tra i pastori e mi presento, nella mia nudità di creatura con la sua radicale fragilità, davanti a quel Bimbo e mi lascio riempire di stupore. Allora sarà Natale per me!
E sia Natale anche per te e per tutti voi amici incontrati o ancora non conosciuti.
Auguri di cuore. Sr Maria
Sul profilo Facebook di Darsi Pace abbiamo pubblicato questo scritto di D. Bohnoeffer che sta riscuotendo grande interesse. Per chi ancora non è iscritto vi inviatiamo a farlo tramite questo link:
http://www.facebook.com/darsipace
Cristo nella mangiatoia
[…], Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro […]. Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono “perduto”, lì egli dice “salvato”; dove gli uomini dicono “no”, lì egli dice “sì”.
Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente e incomparabile. Dove gli uomini dicono “spregevole”, lì Dio esclama “beato”. Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio, dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi, dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima, lì egli vuole irrompere nella nostra vita, lì ci fa sentire il suo approssimarsi, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore, della sua vicinanza e della sua grazia.
La mia vita dipende adesso unicamente dal fatto che questo bambino è nato, che questo figlio ci è dato, che questo discendente di uomini, che questo Figlio di Dio mi appartiene, dal fatto che lo conosco, ce l’ho, lo amo, dal fatto che sono suo e che egli è mio.
Dove Dio viene agli uomini e si unisce ad essi per amore, lì tra Dio e l’uomo, e tra uomo e uomo è conclusa la pace. Se temi l’ira di Dio, va’ dal bambino nella mangiatoia e lasciati lì donare la pace di Dio. Se sei in lite con tuo fratello e lo odi, vieni e vedi come Dio è diventato per puro amore nostro fratello e ci vuole riconciliare fra di noi. Nel mondo regna la violenza, questo bambino è il principe della pace. Dov’egli è, lì regna la pace”.
http://www.facebook.com/darsipace
Dietrich Bonhoeffer
possa il nostro cuore
farsi grotta di umiltà
roccia nella Roccia
vena del Suo Sangue
grazie a Corrado e alla sua chiarezza di pensiero, grazie ai vostri interventi che smuovono e commuovono
Buon Natale a Darsi Pace, ogni giorno
Filomena
Sul nostro profilo facebook grande interesse e molti commenti alla frase di D. Boenheffer sul Natale. Potete iscrivervi a Darsi Pace su fb cliccando il badge in fondo alla colonna sulla destra di questo sito.
Cristo nella mangiatoia
[…], Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro […]. Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono “perduto”, lì egli dice “salvato”; dove gli uomini dicono “no”, lì egli dice “sì”.
Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente e incomparabile. Dove gli uomini dicono “spregevole”, lì Dio esclama “beato”. Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio, dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi, dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima, lì egli vuole irrompere nella nostra vita, lì ci fa sentire il suo approssimarsi, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore, della sua vicinanza e della sua grazia.
La mia vita dipende adesso unicamente dal fatto che questo bambino è nato, che questo figlio ci è dato, che questo discendente di uomini, che questo Figlio di Dio mi appartiene, dal fatto che lo conosco, ce l’ho, lo amo, dal fatto che sono suo e che egli è mio.
Dove Dio viene agli uomini e si unisce ad essi per amore, lì tra Dio e l’uomo, e tra uomo e uomo è conclusa la pace. Se temi l’ira di Dio, va’ dal bambino nella mangiatoia e lasciati lì donare la pace di Dio. Se sei in lite con tuo fratello e lo odi, vieni e vedi come Dio è diventato per puro amore nostro fratello e ci vuole riconciliare fra di noi. Nel mondo regna la violenza, questo bambino è il principe della pace. Dov’egli è, lì regna la pace”.
Dietrich Bonhoeffer
Su darsipace su fb ogni giorno la rassegna stampa delle notizie di carattere spirituale prese dai quotidiani italiani e stranieri. Per iscriversi questo il link:
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Ho sempre pensato caro Corrado che la frase di Giovanni comprendesse anche e soprattutto noi. Noi che ci professiamo cristiani, che amiamo Gesù (a modo nostro), che entriamo ogni domenica nel Suo tempio e Lo preghiamo. Eppure proprio noi quante volte non Lo accogliamo, quando ad esempio rifiutiamo infastiditi chi chiede l’elemosina o neghiamo aiuto ad una persona che comunque ne ha bisogno.
E’ bellissimo il pensiero di “lasciare libero Gesù di fare e di dire” perché ci guidi nello Spirito.
Grazie per questo post perché mi riprometto di trascorrere il Natale riflettendo proprio sulla mia personale accoglienza quotidiana verso Gesù, quanto di facciata e quanto di cuore!
Auguro Buon Natale a te e a tutti quelli che scrivono e che intervengono in questo sito e che anche solo lo leggono!
Grazie a Massimo per i versi di Rilke!
Gabriella
Carissimo Corrado, grazie della tua riflessione.
In queste ultime ore di vigilia romba dentro di me la questione della fede, della fede che mi salva.
Mi pare che accogliere Gesù significhi essenzialmente credere in lui, credere che lui sia per davvero il mio Salvatore.
Ma crederlo adesso dovrebbe significare in qualche modo sperimentarlo, e se adesso sto nella mia angoscia posso credere nella sua salvezza?
Posso credere nel Natale se sto negli inferi di una notte di terrore?
Io credo di sì, credo che la fede sia possibile anche negli inferi dell’angoscia, una fede davvero folle, perché senza alcun riscontro emotivo, una fede ab-soluta perciò, sciolta da tutto, da ogni evidenza, contro natura, contro ogni ragionevole speranza.
Questa è la povera fede per me stasera.
Nasci, Signore, nasci in noi, e sia Natale!
Sorprendici nelle nostre calotte polari!
Sfonda le porte di bronzo dei nostri cuori!
Solo un miracolo può fare di questa notte orribile il tuo Natale!
Ti sento, Signore, forse già vieni, vieni a mostrarmi che per davvero è la fede che mi salva.
Abbi pietà di noi, Signore, è troppo il nostro dolore, non siamo più capaci di niente, compi tu l’opera delle tue mani. Amen
Accoglienti accogliamo il Nascente che germina dentro di noi. Di notte. Alle sue condizioni. Come seme sotto la neve. Senza pretese di vedere subito i frutti con lo spuntare dell’aurora.
Grazie di cuore dei vostri commenti che arricchiscono i nostri mondi interiori.
Rosella, che davvero l’Amore ci dilati l’anima, naturalmente, natalizia-mente.
Luciana: alla luce della Pasqua contempliamo la luce del Natale. Non possiamo fermare il Bambino a Betlemme. Nasce senza avere un luogo dove posare il capo. Sulla croce poserà il capo.
Rashide, ricambio col cuore il tuo abbraccio natalizio!
Che bello, Massimo, abbandonarsi questa notte alla mano amorevole del bimbo che nasce; così ha fatto l’Annunziata…
Sr. Maria, mi associo nel domandare che il Figlio della Vergine ci insegni a non neutralizzare l’onnipotenza dello Spirito con le nostre “potenze”.
Filomena, in questa questa notte pregherò così il Signore dopo la Comunione eucaristica: “Possa il mio cuore farsi vena del Tuo Sangue!”.
Gabriella, sentimi vicino nella tua riflessione sull’accoglienza quotidiana del Mistero.
Marco: che il Nascente, incessantemente Nascente, nella notte Nascente, gradisca la nostra povera fede e ci esaudisca, salvandoci! Grazie!
Buona Pasqua di Natale, amici di “darsi pace”.
Caro Corrado, grazie per aver messo in luce tre atteggiamenti su cui lavorare: compromesso, temporeggiare/rimandare, ipocrisia.
Chiedo: La non accoglienza scaturisce forse anche dal non riconoscimento?
Gesù non è stato riconosciuto e non è stato accolto.
E’ lo stesso per noi? E’ nella misura in cui non ci riconosciamo (stato alienato) che non riusciamo a riconoscere e accogliere l’altro?
Grazie Marco della tua preghiera.
Si, Signore, dall’abisso della mia disperazione a te grido, vieni a salvarmi! abbi pietà di tutti noi!