Amos Oz
In ogni situazione della mia vita, in cui sono stata invitata (o costretta) a “prendere una posizione” riguardo una questione o idea che sia, ho provato sempre un certo disagio.
Caratterialmente sono portata all’astensione, mi rendo conto, però, che vi sono dei contesti in cui si deve decidere comunque da che parte stare (penso al voto politico ad esempio); non la considero tanto “indecisione” la mia, quanto una tendenza inevitabile a pormi sempre nei panni dell’altro o degli altri, a cercare le valide motivazioni in ogni parte della barricata.
Una specie di empatia che blocca, in ogni caso, una definita “presa di posizione”!
Sento che il mio non è un atteggiamento del tutto sbagliato, eppure mi crea spesso un senso di inadeguatezza, tale da avere invidia verso chi esprime con sicurezza la propria opinione.
“Come fa ad essere così sicuro di ciò che dice?” penso.
Sono stata spesso ripresa per una certa “incoerenza” che contraddistingue le mie azioni.
In merito a tale riflessione mi ha colpito il pensiero dello scrittore israeliano Amos Oz, personaggio verso cui ho percepito subito una certa simpatia e affinità, dopo che ho letto il suo libro autobiografico “Una storia di amore e di tenebra” (Milano, Feltrinelli, 2003).
Il dramma vissuto dai suoi familiari, ebrei naturalmente, improvvisamente sradicati dai propri luoghi d’origine europei ha permesso all’Autore di comprendere l’essenza delle rivendicazioni dei palestinesi, ugualmente estromessi dalle loro case.
Riporto alcuni brani tratti da recenti interviste allo scrittore:
– Oz dice che l’estrema coerenza, di cui molte persone si vantano, può coincidere con il fanatismo o l’integralismo. Gli integralisti ritengono che tutto ciò che per loro è sbagliato sia male e pertanto debba essere combattuto.
Questo non significa che non bisogna lottare per le nostre idee e per i nostri valori, tutt’altro, ma bisogna capire che in mezzo a due poli opposti c’è tanto, che non esistono solo le nostre convenzioni, ma esistono tante sfumature, e tante idee che non dobbiamo ritenere sbagliate perché non uguali alle nostre.
Oz si dichiara grande fautore del “compromesso”, concetto considerato normalmente in maniera negativa, come sintomo di una mancanza di onestà e di integrità morale. «Non nel mio vocabolario. Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. (…) Il contrario di compromesso è fanatismo, morte» dice Oz.
Esercitare il compromesso, quindi, significa andare incontro all’altro, riconoscendo dignità al suo punto di vista.
Per questo suo atteggiamento Oz è stato più volte accusato di essere un traditore dai suoi connazionali, nonché guardato con sospetto dai palestinesi.
Lo scrittore, proprio in merito a ciò, ha di recente dichiarato:
“In Israele mi criticano perché non sono sufficientemente patriottico. In Palestina o in Europa perché sono visto come il simbolo dell’occupazione. Se le bordate mi arrivano da destra e da sinistra significa che sono sulla strada giusta.”!-
Gabriella, tocchi un tasto che mi sta a cuore.
In effetti anch’io tendo per carattere al compromesso, e lo percepisco come qualcosa di “colpevole”, come una mancanza di carattere o di nerbo.
Debbo però ammettere che spesso i miei compromessi mascherano una sostanziale inflessibilità, specie su certe questioni.
In generale credo che il discernimento sia, come sempre, indispensabile. Il compromesso è davvero tale oppure è una difesa o addirittura un’offesa? Non schierarsi, alle volte, può diventare un atto di violenza?
E mi domando ancora: esistono questioni sulle quali nessun compromesso è possibile? Mi riferisco, chessò, alla condanna del nazismo.
Mi rendo conto d’essere cavilloso ma sulla faccenda del compromesso tendo a incartarmi, come si suol dire.Un abbraccio a tutti.
Enrico
Gesù Cristo era un integralista?Si.Si è reso antipatico e scomodo a tutti….Non ha mai detto che il suo messaggio avrebbe accolto e pacificato tutti,al contrario avrebbe portato la spada,diviso le famiglie,derubato i cristiani di averi e affetti terreni,Gesù Cristo non ha mai incluso il diritto di peccato in presunti”diritti fondamentali dell uomo”,ha offerto il perdono se c è ammissione di peccato e pentimento,e dice lui stesso che vomita i tiepidi,Gesù Cristo era,è e sempre sarà un integralista per questo è stato massacrato,la verità non è mai facile,in fondo Ponzio Pilato si è dimostrato un abile mediatore tra i due poteri,ma non ha reso testimonianza alla verità,ha preferito l arte del compromesso.
Cara Gabriella,
penso che UN NUOVO nato, un figlio, possa essere la risposta più congrua alla tua domanda.
La vita procede così ed ha in sè stessa le dinamiche adeguate; essa è evoluzione e cambiamento.
La parola compromesso l’accetto solo nella sua accezione di coinvolgimento e non di subire
qualcosa in meno da ciò che pensi possa essere opportuno.
Certo lasciarsi coinvolgere senza aver chiaro il risultato, nè se vi sarà un risultato alla nostra azione (concepiremo o non concepiremo un figlio?) presuppone un abbandono totale all’altro e ad “un ALTRO”.
Allora coerenza con checosa o con chi?
Forse una rettitudine in sè stessi che favorisca l’emergere di dinamiche unificanti il vivere insieme. In un certo qual modo “che si offra”, come materia prima dalla quale poter trarre l’opera compiuta.
Di determinato e definitivo vi è solo la coerenza con il valore dell’umano. Con la propria umanità posta alla pari con l’umanità dell’altro, nella consapevolezza di non poter procreare da soli la vita nè la sua continuità, così come l’evolvere contingente della storia.
Di fatto essere coerenti è un semplice atto d’umiltà: accogliere il punto di vista altrui nel nostro amore, come fosse un presente, lasciando che il Presente stesso transfiguri… .
Cara Gabriella, sei andata a toccare in questo fine anno un argomento decisamente tosto e complesso, proprio come i giorni nostri.
Niente male! anzi, direi proprio: “bene!”, quasi un dono e: “come si accoglie un dono”?
Nell’attesa che la nostra vita Viva e si compia, auguro a tutti noi giorni sereni. Ciao
Rosella,
Carissima Gabriella, come sai nel nostro lavoro questa questione è sempre all’ordine del giorno.
Mi pare che il problema sia da porre così: in quale stato ti trovi quando vai incontro all’altro?
Se sei nella tua integrità, puoi anche offrire l’altra guancia a chi ti schiaffeggia, ma se invece ti trovi nella tua difesa accondiscendente, e cioè in uno stato alienato, qualunque compromesso sarà solo un modo per forzare la volontà altrui e per nasconderti alle tue responsabilità, come mi pare suggerisca anche Enrico.
Il problema del discernimento è cioè sempre spirituale e tocca i moventi più intimi dell’apertura all’altro: amore o paura? amore per la verità e per la pace, o svendita della verità in nome di una pace fittizia?
A volte solo lo Spirito Santo può illuminarci.
Cao. Marco
Anche a me capita, istintivamente, di praticare una certa accondiscendenza. A volte invece, se avverto nell’altro ostilità e volontà di aggredire, divento aggressivo a mia volta. Dopo me ne pento. In genere l’atteggiamento di chi “sa tutto”, e di chi ripete ossessivamente “io, io, io…” mi indispone e smetto di ascoltare. Davanti alle questioni in genere mi pongo in maniera aperta e disposto a cercare di comprendere insiema all’altro il “fuoco” del problema. Oggi non ho astratti principi da far valere a priori, e da questo punto di vista so di essere “povero”. Credo infine che sia buona l’impostazione di Marco: “in quale stato ti trovi quando vai incontro all’altro?” L’altro sarebbe lo specchio nel quale rileggere la nostra situazione interiore…
Ho trovato interessanti le parole di Sant’Agostino nel Discorso 64 a proposito di cosa significhi essere semplici come colombe e prudenti come serpenti:
“Non devi temere il serpente sotto nessun aspetto. Esso ha qualità che si devono odiare, ma anche qualità che si devono imitare. Quando infatti il serpente è oppresso dalla vecchiaia e sente il peso della decrepitezza, s’introduce a fatica attraverso un cunicolo e così facendo si spoglia della pelle vecchia per uscir fuori nuovo. Imitalo tu, o cristiano, che ascolti il Cristo che dice: Entra attraverso la porta stretta. L’apostolo Paolo dice inoltre: Spogliatevi dell’uomo vecchio con le sue azioni e rivestitevi dell’uomo nuovo ch’è stato creato ad immagine di Dio. Hai dunque una caratteristica da imitare riguardo al serpente: Non morire a causa della decrepitezza. Chi muore a causa di un vantaggio materiale, muore a causa della decrepitezza spirituale. Chi muore a causa del vantaggio della lode umana, muore a causa della decrepitezza spirituale. Quando invece ti sarai spogliato di tali forme di decrepitezza, avrai imitato la prudenza del serpente. Imitalo in modo più sicuro: conserva la tua testa. Che significa: “Conserva la tua testa”? Conserva in te Cristo. Può darsi che qualcuno di voi quando voleva uccidere un serpente, ha osservato come questi per salvare la sua testa espone ai colpi di chi lo ferisce tutto il suo corpo? Esso evita di farsi colpire nella parte di se stesso ove sa di avere la vita. Ma la nostra vita è Cristo, poiché egli stesso ha detto: Io sono la via, la verità e la vita. Senti anche che cosa dice l’Apostolo: Capo dell’uomo è Cristo. Chi dunque conserva in sé il Cristo, conserva per sé il proprio capo.”
Auguri per l’anno nascente a tutti.
Grazie Marco per le tue parole tu mi conosci bene, sai che potrei tendenzialmente scendere a compromessi per evitare la battaglia ed apprezzo tanto Enrico per la sua sincerità.
Mi hai comunque letto nel pensiero; riflettevo dopo aver pubblicato il post, che alla fine senza porsi troppe angosce, la verità è nello scegliere qualunque condizione a patto di essere nella propria integrità.
Ringrazio Renato per le illuminanti parole di Sant’Agostino.
Per rispondere a Michele, il cui intervento dimostra la sua presenza anche quando non interviene da un po’ di tempo, e ciò è bene, non riesco a comprendere come si può definire Gesù un integralista! Non lo penso affatto perché nonostante Lui abbia condannato fermamente soprattutto l’ipocrisia, non ha mai usato violenza per le sue convinzioni ma ha solo usato misericordia e perdono.
Certo vi sono dei casi in cui non si può patteggiare, Enrico ha citato il nazismo, potrei aggiungere la pedofilia o comunque la violenza sulle persone, sugli animali! Ma naturalmente io non mi riferivo a questi dilemmi bensì a tutte quelle miriadi di situazioni anche della vita quotidiana in cui, davvero, alcune prese di posizioni mi sembrano insensate.
Invito dunque a rivedere la definizione di compromesso non nel suo senso negativo; se volete chiamiamolo ma nella sua potenza di pace, nella sua potenza di “coinvolgimento” (come dice Rosella) e di accoglienza.
Concludo con una definizione del termine fatta da Tryon Edwards (1809 – 1894), teologo ed editore statunitense:
“Il compromesso non è altro che il sacrificio di una cosa buona o giusta fatto nella speranza di conservarne un’altra; tuttavia troppo spesso si finisce per perderle entrambe.”
Un abbraccio Gabriella.
Ritengo che la questione “compromesso o integrità delle posizioni” non si collochi in una opposizione. Non è un aut aut, ma – scimmiottando Hegel – si tratta di un et et.
Mi spiego: la solidità, la chiarezza e l’integrità della propria visione della vita e della società umana, specie quando ispirata – come nel mio caso – dal Vangelo, è il fondamento, la sub-stanzia sulla quale si modellano il pensiero, le scelte morali, la capacità critica e l’approccio con gli altri. Il compromesso, cioè la capacità di trovare insieme all’interlocutore un punto di incontro praticabile ed accettabile da entrambi, riguarda il piano dell’azione sociale, politica [in senso lato]. Il compromesso inteso in questo modo scaturisce dal dialogo, dall’ascolto dell’altro e dal con-fronto. Nel confronto, è ovvio, la mia visione della vita deve essere espressa in tutta la sua evidenza e forza; l’altro deve sapere come la penso, ma deve anche vedere in me la volontà di ascoltare, di tenere conto della sua diversità e di cercare un possibile punto di incontro. Questo compromesso, pertanto, non si configura come alienazione della mia volontà dai riferimenti autorevoli e fondanti, anzi: in qualche modo ed in parte – essendo un punto di incontro, collocandosi a metà strada tra me e l’altro – comprende anche i miei riferimenti fondanti. Questo è ciò che accade normalmente e realisticamente nell’azione politica e amministrativa, nella quale non è mai possibile [purtroppo ?] che prevalga la mia visione delle cose ed è sempre auspicabile – pena la paralisi – che si giunga ad un accordo il migliore possibile… ed anche se non sarà proprio ciò che proponevo, in virtù della mia ispirazione culturale, filosofica e religiosa, almeno la conterrà, ne terrà conto.
Mi piacerebbe esemplificare dalla mia lunga attività politico-amministrativa, ma sarebbe lungo e forse anche noioso.
Ci sono, tuttavia, alcuni ambiti nei quali un compromesso non è raggiungibile ed è necessario affermare con forza la propria visione cristianamente ispirata. Di fronte alla difesa della vita, della dignità di ogni donna o ogni uomo, della libertà, della giustizia e della pace non è possibile scendere a patti. Si badi, però, non è possibile scendere a compromessi sui valori, ma questo non significa che non si possa lavorare, pazientemente, perché si rintraccino quei medesimi valori anche in visioni molto distanti, e da questi si possa partire per la via del confronto, nella ricerca di un punto di incontro possibile [non necessario] e sufficientemente soddisfacente.
Per chiudere questo lungo intervento – e me ne scuso – posso dire che ritengo necessario prendere posizione [astenersi rischia di nascondere all’interlocutore la propria visione della vita, il fondamento della mia persona e allo stesso tempo di far tacere lo stesso interlocutore] e subito dichiarare la volontà di ascoltare e di confrontarsi, richiamando l’altro a fare lo stesso sforzo.
Non so se ho centrato l’argomento, nel caso, mi scuso.
E
Scusate, ho postato due volte per errore… il primo intervento è incompleto. Chi ne ha l’autorità cancelli pure.
Caro Pino, puoi proseguire il tuo ragionamento??? mi interessa molto. Si può esemplificare con la frase per cui “si condanna il peccato, ma non il peccatore”??? Per cui, se mio fratello sbaglia (naturalmente a mio modo di vedere)ho l’obbligo di correggerlo, di dire come la penso, ma poi anche di stargli vicino nell’inferno che i suoi sbagli provocano??? Certo, lavorando sempre per rimanere il più possibile nella mia integrità.
Lavoro difficilissimo……
Paola
Grazie del completamento, che ha chiarito ulteriormente l’importanza del dialogo. Ciao. Paola
Cara Paola, in un certo senso questo dialogo che include diverse, magari anche opposte, visioni della vita, comprende anche la vicinanza a chi sbaglia, nel rispetto della sua libertà e della sua persona, ma è – ritengo – qualcosa di più. Credo si possa parlare di quell’amore fraterno che va oltre la stigmatizzazione del peccato, ma propone la redenzione, ovvero si fa portatore di proposte nuove, pro-pone [si fa testimone di] vie di pensiero e di comportamento che l’interlocutore non conosce, ma che intravvede nel mio atteggiamento di dialogo e nella mia posizione genuina, offerta senza paura e vergogna.
Un conto è dire “Stai sbagliando, ma ti sono vicino” [che è pure un primo passo importante] un altro è testimoniare la mia volontà di superare il tuo errore, di tener conto delle tue istanze senza rinunciare mai a ciò che ispira la mia vita e la mia azione e di chiedere un comune sforzo di cammino l’uno verso l’altro. In ogni caso hai ragione: è un lavoro difficilissimo e non scevro di arrabbiature e frustrazioni… ma proprio per questo affascinante e, credo, doveroso.
Mi affascina questo qualcosa di più , ma ancora mi sfugge…..
Ancora predomina in me il giudice severo (innanzitutto nei miei confronti), e la proposta di redenzione fatica ad emergere. Con tutto il bagaglio di sensi di colpa che ne consegue…
Bene! Molto materiale di lavoro per il 2011!!!
Grazie a tutti i darsipacisti per il sostegno che la condivisione di questo lavoro offre sul cammino!
Solo una brevissima considerazione sulla scia delle stimolanti riflessioni suscitate dall’arguto intervento di Gabriella, e dai successivi commenti:
sono di regola portato ad assumere di “default” delle nette prese di posizione nei confronti dei vari accadimenti quotidiani, ma sempre più spesso, procedendo nel personale cammino evolutivo all’interno dei nostri Gruppi, mi capita di dover altrettanto e prontamente rivedere quelle che consideravo delle posizioni irrivedibili… e modificare la prima convinzione.
Ciò in realtà crea un po’ di disagio perchè avere delle prese di posizione è, per uno come me, come avvertire la sicurezza di alcuni punti fissi, di postulati inviolabili e certi che orientano tutta una vita. Ma è altrettanto vero che la saggezza e la crescita stanno pure nel saper rivedere le proprie posizioni almeno da altri punti di vista.
Dunque, si ai compromessi purchè muovano dal nostro stato integrato… c’è da ben pensare.
Grazie, e auguri a tutti.
Marco F.
Espormi! Già, giungere all’incontro con l’altro disarmato il più possibile. Cosa temo di perdere? Se perdo qualcosa allora questo qualcosa o non era più parte di me, o non era ancora pienamente integrata. Ottima verifica, dunque! Non vedo un altro modo di incontrare l’altro che sia produttivo e che porti ad una maturazione concreta. La difesa e l’aggrassività sono la medesima tentazione di sfuggire alla verità dell’esperienza. “bisogna assaggiare”!
Un caro saluto a tutti.
Renato
Carissimi, l’argomento di questo post mi interessa moltissimo e anche le variegate risposte sono tutte da meditare. Vorrei commentare anch’io, ma non ho la forza di concentrarmi adeguatamente. Il calvario di mio marito e mio continua…anche se qualche speranza c’è ancora. Grazie a Eva di Cuneo, a Barbara di Roma, e a Giovanna, ora a Palermo, che mi hanno telefonato. Un abbraccio a tutti e Buon Anno, Mariapia
Carissima Mariapia, è bene concentrarsi su ciò che la Vita ci pone di fronte con estrema urgenza. La vita è gelosa. Speriamo tutti insieme a te perchè ciò che vi affligge possa presto risolversi e possiate tornare alla serenità.
Auguri di cuore.
Renato
Auguri a tutti e in particolare a Maria Pia e Giovanna per un anno 2011 sereno, grazie per i vostri contributi
Gabriella
Spero che Giovanna riesca ad intervenire presto da Palermo. Intanto non posso trattenere per me la bella notizia che suo fratello Carlo, sacerdote, si sta riprendendo, dopo l’ictus che lo ha colpito più di un mese fa. Sembra che stia lentamente uscendo dal coma e riconosca le voci, le preghiere, i canti, che una folta comunità di amici e figli spirituali non gli fanno mancare.
Ci uniamo a queste voci, alle preghiere che in particolare sono state rivolte alla “Madonna che scioglie i nodi”, affinché la “Vergine potente contro il male” possa guarirci da tutti i mali, fisici e spirituali, e possa sciogliere i nodi, i problemi, le difficoltà che ci angustiano e tutte le conseguenze negative che essi provocano nelle nostre vite.
L’augurio a tutti noi per il 2011 di essere rafforzati nel nostro uomo e nella nostra donna interiori, che desiderano nascere ed esprimersi, per offrire il loro piccolo contributo alla salvezza del mondo.
Grazie Paola,
che bella notizia in chiusura d’anno!
Spero che anche per il marito di Mariapia le speranze diventino sempre più ampie. E per tutti i malati. Anche mio padre è in ospedale per cure e controlli, non sta male ma anche vedere altri che soffrono scuote e intristisce. Vorrei avere più coraggio.
Auguro a tutti una gioiosa fine ed un gioioso inizio, nel Signore.
Con affetto
Filomena
Mi unisco alla preghiera per il marito di Mariapia e per tutti i malati. Mia mamma, colpita da mesotelioma pleurico, inizia la chemioterapia tra qualche giorno… Mi affido anche io alla preghiera di tutti. Grazie e auguri.