Frequento i corsi Darsi Pace ormai da alcuni anni e nel procedere del mio cammino ho acquisito, nell’ambito del lavoro fatto nei gruppi, alcuni strumenti di conoscenza indispensabili per riuscire a dipanare almeno un po’ il mio intricato mondo interiore, scoprendo gradatamente il perché del mio modo di pensare, di agire e di rapportarmi agli altri.
Conoscere l’origine dei miei comportamenti e del malessere che spesso ne consegue mi ha aiutato a smascherare le mie modalità automatiche di difesa e di attacco che, mi sono accorta con grande rammarico, sostituiscono e prevengono l’esprimersi della mia vera natura, sono diventata così un po’ più consapevole di me stessa e quindi un po’ più libera.
Non avevo mai praticato la meditazione e sapevo ben poco su questa pratica, ma i corsi prevedevano anche questo tipo di esperienza che favorisce l’ ammorbidimento di tutta la persona e lo spegnimento graduale dei movimenti invasivi della mente, quindi, senza alcuna preclusione, ho iniziato, nel tempo ho capito che questi sono i migliori presupposti per iniziare, non saperne niente, senza preconcetti iniziare fiduciosi.
Il mio inizio è stato faticoso e un po’ scoraggiante, ma ho continuato con ostinazione anche nei giorni in cui mi sembrava di non riuscire a fare nulla o peggio mi sembrava di tornare indietro, poi lentamente tutto si è ammorbidito, il mio mondo interiore si è svelato, lo strato di ghiaccio che mi separava ha incominciato a liquefarsi, l’indescrivibile groviglio di contrazioni, di dolore, di paura si allentava, filtrava finalmente la luce tra le maglie fitte della mia disperazione.
Un contatto più autentico con il mio credo e un abbandono fiducioso e costante nella pratica meditativa, ha favorito, nel tempo, lo schiudersi di un piccolo varco, un’incrinatura da dove filtrava una luce potente che mi rincuorava e mi guidava, si dilatava un nuovo spazio dentro di me, facendomi contattare, con grande stupore e profondo sollievo, un’area più profonda, incontaminata, integra, un luogo vivo e comunicativo, un luogo sconosciuto eppure così familiare.
Questa piccola fedeltà alla pratica meditativa ha prodotto molto di più di ogni mio sforzo
Si è aperto uno spazio nuovo, libero, luminoso.
Resto ferma, respiro, scopro che il modo in cui lo Spirito ci parla e ci istruisce è di una tenerezza indicibile e di una soavità impercettibile.
Nulla a che fare con le modalità grossolane ed esasperate con cui siamo soliti comunicare.
Lo Spirito ci attrae a se con vibrazioni e sensazioni impalpabili, una modalità di comunicazione sconosciuta per me, una frequenza che si estende tanto quanto allento la paura, mi fido, mi abbandono, mi arrendo,cedo.
Nella consapevolezza profonda che nulla mi serve se non aprirmi all’inedito, mi lascio guidare dal desiderio di verità che è dentro di me e lo spazio si dilata, si schiude un orizzonte infinito.
Lì dove io non creo più nulla con la mente e lascio scivolare ogni cosa, il peso dei pensieri svanisce, il punto della loro origine si spegne, quel punto contratto e disperato che parla un linguaggio ripetitivo, monotono, automatico, spento, che non mi rivela mai niente di nuovo, che parla sempre di difesa, di attacco, di gestione, quel punto asfittico che mi propone sempre le stesse soluzioni, che mi induce sempre alle stesse conclusioni, dove il mio Io è il tutto, prigioniero di un’idea di me separata e autosufficiente.
La ri-nascita ha bisogno di ambienti protetti.
La vita cambia, il vecchio e il nuovo sono incompatibili, nulla è più frequentabile come prima.
Per me è stato così, ho dovuto scegliere tempi e luoghi per ri-nascere, fare attenzione , molta attenzione alla mia vita, al mio pensare, al mio agire, al mio parlare e retrocedere spesso, ritirarmi, sottrarmi, custodirmi, alimentarmi.
E’ una faccenda seria rinascere, accogliere la luce e vigilare sulle tenebre, è un lavoro minuzioso e costante, è un discernimento continuo che richiede una disciplina che non avevo, una fiducia appena nata e un’attenzione meticolosa.
Aprirmi, ascoltare, accogliere è ora un po’ più facile, la mia sorgente è un po’ più accessibile.
Istruita giorno per giorno, accompagnata delicatamente, lascio cadere le rigidità, le paure, le assolutezze e riconosco la sostanza impalpabile della parte nascente, la sua verità profonda mi investe in tutta la sua potenza, una potenza sottile ed infinita, non segue flussi abituali, ha altre strade, altre frequenze, le sue onde sonore sono impercettibili e personali, ed è subito vita.
“Dove io mi dimenticai in te/ Tu divenisti pensiero” (P. Celan).
Cara Patrizia,
grazie di questa testimonianza del piccolo-grande miracolo che sta accadendo dentro di te.
Fa risuonare in me un testo poetico di Marco, in cui le voci dei nostri stati interiori evolvono, dall’io-in-conversione all’io-in-relazione:
Far spazio alla scintilla è osare
la fedeltà alla parola data:
c’è quel groviglio, certo,
e c’è il veleno; ma il rabdomante
segue il desiderio
puro.
(è l’adozione
la grazia che prometti
a chi si esclude).
Carissima Patrizia la tua testimonianza mi ha commossa.
Per ora non so aggiungere altro se non un: GRAZIE, di cuore!
Un grande abbraccio. giovanna
Bel testo, grazie, cara Patrizia, vi ritrovo il cuore di tutto il nostro lavoro, acquisito nell’esperienza intima, carnale, sofferta, e quindi vera, di un travaglio e di una fedeltà adulti.
Il problema, oggi più che mai, infatti, mi sembra quello della difficoltà a rimanere fedeli ad una pratica, ad una ricerca, ad uno scavo quotidiano.
Solo la pratica giustifica e rianima la pratica.
Tornare inesausti al punto, al problema:
“smascherare le mie modalità automatiche di difesa e di attacco che, mi sono accorta con grande rammarico, sostituiscono e prevengono l’esprimersi della mia vera natura”.
Lasciar cadere ogni ideologia, ogni presa di posizione solo teorica, teologica o ateologica, e tornare caparbi al punto, alla croce, all’osso da rosicchiare, al nostro guado.
Vedo con sempre maggiore chiarezza, anche in questi viaggi in giro per l’Italia, quanto sia facile cadere nell’intellettualismo, quanto sia attraente disquisire di cose spirituali, su Dio, la Chiesa, e cose del genere, e quanto sia invece arduo scavare dentro la propria menzogna, dentro il proprio odio, tornare al punto dolente, lì dove tutto può per davvero rinascere.
Ma solo se muoriamo.
Tu lo spieghi bene tutto questo.
Stai sul punto, all’incrocio tra disperazione e vita nuova, lì ci parla lo Spirito, e il Cristo ci dona la sua pace.
Un abbraccio. Marco
Carissima Patrizia,
la tua testimonianza rafforza in me la convinzione che non c’è alternativa al processo di trasformazione, se non ci spegniamo ogni giorno per fare spazio al nascente vuol dire che continuiamo a mettere al centro della nostra vita il morente e restiamo insoddisfatti, annoiati, imprigionati dentro abitudini falsamente rassicuranti. E stiamo male, sempre di più.
E’ invece indispensabile praticare e ogni giorno tornare ad essere piccoli, bambini, principianti come dici tu
“quindi, senza alcuna preclusione, ho iniziato, nel tempo ho capito che questi sono i migliori presupposti per iniziare, non saperne niente, senza preconcetti iniziare fiduciosi.”
Dove io mi dimentico di me, avviene il miracolo: mi scopro nelle mani benevole della Vita e comprendo che quello stato è Reale.
E’questa la conoscenza iniziatica, un sapere che si costruisce sulla propria trasformazione. Di questa conoscenza oggi abbiamo grande bisogno.
Ti abbraccio.
Giuliana
A proposito di pratica, in effetti ciò che mi persuade dei gruppi Darsi Pace (e lo dico avendo, tra il resto, frequentato il corso telematico del primo anno) è che si tratta di un pensiero pratico. Non è una riflessione puramente speculativa, un esercizio del pensiero fine a se stesso, ma un modo di incidere nella mia vita. Tuttavia, avverto tutta la difficoltà della meditazione, che per me è per ora un appuntamento cui cerco di rimanere fedele, ma che non riesco ad attraversare. Per ora sono come seduta sulla superficie di tutte le mie spesse coltri di distorsioni e paure. Voglio comunque restare aperta alla speranza che con la perseveranza potrò un giorno vedere fondere almeno un po’ il ghiaccio e rilassare la mia dura cervice, per trovare un cuore più sereno e in pace.
iside
Carissima Iside, celebriamo e onoriamo intanto la tua fedeltà, e la tua costanza.
Mi chiedo se in te non ci siano ancora troppe aspettative.
Credo che la pratica meditativa funzioni meglio quanto meno ci aspettiamo, o ci prefiguriamo, quanto più impariamo a stare con ciò che c’è, e ad accoglierlo, riconoscerlo, osservarlo.
Stai serena, l’abbandono è un scuola senza fine, come l’umiltà.
Un abbraccio. Marco
“Far spazio alla scintilla è osare” si, Paola è stato proprio quell’attimo di coraggioso abbandono che mi ha aiutata a proseguire.
Un abbraccio a te Giovanna, la tua commozione è il massimo della comprensione.
Marco, quanto ho sognato, nella mia storia, di riposare in una “fedeltà adulta”, la cercavo fuori di me, sentire che ora mi appartiene mi rende felice.
Giuliana, come è vero quello che dici, quello stato è lo stato più Reale che abbiamo, è la dimensione dello Spirito, del nostro Spirito la cosa più Reale ed intima a noi.
Iside, quante volte ho vissuto questa sensazione di non riuscire ad “attraversare”, quante volte sono rimasta lì davanti a quella porta chiusa, che si faceva sempre più vicina quasi a sfidarmi, a dirmi non ce la farai mai………. un attimo di abbandono più profondo e svanì.
Grazie a voi.
Grazie, cara Patrizia, per averci ricordato con le semplici e sincere parole della tua esperienza trasformativa che “ la ri-nascita ha bisogno di ambienti protetti” ; essi ci vengono donati, si allargano in noi soprattutto con la fedeltà al lavoro della meditazione. Anche la foto esprime bene questa necessità di giusta e accogliente protezione, altrimenti la pianticella non nasce, non si sviluppa, può subito seccare. Io sono facile allo scoraggiamento, ma ora ho afferrato l’essenziale: sto imparando che solo tornando indietro con pazienza, anche dopo paurosi sbandamenti, nel nido accogliente che è nel profondo di me, posso essere libera. Mariapia
Cara Patrizia,
leggere la tua testimonianza, mi allarga il cuore, poichè constato che nei gruppi darsi pace vi è posto per tutti.
Tu mi hai veramente commossa.
Noi non ci conosciamo personalmente ma la tua delicatezza dolce nel descrivere la trasformazione mi da la misura della mia “ruvidezza”.
Mi pare di essere di carta vetrata.
Mi fai riflettere su come io prenda le situazioni di petto e a muso duro; talora mettendo gli altri “spalle al muro”… e quel che è peggio, mi piaccio pure … .
Non posso che migliorare.
Grazie di tutto
Rosella
Ciao Mariapia e Rosella, vi ringrazio dell’attenzione che mi avete dedicata e che io devo ancora sviluppare vista la mia scarsa partecipazione nei commenti ai post degli altri, ma lo farò.
Mariapia è vero che le opportunità per fare i nostri percorsi ci vengono donati, ma poi gli ambienti intimi quelli dove si fa il lavoro grosso, ed è a quelli a cui mi riferisco, vanno cercati accuratamente, giorno per giorno, ora per ora, nelle pieghe delle nostre giornate, sono condizioni uniche e personali, è un lavoro di cesellatura sulla propria vita.
Rossella forse qualcuno che mi conosce da diversi anni, leggendo il tuo commento ha sorriso un pò, sai perché? io ho tutte le caratteristiche della tua “ruvidezza”, ma oggi posso scegliere, ho anche la possibilità di affrancarmi da questa parte e andare in contatto, abbastanza agevolmente, con la fonte del mio essere e provare a parlare da lì in ascolto.
Sono certa che ce la farai.