Il sottile senso della rinascita

Commenti

  1. Cara Patrizia,
    grazie di questa testimonianza del piccolo-grande miracolo che sta accadendo dentro di te.

    Fa risuonare in me un testo poetico di Marco, in cui le voci dei nostri stati interiori evolvono, dall’io-in-conversione all’io-in-relazione:

    Far spazio alla scintilla è osare
    la fedeltà alla parola data:
    c’è quel groviglio, certo,
    e c’è il veleno; ma il rabdomante
    segue il desiderio
    puro.

    (è l’adozione
    la grazia che prometti
    a chi si esclude).

  2. Carissima Patrizia la tua testimonianza mi ha commossa.
    Per ora non so aggiungere altro se non un: GRAZIE, di cuore!
    Un grande abbraccio. giovanna

  3. Bel testo, grazie, cara Patrizia, vi ritrovo il cuore di tutto il nostro lavoro, acquisito nell’esperienza intima, carnale, sofferta, e quindi vera, di un travaglio e di una fedeltà adulti.

    Il problema, oggi più che mai, infatti, mi sembra quello della difficoltà a rimanere fedeli ad una pratica, ad una ricerca, ad uno scavo quotidiano.

    Solo la pratica giustifica e rianima la pratica.

    Tornare inesausti al punto, al problema:
    “smascherare le mie modalità automatiche di difesa e di attacco che, mi sono accorta con grande rammarico, sostituiscono e prevengono l’esprimersi della mia vera natura”.

    Lasciar cadere ogni ideologia, ogni presa di posizione solo teorica, teologica o ateologica, e tornare caparbi al punto, alla croce, all’osso da rosicchiare, al nostro guado.

    Vedo con sempre maggiore chiarezza, anche in questi viaggi in giro per l’Italia, quanto sia facile cadere nell’intellettualismo, quanto sia attraente disquisire di cose spirituali, su Dio, la Chiesa, e cose del genere, e quanto sia invece arduo scavare dentro la propria menzogna, dentro il proprio odio, tornare al punto dolente, lì dove tutto può per davvero rinascere.
    Ma solo se muoriamo.

    Tu lo spieghi bene tutto questo.
    Stai sul punto, all’incrocio tra disperazione e vita nuova, lì ci parla lo Spirito, e il Cristo ci dona la sua pace.

    Un abbraccio. Marco

  4. Carissima Patrizia,

    la tua testimonianza rafforza in me la convinzione che non c’è alternativa al processo di trasformazione, se non ci spegniamo ogni giorno per fare spazio al nascente vuol dire che continuiamo a mettere al centro della nostra vita il morente e restiamo insoddisfatti, annoiati, imprigionati dentro abitudini falsamente rassicuranti. E stiamo male, sempre di più.

    E’ invece indispensabile praticare e ogni giorno tornare ad essere piccoli, bambini, principianti come dici tu

    “quindi, senza alcuna preclusione, ho iniziato, nel tempo ho capito che questi sono i migliori presupposti per iniziare, non saperne niente, senza preconcetti iniziare fiduciosi.”

    Dove io mi dimentico di me, avviene il miracolo: mi scopro nelle mani benevole della Vita e comprendo che quello stato è Reale.

    E’questa la conoscenza iniziatica, un sapere che si costruisce sulla propria trasformazione. Di questa conoscenza oggi abbiamo grande bisogno.

    Ti abbraccio.
    Giuliana

  5. A proposito di pratica, in effetti ciò che mi persuade dei gruppi Darsi Pace (e lo dico avendo, tra il resto, frequentato il corso telematico del primo anno) è che si tratta di un pensiero pratico. Non è una riflessione puramente speculativa, un esercizio del pensiero fine a se stesso, ma un modo di incidere nella mia vita. Tuttavia, avverto tutta la difficoltà della meditazione, che per me è per ora un appuntamento cui cerco di rimanere fedele, ma che non riesco ad attraversare. Per ora sono come seduta sulla superficie di tutte le mie spesse coltri di distorsioni e paure. Voglio comunque restare aperta alla speranza che con la perseveranza potrò un giorno vedere fondere almeno un po’ il ghiaccio e rilassare la mia dura cervice, per trovare un cuore più sereno e in pace.
    iside

  6. Carissima Iside, celebriamo e onoriamo intanto la tua fedeltà, e la tua costanza.
    Mi chiedo se in te non ci siano ancora troppe aspettative.
    Credo che la pratica meditativa funzioni meglio quanto meno ci aspettiamo, o ci prefiguriamo, quanto più impariamo a stare con ciò che c’è, e ad accoglierlo, riconoscerlo, osservarlo.
    Stai serena, l’abbandono è un scuola senza fine, come l’umiltà.
    Un abbraccio. Marco

  7. “Far spazio alla scintilla è osare” si, Paola è stato proprio quell’attimo di coraggioso abbandono che mi ha aiutata a proseguire.

    Un abbraccio a te Giovanna, la tua commozione è il massimo della comprensione.

    Marco, quanto ho sognato, nella mia storia, di riposare in una “fedeltà adulta”, la cercavo fuori di me, sentire che ora mi appartiene mi rende felice.

    Giuliana, come è vero quello che dici, quello stato è lo stato più Reale che abbiamo, è la dimensione dello Spirito, del nostro Spirito la cosa più Reale ed intima a noi.

    Iside, quante volte ho vissuto questa sensazione di non riuscire ad “attraversare”, quante volte sono rimasta lì davanti a quella porta chiusa, che si faceva sempre più vicina quasi a sfidarmi, a dirmi non ce la farai mai………. un attimo di abbandono più profondo e svanì.

    Grazie a voi.

  8. Grazie, cara Patrizia, per averci ricordato con le semplici e sincere parole della tua esperienza trasformativa che “ la ri-nascita ha bisogno di ambienti protetti” ; essi ci vengono donati, si allargano in noi soprattutto con la fedeltà al lavoro della meditazione. Anche la foto esprime bene questa necessità di giusta e accogliente protezione, altrimenti la pianticella non nasce, non si sviluppa, può subito seccare. Io sono facile allo scoraggiamento, ma ora ho afferrato l’essenziale: sto imparando che solo tornando indietro con pazienza, anche dopo paurosi sbandamenti, nel nido accogliente che è nel profondo di me, posso essere libera. Mariapia

  9. Cara Patrizia,
    leggere la tua testimonianza, mi allarga il cuore, poichè constato che nei gruppi darsi pace vi è posto per tutti.
    Tu mi hai veramente commossa.
    Noi non ci conosciamo personalmente ma la tua delicatezza dolce nel descrivere la trasformazione mi da la misura della mia “ruvidezza”.
    Mi pare di essere di carta vetrata.
    Mi fai riflettere su come io prenda le situazioni di petto e a muso duro; talora mettendo gli altri “spalle al muro”… e quel che è peggio, mi piaccio pure … .
    Non posso che migliorare.
    Grazie di tutto
    Rosella

  10. Ciao Mariapia e Rosella, vi ringrazio dell’attenzione che mi avete dedicata e che io devo ancora sviluppare vista la mia scarsa partecipazione nei commenti ai post degli altri, ma lo farò.

    Mariapia è vero che le opportunità per fare i nostri percorsi ci vengono donati, ma poi gli ambienti intimi quelli dove si fa il lavoro grosso, ed è a quelli a cui mi riferisco, vanno cercati accuratamente, giorno per giorno, ora per ora, nelle pieghe delle nostre giornate, sono condizioni uniche e personali, è un lavoro di cesellatura sulla propria vita.

    Rossella forse qualcuno che mi conosce da diversi anni, leggendo il tuo commento ha sorriso un pò, sai perché? io ho tutte le caratteristiche della tua “ruvidezza”, ma oggi posso scegliere, ho anche la possibilità di affrancarmi da questa parte e andare in contatto, abbastanza agevolmente, con la fonte del mio essere e provare a parlare da lì in ascolto.
    Sono certa che ce la farai.

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