A pagina 31 del libro di Marco Guzzi ” Dodici parole per ricominciare “, ed.’Ancora – 2011, si legge, a proposito della speranza, che “ Ognuno di noi spera nella misura in cui è in grado di desiderare “. Infatti “ quidquid recipitur, ad modum recipientis recipitur ” : ” ciò che viene ricevuto, lo è sempre nei limiti e nella forma del recipiente, di colui che lo riceve ” (ivi, pag 23).
Riflettendo su queste parole, mi è tornato in mente un incontro che si è tenuto a Roma il 27 marzo 2010, che ha visto riuniti tutti i Gruppi Darsi Pace.
Era la festività del Cristo Re e Marco, con riferimenti precisi alle Sacre Scritture ( in particolare al Salmo 1, al Salmo 20 e alla Prima Lettera di Pietro, 2-9 ), ci ha invitato a riflettere sul profondo desiderio di sovranità che ci anima, senza esserne consapevoli forse, e ci ha proposto il seguente esercizio di auto-conoscimento, da eseguire in uno stato di ascolto attento e di concentrato silenzio :
1 – Formulare per iscritto, con parole ben sentite, l’intento di vivere fino in fondo la propria sovranità.
2 – Ascoltare la parte di noi che ha reagito mentre scrivevamo il nostro intento (punto 1), osservando e registrando quale paura, quale resistenza sentivamo forte dentro di noi.
Nel mio caso la paura più forte è quella di restare sola se esprimo e realizzo la mia tensione ad essere una regina, un re. Sono convinta che esprimendomi fino in fondo perderò gli altri.
Ma questa ( lo impariamo fin dai primi esercizi proposti nei corsi da Marco ) non è che una conclusione errata, una delle tante che ci stritola, che ci incatena , come Prometeo, ad auto-imposte sofferenze.
Non è vero che, se esprimiamo il nostro meglio, perdiamo le persone amate. Anzi viviamo relazioni più vere ed amorevoli.
Impariamo dunque con questo esercizio e con l’umile accogliente ascolto di ciò che la nostra anima spera e desidera, che nutriamo un incessante anelito alla sovranità, ma alimentiamo anche enormi resistenze che trovano certamente le loro ragioni nella nostra storia individuale, ma possono essere conosciute e guarite, sanate, superate.
Cristo infatti è venuto per fare di noi dei Re e con Cristo possiamo vincere le nostre male-dizioni. “Dopo Cristo il centro del mondo non è più Gerusalemme o Roma, ma sono io, se sono vera-mente io” , ci ha detto Marco.
Coltiviamo dunque con amore paziente la nostra speranza di eternità e regalità, la nostra speranza del Regno, diventando con l’aiuto dello Spirito recipienti sempre più spaziosi, più capiente, capaci di ricevere una speranza sempre più ariosa.
Ho espresso così il mio desiderio e la mia aspirazione alla totalità, perché il nostro destino è umano ma anche divino, noi siamo aquile reali, fenici reali che si fidano ed affidano al Vento che le sostiene
Volo
aquila d’alta quota
come fenice
brucio rovi
al passaggio,
argini incenerisco
di un regno
piccolo assai
per il mio folle volo
con un battito d’ali
Filomena
Cara Filomena, avrei voluto scriverti privatamente, dopo l’intensivo di approfondimento dello scorso weekend. Stavo per farlo oggi, ma il tuo post mi ha convinto a prendere la palla al balzo e a ringraziarti pubblicamente per la forza della tua presenza nei gruppi Darsi Pace. Mi è piaciuto condividere con te l’esercizio di domenica e ho molto apprezzato la precisione con cui l’avevi svolto (rispetto al caos, ad una certa approssimazione che ancora io mi concedo…).
Come anche ci ricordava Patrizia B. in uno degli incontri dei formatori, dovremmo-potremmo-possiamo imparare come la ‘precisione’ delle parole sia una guida importante nel cammino di trasformazione e di liberazione. Dare il peso giusto alle parole che pronunciamo: si può fare se impariamo l’ascolto profondo, se eliminiamo il controllo dell’ego ordinario, noioso, ripetitivo, scontato, che non lascia accadere nulla di nuovo, che non si sintonizza su frequenze altre, più alte. Grazie anche per il sostegno alle persone che hanno condiviso con noi: è solo un medico ferito che può sanare le ferite altrui, in quanto le conosce e le ha patite….
Riguardo poi al post di questa mattina, mi ha stupito la sincronicità con la mia meditazione mattutina, che si è conclusa con le parole che un’altra voce, non certo la mia, ha aperto un varco nella mia iniziale cupezza e disperazione :
“Allènati, aiutami ad allenarti alla Grande Speranza! Ti farò regina! In me sarai capace di esprimere tutto l’Amore, tutta la Grazia che ti dò”.
Un abbraccio. Paola
Paola, grazie
mi commuovo e ti voglio bene, non sai quanto mi sanano , ora, le tue parole
Filomena
Brava Nuccia, pensieri ben espressi…tuttavia penso che dovremo sempre fare i conti con la nostra natura umano-divina per esaltarne le inclinazioni divine senza immiserire quelle umane. Siamo sovrani ma di un Regno che non è di questa terra, e la chiave di accesso a questo Regno è la grazia, lo stato di grazia che consiste in quella pace che solo il Cristo può dare. Bisogna chiedere la grazia allo stato di grazia.
Anche per me il lavoro svolto nell’intensivo di fine settimana è stato di grande aiuto.
Sono andata più in profondità e, quindi, ho visto più chiaramente le mie bruttezze, ma ho anche sentito che mi sto liberando dal peso che continuano a lasciare in me.
Percepire nella carne questo scioglimento mi ha fatto sentire leggera e in volo, come aquila d’alta quota.
E questo è solo l’inizio!
Grazie a tutti.
Giuliana
Cara Filomena,
desidero confrontarmi nel mio piccolo CONTEMPORANEAMENTE con le tue parole.
IERI in Lampi di LUCE.
OGGI meditando la lettura del Giorno sul sito di Taizè: Ez 3,10-11, ” Dio disse ad Ezechiele: Figlio dell’uomo, tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore ed ascoltale con gli orecchi, poi va’ dai figli del tuo popolo e parla loro.”
E che vorrà mai dire a me questo? forse che nell’ascolto (meditativo) della sua parola nel mio cuore nasca quella scintilla d’integrità che illumina il sorriso?
E che significa “ascoltale con gli orecchi? ” Forse leggere in questo post in cui sono (Presente) VOLO.
E condividere con voi queste riflessioni non è un po’ come imparare a volare?
DOMANI nella SPERANZA che altri sappiano desiderare e godere di sperimentare una loro trasformazione abitando questo luogo.
Grazie Filo.
Sino ad ora ciò che mi aveva colpito maggiormente, era :”la speranza non attiene al futuro ma all’invisibile” di Panikkar. Penso che “ Ognuno di noi spera nella misura in cui è in grado di desiderare “ non sia in contraddizione.
Ciao. Con affetto auguri di ogni cosa buona che desideri
Rosella
Grazie cara Filomena per la bellezza delle tue parole e l’ardente speranza,
del tuo, mio, nostro cuore.
Ti abbraccio con affetto.
Brunella
Caro Salvatore, sono molto felice di trovare qui un tuo commento e spero di leggerne altri! se ho ben compreso il tuo pensiero, metti l’accento anche sulla dimensione umana, terrena, della nostra vita. Certamente se siamo qui è perchè il nostro percorso prevede questo passaggio terrestre, ma credo che insieme a tutte le speranze di buona salute, prosperità, realizzazione lavorativa ed affettiva, la speranza più grande, quella che tutte le supera e dà loro un senso sia proprio la speranza ultima, la Vita Eterna. Con l’aiuto di Dio!
un abbraccio ‘cuginale’
Cara Giuliana, grazie perchè voliamo insieme nelle nostre profondità per farne scaturire il bene che le abita e grazie della tua amicizia
Cara Rosella, grazie per aver corrisposto alle mie parole e aver voluto condividere la leggerezza di un volo di speranza
Cara Brunella, so quanto trovi difficile scrivere sul sito nonostante ci segua con continuità, quindi vedere che sei intervenuta è per me una gioia grande … grazie
un abbraccio in volata
Filomena