Da una parte all’altra della Terra

Commenti

  1. “Persone distanti molte miglia tra loro unite dallo stesso anelito alla pace  e dalla consapevolezza che questa scaturisce da un umile, quotidiano, lavoro di trasformazione interiore; persone che si sentono, e divengono realmente, parte di un unico gruppo, partecipi di un unico Campo di eventi trasformativi, salvifici!”
    Desidero concentrare la mia attenzione solo su di un particolare “minimo” ma che ritengo per me stimolante nel continuare il lavoro utilizzando il mezzo telematico.
    All’inizio di questa avventura, una domanda che ci veniva posta era quella di osservare se il mezzo, fosse idoneo a “sentirci gruppo” ed abbiamo constatato che era così, ci sentivamo vicini al gruppo fisico, in sintonia.
    Ciò nonostante, il nostro lavoro prevede la trasformazione interiore del singolo per cambiare il mondo, ed allora io desidero guardare la faccenda dal lato opposto..
    A me pare che il mezzo telematico (di per sè stesso interconnesso e globalizzante, nella sua realtà virtuale) sia anche “icona precisa” del nostro lavoro trasformativo e quindi “molto adatto”.
    Quando io mi predispongo a seguire una lezione, sono aiutata ad entrare nel mio lboratorio interiore, quasi costretta ad occuparmi solo di me stessa, a concentrami senza distrazioni.
    Nel gruppo fisico spesso ci sentiamo sollecitati a metterci al posto dell’altro e pieni di premura lo inondiamo con tutti i nostri buoni consigli… ma : è proprio così che funziona? Non credo.
    Il lavoro funziona se io mi occupo di me ; se lavoro sulla mia di trasformazione che procede nella condivisione
    Quando condivido “il compito”, così come quando corrispondo ad un post LASCIO ANDARE…
    Lascio che la vita scorra, non trattengo per me quel QUALCOSA DEL PENSIERO, che è semplicemente il punto (evolutivo) in cui sto.
    Io non so se altri comprendono quello che scrivo e neppure se leggano o se abbia in sè valore, ma quel che so è che perchè la mia trasformazione proceda, questo mi è necessario.
    Sì Paola, il mezzo telematico è una grandissima opportunità per esercitarsi ad apprendere a dirsi DA UN ALTRO PUNTO DI VISTA.
    Non tutti hanno la statura di Marco (hai presente i problemi di sedie troppo basse per la meditazione? che parlasse un po’ per lui! io solitamente a fatica poggio la punta dei piedi a terra…) nè il suo carisma, ma tutti abbiamo la possibilità di trasfigurare la nostra sostanza e di essere più felici ORA.
    Sai Paola detto così, sottovoce e tra di noi: forse il mio compito è solo quello di testimoniare che chiunque può migliorare la propria vita, GUSTANDONE IL SENSO, anche una come me: attempatella, con pochi studi alle spalle, eppure felice in questa evoluzione spesso faticosa.
    Ringrazio Dio, te e Marco, unitamente a tutti i compagni di viaggio per questa grande opportunità che ci viene donata..
    Un abbraccio
    Rosella

  2. … visto che non c’è ressa, una precisazione per correggere un errore che ho compiuto, a causa di un’ emozione, da cui mi sono lasciata distrarre….

    … ma tutti abbiamo la possibilità di ” lavoraresu noi stessi per PREDISPORCI a lasciar” trasfigurare la nostra sostanza e di essere più felici ORA.

    Un’altra osservazione, sempre partendo dal micro è questa:
    quando sono entrata in conversione (per grazia di Dio) ero proprio arrivata al punto limite, non sentivo neppure più l’angoscia. Avevo raggiunto un equilibrio interiore, nella mia totale impotenza: avrei PASSATO il tempo che mi restava, relazionandomi solo con oggetti…(si può vivere sotto lo stesso tetto senza incontrarsi, nè scontrarsi mai sapete?) e vi avrei posto termine qualora non fossi più stata in grado di sopportarlo IL TEMPO della mia vita.
    Ebbene, il mezzo telematico interpone quella GIUSTA DISTANZA tra gli esseri umani che può risultare necessaria (come fosse una convalescenza, più o meno lunga, data la minore o maggior gravità del male), onde RICOMINCIARE A TESSERE relazioni vere, che inizino a nascere NELLA SINCERITA’ di una ricerca interiore… almeno: questa è la mia esperienza.

  3. Sei una forza Ro!!!
    “Anima in vetrina. Per essere compreso”: era il titolo di un libretto di poesie giovanili di Marco.
    Credo che il bisogno di imparare “a dirsi da un altro punto di vista”, prevede che un altro mi comprenda e mi accolga (se non c’è ressa…..mi deprimo!)
    E dunque grazie della tua presenza accogliente sul sito Darsi Pace, della tua capacità di tessere relazioni, entrando in un dialogo profondo.
    Credo che, nella misura in cui gli altri comprendono ciò che diciamo, la nostra parola acquisti un valore sempre maggiore e la trasformazione proceda ancora più speditamente.
    Questo è necessario e ancora difficile, almeno per me.
    Un abbraccio a tutti gli amici di Darsi Pace!!!

  4. firmato: paola

  5. cara Paola,

    io sto prendendo molto seriamente la sperimentazione proposta in “dp”;e il mio ambito d’interesse primario è IL BLOG.
    Ora, con il dovuto rispetto per tutta la redazione e per Marco in particolare: desidero conoscerlo da me stessa a che mi serve.
    Non mi interessa in modo prioritario quali siano le finalità che la redazione intende perseguire tramite il blog, m’intriga invece osservare da me stessa quale mutamento benefico traggo io in questo luogo: tramite questa esperienza,
    Che ci sto a fare,posso ri-conoscerlo, quindi saperlo, solo io.

    Il mio punto d’osservazione è UN ALTRO punto di vista è un punto di vista DIFFERENTE.

    Ciò su cui lavoro, esponendomi in vetrina, da me stessa, non ha per fine che gli altri mi capiscano, ma che io realizzi LA MIA ESSENZA..
    Lo spirito DILATA la Sua opera attraverso me, anche se io sono incompresa o peggio, ignorata, rifiutata… e, perchè no?
    Finalmente ho toccato il luogo profondo, ed ora almeno inizialmente RI -CONOSCO che: “è lo spirito che informa il corpo” e non viceversa , ciò che abita nella materia ha come “destino suo” IL COMPIMENTO DELL’OPERA stessa.
    Questa parola “compimento” vorrei farla dire da un altro, che conosco solo superficialmente; ho trovato questo brano, in un sito che tratta di teologia.
    M. Heidegger “Conosciamo l’agire solo come il produrre un effetto valutato in base all’utilità, invece l’essenza dell’agire consiste nel “portare a compimento”, ossia “dispiegare qualcosa nella pienezza della sua essenza, condurre fuori a questa pienezza, producere”.
    Dunque può essere portato a compimento solo ciò che già è, l’essere.
    Il pensiero porta a compimento il riferimento dell’essere all’essenza dell’uomo. Il pensiero, non provoca, ma semplicemente offre all’essere questo riferimento solo come ciò che gli è stato consegnato dall’essere stesso. L’offerta è che nel pensiero, l’essere viene al linguaggio. “Il linguaggio è la casa dell’essere”. In questa dimora abita l’uomo e i pensatori e i poeti ne sono i custodi. Il fine del pensiero non è il raggiungere un effetto ma l’agire. Il pensiero agisce in quanto pensa, e questo agire è il più semplice e più alto poiché si riferisce all’essere dell’uomo. Ogni operare mira all’ente, il pensiero invece, si lascia reclamare dall’essere per dire la verità dell’essere.
    E’ necessario liberare il linguaggio dalla grammatica per strutturare in maniera più originale la sua essenza e questo è compito del pensare e del poetare. “(…giusto il post che segue)

    E’ giusto che inizialmente si pensi che sia essenziale essere capiti, ma poi TI PASSA.
    La mia essenza più profonda non è riconducibile al bisogno, quella è la ferita che sanguina, più giù abita in me IL DESIDERIO nella purificazione del quale (attraversando la ferita, nella morte del sè egoico) trasfigura l’essenza dello Spirito che E’ AMORE; e questi L’amore, lo puoi agire anche se non sei nè compreso nè corrisposto.
    Non dico sia facile ma èpossibile compiere una fatica che doni SENSO alla tua vita.
    Ti abbraccio, buona giornata e ciao.
    Rosella

  6. Giusto Rosella, ognuno tragga dal blog ciò che vuole e lo utilizzi per i propri scopi …
    Anche io cerco di utilizzarlo per esprimere e mettere alla prova il mio pensiero darsipacista e non attraverso le sollecitazioni proposte dagli articoli pubblicati …
    Certo … risuono meglio quando gli articoli sono volutamente provocatori e meno autoreferenziali (il blog che parla del blog o darsi pace che parla di sè) … ma non contesto le scelte della redazione … mi limito ad intervenire quando l’articolo mi interessa.
    Noto con piacere che gli articoli più postati sono quelli a maggior vocazione provocatoria che più mi hanno coinvolto (e viceversa).

  7. … sai Stefano… io lascio che qualunque post risuoni in me.
    Questa è una parte importante del lavoro che quotidianamente faccio su me stessa.
    Non sono io che decido quel che viene, però mi ci misuro, sia interiormente in modo meditativo, che relazionandomi con gli altri esternamente. Imparo ad essere più sicura,forse un po’ più integra, ma dono anche un riconoscimento a chi redige il post : la tua fatica mi è utile.
    Ora stacco per un po’.
    Rimbaud è troppo per me! Se mi prende la mano, va a finire che perdo il volo e salto l’intensivo.
    Magari ci vediamo. ciao
    Rosella

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