Punti di vista: la tecnica

Commenti

  1. 🙄 Non è che abbia proprio capito, ma mi sento colpita e affondata in modo simpatico per cui mi viene da ridere nervosamente…soprattutto non capisco bene il passaggio sul fraintendimento come opportunità reale “quel che vien mancando”…mediterò 😳

  2. Cara Heidi,
    ieri mattina quando ho letto il mio post “ho sorriso anch’io”: non era lo stesso che avevo inviato.

    In questo senso: le parole ci sono tutte così come il grassetto minuscolo e maiouscolo ma, è cambiata la metrica.
    La disposizione delle parole erano l’abito nel quale io vivevo e, mi son vista un po’ come PELLE D’ASINO, eppure ne ho tratto grandi insegnamenti “quel che vien… mancando”.

    Per prima cosa ne ho dedotto che è ancora necessario che io trovi la mia misura, circa IL LIMITE di realtà (che non accetto OVVIAMENTE): questo mezzo tecnico (e la vita in generale) non è in grado di soddisfare tutte le mie esigenze (pretese?). Ciascuno di noi fa quello che può ed io avevo dato CARTA BIANCA circa il mio scritto ad un’altra persona (che ringrazio DI CUORE) che mi aveva PREAVVERTITA che forse la grafica non si sarebbe potuta mantenere; ma, non mi sono occupata di rifarlo in altro modo: CI SPERAVO ,che mi andasse bene…
    E invece no…
    … eppure TU!
    Sei il riscontro migliore che io possa desiderare. Una persona che, per quanto io ricordi, interviene per la prima volta; e che nel sentirsi: COLPITA E AFFONDATA decide di “meditarci” VA OLTRE i miei più rosei desideri.
    La vita ci sovrasta.

    Ti ringrazio di cuore e ti auguro buona giornata.
    Ciao.
    Rosella

  3. Ho deciso di entrare nel blog perché sentivo la sollecitazione di Marco a parteciparvi come continuazione del lavoro che stavo imparando nei seminari intensivi.

    Il video di T.Merton (cìò che può offrire all’uomo di oggi il contemplativo) e le parole di Chiara, relative al senso di vergogna, mi hanno aiutato a rompere il ghiaccio.

    L’esperienza di questi anni mi conferma su quanto scrivi tu, carissima Rosella.
    Questo blog è davvero una grande opportunità di autoconoscenza e di ricerca di un linguaggio nuovo che si costruisce abbandonando tutte le resistenze e gli attacchi dell’ego per imparare a dialogare nello stato dell’io in conversione.

    Credo sia necessaria una minima comprensione di ciò che scrive l’altro, ma non è la cosa indispensabile.
    Le prime volte che ti leggevo, capivo poco di ciò che scrivevi, ma sentivo “altro” nelle tue parole che mi sollecitava ad un semplice abbandono.

    Vivo il blog come un abbandono alla risonanza dell’altro che mi aiuta ad entrare in una relazione più vera con me stessa e questo mi “richiede il coraggio di penetrare nel mio silenzio e di rischiare la condivisione di quella solitudine con l’altro solitario che cerca Dio attraverso me.” (ho adattato le parole di Merton)

    Un grazie di CUORE a tutti, soprattutto a coloro che hanno creduto prima di me al senso di questa esperienza.

    Giuliana

  4. Secondo me il linguaggio è un insieme di proposizioni dotate di senso,questo lo diceva il filosofo Wittingestein,che cercava di dare scientificità matematica alla parola 2+2 4,scriveva” pensate agli strumenti della cassetta di un operaio:ci sono martello,pinze,cacciavite,viti ecc.le funzioni delle parole sono così diverse,come le funzioni di questi oggetti,quindi le parole hanno un senso inequivocabile,sono strumenti per conoscere la verità,ma quante di queste parole sono a tale fine realmente utilizzabili?

  5. Carissima Rosella, grazie per le parole innamorate con le quali inviti ad abitare questo blog, a farne un luogo della verità dell’essere, che si esprime nelle parole e nelle forme sue proprie.

    Hai ragione, aver sacrificato la ‘metrica’ del tuo scritto ne ha, in qualche modo, stravolto il senso, come una poesia scritta in prosa. Spero si possa riportare l’originale.

    Apprezzo il tuo sforzo di lasciar parlare l’essere, di lasciare che sia l’esperienza stessa a parlare, e di assumere la forma che vuole; non sempre comprendo quello che scrivi, eppure proprio questo mi aiuta, mi colpisce e affonda in modo simpatico – come scrive Heidi – (benvenuta tra noi!), mi costringe ad una comprensione che passa per altri canali, mi allena soprattutto a tollerare quello che non capisco e a restare in attesa del senso, quando mi verrà donato. D’altronde il mistero dell’essere si ri-vela velandosi.

    La tua riflessione sulla tecnica mi fa pensare a quanto dice Heidegger che parla dell’essenza “bifronte” della tecnica, “preludio dell’Ereignis” (letteralmente “evento”), qualcosa che si colloca oltre l’essere stesso, che corrisponde alla dimensione originaria nella quale la verità si ‘eventua’, si rivela come un accadere.

    Marco invita ad essere ‘mistici-tecnici’. Il blog Darsi Pace esprime proprio l’aspetto mistico della tecnica, diventa un luogo-campo nel quale accade la trasformazione che tu testimoni.
    Il blog ci fa da specchio: ciascuno può vedersi con più chiarezza nelle proprie paure, resistenze, bisogni, ed anche chi non interviene sta dicendo/rivelando qualcosa di sé.

    Grazie e un grande abbraccio. giovanna

  6. Ciao Rosella,
    Voglio raccogliere anch’io la tua provocazione, anche e proprio perché qui su DP sono intervenuta raramente.
    Il primo ostacolo per me nei tuoi scritti: capire.
    Il mio approccio alle cose é prima di tutto razionale e per questo motivo i tuoi interventi li leggo sempre con stupore ma ti ammiro per il coraggio di esporre un pensiero non lineare, che si mostra senza preoccupazione per le conferme altrui.
    Questa “nudità” a me spaventa molto, ma più di una volta ho ricevuto sollecitazioni belle e profonde dalle tue parole, pur non capendole fino in fondo.

    Ancora per la mia necessità di “capire” provo a tradurre quello che mi arriva del tuo pensiero.
    La comunicazione interpersonale é un’impresa irrealizzabile fino in fondo, anche quando si è fisicamente presenti, attenti e ben disposti.
    Lo strumento telematico concentra tutta la comunicazione solo sulle parole scritte, e questo può rendere la comprensione reciproca ancora più difficile.
    Ma se rinunciamo alla ricerca assoluta di questo “capire” e “capirsi”, la prospettiva può diventare nuova e interessante.
    Possiamo usare il blog con un po’ più di giocosità e libertà per aprirci e mostrarci gentilmente agli altri (che paura 😳 …. aggiungo io!) e così, senza tante aspettative, restare a vedere le risonanze che vengono fuori.
    Ognuno con i propri tempi e il proprio stile, di scrittura e di pensiero, nel rispetto dei tempi e modi di chi legge. 
    Ma c’è differenza tra rispetto e fuga (e questo lo scrivo per me …)

    Quindi un invito a rischiare un po’ di più negli interventi e a preoccuparsi un po’ meno.
    È quello che sto provando a fare adesso….

    Grazie Rosella, e ciao a tutti!

    Antonietta

  7. Cara Antonietta,
    questo post è nato proprio sull’onda di uno scontro benevolo ed amicale circa il “Capire” quello che scrivo, vissuto, faccia a faccia con alcune di noi.

    Se non fosse veramente necessario cambiare punto di vista, e bastasse qualche piccolo ritocco, ” il fraintendimento” (Heidegger) tra gli esseri umani, dopo fiumi di buona volontà sarebbe solo un ricordo, forse ancora un po’ triste, ma che va impallidendo.
    Però non è così.

    Credo fermamente che solo lavorando su noi stessi per addivenire ad una maggiore integrità e libertàci renda possibile la comunicazione.
    Solo che, farlo in solitudine, senza sperimentarlo concretamente, dilata il tempo della trasformazione.
    Il mezzo telematico è un luogo abbastanza protetto da un certo punto di vista e che offre anche un adeguato distacco dall’interlocutore, come fosse una zona franca. Non vi sono minacce reali se non al nostro ego. Non si fa male nessuno veramente… che brucia talvolta è l’orgoglio… .

    Io son piena di pretese e non mi rimane troppo tempo per GODERE di questa avventura terrena. Troppo ho vagato a vuoto, prima d’incontrarvi, ed ora, desidero provarci almeno a sperimentare la possibilità di una comunicazione differente, che vado consolidando anche nel mio quotidiano familiare.
    Se rischiamo la condivisione lavorando su noi stessi anche attraverso questo strumento si dilatano le nostre facoltà intuitive. Come se, riconoscere le nostre risonanze interiori, condividerle e ritornarci sopra per riascoltarle trasformate nella relazione, fosse il canale, o IL CONTATTO necessario al passaggio di un impulso che FA SINTESI: un luogo adeguato al passaggio dello Spirito, oltre che l’allenamento a “non giudicare”.
    Del resto quel: “non preoccupatevi di quello che direte, voi cercate il regno di Dio ed il resto vi sarà dato in sovrappiù” mi pare che possa anche essere letto così.

    Michele, che dirti… grazie sai per esserci: ti sento bene e sono contenta.

    Giuliana e Giovanna, sono piuttosto commossa da quanto sta accadendo , spero di avere il tempo per rispondervi personalmente, ma ora non ce la faccio.

    Un abbraccio a e buona notte a tutti
    Rosella

  8. … mi son riposata

    cara Giuliana,
    le parole di T. Merton che tu hai “adattato” sono il nocciolo della QUESTIONE REALE quel “nessuno conosce nessuno” a cui tendo. (per saperne di più rimando al post LAMPI come liberare la nostra creatività)
    … stammi bene…

    caro Michele:
    e sì! anch’io ritengo che le parole abbiano un senso: L’EMOZIONE da cui nascono LE COLORA, nel loro darsi e nel loro accogliersi.
    Non unicamente: “checosa l’Altro vuole dire”; basta un battito di ciglia sorridenti per percepirne la sostanza universale: essere accolto! In questo clima interiore comprendere quello che va dicendo si fa più semplice ed aderente alla realtà. E la domanda che pongo a me stessa è: checosa è venuto a donarmi in questa parola lo Spirito TRAMITE l’ALTRO?
    Ed ancora, nella mia accoglienza checosa MI SENTO di riflettere?
    La solitudine è una grande porta APERTA AL MONDO: credimi!
    Ti abbraccio e buona giornata.

    cara Giovanna
    mia mentore!
    che dirti: e si la comprensione …DILATA ALTRI CANALI, amplia le potenzialità della nostra mente.
    Ma non è proprio la scienza che ci dice che non utilizziamo che una piccolissima parte del nostro cervello? e diamole ragione una volta tanto!
    Noi, comuni mortali, possiamo aiutare gli scienziati a lavorare meglio (se lo ritengono opportuno) ma soprattutto possiamo vivere la nostra vita in modo più piacevole standocene nella PACE.
    Ti abbraccio

    Ciao a tutti
    Rosella

  9. Rosella, devo proprio dirtelo, il tuo ultimo commento di ieri, quello a me indirizzato, è chiarissimo, limpido, trasparente.
    Stavolta HO CAPITO.
    Condivido pienamente quello che scrivi, per me è una prospettiva ancora tutta da sperimentare, nonostante il lavoro svolto con il corso telematico.
    Anzi, probabilmente ora la comprendo proprio grazie al corso telematico.
    Grazie, a presto

    Antonietta

  10. Carissima Rosella, le tue parole risuonano in me forti e chiare! Credo di averle capite e gustate
    fino in fondo e percepisco il tuo entusiasmo e la
    tua esortazione a partecipare, a mettersi in gioco, a
    dare di noi, quello che possiamo e vogliamo senza paura, in un confronto leale, che è comunque scambio, crescita e non solo incomprensione o “babele”. In fondo, al di là della chiacchiera, parliamo tutti lo stesso linguaggio, quello che anela alla pace, alla fratellanza, all’unione, alla
    comprensione fraterna, nell’ accettazione delle differenze, che invece di separarci ci uniscono in un unico sentire comune. Stiamo camminando in cordata,dandoci una mano, formando una bella catena che rende tutto più arioso, più leggero e direi più esaltante. Ti ringrazio e saluto te e tutti affettuosamente.
    Brunella

  11. Carissima Rosella,
    questo tuo post mi è stato di stimolo per pormi questa domanda: perché frequento abbastanza regolarmente, da quando è nato, questo blog?
    Ecco le mie risposte immediate:
    per sentirmi in relazione con persone che mi sono lontane nello spazio, ma vicine, in un progetto di vita: darsi pace.
    Per conoscere anche posizioni ed esperienze diverse.
    Per aggiornami su problemi spirituali e di attualità.
    Per riflettere su progressi e difficoltà degli altri. Sono anche i miei o sono diversi?
    E, in sintesi, perché Il blog è uno spazio dove si parla e ci si scambia opinioni in modo non superficiale, si cerca non di chiacchierare, ma di comunicare qualcosa di significativo, impegnandosi ad essere sinceri.
    E si può anche tacere. Si può anche semplicemente riposare o distrarsi dalle proprie occupazioni e ossessioni.
    Poiché il metodo che ci propone Marco per diventare persone di pace prevede ,come pilastro fondamentale, la meditazione seguita dalla preghiera, mi permetto di inviarmi una bellissima poesia di Padre Turoldo, di cui ricorre in questi giorni il ventesimo anniversario della morte:

    COLLOQUIO NOTTURNO
    E quando la notte fonda
    ha già inghiottito uomini e case,
    una cella mi accoglie
    esule del mondo. Gli altri
    nulla sanno di questa mia pace,
    di questi appuntamenti.
    Forse neppure io stesso
    saprei rifare l’itinerario del giorno,
    ripetere la danza del mio Amore.
    Quasi nulla avanza di me
    la sera: poche ossa, poca carne
    odorosa di stanchezze,
    curvata sotto il peso
    di paurose confidenze.
    Allora Egli mi attende solo,
    a volte seduto sulla sponda del letto,
    a volte abbandonato sul parapetto
    della grande finestra. E iniziamo
    ogni notte il lungo colloquio.
    Io divorato dagli uomini, da me stesso,
    a sgranare ogni notte il rosario
    della mia disperata leggenda.
    Ed Egli a narrarmi ogni notte
    la Sua infinita pazienza.
    E poi all’indomani io, a correre
    a dire il messaggio incredibile
    ed Egli ferino al margine delle strade
    a vivere d’accattonaggio.
    (da O sensi miei…, Rizzoli, 1990, pag.166)

    Mariapia

  12. Cara Rosella tecnico-mistico-ascetica: sei una presenza risvegliata e risvegliante in questo sito! Lavorando (dopo aver gustato la gioia come ami ripetere) ci stimoli a lavorar-ci per diventare terra arata, rivoltata, rastrellata, seminata, irrigata, un po’ più pronta alla fioritura pacificata e pacificante.

    Anche per me la lettura meditativa dei testi e commenti del sito DP mi ha aiutato e mi aiuta ad ammorbidire un po’ di più le resistenze e ad interiorizzare pensieri che aprono visioni altre, prospettive inedite, onde di fraternità e di comunione.

    La frequentazione del sito mi ha insegnato a valorizzare ogni commento (e chi vi sta dietro e dentro), ogni intervento, ogni frammento, ogni brandello di carne e di anima… mio e degli altri.
    un abbraccio Corrado

  13. Grazie a tutti! Veramente Sono un po’ commossa.

    Antonietta – Bene! Allora, quando lo ritieni opportuno: A PRESTO

    Brunella – sai, non so se il mio sia entusiasmo oppure un’implacabile determinazione.
    Negli ultimi tempi avevo proprio voglia di arrendermi ma mi pareva un tale spreco lasciare perdere la potenzialità insita in questo strumento.
    Così è andato maturandosi questo post: quasi per DISPERAZIONE, ma, andando UN PO’ PIU’ GIU.

    MariaPia – spero tu ritrovi il desiderio di ricominciare a condividere con noi la tua ricca esperienza di vita, te lo dico così “senza pretese” se desideri riposo e silenzio va bene lo stesso: sappiamo che sei con noi.
    Grazie per la poesia che ci hai donato: fa vibrare corde profonde… lasciamola calare ed agire NEL PROFONDO del silenzio.

    Corrado: stai scherzando vero? e poi che vuol dire ASCETICA? vedi che io sono sempre la stessa ORA COME ALLORA.
    Son contenta che anche tu condivida il fatto che partecipare in modo meditativo/ATTIVAMENTE amplifichi ed affini l’esperienza. personale.

    Ciao a tutti con affetto: buona giornata.
    Rosella

  14. carissima Rosella, carissimi compagni di ricerca, arrivo solo ora con la mia solita lentezza.. per aggiungere una riflessione nata dal lavoro interiore di questi giorni e Rosella arriva puntuale a sollecitarmi..

    In questo periodo sono molto pro -vocata dalla “parola”. La parola mi attira, mi chiama, mi sollecita, mi pone domande..
    Quale “parola” voglio mettere al centro della mia vita? Quale parola agisce nel mio cammino spirituale che ho intrapreso?
    La “Parola di Dio”?
    “Ascoltare” la parola è “decidere” di porsi in relazione VERA -MENTE con la sua origine creatrice?

    Cercare di capire è mettersi difronte alla propria idea, al proprio pensiero, a ciò che pensi o credi di sapere lavorare con la parola è svelare il limite del tuo sapere e andare oltre..

    Agire con la parola è entrare in contatto, farne parte , entrare in profondità abbandonando ogni pretesa di “sapere” e scoprirne la sua vitalità nel nominarla con nuova – mente.

    La parola nuova trasmette, provoca, emoziona, trasforma, dona, rimette in circolo nuova vita, illumina, dilata ed espande fino a comprendere l’illimitata forza creatrice.

    Quale parola voglio incontrare oggi? Da dove parto per andare a cercarla? In quale stato d’animo nasce l’ascolto della parola che porta in sè la vita?

    Un abbraccio a tutti. Vanna

  15. Cara Vanna
    la risposta alla tua domanda emerge (attraversandola) dall’esperienza della nostra reciproca relazione FACCIA A FACCIA.

    Noi due ci stiamo avvicinando costantemente e gioiosamente l’una all’altra
    Se fossimo in grado di condensare la storia evolutiva del nostro rapporto, per condividerla a parole, sarebbe proprio la testimonianza di QUEL CHE VIEN MANCANDO a cui faccio riferimento nel post..
    Potremmo testimoniare veramente come, la sincerità di UN ASCOLTO interiore NON GIUDICANTE in noi stessi, delle nostre risonanze dolorose , nel coraggio di condividere la loro TRASFIGURAZIONE /sanante da parte dello Spirito di Vita, consenta VERAMENTE una reale comunicazione evolutiva.
    Una gioiosa evoluzione NELLA PIENEZZA di un dono, all’interno del quale è possibile riconoscere IL VALORE del limite dell’altro.
    Proprio questo io ritengo possa essere la comunione; cioè la comunicazione REALE.

    Aggiungo per chi ci legge che i poli dai quali noi partiamo sono DEGLI OPPOSTI.

    Un’esperienza più che decennale di trasformazione/meditativa spirituale da parte tua ed una cocciuta ricerca NEL CORPO (del Risorto) da parte mia.

    Ti abbraccio di cuore
    Rosella

  16. Cara Vanna,
    il lavoro … lavora…

    In me stanno CONFLUENDO differenziandosi il post di Domenico sulla fiducia e la tua domanda: quale parola? e quel che ne ricavo è questo (che è anche una parola PIU’ PRECISA).

    LA PAROLA che agiamo testimonia lo Spirito che ci muove, quello che ci attraversa, allora il punto è: quale parola ( riconosco mi sostiene) pronuncio nel lasciarla?

    In fondo noi riconosciamo solo dopo, quale sia la parola che ci abita, “quello che abbiamo visto e udito” nel ri-donarlo ad altri.

    Il valore del limite E’ quel che vien mancando.
    Pensaci bene: è incredibile che un uomo Risorga e viva per sempre.
    Ora come allora è una tale “panzana” che però giunge a noi attraversando duemila anni di storia: E su questo FATTO incarnato/RISORTO.
    E osserva bene chi ci ha trasmesso questa “fola”.
    Un manipolo di pescatori, esattori delle tasse, soldati romani e qualche altro che non ricordo, SI SON MESSI TUTTI D’ACCORDO andando in giro a raccontarla; e per ultimo, anche un tale che cadendo da cavallo si è procurato un trauma cranico con conseguente cecità temporanea; e quando ha ricominciato a parlare ha raccontato di una grande luce, proprio simile a quella che ora noi sappiamo sperimentano le persone negli stati di premorte. Per giunta questo Risorto, non è neppure stato qui tra noi ma è ASCESO AL CIELO.

    Ora l’incredibile non è la storia in sè: INCREDIBILE è che queste persone ALL’UNISONO (o in comunione?) raccontino la stessa storia, capisci?

    Il valore sta nell’impossibilità che le persone ci credano e nel miracolo del fatto che si accordino per duemila anni a raccontarsela INCARNANDONE la testimonianza sino al sangue. e forse oggi più di ieri.

    Stai in pace, va tutto bene, la parola che ti abita è AMORE (magari si coniuga un po’ anche con una nevrosi compatibile, ma che ci vuoi fare: siamo umani, ed il nostro personalissimo fonte battesimale è questa “valle di lascrime”)
    ti abbraccio.
    Rosella

  17. p.s. se avessi frainteso tutto, il che è probabile… sorridi e lascia andare.

  18. Cara Rosella, ecco la risposta alla tua domanda (che aspettavo…): “ascetica”, nel senso che hai un fisico da asceta, senza un filo di grasso (come dicono a Roma) da lasciare andare andare…

    ti saluto vedendoti sorridere
    Corrado

  19. … trasparente pare possa essere la sostanza: grasso che cola.
    sorridiamo insieme

    ascetica
    pagina
    bianca
    che vibra
    all’unisono
    l’immacolata
    gioia
    nel canto.

  20. la fretta…

    ascetica
    pagina
    bianca
    che vibra
    all’unisono
    l’immacolata gioia del cantico…
    nelle creature.

  21. che bella!!!

  22. grazie Paola.
    I versi di ieri son nati rapportandomi con Corrado, ma, hanno una storia che li precede di qualche anno e che ha a che vedere con il nostro percorso.

    Pagina bianca
    strappata
    lacerante dolore
    gettato
    ubriaca rabbia
    impotente
    furore grido
    strozzato
    pozza a terra

    … schiude…

    il palmo afferra
    l’Altrui
    presa rilascia
    Vita
    “foglio mondo “

  23. Mi piacerebbe la versione intera, consequenziale e definitiva. E’ chiedere troppo?
    Sai, io amo sempre il lieto fine e mi piace pensare che gli ultimi versi siano questi:

    ascetica
    pagina
    bianca
    che vibra
    all’unisono
    l’immacolata gioia del cantico…
    nelle creature.

    Baci. Paola

  24. Pagina bianca
    strappata
    lacerante dolore
    gettato
    ubriaca rabbia
    impotente
    furore grido
    strozzato
    pozza a terra

    … schiude…

    il palmo afferra
    l’Altrui
    presa rilascia
    Vita
    foglio mondo
    che vibra
    all’unisono
    l’immacolata gioia del cantico…
    nelle creature.

    Per la verità anch’io questa mattina ho pensato la medesima cosa e mi son chiesta, sarà questo il motivo per cui “il Guzzi” tiene al caldo i suoi versi per una decina d’anni?
    E’ la prima volta che io osservo l’evoluzione di una poesisa attraverso la mia evoluzione.
    Mi piace e ci dormo su.
    Ti abbraccio
    ro

  25. Dopo molto tempo sto riapprodando al Blog del caro Marco Guzzi e qui leggo il post di Rosella che, “more solito” riesco a capire poco nelle sue pieghe più profonde, trovandomi d’accordo col post, datato 7 febbraio corrente anno,di Antonella. Anch’io ho un approccio sostanzialmente razionale e non sempre ho compreso bene i pensieri e le emozioni espresse verbalmente da Rosella, ma ne riconosco l’autentico coraggio di promuovere discussioni, nello stimolare, porre questioni e interloquire con gli altri, nel caso di specie riuscendo ad esprimersi sul valore testimoniale di una trasformazione e percosro interiore, attraverso lo “strumento” di un BLOG, da intendere quale sintesi anzitutto e, poi,raccordo e confronto esperenziale di percorsi interiore-spirituali: peraltro proprio su QUESTO blog, del sito “Darsi Pace” di Guzzi. Ma non sono tanto d’accordo su quanto ella dice che solo la TECNICA, in relazione all’opera umana, possa considerarsi un vero miracolo creativo e che l’uso di un “mezzo” trasformi necessariamente colui che se ne serve: a volte, non sempre, può essere così, poi non è detto che la trasformazione avvenga sempre – oltreché nelle modalità in sé stesse “bene” – anche a fin di bene. Anzi, oggi come oggi, credo che l’abnorme impiego e utilizzo di Internet stia un po’ inaridendo interiormente l’uomo, propriamente le sue capacità espressivo-creative, che rischiano di atrofizzarsi per certi versi (così come l’impiego del cellulare, sms o quant’altro). Mi risulta che stanno sorgendo patologie di “isolamento” relazionale, vero e profondo, e finanche alterazioni patologiche dell’approccio ai “mezzi” , agli strumenti… proprio della TECNICA, quanto a dipendenze e falsificazione delle capacità espressive ed interrelazionali col prossimo, col mondo.In ogni caso problemi relativi alla “COMUNICAZIONE” (psicologica) tra gli esseri umani. Anzi, sono in aumento i conflitti, i fraintendimenti, l’assenza di vera-comunicabilità. Stanno creandosi anche illusioni, false, in merito alla possibilità di poter abbattere qualsivoglia limite o vincolo delle condizioni materiali d’esistenza. Il Pensiero e,… consentitemi di dire, l’ANIMA, nelle proprie capacità di valicare i limiti di spazio-tempo dell’umana condizione terrena materiale di esistenza, non potranno MAI essere eguagliati da mezzi o strumenti o dalla TECNICA “lato sensu” intesa, la più perfezionata ed evoluta che possa esserci. La butto così… dico che per me sarebbe bello tornare pure a scrivere, con una penna stilografica, una lettera ad un sacerdote o ad uno psicologo o a dei propri amici, vergandola con la propria firma autografa per poi… parlarne, discuterne dal vivo, a quattr’occhi. Mi sono dilungato oltremisura e, pertanto, tolgo tosto il disturbo se mai ve ne sia stato. Tuttavia resta lodevole la testimonianza di Rosella. Saluti a tutti. Pino.

  26. Caro Pino, bentornato.
    Permango dell’opinione che l’uomo sia per sua natura essenzialmente un tecnico.
    Detto questo però convengo che IL BENE nella vita è IL MIRACOLO di una perfetta pura coincidenza, eppure qualcosa possiamo fare per favorire questa sintesi.

    A noi umani tocca lavorare fluttuando tra il già ed il non ancora, tra deliri d’onnipotenza e il nulla.
    La mia parola nasce, comunque sia dall’emozione che mi abita, sia essa consapevole o inconscia nel suo automatismo.La mia testimonianza è limitata e umile, nel senso che riconosce solo un’ esperienza personale, ciò nonostante differente è parlare da un io/ego centrato e tentare di farlo dal proprio sè.

    Per fare questo il primo lavoro è incontrare la pace (o la gioia) in sè stessi, poi ascoltare le proprie
    risonanze emotive, condividerle consapevolmente trasformate in parole e stare ad osservare quel che accade . Io mi dispongo a lasciarmi attraversare dallo Spirito che nell’azione della condivisione, trasfiguri il rapporto, in modo globale: attraversando me stessa in dialogo con l’altro. Riascoltandomi dopo, mi riconosco un poco differente: ” sono la stessa eppure diversa”.

    Il Blog di Darsi Pace è adatto a fare questo, poichè completa un percorso, proprio come riconosci tu, (per quanto se uno volesse potrebbe esercitari ovunque) questa evoluzione sostiene la mia fiducia e corrobora la mia speranza: è possibile PROGREDIRE NEL PROGRESSO in modo più accelerato.

    Che internet sia luogo di patologie compulsive gravi e di ogni tipo è un fatto e molti se ne occupano, quel che tento di testimoniare è che esiste una modalita CONSAPEVOLE nell’utilizzo di questo mezzo che favorisce la trasformazione personale, migliorando le capacità relazionali, fruendo di un benessere maggiore anche nei rapporti faccia a faccia, non virtuali.

    Io non credo di poter essere facilmente compresa, poichè io stessa sono alle prime armi nel riflettere sulla mia trasformazione, però VA BENE COSI’: non ho pretesa alcuna se non quella di lanciare un sasso nello stagno e LASCIARE CHE ACCADA.
    ciao
    fatti vivo più spesso che è un piacere risentirti.
    Rosella

  27. Cara Ro,
    grazie (col mio solito scoppio un po’ ritardato…).
    Sentivo che era così!!!
    Un bacio
    Paola

  28. Cara Rosella,
    grazie per il tuo invito a farmi sentire più “spesso”…. vedrò come potrò. Davvero illuminante la tua affermazione “a noi umani tocca lavorare fluttuando tra il già ed il non ancora, tra deliri d’onnipotenza e il nulla”; la sento vera e mi ci riconosco come riconosco che la tua testimonianza è “limitata e UMILE”, in senso ricco e positivo. Sì, dici bene quando scrivi che sei alle prime armi con la “tua” trasformazione, ma lo siamo tutti noi, cara Rosella. Molto più difficile, almeno per me soprattutto in questa fase della mia vita,
    è “incontrare la Pace (o la Gioia) in sé stessi,per poi ascoltare le proprie risonanze emotive…”, come tu dici. Per me spesso è dura, qualche volta c’è confusione, dubbi, non so se faccio bene o faccio male, ma soprattutto NON SO se la vera Pace (o Gioia) le incontrerò davvero in/su questa vita (mia)… credo invece, anzi ne sono certo, di trovarle o conquistarle nell’Aldilà. Probabilmente sono un “pessimista” cronico, pure un po’ patologico,circa la NATURA e la condizione dell’uomo. Qui, in questa vita materiale, nelle condizioni d’esistenza, nel rapporto cogli altri, col prossimo – pur imparando a conoscere il mio prossimo sempre di più anche a mie “spese” psicologiche, sofferenze e delusioni – non la vedo molto bene o ottimisticamente come la vedi tu… un po’ ti invidio (in senso molto benevolo) per questo. E’ vero pure che ho subito (ma mi domando chi non ne ha….) varie sconfitte emotive, cadute, ovviamente anche PER responsabilità (meglio: mancanza di consapevolezza e immaturità)ed errori ed egoismi miei. Questo non toglie che, in qualche modo, io ancora continui la ricerca di quella… Pace (o Gioia). Fai bene a “lanciare un sasso nello stagno e lasciare che accada”. Ognuno ha un compito, una funzione da assolvere. per sé e per gli altri, in questa vita. Cari saluti. Pino.

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