Credo che l’universo intero abbia avuto un sussulto quando l’uomo si separò da Dio: allora come ora, l’equilibrio è infranto, l’uomo si contrappone a Dio e si trova in conflitto con se stesso e con gli altri.
È l’anticreazione, la procreazione del male, con la potenza e l’energia creativa di cui siamo portatori, avviamo processi di degrado in noi e fuori di noi, una realtà di cui facciamo esperienza ogni giorno.
Padroni predatori divoriamo la terra, caricature di noi stessi vaghiamo furtivi nel buio, dove la vergogna ci assale ma non ci fa demordere, illusi che strappandoci pezzi l’un l’altro affievoliremo la contrazione del grande spavento, sprofondiamo le dita nella materia rassicurandoci con il nulla, anestetizzati e testardamente illusi che ci risolveremo da soli.
Ma lo spavento è lì, insanabile, ci rende fibrillanti e precarissimi, una condizione innaturale; tutte le tecniche occidentali e orientali tentano di allentare la morsa delle contrazioni sorte dal grande spavento della separazione, la paura e il vuoto formatisi si esprimono nella nostra quotidiana ansia e solitudine.
Non siamo nati per essere disuniti dalla fonte e tra di noi, la nostalgia struggente del Padre della vita e il desiderio profondo di sentirci uniti, si esprime ogni giorno in un grido disperato, fatto di amori impossibili, malati, attaccamenti morbosi, nelle continue aggressioni che ci scambiamo, forme di scontro che ci rivelano il nostro infinito desiderio di incontro.
Compresso e rifiutato, lo spavento si esprime con tutta la sua carica di energia, d’improvviso, dentro i nostri pianti immotivati, per un attimo di tenerezza, per ogni piccola attenzione, per una carezza, allora tutta la nostalgia dell’ unione ci pervade, rompe gli argini e ci travolge.
Cristallizzati nel dolore e risucchiati continuamente nella nostra impotenza, sentiamo il nostro spirito straziato, imprigionato, è in questa condizione che ho iniziato a frequentare i corsi Darsi Pace, da allora, è stato per me, un fluire, uno scivolare fuori, gradatamente, accuratamente.
Nei gruppi si inizia a conoscersi, a sapere chi siamo veramente, a capire che cosa ha provocato la scissione, cosa ci spinge verso la distruttività, cosa è successo nella nostra storia, le nostre profondità ci aspettano per svelarci tutto di noi e per dirci chi siamo veramente.
Nei corsi Darsi Pace si vive il senso organico del processo iniziatico, cambia la qualità del proprio essere, del pensare, dell’agire, dell’ascoltare, del parlare, le forze trovano un nuovo slancio di consapevolezza, la mente si quieta, nasce un delicato ed intimo contatto con se stessi, emerge un desiderio profondo di verità, una nuova energia, un nuovo coraggio, la parola diviene creativa, la relazionalità una partecipazione emotiva compassionevole, è inoltrarsi nel “tutto nuovo”, che si rivela sempre ai più arditi e appassionati ricercatori.
Si è condotti verso l’incontro, un accompagnamento al contatto, a “toccare il lembo del Suo mantello”, a entrare in relazione intima e personale con il Divino, a partecipare alla ricapitolazione della propria storia e dell’intero universo, dove il grande spavento si dissolve: rianimati, alziamo il volto e usciamo dai nostri corpi impauriti, intorpiditi, ricurvi, proni, troppo vicini alla terra per essere uomini.
Osare, oltre la scissione, oltre la paura, noi, adesso, la speranza non è nel futuro, è nell’invisibile ed è ora, la speranza è lo stato del corpo, è energia dello Spirito, così passa la fede, la forza energetica che passava dal Corpo di Cristo a tutti gli uomini che lo toccavano.
Grazie Patrizia della tua abbondante riflessione. Mi ha fatto pensare che anche il venire alla luce è un grande spavento. Il parto è un grande spavento, necessario per venire alla luce…
Il vangelo di ieri invitava a venire alla luce, ad andare verso la luce… oltre il grande buio.
Dio si fa carico in prima persona del dramma in cui si dibatte l’umanità: non manda il Figlio per inchiodare il mondo alle sue empietà, «ma perché sia salvato per mezzo di lui» come ricordava ieri Gv 3,14-21.
Per noi, che abbiamo imparato a credere in “questo” Vangelo, non è indifferente fare le opere della luce, oppure assecondare l’oscurità che seduce al male. Certo, finché siamo nel mondo, nessuno è pienamente «venuto alla luce»; quaggiù, fedeltà e infedeltà convivono dentro di noi. Perciò venire alla luce è la nostra quotidiana vocazione
Anche la morte è un grande spavento,
anche morire a noi stessi ogni giorno,
è un grande spavento, anche lasciarsi andare nel quotidiano e nelle semplici
relazioni è un grande spavento,
anche fidarsi, vivere, gioire è un grande spavento e non ce lo concediamo tanto facilmente nella verità e nella pienezza.
Il terrore ci invade, l’angoscia ci attanaglia, la disperazione ci assale, eppure dentro di noi c’è anche tanto coraggio,
la forza della vita che ci anima è immensa, incontenibile, esplosiva, riempie di se l’universo e ogni cellula del nostro essere contiene tanta di quella energia che se solo
ne fossimo consapevoli potremmo cambiare il mondo e il nostro destino, solo se lo volessimo…
Siamo artefici e creatori della nostra realtà,
esseri responsabili e sempre più consapevoli del nostro potere e della nostra missione, abbiamo un mandato, uno scopo, un lavoro da compiere,
è scritto dentro di noi, è il nostro codice genetico, la nostra essenza
ed è la
dimenticanza e la cecità acquisite nella caduta, che ci rendono così disperati e infelici. Abbiamo le ali spezzate, imprigionate dalle catene che ci siamo
costruiti lavorando alla costruzione del nostro labirinto di ossessioni.
Stiamo attraversando il deserto, il sudore imperla la nostra fronte, la sete
ci brucia la gola, fresche oasi ci compaiono in sogno,
ma non ci basta l’immaginario per dissetarci, abbiamo bisogno di Sostanza,
di Verità, di Vita, di quella Luce che accoglie, che rigenera, che placa ogni affanno, asciuga ogni lacrima, acquieta ogni dolore.
Il nostro essere reclama dignità, splendore, bellezza, è per questo che siamo nati ed è questo che dobbiamo ritrovare, ricercare, ricontattare.
La nostra più fulgida espressione di umanità nuova, realizzata, pienamente assorbita nella Sapienza che ci fa divini.
Grazie Patrizia.
Un caro abbraccio
Brunella
Grazie Patrizia.
“anche fidarsi, vivere, gioire è un grande spavento e non ce lo concediamo tanto facilmente nella verità e nella pienezza.”
Cara Brunella,
come mi colpiscono e come condivido totalmente queste tue parole.
Quell’umile: “io mi fido di te” quotidiano è un grandissimo atto di coraggio, un andare oltre ogni ferita, ogni separazione, ogni grande spavento.
Ci siamo spezzati l’un l’altro le ali che ci servivano per volare, agendo la nostra delusione e il nostro dolore incontenibile nel sentirci traditi dalla Vita.
In effetti “solo Dio Salva”, noi da soli non siamo in grado di ripercorrere la via del ritorno.
E’ un paradosso lo so, ma, nonostante tutto abitiamo meglio “il dolore dello sforzo” di amare, che non “la gioia nel lasciarci” amare.
Un abbraccio e un augurio a tutti : che la felicità dilati e si compia.
Rosella
Grazie Patrizia di queste tue riflessioni e… Brunella, quanto sei diventata brava a scrivere! La vita è proprio come dice Rosella “fidarci” e anche come dice Corrado è fatta di fedeltà e anche infedeltà. Scusate però se tutto questo mi fa venire in mente la barzelletta di Sherlock Holmes che dice al suo collaboratore Watson: “Secondo te, che significano stanotte tutte queste stelle?” Watson risponde: ” Che Dio ce le ha donate per contemplarle! Gli astrologi studiano le varie costellazioni……i fisici fanno ricerche sull’esistenza di altre galassie…” Watson, a me sembra solo che ci hanno rubato la tenda! Non volevo prendere in giro nessuno ma a me questa barzelletta mi fa venire in mente “l’ovvietà” delle cose che noi, tutti presi dalla frenesia del fare non ci accorgiamo di nulla e se qualcuno ci ferma e ce lo ricorda, a me viene da pensare: che stupida, la soluzione ce l’avevo lì e non l’ho usata! Grazie a tutti dei vostri interventi, aiutiamoci a capire e vedere le cose che “sembrano nascoste”!
Cara Patrizia, mi è piaciuto molto questo tuo dire, scabro e profondo, preciso e quindi poetico. Paul Celan diceva che la poesia è essenzialmente Precisione.
Descrivi con grande precisione, appunto, e cioè sperimentandolo mentre ne parli, l’abisso della separazione, quel punto di scissione che tentiamo di nascondere, alienandoci in tanti modi.
E descrivi però anche, con altrettanto grande precisione, come sia possibile attenuarne l’amarezza, scivolare in una dimensione di unificazione, di pacificazione, che cosa significhi cioè sperare…
Un abbraccio. Marco
Le tue parole, carissima Patrizia, portano dritte al nocciolo della questione che stiamo vivendo a metà del secondo anno del percorso di DP e come fase centrale dell’intero triennio.
Siamo un io separato, lontano dal Centro e viviamo una continua dimenticanza che ci aliena sempre di più facendoci vivere nella tenebra.
Possiamo,però, credere e decidere il viaggio di ritorno verso la Fonte che ci rigenera sperimentando la pace, la gioia, la beatitudine che si guadagna superando il grande spavento della separazione.
Il lavoro interiore per diventare ciò che sono realmente è per me il solo lavoro da fare per respirare l’Eterno, aria di paradiso che mi aiuta a vivere le relazioni quotidiane senza farmi travolgere dal male della separazione.
Alla luce del cammino che sto compiendo in DP, penso di essere venuta a Roma per il bisogno/desiderio di “toccare il lembo del Suo mantello”, e oggi scorgo nei Salmi la mia voce angosciata quando vivo l’impotenza e la disperazione della separazione (punto otto dell’esercizio a nove punti) e la voce di Dio che da sempre mi incoraggia ad affidarmi e che pazientemente ammorbidisce le pareti indurite del mio cuore. (punto 9 dello stesso esercizio)
Un abbraccio a tutti.
Giuliana
Cari amici,
approfitto di questo spazio, scusandomi con Patrizia e i commentatori del suo bel post, per informarvi che domani fra le 9.30 e le 10, su Radio 3 (Primo Movimento), presenteranno, insieme ad altre novità discografiche, il nuovo CD del nostro caro amico Alessandro Drago.
Si potrà anche anche ascoltare la trasmissione su internet a questo indirizzo:
http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/ContentItem-5e934b7c-91ba-4f71-95a6-1d9064be7f1d.html
cliccando il tasto “Ascolta la diretta di Radio 3”.
Buon ascolto!
Grazie a tutti per aver condiviso con tanta verità le mie osservazioni, tutto ciò che è emerso dalle vostre riflessioni è la materia del grande spavento:nascere, morire, vivere, fidarsi, gioire….avete completato e dato parole precise, a quella sottile condizione che sottende al nostro malessere, ma noi siamo altro, la nostra forza è nell’origine della nostra sostanza, da cui emerge continuamente il desiderio di ricongiungerci,”consapevoli della cecità acquisita nella caduta”, noi sveliamo continuamente, leviamo il velo, perché la luce entri per far nuove tutte le cose.
Buon lavoro a tutti noi.
Ovviamente l’anonimo sono io! ho dimenticato di mettere il nome.
Un caro saluto.Patrizia