Mi sono svegliato con uno strano indolenzimento all’occhio sinistro, ma non gli ho dato molta importanza. Dopo aver fatto qualche esercizio fisico, mi sono messo, come al solito, a fare un po’ di meditazione.
A un certo punto ho avvertito che c’era qualcosa che non andava nell’area sotto l’occhio, pian pianino ho realizzato che era tutta la parte sinistra della mia testa che aveva dei problemi: aveva perso parzialmente la sensibilità, come se fosse anestetizzata, non completamente, ma con un livello di sensibilità evidentemente degradato. Cuoio capelluto, fronte, faccia, zona intorno all’orecchio, tutte parti che, a diversi livelli, presentavano una sensibilità ridotta.
Mi è crollato letteralmente il mondo addosso. Dopo la paresi e tutti i disturbi che avevo avuto alla faccia nei mesi precedenti, questo era il segno della fine. Infatti una delle prime domande che mi hanno sempre fatto tutti i dottori era se avvertivo un livello di sensibilità ridotto. Perché erano tutti così interessati a vedere se avevo quel sintomo? Ora ce l’avevo, era sicuramente qualcosa di grave, non avevo speranze. La mia malattia stava degenerando, ero disperato.
E ora che cosa sarebbe successo? Vacanza finita, pronto soccorso e chissà quale calvario. Come dirglielo a Francesca? Come fare con i bambini che finalmente potevano vedere la neve?
Ho pensato di non dirle nulla, almeno per il momento, ero confuso. Ero disperato e confuso. Ho pregato, ho chiesto aiuto, ma ero senza speranza.
Sono sceso giù e lei ha subito notato che avevo qualcosa: «Sei depresso?», non ho risposto, ho fatto finta di nulla, ho sviato la cosa.
Ho fatto una veloce colazione e mi sono messo a montare il modellino di aereo per Emanuele. Gli avevo promesso che lo avrei montato, lo dovevo fare prima di iniziare il calvario degli ospedali.
A un certo punto ho realizzato che stavo morendo di freddo, mi sono messo due golf e mi sono attaccato al termosifone con la sedia mentre montavo il modellino, Francesca mi ha chiesto nuovamente: «Che cosa hai?», forse gli dovevo dire tutto, ma in maniera soft:
«Ho un dolore all’occhio e in alcuni punti ho una ridotta sensibilità…»
«Ecco perché sei così moggio! Sarà colpa del freddo» mi dice per nulla preoccupata.
Ha ragione, ho pensato, forse è colpa di tutto quel freddo che ho preso ieri. Forse la cosa non è così grave. In effetti stando così al calore, vicino al calorifero, mi sembra che la faccia vada meglio, l’intorpidimento è minore e la sensibilità mi sembra migliorata. Mi sono sentito subito meglio. Se la cosa migliora con un po’ di calore forse non è troppo grave.
«Ti devi comprare un passamontagna» mi dice.
«Si, hai ragione, forse è proprio quello che ci vuole».
Nel primo negozio che incontro ne trovo uno: sembra una maschera da rapinatore, tipo quelle che si vedono nei film. «Ci penso un po’ e in caso ritorno» dico al gentile commesso, volevo vedere se riuscivo a trovare di meglio.
Niente, nessuno ha più i passamontagna, evidentemente sono passati di moda.
Entro nell’ennesimo negozio, dentro c’è il delirio, tanti clienti e pochi commessi che si arrangiano come possono. Emanuele comincia a lamentarsi in maniera insistente: pretende che gli compri un gioco. Mi sembra un capriccio, anomalo per lui. Non lo ascolto e gli dico brutalmente di stare zitto, ma niente, tra il delirio di persone e lo strano e continuo capriccio di Emanuele, alla fine getto la spugna, frustrato e incazzato esco dal negozio a mani vuote.
Che cavolo vuole Emanuele? Lo ascolto, pian piano realizzo: deve aver capito che Francesca ha comprato al fratellino un giochino e giustamente ne vuole uno anche lui. Si sentiva vittima di un’ingiustizia, si, dovrebbe essere andata così, ecco il perché di quel capriccio anomalo!
«Perdonami Emanuele! Adesso ho capito, ti compreremo un giochino anche per te, te lo prometto.», lui smette subito di piangere.
Torniamo alla macchina dove ci aspettano Francesca e Michele.
«Non hai preso il passamontagna?»
«No.»
«Ma come, dovevi prenderlo, adesso come farai?»
Non rispondo. Quando siamo quasi arrivati a casa, improvvisamente le dico:
«Vi porto a casa, poi ritorno in paese a comprare il passamontagna da rapinatore e un giochino per Emanuele.»
Ritorno al primo negozio, mi viene incontro un altro commesso, era strano, un po’ trasandato, ho pensato: questo non mi sembra un commesso.
«Ho parlato prima con un suo collega di un passamontagna…»
«Si, eccolo qua. Taglia unica ma meglio provarlo» Mi dice.
Lo provo davanti ad uno specchio, mi va bene, è perfetto… sembro proprio un rapinatore.
«Bene, esco un attimo, faccio una rapina nella banca qua vicino e torno per pagarlo» Gli dico tutto divertito. Si mette a ridere.
Mentre sto per pagare mi dice:
«Soffri molto il freddo?»
«Si, in realtà ho dei problemi ad un nervo…»
«Allora hai un buon motivo per comprarlo, sai anche io ho sofferto di un problema simile. Ho avuto quella che si chiama Sindrome di Bell.»
«Si, lo stesso problema che ho avuto io! Come ti è andata?» Gli dico incredulo.
«Devi avere un po’ di pazienza, io ci ho combattuto per un anno e mezzo, un po’ di cortisone, poi medicine omeopatiche, mi si era anche anestetizzata tutta questa parte», indica esattamente la zona che si era anestetizzata a me. «Devi avere pazienza, poi passa.»
«Grazie mille, ciao.»
Tutto contento vado a comprare il giochino per Emanuele.
Che racconto bellissimo e commovente, caro Andrea!!!
E poi i nomi dei tuoi figli,’Dio con noi’, ‘Chi come Dio?’, completano con una angelica cornice la tua testimonianza 🙂
Dal Salmo 15 (5-13)
Sei tu, Signore, la mia eredità,
il calice che mi dà gioia;
il mio destino è nelle tue mani.
Splendida è la sorte che mi è toccata,
magnifica l’eredità che ho ricevuto.
Loderò Dio che ora mi guida,
anche di notte il mio cuore lo ricorda.
Ho sempre il Signore davanti agli occhi,
con lui vicino non cadrò mai.
Perciò il mio cuore è pieno di gioia,
ho l’anima in festa,
il mio corpo riposa sicuro.
Non mi abbandonerai al mondo dei morti,
non lascerai finire nella fossa chi ti ama.
Mi mostrerai la via che porta alla vita:
davanti a te pienezza di gioia,
vicino a te felicità senza fine.
Buon Lunedì dell’Angelo
Filomena
Carissimo Andrea, grazie di questa tua condivisione, di averci ricordato che gli Angeli sono sempre con noi, anche se non sempre li riconosciamo.
Anni fa ne ho fatto esperienza quando mi son trovata a gambe per aria (con le ruote per aria perché la macchina sbandando si era capovolta)in un tunnel a scorrimento veloce. Prima che mi rendessi conto di quanto era accaduto due giovani, che nel frattempo avevano fermato il traffico, mi hanno tirato fuori dal finestrino, hanno rimesso a posto l’auto, e verificato che si metteva in moto regolarmente, mi hanno invitata a ripartire subito e….sono spariti.
Sul momento ho pensato ad una coincidenza favorevole, solo dopo tempo li ho riconosciuti come ‘angeli’ intervenuti a salvarmi, a darmi un chiaro segno della loro presenza, ad aprirmi a dimensioni che la mia mente razionale negava.
Grazie Andrea. Un grande abbraccio a te, Francesca, Michele ed Emanuele. E auguri di una vera Pasqua d Resurrezione a te e a tutti i darsipacisti!
“Aiutaci, o Signore,
a portare avanti, nel mondo e dentro di noi,
la Tua Risurrezione!
Donaci la forza di frantumare tutte le tombe,
in cui la prepotenza, l’ingiustizia, la ricchezza,
l’egoismo, il peccato, la solitudine,la malattia, il tradimento, la miseria,l’indifferenza,
hanno murato gli uomini vivi.
Metti una grande speranza nel cuore degli uomini,
specialmente di chi piange.
Concedi, a chi non crede in te,
di comprendere che la Pasqua
è l’unica forza della storia
perennemente eversiva.
E poi, finalmente, o Signore,
restituisci anche noi, tuoi credenti,
alla nostra condizione di uomini.
(don TONINO BELLO)
Ciao Andrea,
in questi giorni sto leggendo un libro di Claudia Rainville che si chiama Metamedicina, molto interessante e per certi versi stupefacente e tratta in modo prettamente psicologico ma con uno sfondo spirituale tutti sintomi di cui soffriamo e di cui dobbiamo ricollegarne l’origine. è un bel libro e anche di grande aiuto.
un caro abbraccio
Giulia
Caro Andrea, è vero gli angeli esistono! Undici anni fa, mi sono ritrovata in ospedale, per salvare mio marito che stava cadendo con la scala in casa ns, tu pensa che fa il tappezziere… per tenergli la scala aperta e non farlo cadere di botto, visto che ha la schiena malandata, è stato operato di ernia al disco e ce ne ha un’altra da tenere sotto controllo, ho messo con tutta la forza “che non so chi mi abbia dato”… le mani per tenerla aperta e farlo cadere solo scivolando. Purtroppo mi sono ritrovata con il dito mignolo della mia mano destra ciondoloni e sono dovuta andare al CTO. Lì ho incontrato medici “aziendali” che per togliersi il pensiero mi avrebbero tagliato il dito. Nel frattempo una “suorona” sembrava una tedesca, alta e grossa mi “trascinava” tutti i giorni a pregare in Chiesa, anche se io devo dire che non ci andavo, in quel periodo, molto volentieri… Ma è stato proprio in una corsia di ospedale, non mi ricordo più neanche quale stanza occupasse, che conobbi “Angela”. Lei mi parlò di un chirurgo plastico bravissimo che stava al piano di sotto e quasi mi trascinò per andarlo a trovare. Il medico era di una gentilezza estrema e mi disse semplicemente “prima di tagliare il dito proviamo a curarlo”. Io ero quasi rassegnata a perderlo ma quando tornai al mio reparto la “suorona” mi disse di non perdere tempo, mi diede le medicine e mi rimandò giù. Lì fui operata e anche se il mio piccolo dito ancora oggi, ha dei problemi, è ancora qui, nella mia mano. Appena finito l’effetto dell’anestesia, corsi al piano di sopra per ringraziare “Angela” era uscita dall’ospedale proprio quel giorno…
Caro Andrea,
questo tuo bel racconto apre il cuore alla speranza! Forse dovremmo ricordarci più spesso che gli altri non sono tutti incapaci di ascoltare, vedere, intervenire con gentilezza! Gli Angeli sono tra noi e sono più numerosi dei menefreghisti!
Mi propongo di ritrovare dentro di me,durante la riflessione serale,almeno il volto e la voce di una persona anche estranea, soprattutto estranea,che mi ha sorriso, che mi ha regalato anche un piccolo aiuto in parole e\o opere.
Grazie e tanti auguri per il tuo disturbo e per la tua bella famiglia. Mariapia
Grazie Andrea per quanto condividi: è molto bello.
Ti accompagno con la preghiera.
È confortante leggere di tante storie di persone che sanno esserci accanto, magari anche solo per un momento, ma che lasciano una profonda traccia in noi. A fronte delle innumerevoli notizie con cui la cronaca, appunto nera, ci invade, mi pare che proprio come cristiani siamo chiamati a dare credito al bene che c’è in ognuno di noi, nella stessa misura in cui Dio ha fiducia in noi, tanto da sostenere la nostra libertà con la delicatezza di un rispetto incondizionato pagato a caro prezzo, senza mai volerci piegare ad una volontà imposta. Allora sento la responsabilità personale di ogni parola pronunciata e di ogni gesto rivolto all’altro, di cui troppe volte invece non sono consapevole, perché anch’io in qualunque momento potrei essere quell’angelo di conforto per un abitante di questo pianeta.
Un abbraccio a tutti
iside
Andrea, ti ringrazio x il tuo racconto vissuto, ma con questo mi hai aperto gli occhi x il mio Angelo custode!!! Grazie….ancora