È Elisabetta ed è bella così, dentro e fuori. E’ una delle mie amiche carcerate e mi sono permessa di inserire una sua foto dato che ormai lei, le sue vicende giudiziarie, e il suo vissuto quotidiano, sono oggetto, a dir poco impietoso, delle cronache giornalistiche.
Di lei si è detto tutto, tutto lo spendibile, tutto quello che, vero o supposto, è filtrato attraverso le approssimative notizie date dai giornali. Ma chi è Elisabetta? Come ha potuto con quel viso primaverile partecipare ai macabri riti del gruppo del varesotto denominato bestie di satana?
Non mi soffermo a fare indagini (del resto fatte fino all’esaurimento!) in queste vicende. In radice, comunque, vedo il disastro che può produrre quella che ritengo la maledizione di questi tempi: l’utilizzo di sostanze psicotiche che, assunte con continuità, anestetizzano la sensibilità psichica, morale, spirituale e valoriale, oltre ogni misura.
Elisabetta è fra di noi ormai da alcuni anni. Dopo un breve periodo nel carcere di Monza si trova nel Femminile di Brescia. Il mio intento non è quello di fare un apologo riabilitativo ma di comunicare una certa sorpresa nel constatare, forse per la prima volta, come anche la peggiore avventura possa giungere a soluzioni inattese, che sfatano un po’ i tanti luoghi comuni intorno alle persone ristrette in luoghi di detenzione.
Elisabetta è nel tempo diventata un’altra persona e in lei constato come lo Spirito, se docilmente accolto, possa compiere grandi prodigi. Questa, sottolineo, è una vera conversione alla quale hanno contribuito in tanti, e non poco, anche la lettura e l’assimilazione dei Diari di Etty Hillesum (ancora lei!).
In questi giorni, purtroppo, Elisabetta ha fatto parlare di sé ancora le cronache, questa volta a causa di un incidente, essendo stata travolta da due automobili mentre rientrava in carcere di ritorno dall’Università. Deve scontare ancora un lungo residuo di pena e il Giudice di Sorveglianza le ha concesso di completare gli studi, in riguardo anche della sua giovane età.
L’incidente ha prodotto lesioni non leggere e se ne stanno verificando le conseguenze. E’ tornata subito in carcere ( luogo ideale per un traumatizzato!) con pesanti ingessature.
Ieri comunque, in pianto, ma coraggiosa come sempre, ha affermato di voler vivere una Quaresima speciale in compagnia della Sacra Scrittura, i Salmi in particolare!
Carissima Mirella, grazie per questa testimonianza pasquale pubblicata proprio in attesa della festa della Divina Misericordia domenica prossima!
Grazie anche a te Elisabetta per aver consentito questa testimonianza!
Felix culpa! Misericordias Domini in aeterno cantabo!
Ho partecipato prima di Pasqua alla Via Crucis nel carcere di Rebibbia a Roma e sono rimasta colpita dal silenzio, dalla partecipazione intensa che ho letto nei volti dei presenti: dove i cuori sono molto feriti il terreno è disponibile all’azione della grazia.
Cara Elisabetta ti sono vicina con l’affetto e la preghiera.
Grazie Mirella per la tua instancabile opera.
Un grande abbraccio. giovanna
Che bella testimonianza! Sono anch’io vicina ad Elisabetta, che possa avere perseveranza nella Speranza!
Ed a lei dedico questa poesia di Jalâl ad-Dîn Rûmî forse il più grande poeta mistico persiano del 1200.
Me l’ha fatta trovare mio marito sul comodino sapendo che avevo trascorso una notte insonne per un po’ di pensieri che mi accompagnano in questi giorni.
La locanda
E’ come una locanda l’essere umano.
Ogni mattina, qualcuno che arriva.
Gioia, tristezza, squallore,
rapidi e fuggevoli si presentano alla coscienza,
visitatori inattesi.
Accoglili di buon grado!
Anche se una folla di afflizioni
irrompe impetuosa nella tua casa
spazzando via ogni arredo,
onora ogni ospite.
Forse ti sta ripulendo
per prepararti a un piacere nuovo.
Pensieri cupi, vergogna, risentimenti:
apri loro la tua porta ridendo,
invitali a entrare.
Ringrazia chiunque si presenti,
perchè è una guida
che ti è stata mandata dall’al di là.
Rumi
Bellissima poesia! grazie, la conservo
Daniela
Contempliamo il mistero della vita che fa sgorgare altra vita dalle polle più profonde, dove non vorremmo mai scavare.
Grazie a voi tutte, care amiche, per la testimonianza di fede.
Sento che nasce della perseveranza nella preghiera e che solo una vita di preghiera può suscitare in noi queste trasformazioni:“Quanto più pregherai – scrive Angela da Foligno – tanto maggiormente sarai illuminato; quanto più sarai illuminato, tanto più profondamente e intensamente vedrai il Sommo Bene, l’Essere sommamente buono; quanto più profondamente e intensamente lo vedrai, tanto più lo amerai; quanto più lo amerai, tanto più ti diletterà; e quanto più ti diletterà, tanto maggiormente lo comprenderai e diventerai capace di capirlo. Successivamente arriverai alla pienezza della luce, perché capirai di non poter comprendere”
Auguri di essere avvolti e trasfigurati dalla misericordia divina!