Carissime amiche e carissimi amici,
è davvero molto difficile vivere in questi anni, sento a volte l’anima dell’uomo, la mia e la vostra, la nostra anima gridare invano sotto lo strepito di mille altre voci di mimi e di pagliacci, di belve, di vipere e di murene.
Il primo strato, infatti, del nostro essere, il più superficiale, è costituito da una solida Maschera.
La Maschera rappresenta il nostro ruolo pubblico, sociale, e oggi più che mai parla linguaggi morti, privi di qualsiasi verità e vitalità.
E’ la voce dei Telegiornali, dei Presidenti delle Banche e di molti Comitati, come scriveva Eliot, dei “Grandi Giornalisti”, e così via.
Sotto la Maschera rombano poi le parole delle nostre emozioni compresse e represse, la rabbia e l’odio della nostra Ombra, le sue maledizioni, imprecazioni, i suoi deliri omicidi.
Jekill e Hyde, insomma, “as usual”, o, se volete, Monti e Grillo, Casini e Crozza, Berlusconi e la Guzzanti, o altre infinite coppie di opposti complementari che troviamo nella società, nel cinema, nell’arte, e in ciò che resta della cultura dominante.
Sì, perché l’Ombra è sempre l’Ombra della Maschera, la sua Ombra, appartiene cioè strettamente alla Maschera che odia.
E l’anima? La nostra anima dov’è? Dove parla e cosa dice?
L’anima, sotto questi due terribili strati di menzogne e di voci falsate, di retori strombazzanti, di noiosissimi moralisti o legalisti, e di potenziali serial killers, sogna e piange, soffre e a volte VEDE.
L’unico serio problema odierno mi sembra perciò questo:
come possiamo ricontattare la nostra anima e la sua parola? Come scendere al Terzo Strato del nostro essere, o salire al Terzo Cielo?
E’ chiaro che questa impresa richiede innanzitutto che impariamo a penetrare i precedenti due strati della Maschera e dell’Ombra, a sfondarne i pavimenti cementati, tutte le loro certezze di cartapesta, per ritoccare la terra vergine del nostro Cuore sanguinante e insieme cantante.
Portandoci (fero) lì dentro (in), e cioè penetrando nei nostri in-feri, vivendo la nostra personalissima Saison en enfer, possiamo ritrovare a tratti la nostra voce perduta, la voce del nostro essere più vero.
E sentite cosa può arrivare a dire ADESSO la nostra anima, se la riusciamo a raggiungere nelle sue profondità liberate:
“Soltanto l’amore divino concede le chiavi della conoscenza. Vedo che la natura è tutta spettacolo di bontà. Addio chimere, ideali, errori.
Il canto ragionevole degli angeli s’innalza dalla nave salvatrice: è l’amore divino. (…)
Non sono prigioniero della mia ragione. Ho detto: Dio. Voglio la libertà nella salvezza: come ottenerla?”.
E’ Rimbaud, pensate, è l’anima del giovane Arthur, che VEDE altro dentro la sua notte infernale, vissuta nel 1873, oltre lo strazio e la dissociazione mentale, oltre la Belle époque e la sua prossima catastrofe (tuttora in corso…), vede l’aurora di un nuovo inizio.
Questa credo sia anche per noi l’unica reale speranza: ritrovare la visione del divino, l’esperienza del (nostro) mistero divino, la speranza della vera libertà, l’anelito a raggiungerla con ogni mezzo, a costo di rovesciare tutto il mondo, se fosse necessario.
Dobbiamo ricordarci che sotto la Maschera dell’Ipocrita-Conformista, e anche sotto il ghigno del Ribelle o dell’eterno Indignato, c’è il nostro ridente volto di RE, la nostra divina sovranità, la nostra sconfinata potenza.
Vi propongo perciò, nel mio sito www.marcoguzzi.it, il Video della conferenza che ho tenuto il 23 marzo a Misano Adriatico, all’interno della Rassegna “Ritratti di autore”, organizzata da Gustavo Cecchini, proprio sul valore profetico e attualissimo della discesa agli inferi vissuta da Rimbaud:
Rimbaud: la notte infernale e la salvezza
La discesa agli inferi di Rimbaud, come sapete, ha comportato un doloroso sfaldamento della sua identità personale, che profetizzava però anche il disfacimento dell’intera civiltà occidentale, pronta di lì a poco a precipitare nell’inferno del XX secolo, nei propri inferi scoperchiati: due guerre mondiali, fascismo, comunismo, lager, gulag, bomba atomica, apocalissi ambientali, demenza liberista, corruzione, etc.
Tutto d’altronde ben previsto dal “Veggente” Rimbaud: “Il momento della caldana, dei mari gonfi, della vampa sotterranea, del pianeta travolto, e le stragi conseguenti”.
Nella misura in cui continuiamo ad obbedire alla nostra Maschera mortuaria, più o meno sobriamente “tecnica”, o alla nostra Ombra omicida, noi proseguiamo a costruire la continuazione catastrofica del XX secolo, e cioè i nostri prossimi inferni personali o storico-collettivi.
Imparando invece ad attraversarli liberamente, ne sfondiamo l’abisso e troviamo al di là e nel profondo di esso un autentico nuovo principio di vita.
E non è questo poi il mistero stesso della Pasqua? E cioè di quella Nuova Umanità che il Cristo ha inaugurato proprio attraversando l’abisso della morte e degli inferi, per uscirne veramente e definitivamente Vivo?
E allora non staremmo tutti, più o meno consapevolmente, sopportando in prima persona questo stesso travaglio apocalittico? Questa morte catastrofica della nostra Maschera, questo confronto in diretta con la nostra Ombra infernale e con tutti i suoi demoni, per ritrovare la verità del nostro essere, la sua libertà, la sua salvezza?
E cosa possiamo fare per facilitare questo tremendo transito, questa Iniziazione planetaria?
Un altro grande maestro di “notti oscure”, san Giovanni della Croce, ci dà alcuni utili suggerimenti:
“Per giungere a gustare il tutto,
non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto,
non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto,
non voler essere niente. (…)
Per giungere a ciò che non sei,
devi passare per dove ora non sei”.
Il passaggio verso la libertà richiede cioè un profondo abbandono di tutto ciò che la Maschera e l’Ombra ritengono molto importanti, e cioè di tutto ciò che questo mondo ritiene fondamentale e prioritario.
Non ci sono scorciatoie.
Siamo tutti nuovamente di fronte al mistero della conversione liberatrice, tutto da ripensare d’altra parte, tutto da ricomprendere, tutto da realizzare nella sua divina bellezza.
Siamo tutti di nuovo di fronte alla proposta di Cristo, al mistero vivente della sua Nuova Umanità, che ha attraversato tutti i nostri inferi, e ne conosce perciò le vie di uscita, e che possiamo rivestire anche ADESSO: “dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4,23).
A tal proposito potete trovare su Youtube http://www.youtube.com/watch?
la Relazione che ho tenuto il 12 aprile all’Assemblea Nazionale dell’USMI (Unione delle Superiore Maggiori Italiane), presso l’Università Urbaniana, sul tema:
In Cristo, nella Chiesa per il mondo
Percorsi di vita comunitaria
Mercoledì 2 maggio sarò invece a Vezzano Ligure (Chiesa Santa Maria; info 0187.993129/3380256297) dove, intorno alle ore 18, parlerò del tema:
Ri-Educarci
Crisi e rigenerazione dell’essere umano
Domenica 6 maggio, a partire dalle ore 9.30 e fino a circa le ore 16, presso la Parrocchia di San Sebastiano, a Cesano (RM), condurrò una giornata di riflessione spirituale sul tema:
Dalla fine all’inizio
Il tempo della Nuova Evangelizzazione
Sabato 12 maggio, alle ore 17.30, nel Foyer del Teatro Manzoni di Bologna (info: http://www.auditoriumanzoni.it/Eventi/Attivita/Letteratura.aspx ), guiderò l’incontro:
Darsi pace: il nuovo bisogno primario
Spiritualità – Cultura – Politica
Da venerdì 25 a domenica 27 maggio si svolgerà l’incontro annuale di tutti i praticanti dei Corsi regolari dei Gruppi Darsi pace, a Santa Marinella (chi ancora non si fosse iscritto è pregato di farlo al più presto), sul tema:
Il potere dei figli di Dio
Sono infine iniziate le iscrizioni al Corso Intensivo che terrò a Campello sul Clitunno (PG) dal 28 giugno al 1 luglio 2012 (info nel sito www.darsipace.it e www.marcoguzzi.it )
Che cosa significa guarire?
La terapia globale dello Spirito
Potete ascoltare l’intervista che Barbara Palombelli ha fatto a me e a Padre Luciano Mazzocchi sulle pratiche meditative, durante la trasmissione di Radio Due 28 minuti, il 9 aprile scorso:
http://www.darsipace.it/radio-rai-28-minuti-intervista-a-marco-guzzi/
Potete anche ascoltare una puntata di “Benfatto”, condotta da Annalisa Manduca il 6 aprile scorso su Radio Uno, su “Cristiani oggi”, e alla quale ho partecipato:
Come sempre, se volete, potete diffondere questa mail o pubblicarla sui vostri siti o blog personali.
Grazie di cuore della vostra vicinanza e consonanza spirituali, e tanti affettuosi auguri di cercare ogni giorno, sotto tutte le montagne delle nostre afflizioni, la pura gioia del Ricominciamento.
Caro Marco!
Ieri, grigia e piovosa giornata festiva, ho ascoltato con impegno questo video della tua conferenza su Rimbaud. Mi ha interessato molto, ma mi ha anche lasciata piuttosto sconvolta.
Ti chiedo ora qualche chiarimento sulla tua risposta alla domanda della signora che ti ha chiesto di fare un confronto tra la discesa all’inferno della notte dell’Innominato di Manzoni , con seguente approdo alla fede e quella di Rimbaud. Tu hai risposto, se ho capito bene, che quella manzoniana , come quella dantesca è una rappresentazione della discesa l’inferno, mentre quella del poeta maledetto è una esperienza di disperazione più completa, più coinvolgente, più vicina a un processo iniziatico di trasformazione. Ora ti chiedo: è possibile un rapporto trasformativo con Dio, un’esperienza di fede, al di fuori di ogni narrazione, di ogni esperienza e cultura religiosa? Se vogliamo vivere una fede autentica occorre non solo attraversare la notte della nostra disperazione, liberarci dalle nostre false immagini di Dio, ma anche ridiscutere tutte le teologie e spiritualità che ci hanno accompagnato; la nuova evangelizzazione, di cui parleranno i vescovi non potrà essere che un rivolgimento totale del nostro pensare e vivere Dio? Ne saremo capaci come persone e come Chiesa? Grazie,
Mariapia
La lettura di Marco Guzzi mi sembra la più folle, e dunque la più efficace delle tantissime tentate per comprendere Rimbaud.
Se è vero, come dice Renè Char, che Rimbaud è il primo poeta di una civiltà non ancora nata, allora forse Marco Guzzi ci indica che questa civiltà sta finalmente nascendo; se Rimbaud può essere intimamente capito, allora forse il “Natale sulla Terra” che lui auspicava è un po’ più vicino – o forse siamo noi, che ci stiamo avvicinando.
Un saluto a tutti.
Enrico
Carissima Mariapia, l’esperienza poetica di Rimbaud non è un racconto esterno del processo trasformativo, ma coincide col processo stesso, perciò R. parlava dell’alchimia del verbo: la trasformazione dell’uomo, avviata da Cristo, sta compiendo una specie di salto di qualità.
In fondo tutto il lavoro dei nostri Gruppi non si spiega se non come tentativo di vivere questa iniziazione cristiana al livello in cui oggi è possibile, e necessaria.
Stiamo passando da una religione preminentemente rappresentata ad una spiritualità preminentemente sperimentata.
Perciò molte cose entrano in crisi, perché stiamo crescendo.
Questo implica anche, come dici, un grande confronto con molti aspetti teologici, con molte interpretazioni del mistero di Cristo, che abbiamo elaborato nei secoli, e che vanno tutte riviste, ricomprese: cosa d’altronde già in atto da tempo.
Perciò la Chiesa parla di Nuova Evangelizzazione, la quale però non può che coincidere con una Nuova Iniziazione al mistero di Cristo, a partire dai cristiani…
Un abbraccio. Marco
Carissimo Enrico, effettivamente parliamo di una forma di umanità che forse solo alcuni santi e pochissimi poeti hanno intuito, e che ora sembra offrirsi come unica possibilità evolutiva PER TUTTI, per la stessa specie umana su questo pianeta.
Ma, come la vita di Cristo ci ha mostrato, la nascita dell’Uomo Nuovo non è affatto bene accolta, né dentro nè fuori di noi. Il Nascente anzi viene subito perseguitato, rinnegato, minacciato, e poi verrà escluso, condannato, irriso, tradito da tutti, torturato, e ucciso.
Questo per dire che non dobbiamo farci illusioni, ma confermarci nella speranza che però questo Nascente è l’erede universale, l’unica forma di umanità che resterà.
Ciao. Marco
Grazie Marco, davvero mettono sete e dissetano queste tue riflessioni intorno a Rimbaud e quindi a tutti noi. Come si può “capire” Rimbaud, “spiegarlo”? Forse Rimbaud, come ogni autentico “fenomeno/essere”, si MOSTRA in relazione alla nostra disponibilità a sperimentarne l’esperienza. Lui stesso comprendeva per “lampi”, credo, proprio là dove canto e esistenza trovavano una perfetta sintonia, una trasparente e aperta reciprocità di domanda e risposta…
Può capitare a molti, al mattino, mentre – che ne so – ti lavi i denti, di guardarsi allo specchio e di vederci un altro dentro, e provare un brivido. Ma pochi, immagino, sarebbero disposti a vedere in quell’altro ancora se stessi, vivendo una specie di cortocircuito inquietante, folle. Non è ancora niente vedere un “altro”. La “follia” è riconoscere che questo altro sono proprio io, io, “propriamente”. In fondo a me non ci sono io ma l’altro, come in fondo al pensiero non c’è mica il pensiero ma l’essere, e in fondo all’essere il pensiero. Se io sono un essere in relazione allora in fondo a me c’è l’altro capo della relazione, cioè l’altro. Ma questo altro non è semplicemente “altro”, ma è ciò senza di cui io non sarei proprio niente. Così fanno le relazioni! Lo dicono gli innamorati – magari senza esattamente saperlo – : “tu sei la mia vita; senza di te non sarei nulla…”
Forse è meglio che mi fermi qui 🙂
Grazie davvero e di cuore.
renato
Carissimo Renato, sai sempre cogliere aspetti fondamentali dell’esperienza poetica e spirituale contemporanea. Un abbraccio.
Marco
Good day! I know this is kinda off topic however , I’d figured I’d ask.
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