Avevo progettato un post sul tema della speranza. Forse perché spesso a me è difficile vivere questa indispensabile virtù teologale, espressione anche di una solida maturità umana.
E non parlo dei momenti “ forti “della vita , in cui si devono prendere importanti decisioni e affrontare svolte decisive. Parlo del quotidiano, quando la tentazione di ripiegarsi su se stessi
è forte, quando succede che anche i piccoli ostacoli mi sembrano grandi, perché lo scoraggiamento e la disistima nei miei confronti mi assale, quando è più facile dirmi : cosa cerchi di nuovo, pianta
lì, rasseganti, sarai sempre la stessa, cambiare è pressoché impossibile, ogni fatica è inutile, cerca il quieto vivere, chi te lo fa fare a rivoltare te stessa e il mondo?
Il mio io, contratto nel difendersi, ferito e tormentato dalla paura dell’abbandono è veramente astuto nel convincermi di desistere nel cercare di rinascere dall’alto!
Ci si mettono anche le notizie del giorno e quasi tutti i mezzi di comunicazione di massa ad alimentare il mio scoraggiamento: se non sono vigilante su chi ascoltare, tendo a convincermi che il mondo va sempre peggio, che stiamo avvicinandosi di gran carriera verso l’abisso del disfacimento e della perdizione.
Anche come cristiani siamo in molti a cadere facilmente in questa trappola di scoramento, non ci si aiuta spesso a ricordare che Cristo è risorto, che Cristo ci ha salvati, che se anche ogni giorno
ci incontriamo con la nostra tendenza al peccato e alla morte, Lui ha vinto entrambi definitivamente.
Credere e sperare non è facile, come salire su un alta montagna, occorre essere allenati, disponibili a una conversione continua, vincere la pigrizia, dedicarsi con costanza e determinazione alle pratiche che ci propone Marco. Invocare la………Grazia………
Riflettendo su questi temi e cercando spunti anche su internet, mi sono imbattuta in una bellissima poesia di padre Davide Maria Turoldo.
E’ un testo scritto forse per l’Avvento, ma va bene, a mio parere, in ogni periodo dell’anno, perché ogni giorno il vero credente attende, adora il nuovo bambino, sente e vive la compagnia del risorto.
Della ballata di Turaldo apprezzo soprattutto il desiderio di coinvolgere nella speranza tutto il creato, per sperare occorre toglierci i paraocchi, allargare i nostri orizzonti a tutta la varietà
delle creature. Oggi ho cercato di sperare con il sole che finalmente splende dopo tanto grigio, con le rondini che guizzano nel cielo, indaffarate per i nidi, ma domani spererò anche con la pioggia che
feconda la terra, con la tempesta che schianta.
E occorre sperare insieme a ogni uomo, anche con il più misero e derelitto e il più lontano dalla mia mentalità, dai miei convincimenti. La speranza come la fede e la carità, ha una dimensione comunitaria: si può sperare solo insieme agli altri, per gli altri, ricevendo il dono degli altri! Allora la speranza non sarà un’illusione, ma una certezza, perché all’unisono, nel silenzio, al di là di ogni vana parola e di ogni desiderio piattamente mondano, si chiederà la salvezza, la salvezza totale che ci è stata promessa!
Grazie Maria Pia, di questa attenta riflessione sulla speranza … in special modo per il riferimento al nostro ripiegarci ordinario, quotidiano, così familiare ahimè.
E’ vero dobbiamo avere tutti, e tutti insieme, una incessante speranza. E’ la nostra forza.
Ciao,
Marco F.
grazie Maria Pia,
ho ascoltato solo ora il testo sulla Speranza di Padre Turoldo e letto il tuo commento.
Devo dire che mi pare di vivere una profonda sintonia con la rielaborazione personale che ho fatto della mia esperienza nell’intensivo di Santa Marinella.
“Se riconosciamo la disperazione impotente che attraversiamo intimamente, come qualcosa che ci anima, come un anelito di salvezza, possiamo deciderci ad implorare il Signore della Vita “.
questa è l’incarnazione della mia speranza.
Grazie sai e apresto
con affetto
Rosella
Della poesia di Turoldo mi ha colpita lo sperare insieme. Credo che l’esperienza dei gruppi dP sia proprio un bel modo di farlo. Nonostante siamo dispersi per l’Italia (e per il pianeta!) il fatto di sapere che altri stanno percorrendo lo stesso tipo di cammino, mossi appunto dalla stessa speranza, mi è di grande conforto.
La speranza, come propulsore che sostiene la vita, è – almeno per me – una forza che si poggia sulla fiducia nella Parola di un/l’Uomo che ha visto trionfare la sua vita a partire da una sconfitta storica, purché l’amore vincesse. E allora forse le virtù teologali sono un intreccio di sinonimi che, in modo per nulla scontato, nella fatica della ricerca, tento di custodire nel mio quotidiano.
Un abbraccio “speranzoso”
iside
Grazie per questa bella lettura.
Un po’ di tempo fa lessi proprio in questo blog che la speranza è un LAVORO.
Mi piace questa definizione. La associo alla parte più nobile del lavorare, che ha a che fare con il creare, con lo spendere e investire tempo e risorse.
Poi c’è il lato della fatica e della ripetitività, e anche questo accomuna speranza e lavoro.
Anch’io sento, come Iside, la forza dello sperare (e del lavorare) insieme.
Forse le distanze fisiche sono meno importanti di quello che pensiamo: più vado avanti e più sento connessione con voi e con la grande speranza per cui lavoriamo.
Un abbraccio
Antonietta
Grazie , carissimi Marco, Rosella, Iside e Antonietta, per la vostra attenzione! E soprattutto perché siete persone che sanno sperare. Quando io incontro nella vita quotidiana persone così, mi si allarga il cuore: ricevo un bel dono! Mi rallegro e cerco di trasmetterlo agli altri, così si formano le catene virtuose! Mariapia
Toccata anch’io dalla tua gioia!! passaparola? La speranza è alimento, facciamone una scorpacciata senza temere indigestioni! Sussurro alle orecchie della mia fragilità di sperare sempre che vada avanti la sua parte più bella che è la sensibilità e che retroceda invece la sua parte meno bella che è la debolezza.
Grazie Mariapia!
Brunella