Carissime amiche e carissimi amici,
l’Europa monetaria si sta sfaldando semplicemente perché non è e non è mai stata un organismo vivente, ma un’accozzaglia di idee e di interessi contraddittori.
Questa Europa si sfascia e si sfascerà implacabilmente, pezzo per pezzo, tra i deliri dei “tecnici”, che da almeno 15 anni sbagliano tutti i loro pronostici economici, e le grida di rabbia dei popoli immiseriti.
In piena euforia europeistica, quando i politici “lungimiranti” ci promettevano fioriture economiche impensabili e ci infliggevano eurotasse, nel 1996, scrivevo: “l’Europa si trova a un bivio: se non sapremo incarnare una nuova sintesi purificata della nostra storia, precipiteremo in gorghi sempre più violenti di interessi sempre più bassi e meschini, con popoli smembrati, avvelenati, e privi di qualsiasi dignità”.
Ma si sa che i poeti (e tutti i profeti d’altronde) profetizzano spesso invano…
Paradossalmente però questo sfascio potrebbe diventare un buon momento per ripensare l’Europa come IDEA.
L’Europa, infatti, non esiste in natura, non è una realtà geografica precisa:
per Erodoto finiva a Occidente sul mare Adriatico, e per Benedetto Croce la Germania era mezza dentro e mezza fuori.
L’Europa non è nemmeno una realtà storica ben definita, non ha mai costituito un soggetto politico unitario, e per secoli ci si è dovuti rifare all’Impero romano per evocare un qualche modello di unità.
L’Europa è soltanto l’IDEA di Europa.
Un’Idea sostanzialmente di libertà, che nasce a Maratona nel 490 a.C., arriva fino alla battaglia di Poitiers (732), quando Carlo Martello fermò l’invasione araba del continente, allorché non a caso per la prima volta si parla di europeensis in una cronaca dello scontro, e si consolida nella difesa di Vienna del 1683.
Per comprendere meglio i contenuti basilari di questa IDEA di Europa facciamoci aiutare da un pensatore radicalmente laico come Habermas:
“per l’autocomprensione normativa della modernità il cristianesimo non rappresenta solo un precedente o un catalizzatore. L’universalismo egualitario – da cui sono derivate le idee di libertà e convivenza solidale, autonoma condotta di vita ed emancipazione, coscienza morale individuale, diritti dell’uomo e della democrazia – è una diretta eredità dell’etica ebraica della giustizia e dell’etica cristiana dell’amore. Questa eredità è stata continuamente riassimilata, criticata e reinterpretata senza sostanziali trasformazioni. A tutt’oggi non disponiamo di opzioni alternative. Anche di fronte alle sfide attuali della costellazione postnazionale continuiamo ad alimentarci a questa sorgente. Tutto il resto sono chiacchiere postmoderne”.
C’è una forza politica che voglia ripartire da qui? Che voglia iniziare una politica europea seria? Che desideri animare un progetto di umanità all’altezza dei tempi? Che cioè voglia proseguire i progetti di umanità che il cristianesimo e la modernità hanno avviato sul pianeta terra? Oppure vogliamo continuare a produrre chiacchiere postmoderne?
Dobbiamo inaugurare al più presto una grandiosa stagione di creatività culturale, e cioè elaborare un pensiero, un’arte, una teologia, una comunicazione di massa, e una politica, che sappiano riprendere le fila della storia europea, liberandola dalle secche burocratiche e depressive in cui si è arenata.
C’è una forza politica che abbia il coraggio di pensare l’Europa? Di lavorare contemporaneamente sull’immediato delle emergenze quotidiane e sulla lunga durata della costruzione di un demos europeo, di un vero popolo che si riconosca in una storia comune, e si sappia dare una vera Costituzione?
C’è ancora qualcuno a Roma e a Parigi, a Londra o a Berlino, ad Atene, a Madrid, o a Praga, che sappia dire senza più alcun orgoglio nazionalistico, ma come un impegno di purificazione e una missione planetaria, questo pensiero di Valéry: “Tutto è venuto all’Europa e tutto ne è venuto. O quasi tutto”?
I temi all’ordine del giorno, l’agenda per un’Europa che sappia dialogare con tutta la sua potenza culturale con gli USA come con la Cina del XXI secolo, sono più che evidenti:
Quale nuovo rapporto si rende possibile e necessario oggi tra ispirazione cristiana e progettualità moderna, tra radice messianica e trasformazione politica del mondo?
Come dobbiamo intendere la laicità, se ci rendiamo conto che questo stesso concetto è di origine cristiana?
Quale cristianesimo è ancora la fonte viva del progetto europeo di liberazione, di eguaglianza, e di conoscenza universali?
Quali forme di educazione dobbiamo sviluppare per favorire l’emersione di un’umanità più relazionale e meno bellica?
Quale spiritualità, quale concezione dell’uomo recuperato nella sua essenza di apertura conoscitiva all’infinito, può animare una politica planetaria?
Questi sono i temi che possono ridare vita, anche economica, al nostro continente. Infatti, che la vita spirituale non abbia niente a che vedere con le realtà materiali e lavorative è un tipico pregiudizio postmoderno. In verità i maggiori studiosi delle società umane, come per esempio Max Weber, ci hanno sempre insegnato che la crescita economica è di per sé fondamentalmente un evento spirituale, che dipende dalla mobilitazione delle energie morali dei popoli. La creatività economica, direbbe Keynes, esprime la vitalità complessiva, la spinta alla vita delle persone, e quindi deriva proprio dallo stato spirituale di una società, intendendo per spirito non l’opposto della materia, ma il suo intimo dinamismo, la sua energia propulsiva.
Un’altra delle più grandi acquisizioni del pensiero occidentale, anch’essa di derivazione ebraico-cristiana, è la consapevolezza della storicità della coscienza umana.
Anche questa straordinaria conquista sembra oggi del tutto appannata, ascoltiamo scrittori, giornalisti, e perfino filosofi e teologi, parlare come se si fossero dimenticati che i contenuti della nostra coscienza sono sempre storicamente determinati, si modificano, per cui quando parliamo di giustizia o di verità, di bene o di uguaglianza, esprimiamo sempre concetti storicamente ben connotati, e quindi flessibili e mutevoli.
Comprendere bene che la coscienza umana è un processo in atto, ci rende invece più consapevoli della nostra responsabilità personale nella costruzione della verità, nella sua incarnazione storica. E quindi ci rende anche più consapevoli di ciò che OGGI lo sviluppo storico della coscienza ci chiede per procedere lungo la via della piena realizzazione della nostra umanità.
Desidero perciò proporvi come Nuova Visione nel mio sito www.marcoguzzi.it il saggio:
Il tempo della nuova coscienza
La rigenerazione in atto del cuore dell’uomo
Martedì 19 giugno, alle ore 17, presso la Sala della Mercede della Camera dei Deputati, in Roma (obbligo di giacca, confermare la presenza: Tel: 064742387), parteciperò, insieme a Fausto Taiten Guareschi, Alberto Ventura, Souad Sbai, e Alberto Iacovella, al convegno
La Parola e il Silenzio
Zen, Sufismo, Mistica cristiana:
tre vie sapienziali nel solco dell’attualità
Dal 28 giugno al 1 luglio terrò invece il Corso Intensivo, a Campello sul Clitunno (Pg) (iscrizioni: Luciano Becce 3936392416; info www.darsipace.it):
Che cosa significa guarire?
La terapia globale dello Spirito
Domenica 8 luglio guiderò poi una giornata di riflessione presso la Fraternità di Romena (Arezzo – tel. 0575.582060):
Il cuore a nudo
Guarire in dialogo con Dio
Vi ricordo, carissimi, che in ottobre partirà una nuova prima annualità dei Gruppi Darsi pace, che sarà collocata il sabato pomeriggio. E’ una buona occasione per convocare amici e amiche che vogliano avvicinarsi al nostro lavoro.
Nell’intensivo di Santa Marinella abbiamo distribuito anche molto materiale, per incrementare l’informazione sui nostri Gruppi, per riceverne potete fare riferimento a questo indirizzo mail: comunicazione@darsipace.it
Grazie dell’ascolto e dell’amicizia, e tanti affettuosi auguri di perseverare nella speranza, e nello slancio costruttivo, altre doti straordinarie dei popoli europei, nutriti dallo Spirito di un Uomo che si sa pregno di Dio.
proprio stamattina, mentre venivo in auto, pensavo più o meno le stesse cose: ora apro il pc e leggo dai feed di “darsi pace” più o meno quello che avevo pensato pocanzi….
auguri.
Bisognerebbe restaurare la vera intellettualità,e con essa il senso della dottrina e della Tradizione,sarebbe ora di mostrare che la religione è ben altro che una faccenda di devozione sentimentale,o di precetti morali,o di consolazioni ad uso di animi indeboliti dalla sofferenza,l età moderna segnerebbe l età finale,il giungere ai vermi morti della frutta,questo è il Guenon nelle sue disamine sui cicli cosmici,in cui alla manifestazione segue la dissoluzione,e si badi bene lo dice uno che non si è mai mischiato con la politica considerandola soltanto acqua sporca.