Durante il consueto incontro di tutti i Gruppi Darsi Pace, incontro che si tiene a Santa Marinella alla fine di maggio, e che quest’anno portava il titolo “Il potere dei Figli di Dio”, Marco Guzzi ci ha invitato a svolgere un esercizio di auto-conoscimento arricchito da una pratica meditativa.
Partendo da una situazione concreta in cui sperimento senso di frustrazione e di impotenza (nel mio caso la perpetua incompletezza della mia casa rispetto a come la vorrei), scendo in me stessa per ascoltare i sentimenti di rabbia che accompagnano tale frustrazione e che mi portano ad accusare chi vive con me di tale condizione insoddisfacente.
Approfondendo ancora (ad ogni passaggio è dedicato il tempo necessario al suo svolgimento per iscritto), percepisco che “tanto vale arrendersi, non c’è proprio niente da fare perché tanto siamo sempre allo stesso punto, c’è sempre qualcosa che si rompe, qualcosa di in-compiuto.
Come la Pietà Rondanini“.
Scendo ancora in me e mi accorgo che, “se le cose stanno così, io mi sento immobilizzata, triste, in trappola”.
Sono io l’in-compiuta.
La Pietà Rondanini sono io: figura di marmo trattenuta nell’abbozzo, forme intuite ma non perfette, arti abbandonati e contorti.
Né ha molta importanza, in questo stato della mente, sapere che quest’opera della maturità di Michelangelo sia stupendo esempio di “sublime non-finito”, perché mi trovo in uno stato di sofferente impotenza. Non sono libera.
A questo punto provo ad entrare in una diversa dimensione di me: nella meditazione, nella preghiera.
Presento al Padre le mie debolezze, i miei limiti, le mie presunzioni di auto-completamento, i miei perfezionismi con le loro inevitabili conseguenti frustrazioni.
Nello Spirito di Dio (ascolto: soffio lieve e profumato di nuovo), in comunione con Lui, nell’intima estrema accettazione della mia umana condizione di santa impotenza, comprendo che non sono sola, che “posso farmi completare da Lui”.
Sento che in un Tempo che non sono io a determinare potrò essere Figlia nella Luce.
Lasciandomi lavorare dalle sue mani di scultore sapiente e potente, verrò tornita e levigata.
Finalmente finita e ri-finita.
Giovane ed Eterna.
Con Cristo tra le braccia.
Come la Pietà Vaticana.
“Pietà!”, “Abbi pietà!”, sono le parole più vere che gridano in noi tutta la nostra sofferenza, e il nostro bisogno di aiuto.
Poi c’é: Gloria!
Il canto della brocca ricolmata, dell’anima visitata, dello Spirito che ci ridà la vita.
Oscilliamo tra il grido e il canto, modulando a fatica la nostra voce umana.
Un abbraccio. Marco
Cara Filomena, il tuo post mi ha fatto venire in mente immediatamente questo testo della scrittrice americana Flannery O’Connor, il mistero di Mary Ann, sul mistero dell’incompiutezza
http://www.gliscritti.it/blog/entry/652
Ed il relativo commento di Padre Antonio Spadaro, sul rapporto tra incompiutezza e promessa:
http://www.gliscritti.it/preg_lett/antologia/incompiutezza_promessai.htm
Nel tuo “posso farmi completare da Lui” vi ho trovato una consonanza e un aiuto personale alla comprensione di questi misteri. Grazie
grazie per questa “narrazone” così commovente, toccante ed evocativa
“pietà” come grido di dolore, come richiesta di soccorso
“pietà” come profonda com-passione, la sola comprensione possibile, quella che accoglie ed ama anche l’estrema fragilità e la rende sacra…
ciao
Ennia
Pietà si oppone ad em-pietà.
La pietà è Maria che accoglie tra le braccia il Cristo – ammazzato dagli empi e trattato da empio sul patibolo della croce.
La pietà è sentirmi accolto oggi tra le braccia di Cristo.
Grazie Filomena. Corrado
“Non si finisce mai di cominciare:
Inaugurale è il giorno
Ogni mattina.”
………… (PAROLE GUIDA, M. Guzzi)
Tra l’in-compiuto dei vent’anni ed il non ancora finito di oggi sono passati 38 anni!
Nulla rispetto al tempo di Dio.
Mentre gioco nel fiume che mi vide bambina, insieme a Lorenzo ed Iris, miei pronipoti, oggi respiro l’Eterno.
GRAZIE anche a tutti voi.
Giuliana
Più scendo,
più mi incompleto.
Più scendo,
più mi smarrisco.
Rimanere giù, è lì che esiste una strada, tra mollteplici, un modo tra infiniti.
Dilata la mia mente e il mio cuore, o mio Signore. La tua pietà sia la mia: luce per risalire la paura.
Volevo ringraziare Filomena e Alessandro, mi hanno fatto riflettere sull’accettazione dell’incompiutezza come fiduciosa attesa dell’Altro che completa e compie.
Senza questa fede, il giusto desiderio di miglioramento si può trasformare in perfezionismo intollerante verso di sé e verso gli altri.
Un caro saluto
Cari amici,
vi ringrazio della vostra partecipazione e degli importanti interventi che ne sono scaturiti.
Scusate se non rispondo ad ognuno singolarmente,ma, tanto per restare in tema, sono in ‘connessione precaria’ 😉
Grazie ad Alessandro per la segnalazione dei due bellissimi testi che non ho ancora avuto possibilità di approfondire, ma che mi interessano moltissimo.
Un estivo abbraccio
Filomena
La Pietà Rondanini è la scultura di Michelangelo che preferisco e che sono andata più volte a contemplare a Milano, nel castello sforzesco. Il corpo emaciato e scarno di Cristo ci parla della sua e della nostra debolezza e sofferenza creaturale. La madre l’accoglie con sovraumana tenerezza ed è proprio il non finito che allude, accenna , indica la trascendenza, l’indicibilità, l’inafferrabilità del divino insieme con il miracolo della incarnazione. Mariapia
Cara Filomena,
della tua condivisione, oggi, mi colpiscono due aspetti
“Sento che in un Tempo che NON SONO IO a determinare potrò essere Figlia nella Luce.”
Questa frase mi richiama alla memoria l’intensivo di Santa Marinella dell’anno scorso, nel quale la domanda posta era “che c’entro io col tutto?”
Se il mio io è in relazione, si pone AL CENTRO accogliente NEL TUTTO, allora posso affermare che sono proprio io a determinare il tempo nel quale SONO FIGLIA della luce.
Ritengo infatti che la sorgente d’amore che ci genera e rigenera sia sempre presente, Sono i miei tempi, che permanendo divisi tra passato e futuro, con tutto il peso di condizionamenti, angosce e paure che si portano appresso mancano DELL’UNIFICAZIONE (della loro integrità) nel presente.
In un certo qual modo DIO ha lasciato IL COMPIMENTO DEL TEMPO nelle nostre mani. Anche questo è un aspetto dell’assunzione del limite umano da parte del Signore del tempo, per condurci risorti nell’eterno.
” Né ha molta importanza, in questo stato della mente, sapere che quest’opera della maturità di Michelangelo sia stupendo esempio di “sublime non-finito”
Questa frase mi commuove e colma il cuore di riconoscenza.
E’ per me evidente che lo Spirito agisce in un modo UNICO, allegro e misterioso.
Solo la maturità di un genio (lo Spirito in Michelangelo?) può fissare in un momento PRECISO E DATO nella storia il SUBLIME NON FINITO:
“l’ infinito senza tempo”.
Grazie Alessandro per il mistero di Mary Ann .
Ci sto lavorando e lo trovo molto interessante e utile per me.
Un abbraccio e buona giornata a tutti
Rosella
Grazie,carissime Mariapia e Rossella,per aver arricchito le nostre riflessioni con le vostre … altre note nell’Armonia
un abbraccio
Filomena