A volte è difficile vedere un’evoluzione nella mia storia personale, una fioritura inscritta nel mio destino.
Anche nella storia dell’uomo sulla terra non sempre è evidente un processo di crescita, o, per lo meno, questo movimento evolutivo è molto lento e misterioso.
C’è la catena del sangue delle generazioni che grava e opprime, c’è tutto l’odio e la violenza del mondo. Di fronte alla realtà penosa e snervante dei miei fallimenti, e anche delle catastrofi storiche e collettive, di fronte alla fatica di mantenere viva la speranza che tutto alla fine andrà per il meglio, imparo a riscoprire il mio essere creatura, a vivere nel raggio di un’alleanza che mi salva.
Rinuncio all’io autonomo e alienato per affidarmi ad uno spirito materno, di consolazione, che accolga la mia fragilità e risani la ferita originaria che mi ha sfigurato, tessendo le fibre carnali di una nuova identità.
La fioritura è lenta, e molti mesi
scava la grandine sui tralci
i nervi consumati dal veleno.
Tu non guardare le mille cadute,
la piena del sangue dei padri
rimosso dalle fonti e dalle chiuse
e straripato a valle; tu non guardare
il toro che s’immola, e la platea
d’odio sugli spalti, guarda l’accenno
del primo volo, guarda la faccia
immersa nel lago, o Madre!
rimargina la piaga che m’ha inciso
il petto e putrefatto
il tempio, sanami il lembo
e dalla fibra tua
tessimi un velo
d’acque, a carnagione.
Marco Guzzi, Il Giorno, 1988
Foto di Sara Deledda
Carissimi Marco e Paola,
quanto sono vere queste parole, quanto è doloroso e faticoso, il quotidiano confronto con le proprie ferite, con la fragilità che trovo iscritta nel mio cuore e nella mia carne, in una società che a volte sembra un deserto di ossa aride, tuttavia anch’io sento nel profondo premere o resistere una speranza, sento un gemito dentro di me, perchè sia riconosciuto, sia ricordato a favore di tutti noi umani l’accenno del primo volo, possano tutti trovare pace nelle braccia dell’ Amore che ci muove.
Con affetto, un saluto a tutti.
Sandro
Non sempre, la fioritura è lenta. Talvolta, per grazia, la fioritura esplode travolgente, o almeno “così sembra”, quando capita.
In seguito puoi accorgerti di quanto fosse stato arido e inconsapevole ” il tempo dell’attesa”.
E dopo i sette anni grassi, torna ancora la siccità che pietrifica il fiume, levigandone l’alveo con creta secca.
Allora sorprende sì, che: fare memoria viva “dell’acqua passata”, consenta una nuova fioritura.
E ne scorgi l’inizio tra i miasmi acri e pungenti della lentezza necessaria alla marcita, in cui il seme permane nel fondo dn questa valle di lacrime.
Nel lavoro interiore, la fioritura ha nuovamente inizio agendo una decisione che incarni un ( seppur piccolo) atto di affidamento volontario alla Vita… con una decisione personale, consapevole nella riconoscenza della propria storia.
La Vita.
La madre nella quale siamo ad ogni istante concepiti.
Come se solo in lei fosse possibile attingere la forza necessaria ad “aprir le chiusa”, onde rinverdire il fiume disseccato, lavandone l’alveo con le lacrime.
Ci conforta e rassicura la dolcezza insita nel tocco lieve dello Spirito, che delicatamente terge il nostro ciglio, ancora un poco tremulo, volgendolo al sorriso. Come fosse un bocciolo di rugiada, che vada “gemmando”, tiepidamente nel sole del mattino.
ciao
rosella
Personalmente, patisco la lentezza della fioritura, perché tendenzialmente vorrei che le cose accadessero tutte e subito. Con il lavoro di autoconoscimento, sto imparando a sentire questo impulso, a riconoscerlo, ad addomesticarlo, almeno un po’, consolandomi che non c’è fretta. Questo per me è già una conquista, una piccola gemma che fa capoilno su un ramoscello di primavera.
Un abbraccio a tutti
iside
Il cammino spirituale ci fa principianti, ogni giorno.
Se è vero che non si finisce mai di cominciare, è altrettanto vero che la “rinascita dall’alto” avviene una volta, poi è necessario riconfermarla, non si torna indietro. Questo io credo.
Per quanto mi riguarda la consapevolezza di nascere a vita nuova è sbocciata a 49 anni, neppure a 35 ( e non ero piccola!) quando lasciai la casa d’origine convinta di essere finalmente libera.
La fioritura è davvero lenta!
Abbandonare l’illusione di un io autonomo non è facile, il nostro ego ce la mette proprio tutta a riempire la nostra paura di pensieri che ci convincono a permanere nelle nostre convinzioni illusorie.
Se il percorso che stiamo facendo insieme nella meravigliosa avventura di dP ci fa sperimentare, anche a brevi tratti, di essere Uno nel Tutto, credo sia importante tenerci per mano, sostenerci vicendevolmente nel cammino, continuare a sentirci insieme riconoscenti dei doni che la Vita ci offre.
Sono appena rientrata da due giorni di meditazione e di silenzio e vi ho portati tutti con me.
Un grande abbraccio.
Giuliana
Grazie delle vostre risonanze a questa preghiera a Maria, a questo moto dell’io che si apre alla relazione per essere riformulato e ‘ritessuto’ nella carne.
Una buona giornata a tutti
Paola