Mio padre il mercato, mia madre l’economia

Commenti

  1. Paola Balestreri dice

    Cara Iside (perché tu sei l’autrice del post!),
    grazie di questo racconto che rivela le tue doti creative e mette il dito sulla piaga: la fatica di distaccarsi dalle logiche umane e di imparare la gratuità del vivere e del donarsi.
    Un abbraccio
    Paola

  2. mia madre ha uno schiacciapatate in alluminio che risale a mia nonna, quando mia madre era piccola. Fa ancora il suo dovere dopo 50 anni. E’ grosso, robusto, spartano. Usato tantissimo, visto che mia madre fa spesso gnocchi fatto a mano. Quello che ho io, invece, comprato un paio di anni fa al mercatino è esile, con cernierine piccole piccole e non lo uso spesso. L’ho usato poche volte e già ora accusa gli acciacchi del tempo le cernierine si stanno già staccando: non durerà molto, dovrò ricomprarlo presto. Impossibile trovarne uno costruito con i canoni del tempo di mia nonna. Questa è la logica del Re IlMercato: in questo modo viene anche dilapidati i beni della Terra (minerali ferrori) in consumo sempre più vertiginoso.
    E’ così per tante, troppe cose che consumiamo: costruiti apposta affinchè si rompano presto, anche se non troppo presto per darci almeno un po’ di effimera soddisfazione.

  3. Lo schiacciapatate della nonna di fab mi porta l’immagine di persone ottantenni e novantenni che conosco ancora vitali: il corpo è segnato dal tempo, ma la loro mente è lucida e i loro comportamenti, seppure lenti, sono ritmati dall’amore verso la vita, dal rispetto verso la persona e si traducono in gesti di cura, di attenzione, di relazione.

    Parallelamente mi arriva l’immagine degli abitanti del regno di EconomiadiMercato, apparentemente vivi, ma privi di slancio, chiusi in se stessi, vuoti di passione, murati dentro le loro paure, nascosti dietro muri difensivi, incapaci di raggiungere i sotterranei del castello o increduli di trovare nei sotterranei la via di scampo.

    Quanta sofferenza nel regno di EconomiadiMercato!

    Questa sofferenza è anche la mia sofferenza, pesa in me e su di me, non posso ignorarla,nasconderla dietro un falso sorriso, fare finta di nulla.

    Allora, anch’io come te, cara Iside, non vedo altra via per uscire da questo maledetto regno di EconomiadiMercato che quella di esplorare i sotterranei del castello in compagnia di “spericolati” o forse di “folli” che credono sia possibile già da ora abitare un altro regno quello in cui “ vero Re è Colui che si fa servo e che non mi asservisce, è Colui che sostiene la mia vita cui gratuitamente offre un significato di eternità. “

    Spero che la tua creatività ci regali altri post.

    Giuliana

  4. Antonietta dice

    Grazie Iside di questo bel post. Mi ha toccato in particolare questa frase:
    “Ma nei sotterranei del castello incontrai un gruppo di uomini e donne…”

    Nei sotterranei di questo abbagliante ma distruttivo castello mi sa che siamo in tanti, ognuno nella sua ricerca solitaria e difensiva.
    Di nascosto, spesso come animali braccati.
    Trovare questo gruppo di uomini e donne, e una guida che ha già sperimentato la Via di uscita, è per me un dono così grande!
    Colgo quindi questa occasione per risentire la profonda sintonia con questo gruppo coraggioso, con tutti voi. Guidati dai misteriosi circuiti dello Spirito mi piace pensare che ci siamo in qualche modo finalmente “trovati”, per lavorare insieme per la stessa Speranza.

    Antonietta

  5. Il tema dell’economia mercato risuona ormai martellante e sinistro ogni giorno alle nostre orecchie.
    Siamo intristiti e impauriti, ma il tono favolistico e leggermente ironico di questo post smorza la tragicità dell’argomento. Poi c’è un finale che ci suggerisce una concreta via d’uscita. E, se ci impegniamo bene nel nostro lavorare insieme e nel guardarci attorno , incontreremo altre persone, magari semplici e sorridenti come bambini ,che cammineranno il nostro stesso cammino di liberazione.
    Mariapia

  6. Grazie Iside per aver posto l’accento su questi argomenti che condizionano la nostra vita ogni giorno .
    Le tue parole mi hanno ricordato un fatto.
    Dopo un esercizio svolto durannte il primo anno del corso telematico e le parole di Marco che mi avevano toccato in profondità, mi ero recata in città a fare spese con la famiglia ,spese che ritenevo necessarie,ma ero tornata a mani vuote. Le “necessità” erano ben altre ed era la mia anima che andava nutrita non di certo non con la merce.
    Sentirmi parte di questo gruppo ha voluto dire sanare le mie ferite e costruire relazioni libere,ma anche cambiare quei comportamenti automatici dei quali la vita di ogni giorno ne è intrisa,con la scelta quotidiana di attingere alla vera Sorgente di Vita e di Amore.
    Cara Iside esplorare insieme i sotterranei è un’avventura straordinaria che ci apre ogni giorno a nuove scoperte e prospettive gioiose.
    Rosanna

  7. Queste reazioni al post mi suscitano due considerazioni, una sulla libertà e l’altra sulla relazionalità.
    Lo schiacciapatate di fab mi pare emblematico della mentalità in cui siamo immersi, volenti o nolenti, di uno stile di vita che è proprio una piaga, per usare l’immagine di Paola. E in effetti ci schiaccia, come l’utensile di cucina fa con le patate, o per lo meno lo vorrebbe fare, per spremere tutto il profitto possibile da persone più o meno stordite e illuse di trovare vita nella girandola smodata dell’usa e getta.
    La consolazione è che, come impariamo dal prendere contatto con le parti più profonde di noi, la libertà ha sempre uno spazio per esprimersi, in fondo noi siamo libertà. Anche quando ci pare di essere all’angolo, in realtà possiamo ancora scegliere di aderire alla Vita, per quanto possa essere difficile sottrarsi, sul piano pratico, ai meccanismi del mercato. Eppure come testimonia Rosanna, possiamo imparare a definire le nostre priorità, a discernere tra il necessario e ciò che non lo è.
    Ebbene sì, Giuliana, forse dobbiamo essere un po’ “spericolati” o “folli” per andare controcorrente, ma è la buona compagnia del camminare insieme, come sottolineato da Antonietta e da Mariapia, che ci rassicura nella condivisione di una prospettiva di senso che cerca la Vita, con il fiuto del Boscimano per l’acqua nel deserto.
    Un abbraccio
    iside

    PS: grazie alla redazione, presumo in particolare Andrea, per la scelta della foto

  8. lo schiacciapatate della nonna
    Anch’io ne possiedo uno e lo uso per fare gli gnocchi o il purè fintanto che abbiamo le patate “nostre” (praticamente una manciata) poi mi limito alla lessa con quelle acquistate.
    E’ come se ritenessi che valesse la pena di faticare solo a partire da qualcosa che riconosco “quasi” come mio/nostro dall’inizio alla fine.
    Ritengo che vivere il presente sia apprendere a godersi ogni istante che ci è concesso così come esso è.
    La mia sobrietà nasce dal gusto con cui apprendo a vivere il mio quotidiano e non da una “razionalizzazione” o programmazione intelligente che dir si voglia (… tipo quella d’indurre ” il popolo bue ” ad utilizzare l’energia elettrica la sera, la notte o meglio ancora la Domenica, per ” santificar la festa” nel riposo), riconoscendo spesso “solo dopo” che così facendo si ha una perdita economica e non un vantaggio.
    Attraversando il mio dissenso, circa questi fatti che continuamente minano la cultura profonda del popolo, ho trovato soluzioni alternative, decisamente più piacevoli, salubri ed economiche.
    La sobrietà in me nasce da uno stato di felicità e non da una penuria, da una pienezza e non dalla mortificazione nella vita.
    E così mi piace.
    Ciao a tutti e buona giornata
    Rosella

  9. Marco Guzzi dice

    Davvero bello questo testo, Iside, e divertente….
    Credo che dovremo renderci conto della grande responsabilità dei Creativi, che non sono solo i Pubblicitari, ma l’intero ceto intellettuale che ha dominato negli ultimi trenta anni: una genìa di collaborazionisti che ha contribuito per incapacità e per comodo alla progressiva disumanizzazione, che Iside descrive tanto bene…
    Ciao, e grazie. Marco

  10. Mi pare che il lavoro che si tenta di portare avanti nei gruppi dP sia (anche) quello di trovare la propria sobrietà, la giusta misura di sé, che è protendere verso la felicità, come dice Rosella, non certo mortificazione della vita. Del resto, come sul piano personale, così su quello collettivo, occorrono perseveranza nella lentezza di un percorso che ha i suoi tempi, fermezza ma anche indulgenza e misericordia perché procediamo per tentativi e (molti) errori. Sono certa però che lo Spirito della Vira saprà sovvertire le logiche del mondo.
    Grazie Marco per il “divertente”: mi sono divertita anch’io mentre scrivevo!
    Un abbraccio
    iside

  11. veramente bello, grazie!

  12. viva la creatività di Iside!!!!!!!!!!che con leggerezza,semplicità e divertimento ha saputo amalgamare parole e offrirle come riflessione e invito alla sobrietà (come ci descriveva molto bene anche Rosella)grazie e speriamo prima o poi di incontrarci in quei sotterranei dove scorre acqua fresca…….un abbraccio Irene

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