Mi è capitato in questi giorni tra le mani un libro che lessi alcuni anni fa: “Bioenergetica” di Alexander Lowen. Allievo dello psicanalista Wilhelm Reich, nel corso della pratica terapeutica con i suoi pazienti Lowen mise a punto una serie di esercizi fisici volti a ri-percepire il proprio corpo dall’interno e nel suo rapporto con lo spazio, portando ad un maggiore rilassamento, una migliore espressività e fiducia in sé stessi.
A volte si tratta di gesti lenti e misurati, altre volte energici. Ma sempre basati su una forte e intima connessione con il proprio corpo e con il suolo che lo sostiene. È stata Infatti una delle prime tecniche in Occidente a parlare di Grounding (radicamento).
L’approccio della bioenergetica è naturalmente molto più articolato rispetto a queste poche parole, ma il concetto di coscienza del corpo mi ha colpito rileggendolo alla luce del mio approccio quotidiano alla meditazione.
Scrive Lowen:
“ C’è una grossa differenza fra essere consapevoli del corpo e possedere una coscienza del corpo. Si può essere consapevoli del corpo con una coscienza di testa, il che è vero per tantissime persone che si impegnano nell’educazione fisica, che frequentano palestre. Il corpo viene visto come strumento dell’io, non come autentico sé. La consapevolezza del corpo non è superiore a quella della mente, ma la nostra cultura è prevalentemente di testa e quanto a coscienza del corpo siamo gravemente carenti.
…
La coscienza del corpo occupa una posizione intermedia fra la coscienza di testa e l’inconscio, e così serve a connetterci ed orientarci con le forze misteriose presenti nella nostra natura. ”
Cosa sento nel corpo quando inizio la meditazione?
Di solito non vorrei proprio averlo un corpo in quel momento!
La mia abitudine, e credo non solo mia, è quella di fare tutto in uno stato di tensione muscolare cronica, quindi ormai non più percepita. Così quando mi fermo e cerco di sentire con calma i pezzi del mio corpo, questo allentamento della “corazza” muscolare diventa paradossalmente uno sforzo enorme.
“La persona che possiede la consapevolezza del corpo sa cosa sente e dove lo sente nel corpo. ” scrive Lowen,
Proprio non ce la faccio a stare adesso ferma e seduta qui.
Ma cosa sento esattamente?
Le spalle sono “appese” e tirate verso l’alto. Il collo è rigido. Le mani sono semi-chiuse, quasi a pugno. Il bacino non appoggia in modo simmetrico sulla sedia …che disastro!
La tensione muscolare sembra un muro opprimente, allora io cerco di sentire il ritmo del respiro, di calmarlo e di seguirlo.
Poi la meditazione in qualche modo procede e a volte, alla fine, capita che il messaggio del corpo diventi diverso.
È bello sentire l’aria che entra ed esce sfiorando la parete interna delle narici.
Gioisco dei miei piedi scalzi appoggiati sul pavimento fresco.
Il torace è leggero, si alza e si abbassa lievemente con il respiro e irradia una forza tranquilla a tutto il resto del corpo.
Sono seduta, non ho fretta, il mio corpo è presente e sta sorridendo.
” Nelle posture e nell’atteggiamento che assume in ogni suo gesto, il corpo parla un linguaggio che anticipa e trascende l’espressione verbale. ” (A. Lowen).
Grazie Antonietta per le tue riflessioni e consigli, con voi dei Gruppi Darsi Pace, mi sento meno sola, “in questa valle di lacrime”…. Un caro saluto.
Carissima Antonietta, grazie per questa bella riflessione che aiuta a distinguere tra consapevolezza del corpo, tutta mentale, e coscienza del corpo che si esprime attraverso le sensazioni.
Il corpo ha un ‘sapere’ con il quale abbiamo purtroppo perso il contatto, eppure se riuscissimo ad ascoltarlo potrebbe dirci tante cose per mantenerci sani e guarire dalle malattie: il nostro corpo possiede infatti una straordinaria farmacia della quale abbiamo perso la chiave di accesso.
Un grande abbraccio. giovanna
Carissima Luciana, un grande, grande abbraccio anche a te, non sei sola, siamo in cordata. Coraggio!
Post Antonietta
Questo post mi piace perché è il primo di Antonietta e perché tocca con discrezione e leggerezza un tema molto intrigante, infatti tutte le nostre esperienze passano dal corpo, la percezione che abbiamo del corpo colora in modo piacevole o affliggente la nostra vita.
Io con il corpo ho incominciato male: da bambina e adolescente soffrivo in maniera preoccupante di ipocondria e perciò lo spiavo continuamente con il terrore di trovare segni di malattia e, se mi concentravo su una parte di esso , ero proprio capace di provare dolore. Oltre che fonte di malattia mi avevano insegnato a temerlo, a metterlo il più possibile tra parentesi , perché facile fonte di peccato.
Sono passati tanti anni da allora e, per fortuna altri vissuti, incontri e letture mi hanno cambiato. Ora cerco di essere consapevole delle giuste esigenze fisiche, cerco di rispondervi, di accettarle e di prepararmi così a una migliore vecchiaia. Mi sembra di vivere una corporeità abbastanza serena.
Da quando pratico la meditazione, ho capito che l’attenzione al corpo è indispensabile: l’acquietamento, il silenzio della mente passa da quello del corpo, non siamo puro spirito, ma spirito incarnato. Cerco, desidero il rilassamento, ma solo con un paziente lavoro su me stessa riesco ad ottenerlo. Talvolta il mio corpo si ribella all’immobilità e incomincio ad avvertire qualche dolore, ed allora cambio leggermente posizione, poi si fa sentire qua o là un prurito, che cerco di riconoscere , ma non assecondare. In questo modo quasi sempre quel fastidio passa, e posso finalmente concentrarmi sul respiro, allora sento con piacere fluire nel corpo la vita. Come talvolta mi capita quando cammino fuori città e un’aria più pura a e corroborante pulisce anche la mia mente. So che è un allenamento da vivere con costanza e fiducia.
Così affronteremo meglio anche le difficoltà di ogni giornata! E staranno meglio anche gli altri intorno a noi.
Grazie e buona consapevolezza corporea a tutti! Mariapia
Eccomi! Finalmente oso prendere la parola tra di voi, stimolata dalle parole di Antonella . Dopo l’intensivo di Albino ho iniziato una piccola disciplina di meditazione mattutina , appena 15/20 minuti dedicati a me, la sfida è l’umiltà di accettare la piccolezza del proprio passo tutti i giorni l’esperienza quotidiana non sempre brillante , non sempre decifrabile, senza dare giudizio di successo o insuccesso. Non facile per me che ho camminato sempre attraverso grandi scoppi di luce e momenti di ombra. Ariete, incostante. Aspetto con trepidazione l’inizio del corso telematico.
La coscienza del corpo… la mente con i suoi giudizi e pregiudizi è sempre pronta ad ingannarci anche quando “pensiamo” di fare attenzione al corpo . Anni fa ho fatto esperienza per un anno intero di Vivation , una formidabile tecnica, messa a punto da Jim Leonard , che si basa sull’attenzione ai particolari e sull’accettazione delle sensazioni che emergono dal corpo mentre si pratica una respirazione che viene definita circolare , nutrendo con la respirazione nel rilassamento perfetto (il più perfetto che è proprio in quel momento possibile) le sensazioni e integrandole dolcemente. Scrive Jim : “ Vivation è profondamente spirituale. Agisce collegando la tua coscienza al tuo spirito individuale. Si può trovare Dio solo nel momento presente. Infatti nulla esiste all’infuori di Dio. Se non senti Dio in questo preciso momento, è a causa della tua repressione…Vivation ti offre l’esperienza diretta di Dio dentro al tuo corpo – l’esperienza più gratificante che ci possa essere.” Quell’esperienza illumina ancora la mia fede…. Ma, come per tante altre cose, piano piano ho smarrito l’indirizzo ! Chissà perché perdiamo di vista le cose più importanti! Comunque è proprio a questo fare esperienza che invito me stessa e voi , con amore. Olivia
oops…Antonietta ! Scusami !
Grazie Antonietta del bel testo, molto opportuno.
Credo sia importante accogliere la nostra pratica in un clima di grande gentilezza.
Noi ci maltrattiamo spesso e crudelmente, ci giudichiamo e ci condanniamo.
Cerchiamo di non trasformare anche la meditazione in un altro strumento di tortura e in un’altra forma di giudizio contro di noi.
Gentilezza perciò, e amorevolezza: nessun perfezionismo: avvolgiamo i nostri tentativi nel clima della misericordia, che è poi lo Spirito stesso, dolcezza e pazienza infinite.
Cadiamo e ci rialziamo, aiutati da questa dolcezza paziente che ci istruisce.
Così, inconsciamente, e piano piano, le strutture rigide si ammorbidiscono, ed entriamo almeno un po’ di più nella pace dello Spirito.
Benvenuta a Olivia! anch’io sono dell’Ariete, Sole e Luna…. ma la nostra violenta inquietudine può diventare una grande forza, stabile nel mutamento…..
Un abbraccio. Marco
Carissima Antonietta, sono contenta che tu abbia voluto descrivere le contratture, le rigidità muscolari, le tensioni, perché mi hai permesso di identificarmi in modo consolante. Credo che se i miei muscoli potessero parlare, mi farebbero le boccacce per quanto li costringo ad una contrazione permanente. Penso che, sia pure in parte, la spossatezza che mi affligge ormai da tempo sia anche correlata a questo continuo stato di contrazione: spalle sollevate, muscolatura del collo tesa come una corda ecc. ecc.
Gentilezza, dice Marco, e non giudizio. Mi rendo sempre più conto che il giudizio che ho contro di me e quello che ho contro gli altri fanno parte dello stesso ceppo. Misericordia io voglio e non sacrificio, dice il profeta: ho ancora tanto da imparare, ma confido che la pratica meditativa, negli anni, possa istruire il mio Io a lasciare/si andare, almeno un po’.
Un abbraccio a tutti i praticanti contratti
iside
Cara Antonietta
mi fa molto piacere questo tua “prima” in quel di Darsi.
Più che riflettere sull’autocoscienza del corpo, mi hai dato l’opportunità di riflettere e comprendere meglio la sua differenza con la parola consapevolezza.
Mi sono resa conto che io tendo a con-fondere i due termini, così come penso che “la conoscenza” in senso biblico e l’autocoscienza” nello Spirito incarnato” siano la stessa cosa e pervengano a quella Sapienza che è più sublime di ogni ricchezza (questo è un momento meraviglioso? non parlo se prima non tocco la gioia? mah?).
Grazie mi hai donato una grande opportunità di astrarre anche teoricamente quel “pensiero che mi pensa” e fa nuove tutte le cose.
L’incarnazione meditativa di un pensiero cosciente della propria consapevolezza corporea, l’hai postata e condivisa in modo egregio tu, io mi sono goduta una “chicca” tutta filosofica. Grazie e ciao.
Un abbraccio e a presto.
Rosella
I miei muscoli, in questa settimana, sono stati sottoposti ad una contrattuta permanente, soprattutto quelli delle spalle, e solo adesso mi sento un pò più rilassata.
In questi giorni, le parole di Osea hanno risuonato anche in me perché mi accogliessi con misericordia e amore insieme a quelle di Gesù “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.”
Poi è arrivato il commento di Marco a questo bel post di Antonietta come ulteriore invito ad accogliere la caduta e a rialzarmi, aiutata dalla dolcezza paziente dello Spirito che mi istruisce.
Continuo, perciò, nel lavoro interiore; nella meditazione ricomincio ogni giorno come principiante affinchè la mia mente non si lasci distrarre dalle cose che passano, ma impari a dedicare sempre più profondamente la sua attenzione a ciò che dura.
Mi dà gioia sentirmi in una rete di persone determinate ad entrare nel centro del proprio essere, con umiltà e semplicità.
Grazie Antonietta e grazie a tutti; un abbraccio ad Olivia che sono contenta di ritrovare nel blog.
Giuliana
Ho letto e riletto le belle cose che avete scritto e mi conforta che anche per voi non é facile accogliere con dolcezza limiti e malanni vari.
Misericordia, tenerezza, gentilezza, cura, grazia: ho messo queste parole su un foglio e provato a rileggerle e a sentirle nei miei confronti.
Un esercizio per nulla semplice e scontato….
Grazie a tutti!
Antonietta
Grazie a tutte/i ! E vero! Se “mi ricordo” di mettere nella meditazione misericordia, tenerezza, gentilezza verso di me, che mi “affatico” nel cercare il silenzio ecco che tutto viene più facile e morbido e la meditazione diviene davvero un “luogo speciale e sacro” e se tratto con cura e grazia e guardo con amore le mie parti sofferenti, ribelli, prepotenti ecco che mi rilasso e posso andare un po’ più in profondità. E dato che come dice Iside : “il giudizio che ho contro di me e quello che ho contro gli altri fanno parte dello stesso ceppo” , più riconoscimento e dolcezza verso me stessa diventano più riconoscimento e dolcezza verso gli altri.
Sono stato molto contento di aver trovato questo sito. Voglio dire grazie per il vostro tempo per questa lettura meravigliosa! Io sicuramente mi sto godendo ogni post e ho già salvato il sito tra i segnalibri per non perdermi nulla!
Grazie, carissimo Jacopo, del tuo interesse, e speriamo di approfondire la nostra conoscenza. Ciao. Marco