Carissime amiche e carissimi amici,
stiamo entrando in questo autunno 2012 in un clima davvero pesante e per certi versi surreale. Molti capi di governo e molti banchieri parlano infatti di una fine imminente della crisi e della prossima immancabile ripresa.
Ma ripresa di che? Verrebbe da chiedere.
Ripresa di consumi sempre più assurdi e nocivi? Nuovo incremento parossistico dell’arricchimento dei ricchi e dell’impoverimento dei poveri, di quella operazione cioè di sfruttamento globale che il finazcapitalismo ha portato avanti negli ultimi 20 anni e che, secondo Luciano Gallino, non ha eguali in tutta la storia che conosciamo? Ripresa dunque della devastazione della terra e dei cuori? Accelerazione della desertificazione di ogni cultura, dell’appiattimento di ogni speranza, dell’incenerimento di ogni fiducia, della deturpazione di ogni bellezza, e dell’insulto permanente ad ogni verità? Metastasizzazione pimpante della pubblicità televisiva e dei programmi sempre più orrendi che la procacciano? Ripresa cioè di questa corsa al massacro che produce ormai crisi economiche, ambientali, sanitarie, psichiche, e sociali a catena, in attesa del prossimo tsunami, e della tempesta perfetta che finalmente metterà a tacere questo coro universale di stonati e di ubriachi?
Per giunta questi profeti della “crescita” sono più o meno gli stessi che hanno guidato allegramente l’autotreno politico ed economico del mondo fino a quest’ultimo prevedibilissimo collasso, sono gli stessi poi che nella seconda metà del 2009 ci rassicuravano che la depressione era scongiurata e che nel 2011 avremmo goduto di una sana ripresa appunto…..si è visto!
Sono cioè falsi profeti e tecnici incapaci.
In realtà “Questa volta è diverso”, come si intitola giustamente l’interessante ricerca di Carmen Reinhart e Kennet Rogoff intorno alla storia delle crisi (Otto secoli di follia finanziaria, Il Saggiatore 2010). E basta approfondire un po’ il problema per rendersi conto che questa volta non usciremo dalla crisi globale con qualche minimo aggiustamento dei bilanci pubblici o qualche “manutenzione” ragionieristica dell’Euro, fatta sempre e comunque a danno del lavoro, dei servizi, della qualità della vita, e della salute dei popoli.
Siamo ormai fuori da qualsiasi riordino del sistema economico e politico entro l’attuale struttura (mentale) di governo del pianeta.
Rogoff e Reinhart, per esempio, studiando l’economia di 44 paesi lungo 200 anni di storia, hanno verificato che quando il debito pubblico supera il 90% del PIL nessun intervento riesce più a stimolare la crescita, e sussiste soltanto la via di un tragico declino, oppure quella di rotture catastrofiche, quali guerre, carestie, cambio della moneta etc.
Dunque, se consideriamo che gli USA hanno un debito che tocca quasi il 100% del Pil, il Giappone sta al 200%, l’Italia al 120%, la Francia all’86, la Germania all’80, e così via, possiamo ritenere che siamo già quasi tutti in default tecnico, e cioè che semplicemente questi debiti non potranno mai più essere restituiti.
Urgono perciò nuovi patti tra i popoli, grandi nuove visioni.
Dobbiamo uscire da questa “miopia ai disastri” che caratterizza quasi tutta l’attuale classe dominante, la quale – e questo dobbiamo dircelo con chiarezza – non comprende soltanto i politici e i banchieri, i manager e gli speculatori; ma anche tutti quei giornalisti, intellettuali, scrittori, professori, registi, editori, dirigenti della RAI, e artisti che in questi ultimi tre decenni hanno lucrato le loro miserevoli carriere tradendo ogni giorno il loro compito di sentinelle della verità, compiacendo, divagando, e chiacchierando a vuoto, “distratti per distrazione dalla distrazione” (Eliot), come narcisi di cartapesta, mentre le fondamenta della vita, culturali prima che economiche, e spirituali prima che culturali, stavano crollando.
Un duro giudizio dovrà cadere su tutti costoro, già giudicati, d’altronde, dalla loro stessa mediocrità.
Dobbiamo comprendere con chiarezza definitiva che per uscire da questa catena di capitomboli mortali e mondiali dobbiamo sia pure gradualmente entrare in una nuova mentalità, che affronti le problematiche europee, e poi dell’intero pianeta, in modo del tutto inedito, appunto globale, e non più parziale, egoistico, predatorio, materialistico, nazionalistico, scientistico, e quindi cieco.
Questa crisi ci spinge cioè e ci spingerà sempre di più con violenza inaudita verso un vero e proprio rivolgimento culturale, che è per sua natura intrinsecamente mentale e spirituale, in quanto richiede una profonda dilatazione trans-egoica della nostra coscienza creatrice, e quindi della nostra capacità di progettare il mondo, e di ripensare al contempo la natura dell’uomo.
E questa consapevolezza per fortuna inizia a divulgarsi, tanto che l’antropologo Marc Augé scriveva domenica scorsa addirittura su “Repubblica”: “La crisi attuale non è semplicemente finanziaria. Né semplicemente economica, politica o sociale. E’ al tempo stesso una crisi di coscienza planetaria, del rapporto sociale e dei fini. La crisi di coscienza planetaria riguarda il nostro posto nell’universo”.
Urge perciò una nuova classe dirigente, culturale e politica, che veda e comprenda lo scenario in cui ci stiamo muovendo molto più ampia-mente, e sappia quindi anche pensare e dirigere i propri e i nostri passi con lungimiranza secolare.
Urge innanzitutto in Europa un risveglio collettivo dal torpore mortale in cui ci stiamo spegnendo.
Ecco perché anche i nostri Gruppi Darsi pace, che quest’anno avviano il loro 14° anno di sperimentazione, vanno interpretati come un contributo a questo rivolgimento mentale e culturale che i processi della globalizzazione stanno rendendo indispensabile per la stessa sopravvivenza della specie.
Questi Gruppi sono cioè un fenomeno spirituale e politico nello stesso tempo, indissociabilmente, e al di là dei concetti di laicità finora elaborati, così come la realtà del XXI secolo richiede.
Questa crisi, insomma, che è sostanzialmente una frattura antropologica, ci chiede con urgenza di educarci ad una mentalità più consapevole dell’intrinseca interconnessione in cui sussistiamo.
Ma dobbiamo anche dirci con chiarezza che questa dilatazione della coscienza non ci viene affatto naturale.
Per cui dobbiamo appunto educarci, esercitarci cioè con umiltà e con perseveranza a capire e ancor più a sentire che siamo tutti sostanzialmente uniti e interdipendenti, e che quindi il nostro bene non è mai disgiungibile dal bene degli altri e dell’intero creato: questo è l’unico vero nuovo inizio, l’unica fondazione teorica ed esistenziale seria per una possibile nuova economia planetaria: la rieducazione mentale dell’uomo.
Perciò ha ancora una volta ragione Augé quando precisa: “Possiamo ipotizzare che il rifiuto di pensare insieme i problemi dell’economia e dell’educazione sia la causa profonda dei nostri fallimenti nei due campi”.
Dobbiamo di conseguenza inserire dentro le progettazioni politiche dei prossimi secoli questa nuova consapevolezza, e porre al centro del riordino planetario una nuova forma di educazione/formazione permanente che possa sviluppare in noi quella coscienza dell’unità di tutti e del tutto, che noi cristiani chiamiamo coscienza dello Spirito: “noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi, e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito” (1Cor 12,13).
In questo Spirito di rigenerazione e di ricominciamento, pieno di speranza e di più chiare visioni, desideriamo invitarvi all’incontro
Gruppi “Darsi pace”
Stagione 2012/13
sabato 6 ottobre, alle ore 18, a Roma, presso il Complesso storico dei Domenicani, in Piazza della Minerva n. 42, allorché presenteremo la nuova stagione di lavoro dei nostri Gruppi.
Per approfondire queste tematiche vi ripropongo la Nuova Visione nel mio sito www.marcoguzzi.it
Il forte vento della trasformazione
L’esigenza contemporanea e la ricerca
di nuovi itinerari di liberazione interiore
http://www.marcoguzzi.it/index.php3?cat=nuove_visioni/visualizza.php&giorno=2005-10-22
Questo saggio è ora presente anche nel volume Dalla fine all’inizio – Saggi apocalittici , Ed. Paoline 2011, col titolo “Nascita e metodo dei Gruppi Darsi pace”.
Quest’anno dunque partirà una nuova 1a annualità fisico-telematica, seguibile fisicamente a Roma (12 incontri, il sabato pomeriggio), e on line da ogni parte del mondo.
Ormai abbiamo perciò il 1°, il 2°, e il 3° anno fisico-telematici, con più di 200 praticanti sparsi in ogni parte d’Italia, ma anche a Varsavia, a Praga, nel Lussemburgo, in Argentina, negli Stati Uniti, a Singapore, o a Taiwan.
Abbiamo poi avviato anche il primo biennio di Approfondimento, che si chiama “Per donarsi”, con circa 40 praticanti, al quale seguirà, a partire dall’autunno 2013, un secondo biennio di Approfondimento,“Imparare ad amare”, che completerà il ciclo di 7 anni del nostro percorso.
Abbiamo inoltre avviato, ormai da oltre 3 anni, un Corso per Formatori, nel quale 12 persone stanno già tentando di prepararsi a guidare altri Gruppi Darsi pace.
Ogni maggiore informazione sulle modalità di iscrizione la trovate nel sito www.darsipace.it
Vi pregherei infine di diffondere questa notizia sia nei vostri siti e blog, sia nelle vostre cerchie di amicizie, nelle vostre parrocchie e Congregazioni religiose, se ritenete che qualche amico o amica possa essere interessata a conoscere meglio il lavoro dei nostri Gruppi.
A tal fine potete anche richiedere materiale informativo all’indirizzo comunicazione@darsipace.it
Grazie della vostra attenzione e tanti affettuosi auguri di giornate di vera ripresa, di ripresa della speranza, di ripresa della voglia di vivere e di abbellire il mondo, di ripresa della vostra potenza creatrice, e quindi di ripresa semplicemente della vita.
I nostro governanti, anche qualora intenzionati onestamente “nulla possono” stritolati come sono in un ineluttabile destino: “il privilegio della poltrona o la brace nella quale scomodamente seggono, per campà alla grande!”, scusate, intendevo dire per IL NOSTRO BENE.
Non hanno alternative, non si concedono il tempo di osservare il microcosmo che li circonda, così come il macro, che li abita infinita-mente.
Nella bagarre politica si parla, talvolta strumentalmente,di solidarietà, ma cosa sarà mai quella che sostiene le nuove famiglie nella loro formazione e quando nascono i figli? La solidarietà che si da mano nella mano? Fatta da generazioni che avrebbero il piacere di riposare almeno un po’, nell’età d’oro (quella che precede la fine?); ma, che per amore non se ne arrogano il diritto e donano, senza nulla chiedere in cambio?
Se stai ad aspettare lo stato, puoi evitarti il disturbo di metter su famiglia ed ancor meglio quello di nascere (e così per molti è!).
La contrazione di tanti beni superflui (e di prima necessità) nel tempo, pronuncerà la sua parola nuova, libera dall’ingombro di tanti rifiuti; non serviranno più forni inceneritori o centri di stoccaggio, e magari, ancora sorprenderà, che per le vie delle città NUOVAMENTE sorridano o giochino i bambini.
A tutti gli altri, a quelli che si vogliono ONNIPOTENTI, innalzo un brindisi alla salute:
” che almeno una volta nella vita gustino IL MISTERO INSITO NELLO STUPORE DI CONOSCERE d’esser sempre stati morti, forse persino infami.
Rosella
Un’amica mi ha chiesto di chiarire meglio questo concetto che avevo espresso nel blog di Iside: mio padre il mercato mia madre l’economia ed io ho deciso di farlo qui.
“… Attraversando il mio dissenso, circa questi fatti che continuamente minano la cultura profonda del popolo, ho trovato soluzioni alternative, decisamente più piacevoli, salubri ed economiche.
La sobrietà in me nasce da uno stato di felicità e non da una penuria, da una pienezza e non dalla mortificazione nella vita.
E così mi piace.
Cara Irene
Ho dovuto approfondito un po’ la mia esperienza e constatare che di fatto la sobrietà in me nasce da un conflitto, che sfocia in un piacere che poi la sostiene nel tempo, affinandola e donandomi ulteriore soddisfazione.
In me lavorano ancora i “piccoli passi”scritti da Eva, tempo fa.
Prendiamo ad esempio la minor disponibilità di denaro che t’impone di rivedere i consumi
Prima comperavi le cose per abitudine, acquistavi senza neppure pensarci, poi vivi un disagio, un conflitto interiore che si fa sentire e t’impone quasi di porti in ascolto ed allora cominci ad osservare, quante cose che stanno per scadere hai nel frigorifero, così come quante ne possiedi di inutilizzate nell’armadio, ed inizi ad usarle, scoprendo che in fondo ti piace stare un po’ più comoda, senza affannarti a correre, ti resta anche il tempo per pensare e riposarti.
Io ho fatto spazio e ordine in questi mesi; eliminato molte cose e non per acquistarne altre, ma, per scoprire che vivo meglio e faccio anche più in fretta a rassettare. Mangio meno “cibo spazzatura” a tutto vantaggio della mia salute e non scopo “sotto i tappeti” così posso usare molto, ma molto meno, l’aspirapolvere, evitando di passarlo “la notte” per risparmiare (mai fatto intendiamoci!).
Acquisto e consumo anche un minor numero di sacchi per i rifiuti, inquino meno il pianeta e così via: tutto è più semplice .
Quando imbocchi la strada giusta per te “è un piacere che si fa da sè”, una catena che acquista “senso personale”, non è per tutti allo stesso modo evidentemente.
Però è vero: all’inizio vi è un conflitto. Sei costretta a fermarti, ad interrompere la catena automatica, impulsivo/compulsiva… è come emanciparsi da una dipendenza; ed io sono cinque anni che non fumo più e sono molto felice, non faccio proprio alcuna fatica a non fumare, anzi mi piace essere libera.
Ciao un abbraccio
Rosella
Caro Marco,
son consapevole di ridurre ai minimi termini il valore di questo tuo “lampo” ma ciascuno metabolizza come può le tue parole e io sono una comune casalinga.
ciao, buona giornata
Rosella
grazie Rosella per qs tuo approfondimento sulla sobrietà che nasce da uno stato di felicità e non di penuria…nelle tue indicazioni mi specchio e mi intravedo…. vedo con maggior cosapevolezza, facendo attenzione …..ponendomi domande…mi serve…non mi serve….proprio stamane sono andata al mercato e sono tornata senza aver acquistato niente….spezzando l’automatismo dell’acquisto compulsivo…..
ma a cosa ti riferisci ..”In me lavorano ancora i “piccoli passi”scritti da Eva, tempo fa…..”?…ciao un abbraccio irene
… Tempo fa, agli inizi del blog, Eva Maio ha inserito tre post che titolavano “piccoli passi” e li avevo letti con molta attenzione (vado a braccio e non mi va di fare la fatica di ricercarli per una maggiore precisione) in uno di questi raccontava come abitando in un piccolo appartamento utilizzasse ancora la scopa, invece dell’aspirapolvere unitamente agli ultramoderni straccetti…
Quattro anni fa (più o meno) la cosa mi aveva colpito.
Qui oggi tutto bene, spero di rivederti presto, ciao e buona domenica
Rosella