Carissime amiche e carissimi amici, a volte sembra che la comunicazione di massa ci descriva un mondo già in buona parte scomparso, ci illustri problemi che appartenevano ad epoche già quasi del tutto tramontate, tempi in cui, ad esempio, gli USA erano ancora la prima potenza mondiale, e paesi europei come la Germania, la Francia, e l’Italia dominavano gli assetti geopolitici ed economici del pianeta, piazzando i loro debiti dove e come volevano.
Ora però il colosso della consulenza economica Price Waterhouse Coopers ci illustra uno scenario ben diverso, in cui, per esempio, nel 2018 la Cina supererà gli USA, diventando il primo produttore del mondo, e nel 2045 la stessa India supererà gli Stati Uniti; mentre la Russia nel 2014 supererà la Germania, e il Brasile sta già superando la Francia, nel 2013 supererà l’Inghilterra, e nel 2025 la stessa Germania. L’Italia infine verrà superata nel 2028 dal Messico, nel 2033 dalla Turchia, e nel 2040 perfino dall’Indonesia, con effetti squilibranti e scossoni sociali davvero inimmaginabili, che però già iniziano a sconvolgere la scena planetaria e le nostre piazze…
Quei processi vertiginosi di unificazione finanziaria e telematica che abbiamo chiamato “globalizzazione” stanno cioè producendo rimescolamenti travolgenti a ritmi vertiginosi, stanno ridisegnando letteralmente la geografia politica della terra, e con essa anche la storiografia culturale di tutti i continenti: abitudini mentali secolari e costumi morali e religiosi millenari vengono così coinvolti in questo immenso frullatore. Per cui i nostri tempi richiederebbero una straordinaria creatività del pensiero per essere orientati, mentre per ora sembra che procediamo un po’ tutti quasi alla cieca, o al massimo alla luce sepolcrale dei “cieli bui” di tanti efficientissimi funzionari di banca, che come talpe laboriose scavano i loro piccoli cunicoli sotterranei, mentre l’intera montagna sta franando sulle loro e purtroppo anche sulle nostre teste.
Dovremmo viceversa incominciare ad elaborare un progetto globale di sviluppo del pianeta, un vero e proprio nuovo progetto di umanità, partendo da una più decisa unificazione delle aree continentali, e dell’Europa in primo luogo. Ma per far questo l’Europa politica e culturale dovrebbe innanzitutto alimentare e ispirare la consapevolezza che stiamo costruendo un modello del tutto inedito di unione pacifica tra grandi popoli storicamente avversi, come ci ha voluto ricordare il premio Nobel dato all’UE per la pace appunto, e che cioè stiamo lavorando ad un vero ricominciamento storico-culturale di portata antropologica, del quale l’elemento monetario è solo uno degli aspetti. Solo così potremmo ridestare l’entusiasmo creativo dei popoli che sgorga solo dalla consapevolezza di collaborare ad opere di portata secolare.
Ma tutto ciò richiede appunto uno slancio creativo e culturale, filosofico e artistico, spirituale e poetico, oltre che economico o industriale, per ora del tutto assente.
Questa nuova consapevolezza del senso più profondo dell’unificazione europea, infatti, dovrebbe a sua volta recuperare la radice ancora vitale degli ideali di giustizia, di uguaglianza, e di unità nella pace, su cui continuiamo a fare molta retorica in Europa. E questa radice vitale – dobbiamo dirlo e ripeterlo con estrema chiarezza – è soltanto il terreno simbolico, il fuoco visionario della speranza messianica ebraico-cristiana, e non certo quella sorta di ideologismo ateo, tecnicistico, astratto, nichilistico, e gelido che soffia nelle sale di Bruxelles.
Le forze politiche europee, in altri termini, sia quelle laiche che a maggior ragione quelle di ispirazione cristiana, dovrebbero confrontarsi in modo del tutto nuovo e spregiudicato con la propria storia, riprenderne il filo, purificarla certo, ma anche rilanciarla nelle sue direttrici messianiche di fondo: unificazione del mondo, potenziamento della conoscenza, civilizzazione universale, accrescimento dei quozienti di libertà, di fraternità, e di uguaglianza di tutti i popoli, e così via, senza nascondere le proprie responsabilità storiche dietro false umiltà e vere rapacità.
Una nuova politica europea non può che sgorgare da questo scavo nelle miniere messianiche della nostra storia.
Il fatto poi che solo le speranze messianiche – nel Regno universale della pace abitato da uomini e da donne regali, sacerdotali, e profetici – siano ancora pregne di futuro, anche se facciamo di tutto per obliare questa evidenza, provoca le stesse chiese cristiane a verificare quanto esse stesse siano oggi in grado di testimoniare il loro cuore messianico, e a confrontarsi con i dati della profonda crisi di credibilità che stanno vivendo.
La globalizzazione dunque sembra provocare una sorta di catena di effetti che un tempo avremmo definito cosmico-storici: da una parte essa richiede un salto di coscienza per essere governata, questo salto di coscienza però può avvenire solo recuperando alcuni elementi fondamentali della speranza messianica cristiano-occidentale e moderna, e a sua volta questa tradizione cristiana deve rinnovare profondamente il proprio linguaggio, e in un certo senso ricominciare.
E’ in questo quadro di sconvolgimenti rigenerativi che si deve inserire anche la Nuova Evangelizzazione, innanzitutto dei cristiani, che la Chiesa cattolica pone ormai al primo posto nella propria agenda.
Dunque: Globalizzazione—–à Nuova Coscienza globale: meno bellica e più relazionale ——à Recupero delle speranze messianiche che sono a fondamento delle culture moderne –à Nuova Evangelizzazione dei cristiani
Questi mi sembrano i punti ineluttabili da coordinare nell’ordine del giorno del prossimo secolo.
Desidero proporvi perciò come Nuova Visione nel mio sito www.marcoguzzi.it un saggio che mi pare riassuma abbastanza bene questa prospettiva, e che ho proposto nei miei interventi al Seminario Internazionale delle Formatrici delle Figlie di San Paolo a Roma:
Il tempo di ricominciare
Globalizzazione e Nuova Evangelizzazione
In questa direzione si pone anche il nuovo Video che illustra la storia e le finalità dei Gruppi Darsi pace, un lavoro davvero pregevole di Paola Balestreri, mia moglie, che mi pare sia riuscita a dare un’immagine leggera e realistica del nostro contributo a questa straordinaria svolta dei tempi:
http://www.darsipace.it/2012/10/11/darsi-pace-un-contributo-alla-nuova-evangelizzazione/
Anche il prossimo intensivo che terremo a Roma, presso la Casa Mater Ecclesiae, si incentrerà sui temi di cui stiamo parlando, e sulla necessità di una sorta di nuova alfabetizzazione di noi umani (le iscrizioni sono già iniziate: tel. 06.3017936):
Dall’abc
Reimparare ad essere umani
Globalizzazione – Nuova Evangelizzazione – Nuova Umanità
Lunedì 22 ottobre, alle ore 20.45, terrò una conferenza presso la Parrocchia di San Luigi Monfort (V.le Monfortani 50, Roma) su
L’urgente bisogno di una Nuova Evangelizzazione
Sabato 10 novembre, dalle ore 9 alle 13, svolgerò un incontro formativo a Villa Savardo – Breganze (Vc – info tel. 0444.323382), presso le Suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria sul tema:
Il tempo della Nuova Evangelizzazione
Dalla Globalizzazione alla rinascita spirituale
Giovedì 15 novembre infine, alle ore 21, parteciperò con Andrea Tagliapietra, all’interno della rassegna organizzata da Gustavo Cecchini per il comune di Misano Adriatrico su “I Comandamenti – Parole di Dio o parole dell’uomo?”, alla serata:
L’ultimo comandamento:
Non desiderare la roba e la donna d’altri
Grazie a tutte/i della costante e fraterna attenzione, e tanti affettuosi auguri di vivere questi tempi straordinari con il vento in poppa, lasciando cioè che lo Spirito della vita irrompa nelle nostre anime, ne gonfi le vele, e ci faccia volare sulle onde della tempesta verso la terra dei nostri corpi e delle nostre anime rinnovati.
Questa visione, come sempre tempestosa e illuminante, sul tempo in cui ci è dato vivere, mi porta a fare queste considerazioni:
Solo una fede veramente grande, adulta , profonda, rinnovata ogni giorno, ci sosterrà nella speleologia e nel godimento del tesoro del messianismo ebraico- cristiano.
Se questo è un dono che gli Europei possono fare a sé stessi e all’umanità intera, come le altre tradizioni culturali e religiose potranno accogliere questo dono? Solo se l’io bellico non sarà dominante in noi e nelle nostre istituzioni politiche e religiose.
Non sarebbe opportuno che gli Europei, colpevoli di tante deviazioni ed errori, imparassero a tacere di più , a diventare come marginali e a lasciare con fiducia convinta che anche altri popoli e altre tradizioni aprano nuove strade?
Ieri, durante una conferenza a cui ho partecipato, un giovane ha fatto questa domanda accorata :” Come posso credere nel Cristianesimo, se dopo 2mila , la nostra storia continua a essere una storia di sopraffazioni, violenze, forse peggiori delle precedenti?”
Sono provocazioni queste sulle quali ritengo di riflettere molto, evitando sia il rinnegamento della mia scelta cristiana, sia lo scoraggiamento , sia la tentazione di dare risposte troppo immediate. E’ una bella impresa!
Come cristiana e come europea abiterò sempre di più le domande e l’ascolto.
Mariapia