Il seminario di Albino è come una porta che chiude il tempo di vacanza e mi addentra in un nuovo anno di vita, una soglia che attraverso in uno stato di grazia, nel respiro quieto, carica di gioia e di aria pulita che si genera quando cade la maschera e la relazione si fa a cuore nudo.
Quest’anno il passaggio della soglia è avvenuto in modo brusco, il lavoro è iniziato a ritmo vorticoso, in una grande confusione e il ricovero in ospedale di mio cognato ha riportato in me antiche paure.
Mantenere la postura stabile e comoda è duro lavoro che richiede perseveranza nelle pratiche e umiltà nel riconoscimento delle parti infantili malate, da sanare.
Il disordine totale, il malessere sempre più diffuso e non riconosciuto, la rassegnazione di chi dice che non si può fare nulla per cambiare, l’illusione di chi si ritrae dentro il proprio orticello pensando di stare meglio sono le armi dell’ego impotente che resiste alla sua fine, conta i suoi ultimi giorni e per questo diventa più aggressivo.
Il contesto esistenziale di oggi è scenario di alienazione e di guerra.
Osservo le mie continue oscillazioni dallo stato egoico in cui prevalgono emozioni e sentimenti di rabbia, delusione, amarezza, tristezza, allo stato dell’io in conversione in cui rivolgo lo sguardo dentro di me, mi concentro sul respiro, riesco a quietarmi, ad entrare nel mio laboratorio interiore.
Qui il mio ritratto maschera/ombra si fa più nitido.
Mi muovo sicura, ragionevole, equilibrata, ma la strategia difensiva più profonda è quella dell’accondiscendenza: mi viene immediato dire di sì, esaudire le richieste di tutti.
Dietro questo mascheramento forzato c’è il bisogno di riconoscimento, la paura del giudizio dell’altro, la paura di essere sola.
Nella rabbia che accompagna il mascheramento c’è arroganza, presunzione, rigidità mentale, criticismo, spietatezza.
Nell’immobilità, attraverso il silenzio e l’ascolto sgorga dalla mia bocca un nome: Signore Gesù e la meditazione si fa preghiera, invocazione, richiesta di aiuto e gratitudine quando mi sento accolta dalle sue mani amorevoli e avvolta nella dolcezza del suo sguardo.
Toccare la ferita d’origine nella mia carne, credere che posso entrare nell’ abisso ed essere sostenuta è la mia lotta quotidiana attraverso la quale mi allontano da questo mondo mortifero per entrare nella Vita.
Ciò che mi incoraggia a perseverare nella lotta è sperimentare il beneficio del risanamento, la gioia della purificazione, pur dentro continue oscillazioni.
Lascio risuonare in me le parole del vangelo di Marco (Mc 9, 36-37)
“E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
Affido la mia bambina ferita al Signore benevolo, che è la vita stessa nella sua verità: una sorgente che mi rinnova, mi ridà energia, sapienza e sempre nuove opportunità.
Lascio che questo Signore gentile e benevolo la prenda e la ponga nel mezzo, al centro.
Lascio che la abbracci con forza.
E’ nelle sue mani ormai.
Convinco la mia bambina a fidarsi del Signore e mi impegno ad accettare ed accogliere le mie parti più vulnerabili e più fragili come il cuore divino del mio essere, la cosa più preziosa, come Dio stesso. (Darsi Pace pag.30)
In questo modo riesco a mangiare la torta e mi sento invitata alla festa che dura in eterno.
Carissima Giuliana!
Mi sento pienamente consonante con te: con la tua analisi delle difficoltà e con le tue metodiche di superamento, liberazione, gioia; sono strategie queste che cerco, pur essendo ancora molto traballante, di praticare anch’io. Ringrazio il Signore perché esisti! Mariapia
Carissima Giuliana grazie di cuore!
Grazie per il dono che ci fai di te, per la tua parola viva, veramente incarnata, per questa condivisione, che descrive in maniera così concreta i passaggi del lavoro di trasformazione fino alla festa finale.
Mi unisco anch’io a Mariapia nel ringraziamento a Dio per il dono che ci ha fatto di te.
Un grande abbraccio. giovanna
Cara Giuliana,
anch’io mi commuovo nella semplice chiarezza con la quale sai testimoniare la dinamica del lavoro di trasformazione interiore.
Ciò che le tue parole fanno risuonare in me ora provoca. Lo scaturire di una serie di domande inerenti la successiva incarnazione di questo amore, di questa vita nuova, nella costruzione della pace in terra.
Riflessioni che al momento son pronta a condividere solo personalmente e con chi sia dispostoi a mettersi in gioco alla pari, nel rischio di vivere.
Ancora non mi è chiaro come si possa discernere senza giudicare; nè come si possa insegnare a non giudicare con discernimento.
Ti ringrazio e abbraccio con affetto
Rosella
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Grazissime, cara Giuliana
per questa tua preziosa condivisione che ci consente di entrare a casa tua, nel tuo laboratorio interiore dove l’assenza e la mancanza, affidate al Signore gentile e benevolo si fa Presenza a te e si fa Pace che diventa presenza e dono anche per me, per noi.
Ho letto meditando piu’ volte la tua condivisione : è statocome continuare l’esercizio allo specchio fatto con te ad Eupilio.
Ancora ri-cordo con commozione le nostre lacrime liberatorie, l’abbraccio e le benedizioni finali.
Questa tua condivisione pratica di liberazione mette insieme in una sintesi DI VITA il tuo post con quello di Giovanna consentendomi di vedere meglio e sentire il passaggio necessario sempre possibile (anche se difficile e un po’ precario )
per poter gustare la Torta senza fare autogol rinchiudendomi nella gabbia della rabbia per le antiche ferite vissute come Torto e non come nuova opportunita’ per celebrare il banchetto della Vita.
Un abbraccio di cuore a te e a tutte le compagne/i di cordata.
Giuseppina Francesca
Carissime Mariapia, Giovanna, Rosella e Giuseppina, grazie a voi per il dono delle vostre risonanze.
Entrare con maggiore consapevolezza nella dinamica del processo trasformativo e scoprirne in Cristo la piena realizzazione è fare esperienza del perdono, ri-capitolare la vita in un nuovo inizio, scoprire la verità di un’antica promessa.
E’ quanto sperimento nel grande laboratorio di dP, un dono che la Vita mi offre, nel quale ognuno è dono per l’altro.
E in me si rafforza la fede nella Realtà dell’invisibile.
Mi stringo a voi in un grande abbraccio.
Giuliana
“Ciò che mi incoraggia a perseverare nella lotta è sperimentare il beneficio del risanamento,la gioia della purificazione,pur dentro continue oscillazioni “Carissima Giuliana mi sento molto assonante con queste tue parole,perchè ogni giorno è proprio questo che mi fa andare avanti,mi fa affrontare la quotidianità con uno slancio nuovo anche nelle difficoltà.
Che bello sentirsi invitate alla festa che dura in eterno! Questo e la leggerezza dell’immagine che hai scelto mi hanno ricordato una poesia di Marco “In eterno” e mi hanno fatto pensare che, seppure per degli istanti, il paradiso è già qui.
Grazie .Un abbraccio .Rosanna
Nella ricapitolazione della mia vita, ora posso dire che l’ascolto della poesia “In eterno” segna l’inizio della mia avventura in dP.
Nelle parole di un padre alla figlia avevo sentito l’eco di un’antica promessa.
Allora non immaginavo cosa sarebbe accaduto e non sapevo ciò che ora comprendo, ma è quanto dici tu, carissima Rosanna, “seppur per degli istanti, il paradiso è già qui”.
Un forte abbraccio a te.
Giuliana
Un abbraccio anche da me Giuliana. Le tue parole sono in sintonia con l’immagine che abbiamo di te; non credo che il tuo sorriso benevolo ed accogliente sia sempre un mascheramento forzato, credo piuttosto che si la tua parte sana e vera.
Quando parli dell’accondiscendenza e del dire sempre sì mi rivedo moltissimo, però ti dico che con un pò di fatica sto piano piano comprendendo quello che Marco ha sempre cercato di dire: quella parte accogliente tanto amata da chi mi sta accanto non è detto che sia negativa, nè degna di vergogna devo solo liberarla dai condizionamenti; deve esistere ma in quanto mia scelta, d’altronde è il mio carattere!
Insomma dire di sì liberamente con il fine di donare qualcosa può diventare gioia pura e la nostra vera essenza.
A presto Gabry
Grazie per le tue parole, carissima Gabriella.
Al primo intensivo che frequentai ad Eupilio, rimasi colpita quando Marco disse che i nostri meccanismi di difesa sono distorsioni del nome di Dio.
Per questo guardiamo le nostre distorsioni e negatività, non perchè siamo masochisti, ma perchè sappiamo che nelle nostre parti più fragili e vulnerabili c’è il cuore divino del nostro essere.
E più ci addentriamo nel lavoro interiore, più l’ascolto si fa profondo e sottile.
La fede ci aiuta ad attraversare il luogo ferito sapendo che in Cristo, primo uomo-dio, possiamo trovare la piena realizzazione della nostra umanità.
Ti abbraccio.
Giuliana