Carissime amiche e carissimi amici,
oggi non ho nessuna voglia di parlare ancora con voi della crisi economica, né di mostrare per l’ennesima volta le innumerevoli menzogne che continuano a dirci sulle sue cause, colpevolizzando e tormentando i popoli, mentre i veri responsabili perseverano incontrastati e impuniti nei loro progetti di dominio, di sfruttamento, e in definitiva di pura e semplice distruzione dell’uomo e del mondo. Mi sembra inutile, almeno per oggi, ripetere che, ad esempio, le prime 250 società del pianeta fatturano per oltre 15 trilioni di dollari l’anno, e cioè una cifra quasi equivalente a un terzo del PIL globale, decidendo così della vita e della morte di intere popolazioni, o insistere sul fatto che le 400 famiglie più ricche degli USA dal 1992 al 2007 si sono arricchite del 409 per cento mentre la curva dell’andamento dei salari toccava nel 2007 il suo punto più basso, o che una variegata pluralità di caste “italiche” di manager pubblici e privati, di burocrati, o di “star” e cortigiani televisivi, e quindi non solo di politici più o meno corrotti, continua a guadagnare anche oggi milioni di euro l’anno, mentre si riducono le pensioni e gli stipendi di persone che arrivano sì e no ai 1000/1500 euro al mese.
Oggi mi verrebbe solo da gemere con il poeta Georg Trakl:
“questo tempo respira più cupe lacrime”.
Nei tempi più estremi infatti soltanto pochissime parole continuano a custodire un senso umano, il senso dell’umano.
Perciò Etty Hillesum preparava il suo piccolo bagaglio per Auschwitz, mettendovi dentro soltanto la Bibbia e le poesie di Rilke.
Oggi, carissimi fratelli, dobbiamo tornare alle parole dei veri maestri per uscire dalla baraonda delle lingue che ci circonda e ci invade da ogni parte.
Oggi è il tempo della grande disciplina, della più straordinaria concentrazione, e della più severa e caparbia preparazione. Dobbiamo attrezzarci, diceva Dossetti poco prima di morire, in quanto le prove diventano estreme, e gli attrezzi più efficaci per sopravvivere e per rovesciare questa notte in veglia d’aurora sono i pensieri dei veri maestri, di quelle persone cioè che conoscono molto bene i limiti dell’umano, e sanno come viverci, come sopportarne la sfida, come farne addirittura una soglia di crescita e di liberazione.
Oggi vorrei prenderne due di maestri, entrambi Ebrei: Franz Kafka e Gesù di Nazaret.
Il primo ci dice: “Per quanto io sappia, nessuno ha avuto un compito così difficile. Si potrebbe dire: non è un compito, nemmeno un compito impossibile, nemmeno l’impossibilità stessa, non è nulla. Eppure è l’aria nella quale respiro, fin tanto che devo respirare”.
Questa sta diventando la condizione esistenziale di tutti noi.
Siamo in un punto finale/iniziale estremo: “Il momento decisivo dell’evoluzione umana è sempre in corso. Perciò hanno ragione quei movimenti spirituali rivoluzionari che dichiarano insignificante tutto ciò che è venuto prima, perché in effetti nulla è ancora avvenuto”.
Per vivere in un punto fatale di questo genere ci vuole molta fede però, bisogna innanzitutto non credere alle diecimila Sirene della chiacchiera mondana: chiacchiera economica, chiacchiera politica, chiacchiera giornalistica, ma anche chiacchiera letteraria, chiacchiera artistica, e perfino chiacchiera religiosa. Credere invece soltanto a ciò che in noi grida o canta, piange di dolore o piange di felicità e di amore: “Credere significa liberare in se stessi l’indistruttibile, o meglio: liberarsi, o meglio ancora: essere indistruttibili, o meglio ancora: essere”.
Solo un’attitudine del genere rende impotenti su di noi gli avvoltoi e le cimici di questo mondo, con tutti i loro portavoce politici e televisivi.
Il cuore poetico del mondo, il nostro Cuore, è indistruttibile!
Solo questo rafforzamento cardiaco straordinario può farci transitare oltre l’annottamento terrestre.
Si tratta in sostanza di un processo iniziatico, si tratta cioè di morire a tante figure di noi stessi, e di partorire altre e inedite figure, come precisa ancora Kafka: “L’evoluzione umana: l’aumentare della nostra capacità di morte. La nostra salvezza è la morte, ma non questa”.
La morte di cui parla Kafka è la soglia del vero silenzio, una soglia da attraversare adesso, e adesso, e adesso, sempre di nuovo: “Non occorre che tu esca di casa. Resta al tuo tavolo e ascolta. Non ascoltare nemmeno, aspetta soltanto. Non aspettare nemmeno, sii assoluto silenzio e solitudine. Il mondo ti si offrirà per farsi smascherare, non può fare altrimenti. Dinanzi a te si rotolerà estatico”.
Questa è la promessa per chi non si farà ottenebrare da questa notte.
L’altro maestro ebreo, Gesù di Nazaret, ci dice un’altra cosa, che oggi viene terribilmente occultata, perfino da chi si professa suo seguace, e cioè che tutto ciò non è affatto uno scherzo, ma un transito molto pericoloso, in cui ci stiamo giocando per davvero tutto: non solo la vita, ma anche il suo senso ultimo.
Questo tempo in altri termini è una sorta di ultimo appello, dobbiamo ascoltarlo perciò, comprenderlo, e operare urgentemente le trasformazioni che richiede, senza tergiversare o rinviare troppo, in quanto non sempre c’è una seconda opportunità, non sempre sbagliando si impara, non in tutte le circostanze, come si illude una certa cultura contemporanea, è bene “fare le proprie esperienze”. A volte perdere un treno può essere letale, non ascoltare un allarme può portarci alla rovina, e fare certe esperienze può significare semplicemente andare dritti dritti alla morte.
Gesù, quando si approssimò a Gerusalemme scoppiò in pianto e disse: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (Lc 19, 41-44).
Non è però Dio che ci punisce per le nostre sviste, ma il Figlio dell’Uomo, come ogni profeta, piange e si dispera per la sordità del suo popolo, che da solo e per pura caparbietà persevera a distruggersi, a mentire a se stesso, a non comprendere e a non seguire “la via della pace”, senza saper riconoscere “il tempo” che sta vivendo, e che lo appella a radicali trasformazioni.
Kafka scrive: “Ich bin Ende oder Anfang”, “Io sono fine o inizio”. Gesù dice: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine” (Ap. 21,6).
Ognuno di noi può dire oggi: Io sono fine e inizio, in me finisce e inizia ADESSO un mondo.
Dove vogliamo collocarci? Su quale versante? A quali respiri vogliamo alimentarci? Ai soffioni mefitici delle fogne della fine o all’alito profumato della Vergine di Primavera?
In questa ottica svolgerò un Corso intensivo a Roma, in base al metodo dei Gruppi Darsi pace, dal 7 al 9 dicembre (prenotazioni: 06.3017936; info www.darsipace.it), dal titolo:
Dall’abc
Reimparare ad essere umani
Per approfondire questa prospettiva vi propongo la visione di una conferenza che ho tenuto a Fano, e che trovate nel Link Video del mio sito www.marcoguzzi.it:
Tornare a sperare di essere felici
Per una antropologia dell’umanità nascente
Domenica 16 dicembre, all’interno del ciclo di incontri “In principio Dio creò… Alle origini della vita. Alle radici della fede”
(info:http://www.cultura.va/content/cultura/it/Strumenti/collaborazioni/dialoghialGesu.html) , organizzato dal Pontificio Consiglio della Cultura, d’intesa con la Rettoria della Chiesa del Gesù e la Parrocchia di San Marco Evangelista, terrò, alle ore 17, nella Chiesa del Gesù di Roma, insieme al biblista Padre Pietro Bovati, la conferenza:
Un tempo e un luogo per vivere l’armonia
e lo splendore del creato e delle creature
Vi ricordo infine che potete seguire il lavoro dei Gruppi Darsi pace anche nella nostra pagina Fb:
http://www.facebook.com/darsipace
e che potete segnalare ad amici non Italiani il nostro sito in inglese:
http://www.peacepathgroups.org/
Come sempre ringrazio tutte/i dell’ascolto e vi invito, se lo riterrete opportuno, a diffondere le nostre iniziative come e dove vorrete.
Tanti affettuosi auguri di vivere la radicalità di questo tempo con la forza umilissima e indistruttibile dell’acqua che scorrendo verso il basso penetra ogni cosa, tutto alla fine buca e sfonda, tutto ravviva, purifica, irriga, e prepara alla fioritura.
Marco Guzzi
Che dire caro Marco… mentre leggo i diari di Etty Hillesum penso spesso a come ha fatto a diventare consapevole e ad esperire di essere parte di un tutto, che il sentimento “amore” è un’energia che non può essere confinata ad una o a poche persone ma a tutti altrimenti diventa egoica e distrugge. Oppure che la vera forza è solo quella interiore (la parte indistruttibile come dici tu) perchè è quella che ci trasforma e trasforma e solo Dio sa quali effetti nella propria e nella vita altrui può portare anche all’intero universo. Bellissimo e commuovente questo pensare alla grande.
In effetti aveva solo 27 anni, giovane per una tale sapienza? No. Oggi dico di no. Ha avuto e scelto di avere maestri ma voglio immaginare che in realtà ha desiderato imparare ad ascoltare. Questo gli ha permesso di scoprirsi, di accettare accettare la vita ADESSO e lodarla da ebrea durante la seconda guerra mondiale.
Tutto questo l’ha resa indistruttibile e capace di quell’amore cosmico che sentiva nascere dentro.
Rileggendo il suo diario mi sono accorto che qualcosa del genere l’ho scritto anche io nei miei diari 20 anni fa … ma quel salto quantico, quel risveglio apocalittico è iniziato da poco … grazie anche ai gruppi Darsi Pace meglio tardi che mai 🙂
Grazie di cuore
Domenico