Pubblichiamo il video della conferenza di Marco Guzzi, e il successivo dibattito, che si sono svolti a Misano Adriatico il 9 aprile 2010.
Tema dell’incontro: il libro pubblicato da Hermann Hesse nel 1922, che, sulla scia del premio Nobel conferitogli nel 1946, conquistò il successo presso un vasto pubblico di lettori, soprattutto nel mondo giovanile.
Classico romanzo di formazione, il “poema indiano” dello scrittore tedesco ha continuato ad affascinare generazioni di adolescenti, che nella figura di Siddharta hanno ritrovato gli aneliti e le inquietudini della fase esistenziale a loro propria: una concezione della vita come passione per l’Assoluto, contro ogni prospettiva riduzionistica dell’uomo, il desiderio di un’esperienza spirituale libera e personale, che non significhi assenza di disciplina, ma che non debba implicare di abdicare al proprio io, né di rinunciare a fare esperienza del mondo.
In un tempo in cui la ricerca spirituale è fervida, ma anche molto confusa e contraddittoria, le riflessioni proposte nella conferenza possono aiutarci a precisare meglio i caratteri di un cammino iniziatico che voglia evitare i rischi che si corrono avventurandosi oltre le soglie del già conosciuto.
I pericoli rappresentati dallo spiritualismo e dal narcisismo, dal fondamentalismo e dalle sue rigidità, sono spesso da ricondurre alla scissione tra lo Spirito e il mondo.
La via della salvezza è nella faticosa coniugazione della luce del cielo con l’oscurità della terra, dello Spirito con la materia carnale, del silenzio con la parola e con la storia dell’uomo sul pianeta.
Buona visione!
Personalmente, ho molto apprezzato la sottolineatura di un tema caro a Marco Guzzi, quello della coniugazione tra spirito e materia che, per un cristiano, è poi la questione centrale dell’evento fondativo, quello dell’incarnazione del Logos.
I gruppi dP, che frequento da tre anni, sono infatti una proposta pratica di cammino che faccia nascere una nuova identità di essere umano tentando di amalgamare due realtà che, finora, sono state considerate come separate. La nostra cultura di derivazione greca ci ha pressati dentro il paradigma di anima e corpo intesi come due entità distinte e indipendenti che non hanno nulla, o ben poco, a che fare l’una con l’altro.
Il mio personale tentativo – dato che per me è proprio un lavoro che va per tanti tentativi e molti errori – di lavoro su di me e cioè di approfondimento della conoscenza del vivere è una faticosa ma stimolante gestazione per costruire, a partire dalla mia storia personale, la mia identità. Sto comprendendo che l’interrogativo sul chi sono richiede un profondo lavoro di sintesi, di rimettere insieme i pezzi che per cultura e per educazione sono stati tenuti lontani. Non so se su questa Terra vedrò una nuova identità vera di me stessa, ma la mia speranza è che il mio Signore sappia colmare le mie lacune così come asciugare le mie lacrime nello spettacolo mozzafiato di un compimento di inimmaginabile bellezza.
iside
Cara Iside quello che hai scritto è bellissimo.
Grazie
Grazie Domenico, e come ci ricorda spesso Marco G. siamo tutti principianti!
iside