In realtà si chiama Taverna Sacchetti, ma per me è la trattoria in cui posso mangiare e parlare ispirandomi alla filosofia del fagiolino bollito.
E’ il luogo in cui, insieme a Vanna, Brunella, Gabriella e Giancarlo, con i quali seguo il corso di approfondimento, mi ritrovo a cenare assaporando e gustando nei piatti della cucina romana la dolcezza del fagiolino bollito.
Dopo una giornata in cui riflessione culturale, auto conoscimento, meditazione e preghiera nutrono l’anima predisponendola all’ascolto della parola che “è più tagliente di ogni spada a doppio taglio; penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4, 12), attorno al tavolo di una trattoria romana ascolto con meraviglia le parole che escono dalle nostre labbra.
Sono parole semplici, senza condimento, misurate, pulite, sincere, parole che arrivano dalla profondità del cuore con le quali ci raccontiamo all’altro mantenendoci nel clima di dialogo, confronto, ascolto empatico che respiriamo durante i nostri incontri e nei seminari intensivi.
Parole che mettono in relazione, che accarezzano con dolcezza il nostro limite e le zone ombrose perché vengano alla luce, parole che danno fiducia e vogliono vedere nei bruchi che siamo le farfalle che saremo.
Consola accorgersi che chi appare diverso funziona come me, dentro storie personali differenti la ferita d’amore chiede di andare oltre, di attraversare un dolore che prende senso e si alleggerisce nella vita che si rigenera in noi.
Così succede che tra un boccone di abbacchio e una forchettata di amatriciana, parliamo di noi stessi a cuore aperto meravigliandoci del terreno che siamo e che stiamo preparando perché germogli l’Uomo Nuovo.
Un uomo che entra con delicatezza nella nostra vita, come in quella di pescatori delusi per l’inutile fatica e prega Pietro, come prega noi, di scostarsi un po’ da terra con la barca.
Ed io, come Pietro, mi spavento e dico: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”.
(Lc 5, 8)
Ma Gesù non si lascia impressionare dai miei difetti, non è deluso di me, non ha paura dei miei peccati e mi ripete :”Non temere. Tu sarai”.
Sono queste le parole che comincio a sentire e questo è il modo in cui vorrei parlare.
Dopo una giornata di intenso e piacevole lavoro, intorno al tavolo della trattoria del fagiolino bollito, così come nella casa di amici romani che mi ospitano, mi sento una bambina che balbetta le prime parole di un linguaggio nuovo, una bambina con i capelli bianchi e le rughe intorno agli occhi che si abbandona nelle braccia di un Padre amorevole.
Il Padre buono, con mano materna la consola, la accarezza dolcemente e con mano maschile la incoraggia, la invita a ritornare a Lui e aspetta, senza stancarsi, che la donna-bambina pronunci libera-mente la sua risposta.
Bello e consolante il clima che descrivi intorno alla tavola tra fagiolini bolliti ed amatriciana :-)!
Bello e consolante è il dono di poter condividere una passione forte perché questo produce un vero senso di unione, di reale prossimità tra le persone. È bello perché l’anima esulta nello scoprire che siamo fatti tutti nello stesso modo e che tutti possiamo contare sull’amore dell’Abbà. È consolante perché è possibile creare un’alternativa gioiosa e feconda alla banalità della chiacchiera.
Grazie Giuliana!
Un abbraccio
iside
Proprio una bella condivisione, carissima Giuliana, trasparente, fresca, immediata, pulita.
Assaporo anch’io quanto dici: “Sono queste le parole che comincio a sentire e questo è il modo in cui vorrei parlare”.
E interiore-mente metabolizzo.
Carissima, che bello quello che scrivi!
Hai espresso con parole toccanti e vere la mia stessa gioia di condivisione e appartenenza, intorno a quel
desco, che diventa incontro e sintonia di anime e di cuori in festa, grati per la meraviglia dello scambio reciproco,
che diventa dono, amicizia e sostegno, in un fluire di parole che trasmettono un unione profonda, in una gratuità
genuina, che ci stupisce, per la semplicità e la naturalezza in cui si manifesta.
La mensa, il condividere il cibo e le esperienze, diventa piacevole pausa, dopo il lavoro nel gruppo ed essere noi stessi nutrimento reciproco, continua naturalmente il percorso intrapreso, ne è una prosecuzione.
Non so se diventeremo farfalle o pescatori o giardini fioriti, per ora mi sento come un’ape di un alveare operoso, c’è
molto lavoro da fare, ma sono in buona compagnia e il nettare è ottimo e posso condividerlo e magari trasportarlo su
altri fiori….
La nostra tavola è imbandita, attendiamo fiduciosi l’arrivo dello Sposo.
Un abbraccio di speranza a tutti.
Brunella
Partecipo alla cena con tanta gioia, è il momento della “festa”, il proseguimento dell’incontro intenso del corso di approfondimento.
Nell’essere seduta intorno al tavolo con i compagni di corso vivo sentimenti di unione, di affetto e di libertà.
Il piano della comunicazione scende con naturalezza nel profondo ed è libero dalla paura del giudizio dell’altro, è un mettere e mettersi a nudo sicura di essere accolta, ascoltata e considerata nella mia semplice umanità.
Non fa paura smascherare la propria fragilità e dichiarare la speranza nella nascita dell’uomo nuovo che tenta di configurarsi nella nostra storia.
Non fa paura svelare la propria sofferenza e dichiarare la propria impotenza difronte ai fallimenti della tua vita.
Non fa paura comunicare la gioia del cammino intrapreso nella fede in Cristo, nominare il Nome di Gesù e sentirlo emergere nel racconto della storia di ognuno di noi.
La comunicazione che nasce intorno al tavolo mi regala tanta buona e sana energia, mi arricchisce di nuova comprensione ed esalta il senso e la gioia del nostro incontro.
Arrivederci al prossimo appuntamento! Un brindisi di vera pace a tutti .
Vanna
Cara Giuliana esprimi così bene ciò che provo anch’io quando con un piccolo gruppo di amici (tutti provenienti dall’esperienza con Marco) ci riuniamo spesso intorno ad una buona cucina a conversare.
Qualunque argomento che sia di spiritualità ma anche di cinema, di politica è affrontato alla luce del lavoro svolto nei nostri gruppi, è inevitabile…la nostra vita è cambiata in meglio! Senza alcuna presunzione, e prego sempre il Signore che non vi sia, abbiamo incarnato un modo nuovo di vedere e “assaporare” la vita. E la cosa più bella è che spesso coinvolgiamo i figli in questa convivialità che, nonostante la giovane età, trovano piacevoli le conversazioni….forse gettiamo un seme che speriamo possa fiorire in loro.
Ringrazio sempre ogni giorno di aver incontrato Marco e tutti voi!
Un abbraccio Gabriella
P.s. Non sarebbe male un intensivo dalle parti vostre con cena alla Trattoria Romana, eh??!!
Sono d’accordo con Gabriella ,la nostra vita è cambiata in meglio !Le relazioni nuove nate o le vecchie rinnovate dalla Spirito in questi anni sono proprio come le descrivi tu Giuliana .Tutto questo mi riempire di Speranza , anche per i figli . Tutto ha piu’ sapore …. Vi abbraccio forte .
Chiara
..la delicatezza dell’accoglienza e la potenza della relazione:grazie!
Assaporo con gioia le vostre parole, carissimi Iside, Corrado, Brunella, Vanna, Gabriella, Chiara, Anonimo e ve ne sono grata!
Nel laboratorio di dP gustiamo il piacere di prenderci cura delle nostre profondità inascoltate, dalle quali la cultura dominante vuole separarci del tutto, perché sappiamo che quello è il luogo della nostra verità dove, spogliati di tutto ciò che crediamo di sapere, siamo raggiunti dalla Parola che è spirito e vita e che, contrariamente alle chiacchiere e alle menzogne del mondo, dura in eterno.
Un grande abbraccio.
Giuliana
Ps: sarebbe davvero bello un intensivo dalle nostre parti con cena nella Trattoria Romana.
Lasciamo che accada!
Sono stata catturata anch’io dalla semplicita’, dalla chiarezza e dalla verità delle tue parole, che sono arrivate anche con un coinvolgimento di chi le legge, un desiderio di trovarmi anch’io in quella bella atmosfera di verità senza le forzature alle quali ci obbliga spesso il nostro “amichetto” ego, con i nostri siparietti e le cianfrusaglie per attirare l’attenzione. Aria di libertà che desidero. Ma tiro un sospiro di sollievo: già questa consapevolezza mi fa intravedere la mèta laggiù meno distante
Cara Patrizia,
intravedere la metà laggiù meno distante è già un bel passo!
Alla trattoria del fagiolino bollito c’è posto per tutti quelli che con umiltà e coraggio guardano dentro se stessi perché sentono, sotto sotto, che è possibile uscire dalla prigionia e respirare aria sottile, aria di libertà.
Mi pare che a te non manchi né umiltà né coraggio!
Un abbraccio.
Giuliana
A Santa Marinella Marco diceva che lo annoiano le chiacchiere e le compagnie organizzate per ammazzare il tempo e la solitudine, anche se la cosa è legittima e meglio ancora se addolcita da buone libagioni. Questo mi ha fatto riandare alla nostra esperienza, spontanea e non organizzata alla trattoria in Pineta Sacchetti, e mi sono reso conto che lì il percorso è stato il contrario. Non ci siamo trovati per accendere una legittima ed umanissima convivialità e scaldarci il cuore.
No, siamo stati in qualche modo convocati lì prima, attratti da uno spirito che ci accomunava, forse lo Spirito che ha scaldato i nostri cuori nel giorno dedicato a “darsipace”, dopo le meditazioni profonde.
Ringraziamo.
Anch’io credo, caro Giancarlo, che il menù di Darsi pace riscalda i cuori e alleggerisce lo spirito, libera parole autentiche, senza pieghe, gustose che non hanno nulla da spartire con la ridondanza delle chiacchere.
Quella riempie il vuoto interiore.
Ringraziamo.