L’elezione di Papa Francesco ci ha donato un fresco afflusso di speranza, la speranza che molte cose cambino, e che innanzitutto cambi la classe dirigente, o meglio, cambi il modo in cui viene da secoli esercitata ogni leadership.
Il Papa in fondo è proprio l’archetipo della leadership suprema, per cui la crisi di questa figura e il suo rinnovamento indicano un travaglio che va ben al di là dei confini della Chiesa cattolica, e coinvolge ogni figura di autorità e ogni forma di rappresentanza.
Questa crisi di credibilità di tutte le classi dirigenti è in realtà planetaria, e procede da decenni (e ancora più in profondità da secoli); ma in Italia appare con un’evidenza e una forza singolari. L’ultimo Rapporto dell’Eurispes (2013) ci dice che ha fiducia nel Parlamento solo l’11,3% degli Italiani, nei partiti un misero 7%, mentre perfino la credibilità della Chiesa scende al 36,6%.
Ma se chiedessimo quale credibilità abbiano non so i magistrati o i filosofi (ammesso che ancora ne sussistano…) o i giornalisti o i professori universitari, quali percentuali raggiungeremmo? In realtà si sta dilatando un vero e proprio Baratro tra le popolazioni e le loro rappresentanze politiche, religiose, e culturali.
Questo Baratro ha una storia molto antica, che andrebbe studiata e ricordata e che risale addirittura agli esordi dell’epoca moderna, allorché iniziò a crearsi una spaccatura tra la tradizione ecclesiale cattolica e le culture nuove, scientifiche e politiche; tra religione dei padri e ricerca razionale. Da allora questa spaccatura è andata crescendo lungo i secoli, accentuando da una parte il dominio di un clericalismo antimoderno, e dall’altra quello di un razionalismo sempre più chiuso alla domanda esistenziale di trascendenza e di senso.
Questo divario ha prodotto perciò due caste dirigenti sempre più deficitarie: preti che perdevano di generazione in generazione la loro autorità negando ogni progresso, e politici e scienziati e letterati che perdevano quozienti crescenti di autorità rivolgendosi tecnica-mente a parti sempre più scisse e mutilate dell’essere umano.
Abbiamo lacerato l’uomo tra un Senso senza vita e una vita senza più Senso.
Da questa storia, e dalla sua drammatica dimenticanza, deriva l’attuale Baratro, l’attuale mancanza di una rappresentanza autorevole delle nostre popolazioni, l’attuale smarrimento e disgusto dei popoli nei confronti di tutte le classi dirigenti.
In questo Baratro possiamo ricominciare soltanto da una rinnovata integrità.
Abbiamo cioè urgente bisogno di uomini e di donne che sperimentino dentro di sé una nuova unità tra la ricerca di senso e la quotidianità più concreta, tra vita spirituale e progettazione politica, tra cuore e mente, tra anelito alla trascendenza e orientamento economico planetario. Abbiamo bisogno di uomini e di donne che abbiano cioè superato dentro di sé, a livello direi di istinto e di carne, lo scisma moderno tra fede e razionalità, tra conformismo e dogmatismo ecclesiastici ed eterna trasgressione dell’eterno adolescente ribelle (rabbioso e infelice).
E’ definitivamente finito infatti – anche se perdura nella forma zombistica di moltissimi morti viventi – il tempo sia delle rigidezze sacrali del Medioevo, custodite anche oggi in tante espressioni ecclesiastiche, che delle ribellioni, ormai davvero a poco prezzo, di un Novecento che ha fatto dello sberleffo e della distruzione il più piatto e noioso conformismo: una vera e propria dittatura del brutto, del falso, dell’insignificante, e quindi in definitiva del male.
Lo psicoanalista James Hillman in un bel libro sulla leadership (Forme del potere, 1996) scriveva: “Oggi abbiamo bisogno di eroi della discesa e non di maestri della negazione; di maestri della maturità, che siano capaci di reggere la tristezza, che diano amore all’invecchiare, che possano manifestare l’anima senza ironia o imbarazzo. Di maestri, non di capi-claque, di maestri, non di sostenitori o di filistei”.
Si sta faticosamente aprendo un tempo nuovo, in cui il Divorzio tra Tradizione ecclesiale e Modernità si andrà ricomponendo, ma in una sintesi inedita, e attraverso la conversione sia delle Chiese che delle culture moderne, come disse Benedetto XVI poco prima della sua elezione: “Il Concilio Vaticano II, nella costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, ha nuovamente evidenziato questa profonda corrispondenza tra cristianesimo e illuminismo, cercando di arrivare a una vera conciliazione tra Chiesa e modernità, che è il grande patrimonio da tutelare da entrambe le parti. Con tutto ciò bisogna che tutte e due le parti riflettano su se stesse e siano pronte a correggersi”.
Questa ricomposizione richiede d’altronde la fioritura di nuove classi dirigenti, e più in generale di una nuova forma di leadership, che si radichi nel principio spirituale dell’autorità come capacità di donare vita, e di fare crescere le persone.
Papa Francesco per primo ha incominciato a mostrare i segni di questa conversione, ma poi ognileader, ogni politico e ogni scrittore, ogni giornalista e ogni insegnante, ogni parroco e ogni dirigente sarà chiamato ad abbandonare le forme ormai desuete e autoritarie dell’esercizio del proprio potere, senza rifugiarsi d’altronde nell’irresponsabilità e nell’impotenza postmoderne.
Divenire un leader nel tempo nuovo implicherà infatti la rinuncia ad ogni forma di dominio, di schiavizzazione, e di oppressione nei confronti delle persone a noi affidate, ma al contempo anche una forza straordinaria, capace di orientare in questa notte, di illuminare, di dare vita appunto. E questa rinuncia che dona il vero potere di Dio, come sappiamo, è una sorta di morte, che per i cristiani è indicata nel segno della Croce.
Senza questa Croce vivificante, ha detto papa Francesco nel suo primissimo discorso pronunciato durante la Messa nella Cappella Sistina, “non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, Papi, ma non siamo discepoli del Signore”.
Senza questo rovesciamento iniziatico delle forme della leadership possiamo anche essere Papi, ma non siamo cristiani; possiamo anche essere scrittori famosi o politici di successo, ma non siamo Uomini Veri, e non abbiamo alcuna reale autorità, in quanto non aiutiamo nessuno a crescere nella propria libertà.
Questi concetti sono per davvero rivoluzionari, ma oggi il moto rivoluzionario torna ad essere il dinamismo della storia, purificandosi da tutte le distorsioni moderne, e ricollegandosi alla radice della più radicale di tutte le Rivoluzioni, quella per davvero permanente, quella che sta rovesciando da 2000 anni tutti i potenti dai loro troni imbrattati di sangue, e che i cristiani celebrano come la Pasqua.
Ho pensato di proporvi perciò come Nuova Visione nel mio sito www.marcoguzzi.it un testo che approfondisce proprio il tema del rivoluzionamento in atto della leadership sia in ambito politico che in ambito religioso:
Il nuovo potere dell’uomo nuovo
Dal dominio alla donazione
http://www.marcoguzzi.it/index.php3?cat=nuove_visioni/visualizza.php&giorno=2012-01-19
Venerdì 5 aprile, alle ore 17, a Bologna, presso il Teatro Auditorium Manzoni (www.auditoriumanzoni.it ), parteciperò con Giancarlo Sissa e Silvia Rambaldi (al clavicembalo), all’incontro:
La rivoluzione delle donne
Sabato 27 aprile, a Firenze, nell’ambito del Convegno nazionale della Federazione Italiana Yoga (info0187.603554), dedicato al tema “Yoga, cultura del domani”, terrò una relazione dal titolo:
Dalla fine all’inizio
Semi di una nuova cultura tra Oriente e Occidente
Venerdì 3 maggio, alle ore 18, a Caserta (Parrocchia sant’Augusto), guiderò un incontro organizzato da Casa Rut (Suore Orsoline) e Casa Zaccheo (P. Sacramentini), sul tema:
Complessità e crisi
Opportunità di vita, di fede e di speranza
Ricordo a tutti i partecipanti ai Gruppi Darsi pace che stiamo raccogliendo le iscrizioni al Corso Intensivo di fine anno a Santa Marinella, che si terrà dal 24 al 26 di maggio: siete pregati di iscrivervi per tempo.
Grazie a tutte/i del vostro ascolto e della vostra amicizia, e tanti affettuosi auguri di incontrare e di incarnare quella autorità che è solo donazione di vita, incremento del pensiero, irradiazione della luce, miracolo di guarigione, di liberazione, di assoluzione, di scioglimento da tutte le catene, di incondizionato e perfetto perdono.
Grazie a Marco G. Il Baratro di cui parla mi fa ricordare la distanza di cui parla André Rochais:
“Nell’uomo esiste la distanza
– tra quello che è profondamente nella parte migliore di sè e i suoi comportamenti;
– tra il fondo positivo del suo essere e la “forma” del suo vivere quotidiano;
– tra quello che dice e quello che fa, tra quello che pensa e quello che vive;
– tra le sue potenzialità e capacità d’essere e le sue ambizioni;
– tra il sogno d’amore e di comunione che lo abita e la qualità delle sue relazioni…
E’ un uomo che non ha fatto ancora la sua unità e che la società contribuisce a dividere di più. Alla base della convivenza civile, c’è un uomo non unificato, diviso in se stesso e non armonizzato. Un uomo unificato in se stesso creerà attorno a lui una società conviviale; un uomo diviso in se stesso creerà una società di rapporti di forza e di violenza…”
Maestri di maturità, dunque, sono quelle che persone hanno fatto per sè questo cammino di unificazione, che sono stati prima discepoli…della disciplina del viversi in ordine.
Crescere è un fatto spontaneo, è inscritto in ogni essere vivente, ma divenire chi sono, realizzare la mia vita, è un LAVORO DA ADULTO.
Quale lavoro? Di ricerca della verità su di sè, di impegno all’obbedienza alla coscienza profonda, di sviluppo delle proprie potenzialità…
Insomma,la formazione per la trasformazione. Senza persone responsabili e unificate, non avremo una società più sana e più giusta. Dice ancora André Rochais: “Non si ha il risultato delle proprie intenzioni, ma il risultato in base ai mezzi che si prendono”.
Bello! grazie Stefania.
Cara Stefania,
spinto dalle tue parole, sono andato sul sito della PRH PERSONALITA’ E RELAZIONI UMANE ed ho ordinato due libri, credo di Andre Rochais. Volevo sapere cosa ne pensi? Ovviamente la domanda è rivolta a tutti quelli che conoscono il sito e che magari hanno partecipato alla loro formazione.
Grazie
Avrei una domanda anche per Marco. Facendo una ricerca su gli autori che si occupano di psicologia/psicoterapia/psichiatria cristiana, è emerso il nome di Rudolf Allers. Mi chiedevo se e quanto abbia contato questo autore nello sviluppo del percorso che tu proponi.
Grazie. Alessandro
Carissimo, no, questo autore in verità non lo conosco, ma, come sai, le ricerche spesso vanno a concordare sulle stesse tonalità che lo Spirito ci accorda…. Ciao. Marco
Piece of writing writing is also a excitement, if you know afterward you can write or else
it is difficult to write.
Caro Alessandro…
…bello il tuo acquisto!
In realtà André Rochais ha scritto “Note di Osservazione” per i formatori ed alcune per chi segue le Sessioni di formazione, mentre i quattro libri (di cui penso tu abbia acquistato i due di metodo usciti lo scorso anno) sono stati elaborati dai formatori.
La mia educazione cattolica e l’esperienza ecclesiale che stavo vivendo non mi aiutavano ad affrontare la violenza delle maestre elementari del primo figlio, così un’amica mi ha proposto di seguire la sessione PRH: “Aiutare i miei figli ad esistere”…mi si è aperto un mondo di “umanità”, ho imparato un linguaggio vitalizzante. Ho sperimentato, grazie al lavoro di André Rochais, che “l’uomo è la strada di Dio e Dio è la strada dell’uomo”(Giovanni Paolo II). Soprattutto ho conciliato la mia umanità con la mia spiritualità, cosa che non vivevo nell’ambiente familiare d’origine ed ecclesiale. André Rochais (che era anche Padre) è stato un pedagogo con un “Io” molto docile al suo “Essere”, lui stesso diceva che questo è stata la sua fortuna, ma anche con una grande passione per l’uomo. Con la profonda “frequentazione” di se stesso e delle persone ci ha regalato un metodo di analisi per tutto l’uomo e tutti gli uomini.
Le “Relazioni d’Aiuto”, ma anche la “Formazione Personalità e Relazioni Umane”, sono stati i miei “pranzi di futuro”, “soste di futuro” che mi hanno nutrito, perché hanno permesso di conoscere me stessa (le rocce e le potenzialità del mio essere) e di riconoscere i punti deboli, da rispettare e lavorare.
Così ho imparato che “si cammina a quattr’occhi”.
In questo modo ho sempre contrapposto al diffuso clima “autoreferenziato, autosufficiente, autistico, e adultescente”, momenti di “accoglienza, ascolto, accompagnamento, e adultità”.
Nel tempo, tanto più quelle prime “a” mi soffocavano e mortificavano il mio essere, anche in ambienti di formazione che frequentavo, tanto più cercavo vitalizzazione con le seconde.
La molla è sempre “il gusto della verità” che mi libera.
Ecco perché la Parola forte è “Liberami dal Male”, che significa imparare dalla mia realtà, cioè “dare nome” ai miei vissuti, alle mie ferite, alle mie paure, per incominciare a liberarmene.
Come una pianta cresce e si sviluppa a partire dalle sue radici, così ho imparato a crescere e svilupparmi a partire dalle mie radici: il mio “essere”.
“Coltivare” & “custodire”è il dinamismo che mi ha costruito e ancora lo fa.
Grazie ad una formatrice PRH ho letto il libro “Darsi Pace” di Marco Guzzi e così seguo i corsi telematici, sperimento un linguaggio che integra il metodo che la formazione umana di PRH mi ha donato.
I tuoi riflessi dopo la lettura dei libri? Sarebbe arricchente.
Grazie!
Stefania (Piacenza)
PS: Una cosa fondamentale è il metodo dello scrivere…”scrivere è meglio”…con i Lavori Personali di Analisi scritti mi sono liberata dal clima di parola facile, retorica, teorica, non umana, mistificatrice, che ho sempre subìto in famiglia, a scuola, in parrocchia…
Grazie, Stefania, ottime indicazioni di rotta… Ciao. Marco
“la fioritura di nuove classi dirigenti, e più in generale di una nuova forma di leadership, che si radichi nel principio spirituale dell’autorità come capacità di donare vita, e di fare crescere le persone” è la fioritura della paternità. http://www.lanuovabq.it/it/articoli-serve-un-padre-per-riconoscere-un-senso–6798.htm