Tra le mille possibilità di lettura che il romanzo di Alessandro Manzoni offre, scegliamo di seguire il giovane Renzo che compare già nel secondo capitolo “con la lieta furia d’un uom di vent’anni, che deve in quel giorno sposare quella che ama.”
Questo personaggio è semplice e schietto, generoso, furbo e accorto, possiede un innato senso della giustizia, e come molti giovani è parecchio impulsivo.
La sua vita lo porta a vivere una vicenda che mai avrebbe immaginato, là, in quel piccolo borgo vicino a Lecco : la prepotenza del Male, incarnata nel rapace Don Rodrigo, complici la debolezza e l’egoismo del curato Don Abbondio, gli sottraggono la gioia e la felicità che lo attendevano nel matrimonio con Lucia.
Ed ecco che per il nostro Renzo ha inizio una vera e propria ‘odissea’ : tra pensieri di vendetta e tentativi falliti di raggiungere il suo, il loro scopo, dopo che Lucia era provvidenzialmente sfuggita al rapimento ordito da Don Rodrigo e aveva trovato rifugio e protezione ( o almeno così sembrava ) presso il monastero di Monza, Renzo si ritrova a Milano, per la prima volta nella sua vita. E invece di aspettare tranquillamente in una chiesa della città l’arrivo di Padre Bonaventura, a cui l’aveva raccomandato fra’ Cristoforo, il giovane si lascia coinvolgere nella sommossa popolare che agitava le vie di Milano a causa della carestia e del conseguente aumento del prezzo del pane.
Dall’iniziale condizione di osservatore esterno alla rivolta, dotato di sano senso critico ( di fronte alla rovina che la folla arreca ai forni Renzo pensa : “Questa poi non è una bella cosa … se concian così tutti i forni, dove voglion fare il pane? Ne’ pozzi? “), il ragazzo si fa coinvolgere sempre più nella rivolta, arrivando a sentirsene protagonista e facendo in pubblico un bel discorso sulla giustizia, discorso vero anche se un po’ confuso, ma soprattutto per niente adatto a quel particolare momento. Infatti attira l’interesse di un poliziotto che si fa passare per uno spadaio e accompagna Renzo in un’osteria, per sapere chi sia questo capo-popolo, quell’agitatore che arringava la folla. Il giovane ha smarrito il suo sano realismo, si è perso in una situazione più grande di lui.
E nell’osteria della Luna Piena, Renzo raggiunge il punto più basso del suo cammino nei giorni della vita : si ubriaca, diventa lo zimbello dei clienti dell’osteria, rivela al poliziotto il proprio nome (ma non quello dell’amata Lucia). La sua coscienza è obnubilata, non è più padrone di sè, dei suoi pensieri, delle sue azioni : non è presente a sé stesso, è in un pericoloso altrove.
La mattina seguente lo arrestano: ma ecco che la sua coscienza inizia a risvegliarsi, il sangue rifluisce libero dall’alcol e il ragazzo riesce a liberarsi, mentre lo accompagnano in prigione, attirando l’attenzione dei gruppi di rivoltosi che facevano capannello nelle strade.
Uscito da Milano vuole andare a Bergamo (dove abita suo cugino Bortolo), che a quei tempi faceva parte della Repubblica di Venezia: là non sarebbe stato ricercato dalla polizia.
Percorre strade traverse e si ferma più volte a chiedere informazioni, stando però ben attento a non suscitare sospetti (si è fatto furbo, la brutta esperienza lo ha reso accorto e riflessivo); dopo aver fatto tanta tanta strada, si trova di notte, nel buio più profondo, in una specie di brughiera : ha quasi perso ogni speranza.
Sta pensando di tornare indietro, di farla finita con questa fatica che sembra non portare a nulla, sta per arrendersi ma …
Cari amici, fermiamoci qui, per ora; chi vorrà potrà continuare a seguire il nostro giovane amico nel mio prossimo post !
A presto,
Filomena
E’ davvero piacevole incontrare, lungo il cammino trasformativo, un personaggio del romanzo manzoniano che alle superiori fu tanto pesante e noioso da studiare, così come è piacevole ascoltare Marco quando parla di poeti e filosofi avvicinati in altro modo sui banchi di scuola.
Ho sempre nutrito simpatia per Renzo, nella sua modalità di combattere l’ingiustizia ritrovo la mia ingenuità giovanile, inconsapevolmente agivo la mia ombra e andavo a colpire la maschera altrui col risultato di procurarmi numerose “capocciate” che facevano male e rinforzavano l’alibi per ritrarmi dal Gioco.
Col tempo e l’esperienza ho compreso, ed ora di più, che lottare contro l’ingiustizia richiede padronanza di me stessa, una incessante lotta interiore e questa lotta è la più difficile.
Grazie, Filomena, aspetto il prossimo post.
Un abbraccio. Giuliana
Grazie Giuliana,
hai centrato l’argomento. Quella della giustizia negata è una spina che mi porto dietro da anni e che continua a farmi crollare miseramente….. come in questo periodo in cui tutto sembra perduto, e la via smarrita….
Grazie, cari Giuliana e Stefano, dei vostri graditi commenti !
Continueremo a seguire Renzo nel suo cammino trasformativo e formativo, cammino fisico e spirituale, che lo porterà ad una graduale maturazione e alla consapevolezza dei propri limiti.
Ciao, con affetto
Filomena
Grazie Filomena, mi hai fatto rifare un bel tuffo in un romanzo che, forse contrariamente a molti miei compagni, ho amato tanto. Aspetto con impazienza di riascoltare attraverso le tue parole la seconda parte della storia di Renzo.
iside
Grazie a te, cara Iside,
anche a me piace molto il romanzo manzoniano, più lo leggo più scopro la sua ricchezza.
Ricordo con grande piacere una bella gita scolastica che abbiamo fatto con la mia classe di quinto ginnasio e la nostra professoressa di lettere, proprio nei luoghi manzoniani. Lecco, il lago di Como, Monza, Milano … più di tutti mi aveva colpito la bellezza di Bergamo Alta , davvero un gioiello !
Sono contenta di proseguire con te e con gli altri amici sulle tracce del giovane intraprendente Renzo
un caro saluto
Filomena
Cara Filomena!
ti sono grata del ritratto di Renzo per me ormai dimenticato… i tuoi commenti fanno luce su quanto mi capita ancor oggi,sebbene tant’acqua sia passata sotto i ponti……….Mi rincuora il condividere difficoltà e speranza….attraverso le tue parole.
Tanti cordiali saluti
Susanna
Grazie a te, cara Susanna!
In effetti il cammino tortuoso di Renzo verso una maggiore consapevolezza di sè è paradigmatico dell’esistenza di ciascuno di noi
affettuosi saluti, a presto
Filomena
Renzo è una specie di Frodo secentesco 🙂
Grandi! mi avete fatto venire lo spunto per un tema 😀
benissimo!
p.s. sono una prof …
in bocca al lupo 🙂
mi fate un saggio breve sul cambiamento di formazione di renzo?
mi fate un saggio breve sul cambiamento di formazione di renzo?
Ohhhhhh potevi finire di raccontare ni?️?️a