La bellezza è una chiave che apre le porte delle più alte dimore spirituali! Lo hanno pensato in molti. Faccio qualche esempio:
Platone ha scritto che l’anima a contatto con la bellezza sente un certo prurito, perché le stanno crescendo le ali che la faranno tornare nel mondo celeste. Nella filosofia cristiana medievale il bello, il buono e il vero erano considerati gli aspetti fondamentali del divino.
Il filosofo Kant ci ha insegnato che attraverso il bello d’arte o di natura possiamo avere un approccio alla realtà diverso da quello scientifico e razionale, corrispondente alle nostre esigenze di finalità. Nella contemplazione del bello l’anima gode perché è disinteressata e il bello è simbolo del bene morale.
Famosa è la frase di Dostoevskij che la bellezza salverà il mondo. E’ dello scrittore libanese K. Gibran l’espressione: la bellezza è l’eternità che si mira in uno specchio.
La Chiesa ha sempre curato la bellezza delle liturgie e degli edifici religiosi. Purtroppo però dall’Ottocento in poi l’arte religiosa si è spesso impoverita di creatività libera, si è intristita, contaminata, è caduta facilmente nel kitsch, cioè in qualcosa che non è autentico, ma diventa arida imitazione esteriore di un modello, che solletica il sentimentalismo, l’infantilismo, la superficialità, la vuota apparenza.
Diciamolo francamente, alcune nostre chiese sono piuttosto brutte, così come alcuni quadri, alcune statue o statuette e decorazioni che costituiscono inutili orpelli.
Io penso che questo non aiuti a vivere una fede autentica, non soddisfi l’esigenza di profondità dell’uomo, non aiuti a pregare meglio, sia insieme sia individualmente, ma incoraggi individualismo e devozioni non formative.
L’aspetto egoico della nostra personalità non soffre del brutto, del falso: se ne impossessa, vi si abitua, vi si acquieta. Lo pensate anche voi?
Nel centro storico di Genova c’è una chiesa che è invece veramente bella , e perciò solleva lo spirito. E’ di dimensioni piuttosto contenute, infatti si può quasi abbracciare con un solo sguardo attento, allargato, circolare.
E’ piccola perchè nata come parrocchia gentilizia delle famiglie Spinola e Grimaldi.
La famiglia Spinola ne cura tuttora il mantenimento in ordine e la sobria eleganza.
E’ sommamente armoniosa: è un luminoso gioiello, dove nulla disturba lo sguardo.
Ho la fortuna di svolgervi per due ore la settimana il mio volontariato, secondo il progetto della arcidiocesi di tenere aperte le chiese del centro storico con un servizio di accoglienza ai visitatori.
E’ stata costruita alla fine del 1100 in stile romanico, ma è stata completamente rifatta nella seconda metà del Seicento e quindi l’aspetto attuale è quello di un edificio in splendido e puro stile barocco genovese, sia per l’architettura sia per i meravigliosi affreschi che ne adornano le pareti e la cupola, sia per l’agile statua di Maria Immacolata, giovane e leggera, posta sull’altar maggiore.
I diversi artisti (Domenico Piola, Filippo Parodi, il Grechetto e altri) hanno seguito un progetto comune, chiaro e solido, per questo hanno creato un capolavoro.
E’ a pianta centrale, piena di luce per le ampie finestre, colorata per marmi variegati, per affreschi vaporosi e splendenti dopo un recente restauro, per le dorature che sottolineano i cornicioni e i diversi spazi. Insomma è un capolavoro di armonia, di calda e festevole accoglienza per chi vuole sostarvi, guardare o pregare.
Spesso vedo accendersi gli occhi dei visitatori di un brillio di soddisfazione e di entusiasmo, se hanno tempo si fermano, per osservare meglio l’insieme e i particolari. Si rasserenano, guardano ammirati, contagiati da un’atmosfera di pace, chiedono e ascoltano ….Io credo che chi esce di lì, si avverta un poco migliore, prosegua il suo cammino arricchito.
Io mi ci sento rivitalizzata, è come se bevessi assettata a una fresca sorgente. Bisogna provare per credere! Avete anche voi un luogo religioso privilegiato dove vi trovate veramente bene?
La chiesa è dedicata a San Luca e a Maria. Nelle foto che presento si vede San Luca che predica al popolo, che ascolta affollandosi intorno; l’evangelista ha in mano un’icona della Madonna, da lui stesso eseguita, essendo, secondo la tradizione, anche pittore. Nel catino absidale proprio Maria, circondata da angeli scende verso il Santo che è davanti a una tela con la tavolozza, pronto a dipingere.
Non posso descrivervi tutto; se venite a Genova, non dimenticate di visitare le chiesa di San Luca, nella stretta e animata via omonima. Dobbiamo compensare con visioni quasi paradisiache le tante brutture che purtroppo l’eccessivo e sconsiderato tecnicismo e l’abusivismo edilizio hanno portato nelle nostre città.
La pace e la gioia si può ricevere anche dal paesaggio che ci circonda. Ne avete esperienza anche voi?
Grazie, carissima, un bel post. Effettivamente le nostre chiese odierne sono quasi sempre molto brutte, si segnalano per disarmonia, assenza di coerenza stilistica, di ordine architettonico, di bellezza appunto. Questa sfigurazione della Imago Dei, che in fondo è la chiesa, è un segno evidente della crisi antropologica e teologica che stiamo attraversando: un modo di dare figura alla nostra immagine di Chiesa non funziona più, si sfalda (e qui anche la crisi della liturgia ci segnala la stessa cosa), ma ancora non riusciamo a dare corpo ad una nuova immagine/configurazione. Credo che solo un approfondimento dell’esperienza iniziatica dei misteri che celebriamo potrà animare un nuovo linguaggio cristiano, sia architettonico, che liturgico, che, in definitiva, comunitario. Lavoriamo per questo….
Un abbraccio. Marco
Cara Maria Pia,
la Chiesa di San Luca e il ricordo di una piacevolissima giornata di fine estate, a Genova.
Ero, e sono ancora, un po’ estasiata dell’amore che tu porti alla tua città e della conoscenza che ne hai. In effetti Genova è ricca di angoli bellissimi, ma per trovarli, hai proprio bisogno di qualcuno che te li faccia gustare, che educhi il tuo sguardo al bello.
Io non sono preparata che alla natura, alla ripetitività dei tramonti sul lago e talora nego anche quelli, dicendo a Gianni: “visto uno visto tutti”, ma poi sorrido.
Dell’opera dell’uomo mi commuovono le pietre, i muri a secco degli orti, come i borghi antichi.
Dove abito, vi è un piccolo gioiello romanico: l’abbazia di San Pietro al monte nel comune di Civate, che, se avremo l’occasione visiteremo insieme (un oretta di salita a piedi, e ce la si può fare); ma, la chiesa in cui talvolta desidero respirare l’armonia dello Spirito, è proprio una chiesa moderna, direi spoglia, praticamente solo architettura, non vi sono dipinti, solo un grande crocifisso centrale ed una madonna con bambino in un piccolo “quasi” altare laterale; è dedicata proprio allo Spirito Santo ed a me evoca molto il silenzio ed il vuoto necessari ad ascoltare la sua voce. Per “lasciarsi fare”.
Ciao ti abbraccio con affetto e grazie per tutto il bello che ci doni
Rosella
L’ultima chiesa di cui ricordo una forte impressione di bellezza è la nuova chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, progettata da Renzo Piano. È una chiesa enorme, modernissima, con decorazioni scarne, ma appena vi entrai avvertii un’anima che non avevo sentito in altre chiese più antiche e più belle in senso classico. Architettonicamente è sostenuta da colossali archi in pietra locale, gli archi sono composti da grossi blocchi a vista, e partono tutti dall’altare.
Le parole della Scrittura: ” quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale ” e ” la pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo ” riecheggiavano in me senza bisogno di parole.
Poi ricordo l’altare sormontato da un enorme crocifisso (di Arnaldo Pomodoro), fatto di grandi cunei/chiodi luccicanti, che trasmettevano un’idea di sofferenza e di forza/splendore allo stesso tempo.
Nonostante siano passati una decina d’anni ricordo l’impressione e il coinvolgimento della liturgia in quella chiesa come se fosse ora.
So che questa costruzione è stata molto criticata: ho scoperto adesso su internet che anche il crocifisso è stato sostituito da un altro più tradizionale. Ma la bellezza artistica e architettonica io la sento così: riuscire a tradurre in modo sorprendente un’idea e trasmetterla con la forza del linguaggio fatto di forme, colori e materiali.
Antonietta
Non ho avuto un’educazione artistica (così si chiamava la materia scolastica ai miei tempi) che mi abbia saputo fare veramente apprezzare le bellezze dell’arte. Molte chiese poi, soprattutto quelle barocche, mi sembra mi cadano addosso, quelle immagini ridondanti sono un eccesso che non riesco a fare mie. Invece, lo scarno delle chiese moderne mi fa sentire più a mio agio, possono sembrare più fredde, ma mi sento più in sintonia con le poche cose semplici. Una chiesa che mi piace in questo senso è quella del monastero di Bose, armonica nella sua semplicità, con il leggio con le Scritture al centro, una vasca nell’angolo con l’acqua sempre corrente dal suono dolce e gentile, dove la liturgia è accolta nel bello, curata fin nel minimo dettaglio.
iside
Carissimi, ciao a tutti! Anch’io ho sempre avvertito che la bellezza ha in sè qualcosa di divino, e aggiungerei …di terapeutico per l’anima! Molte delle nostre chiese, però, sono sovraccariche di stucchi e orpelli vari che le rendono pesanti alla vista e a me personalmente procurano quasi un senso di angoscia per il ‘cupamente’ troppo che vi abbonda (abito a Bergamo e molte chiese, sia in città che in provincia, risentono del barocco della Controriforma, anche se ci sono “gioiellini” come S.Tomè- ad Almenno S.Bartolomeo- che è uno splendido esempio di romanico a pianta circolare, immerso nell’ “agro di Lemine”). Conosco, per esservi stata diversi anni fa, S.Pietro di Civate e vi assicuro che, dopo la salita a piedi, arrivarci e goderne la bellezza è un’esperienza che allarga il cuore!
…mi piacerebbe anche condividere con voi qualche riflessione sulla cosiddetta “arte contemporanea” che a volte propone performances, installazioni che spesso mi lasciano a dir poco sconcertata! Proprio domenica scorsa mi è capitato di visitare la mostra di alcuni artisti che lavorano nel territorio di Bergamo e che hanno donato le loro opere ad un famoso Istituto di ricerca per le malattie rare. Non voglio fare un commento di tipo artistico ma solo comunicarvi il senso di …tristezza, di vuoto , di ‘non vita’ che mi hanno trasmesso. Forse sta lì l’aspetto interessante di queste opere: mostrare una “sofferenza dell’anima” diffusa, un malessere del vivere che la sensibilità di alcuni riesce a cogliere e a rappresentare…mi chiedo però: questo ‘mostrare’ può aiutare tutti noi a trovare qualche via di “salvezza” ? mi piacerebbe leggere qualche vostra opinione in proposito, grazie, mcarla
Grazie, cari amici, per i vostri commenti!
Constato con voi che i luoghi sacri che meglio sostengono la nostra preghiera sono quelli che uniscono all’armonia e alla espressività delle forme architettoniche, l’essenzialità, perfino la nudità, piuttosto che l’inutile ciarpame decorativo.
Cara Rosella, mi hai dato un gran desiderio di visitare con te l’abbazia di di San Giovanni di Civate. Purezza della liturgia e della armonica struttura funzionale della chiesa si sposano a Bose! Sono d’accordo con te , Iside. Lo stile barocco spesso degenera in fastidiose ridondanze, ma questo succede soprattutto quando non è puro, ma frutto di stanca e superficiale imitazione.
L’arte contemporanea ha già saputo esprimere anche qualche capolavoro, come credo sia la chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo , segnalata da Antonietta e che io non ho mai visitato, peccato però per la sostituzione del crocifisso di Pomodoro con uno più consueto! Forse siamo ancora nella palude che ci impedisce di staccarci da un tradizionalismo solo regressivo.
Il commento di Marco è molto illuminante: la decadenza dell’arte sacra è un segno della crisi antropologica e teologica in atto. L’uomo vecchio inibisce la sua creatività e produce e preferisce il brutto, la nuova umanità nascente si esprime e si esprimerà sempre di più in forme artistiche adeguate.
Cara Maria Carla, sarebbe bello che ci scambiassimo opinioni anche sullo sconcerto e sulla tristezza che anch’io ho provato nel visitare mostre d’arte (?)contemporanea, spesso espressione della cultura nichilistica oggi dominante, che noi di darsi pace rifiutiamo e ci impegniamo a trasformare. Tra noi, per fortuna, ci sono anche genuini artisti!
Quest’anno alla biennale di Venezia ci sarà anche un padiglione della Città del Vaticano! Speriamo di constatare una svolta positiva ! Parliamone! Mariapia
Sono molto grata a chi ha scritto ed è intervenuto in questo post. Mi ha dato l’opportunita’ di ricordare e gioire per le varie chiese che in diversi luoghi e momenti della mia vita mi hanno fatto sentire abbracciata ed accolta dentro un’armonia architettonica, liturgica e comunitaria che si manifesta particolarmente nel canto e nel silenzio.
In tempi recenti ho avuto modo più volte di sentire cantare per la loro Bellezza le pietre delle Abbazie di Romena e di S.Antimo.
In particolare quest’ultima che si trova vicino a Montepulciano, in Val d’Orcia (Si) ospita dopo 530 anni di abbandono e di lungo restauro i monaci francesi agostiniani,canonici regolari che celebrano la liturgia delle ore e la Messa con il canto gregoriano.
Per due volte ho avuto modo, seguendo un corso a fine settimana, guidato da padre Dominique, di cantare con loro in gregoriano per l’intera messa.
L’Abbazia, il cui nucleo secondo la tradizione è stato fatto costruire da Carlo Magno nell’800 è di struggente Bellezza.
Questo gioiello di arte romanica, ha un’acustica eccezionale e con le sue pietre celebra il primato di Dio, già visibile nella natura che tutta la circonda, nella testimonianza di fede operosa e nel canto dei monaci che curano veramente l’elevazione dello Spirito offrendo serenità, gioia e pace.
Per chi volesse vedere vedere e sapere di più a riguardo può cercare con Google alle voci CANTUS ANTHIMI e Abbazia S. ANTIMO( SI).
Giuseppina
Grazie, Giuseppina , per aver ricordato Sant’Antimo, in val d’Orcia. L’ho visitata tanti anno fa’, in un periodo di gioia della mia vita! Ne ho un bellissimo ricordo! Ringraziamo il Signore per questi eletti luoghi di preghiera! Mariapia