Mancano poche ore alle sospirate ferie. Non andrò lontano dal mio borgo natio, cui sono affezionato e dove sono le mie radici famigliari, culturali, sociali. Sono radici profonde, che non possono recidersi senza che si decomponga la parte animico-spirituale.
Non sono contrario alla vacanza, ma mi oppongo al senso di vacuità e vanità cui essa si associa. Molti tornano dalle ferie senza aver fatto un solo giorno di vacanza, senza essersi incontrati col proprio io, con quelle radici spirituali che hanno bisogno di essere ristorate con l’acqua della meditazione e col cibo della preghiera del cuore.
Il mancato incontro genera la solitudine dell’io oppure la fuga dell’essere dall’essere. Ci si getta a capofitto in attività ricreative, ci si stende al sole, ci si abbronza, ma l’estetica ed il movimento sgraziato (cioè che non ha la grazia) partoriscono ancora una volta la sterilità, danno biada all’infelicità, quel sentimento che è molto affine al desiderio di morte che si respira intorno a noi. Morte della politica; morte della civiltà; morte degli umanesimi, senza che si intravveda una via d’uscita.
Questo imbottigliamento esistenziale è la sfida dei tempi nuovi che pure si annunciano proprio attraverso le morti cui accennavo. Se qualcosa muore, qualcosa deve necessariamente nascere o ri-nascere affinché la vita torni a fluire e ad irrigare le sorgenti dell’essere.
Ma può qualcosa nascere dalle ceneri di un cadavere, di quanto appartiene alle dis-grazie? No, non può. Dobbiamo allora parlare di percorsi di umanizzazione dell’essere, di un nuovo rinascimento, di una liberazione che vada oltre le anarchie mortifere e che ha la sua fecondità in un terreno spirituale, nella grazia di Dio. Chi la accoglie è giovane. Chi la riscopre o la rinnova è sulla strada del progresso, di un tempo nuovo e di un cielo nuovo. La vacanza non è il tempo del diavolo, come sosteneva San Giovanni Bosco, ma il tempo della sepoltura dell’uomo vecchio, la cui parte animica è un cimitero.
Liquidate le visioni catastrofistiche di Dio e della storia, riscopriamo il senso del tempo vissuto senza la nevrosi del tempo stesso, i cui ritmi sono scanditi dal continuo isolamento dell’ego rispetto all’essere e al ben-vivere, nell’illusione che si possa essere sé stessi disfacendosi delle domande esistenziali che pure ci interpellano e che pretendono una risposta.
Il cammino darsipacista è un invito a guardarsi dentro senza il timore di incontrarsi con l’Essere, che sempre ci interpella a scegliere fra itinerari di vita ed itinerari di morte e di paura.
Percorrere chilometri interiori è senz’altro più utile che andare fino all’altro capo del mondo per non incontrarsi con l’unica persona che può mutare il corso delle nostre vite, cioè me stesso. Se trovo me stesso, incontro il Cristo di Dio, l’uomo nuovo la cui incarnazione ci assicura che non siamo fatti di sola carne, ma di sostanza eterna.
La vera vacanza è lì, dentro di noi, non fuori di noi. Non saremo “chiusi per ferie”, ma esseri aperti a ricevere i raggi della vita eterna.
Nel cammino che sto compiendo in dP sperimento quanto sia difficile essere presente e con quanta facilità perda lo stato di presenza.
Ritorno, allora, ad ascoltare e a fare attenzione a come ascolto, lascio andare, lascio scorrere, imparo a non trattenere, a rinunciare al controllo illusorio dell’ ego per ricontattare la dimensione di unità nel tutto sostenuta dalla fede in Cristo che è tutto in tutti.
La seconda lettura di ieri ce lo ricorda. (Col 3,11).
Da alcuni anni vivo la vacanza come maggiore immersione nel silenzio e nel vuoto, senza averne paura perché adesso so di non esserne annientata, al contrario, abbandonandomi espiro dopo espiro posso contattare nel profondo di me stessa uno stato di pace ben diversa dalla pace che dà il mondo.
All’inizio del cammino, fui attratta dal verso dell’ottavo canto de “Il Giorno” di M.Guzzi e sono felice oggi, dopo tre anni di cammino in cordata, di conoscerlo integralmente e condividerlo con voi.
VIII
l’ariete che carica lo specchio
all’imbrunire ha fretta di tornare
respirerò la nebbia dei mattini
ma sarà in corsa, in corsa tra le ore
e la prigione evasa
scende nel cuore invasa
dalle acque: era settembre?
era l’addio comunque, era l’incontro,
piangevano le madri bagnate dai flussi:
l’ambra e l’azzurro
colavano dagli occhi,
ma una manina
stretta nella mia
già mi tirava via
da quella fame
chiamami! avanti, chiama!
più forte, chiama!
eredita il corpo che hai soffiato
questa velina che replica le pene
ad una ad una, e le ricalca a sangue
sul campo sempre nuovo del tuo grano
vuoi il posto mio?
andrò in vacanza per esserti fedele
Lo trovo in sintonia con quanto scrivi tu, Salvatore.
Grazie e buona vacanza.
Giuliana
Condividendo con una conoscente la mia difficoltà a fare silenzio nella meditazione, la signora mi ha invitata a trascorrere alcune ore nei pressi della sua casa in montagna, vicino ad un fiume, descrivendomi i benefici di un ambiente in cui si sentono soltanto i suoni della natura. Dopo averla ringraziata, le ho risposto che il rumore però è dentro di me, è la mia mente ad essere rumorosa, e a quel punto l’ambiente esterno diventa poco influente. Certo, un clima silenzioso facilita ma non può bastare per trovare la quiete dentro: per questo occorre la costanza della pratica e, almeno per me, l’abbassamento dell’attesa prestazionale. Confido che un giorno troverò anche il silenzio profondo dentro di me e allora sarà una bellissima vacanza!
iside
Grazie carissimo Salvatore del tuo post, e delle belle riflessioni di Giuliana e Iside da cui ho fatto mie:
…La vera vacanza è lì, dentro di noi, non fuori di noi. Non saremo “chiusi per ferie”, ma esseri aperti a ricevere i raggi della vita eterna.
Salvatore
…vuoi il posto mio?
andrò in vacanza per esserti fedele
Giuliana
….occorre la costanza della pratica e, almeno per me, l’abbassamento dell’attesa prestazionale. Confido che un giorno troverò anche il silenzio profondo dentro di me e allora sarà una bellissima vacanza!
Iside
Scusate se la mia formazione professionale di ordine puramente tecnico non mi consente di esprimermi con il linguaggio letteralmente forbito, poetico, incisivo e spirituale con cui siete soliti esprimervi voi, carissimi amici darsipacisti. A causa di tale limite sono solito esprimermi solo mediante la rielaborazione grafica computerizzata e dinamicizzata dei tracciati che Marco utilizza durante le sue esposizioni, di cui e stata fatta qualche anticipazione nel sito Dp e su You Tube, e che io sono solito usare durante i miei interventi sia in ambito sociale che ecclesiale.
Parlando delle vacanze devo dire che, per quanto mi riguarda, un pò per gli impedimenti di ordine familiari, un pò per libera scelta, anch’ “io” sto trascorrendo questo periodo nel ristretto ambito ambientale in cui vivo che, a dir il vero, è l’ambito in cui preferisco maggiormente restare nonché “vacanzare”,… vuoi perchè non amo più tanto spostarmi avendo iniziato a viaggiare quando avevo appena 15 anni (emigrato oltre oceano) vuoi perchè l’ambiente in cui vivo dall’inizio degli anni 80 – ultima scelta dopo i tanti miei traslochi per ragioni di lavoro – è un luogo che, in parte, offre già alcune delle caratteristiche ambientali proposte dalla signora amica di Iside.
Oltretutto quest’ultima mia dimora è il luogo che più amo e preferisco, essendo quello dove ho intrapreso il mio graduale percorso di riavvicinamento alla fede e dove il Signore mi ha fatto sperimentare le circostanze più dolorose e gioiose della mia vita a fine carriera lavorativa e inizio pensionamento, circostanze che, segnandomi nel profondo, mi hanno indotto , progressivamente, a intraprendere quel cammino di conversione di cui avvertivo un grande bisogno ma che cercavo, erroneamente, con quell’affanno “prestazionale” di cui fa cenno la carissima amica Iside.
Essendosi poi in questo periodo esauriti i tanti impegni di volontariato, ho potuto finalmente dedicarmi un po’ di più alle due pratiche (meditativa-contemplativa e di auto conoscimento con l’esercizio a 9 punti) che tanto Marco raccomanda, assaporandone finalmente alcune sensazioni a cui si perviene, proprio grazie ad esse.
Di tali pratiche sono riuscito a comporre due video che ho già trasmesso a Marco e agli amici della redazione affinchè possano esaminarli e deciderne l’eventuale pubblicazione.
Come ho fatto presente anche a loro, è stato un lavoro che è costato un considerevole dispendio di tempo ma che mi ha fatto cogliere veramente l’importanza che la pratica di questi due strumenti esercitano sulla comprensione profonda sia della Storia della salvezza sia sulla crescita del discorso di fede.
Avendo poi letto in parallelo la nuova Enciclica Lumen Fidei, iniziata da Benedetto XVI e conclusa da Papa Francesco, ho potuto constatare la notevole sintonia del suo contenuto con il contenuto del percorso dei gruppi Darsi pace, soprattutto in riferimento ai quattro stati del “io” e al percorso “iniziatico”.
Ciò, secondo me, dovrebbe infondere in tutti noi un maggior sprono sia a interiorizzare che a diffondere i salutari effetti che il nostro percorso suscita in chi vi partecipa e pratica.
Buone vacanze.
antonio
La definizione di vacanza data dal dizionario etimologico è “Essere vacuo, sgombro libero, senza occupazioni”.
La meditazione che sin dal l’inizio dei corsi, siamo educati a praticare, ci porta giornalmente in uno stato di vacuità, ma, anch’io, come Iside, fatico a silenziare pur praticando con una certa regolarità, così ho deciso di silenziare proprio questa pretesa perfezionistica, agendola, cioè incarnandola (con parsimonia) nel fare quotidiano.
Ogni tanto mi affido al volere dell’altro, corrispondo al suo desiderio: accetto, acconsento a qualcosa che io non “ho voglia di fare”, poi “da buon osservatore” sto a vedere l’effetto che fa.
Ieri ho trascorso un’ intera giornata in un parco dietro casa, sugli 800 mt, con mia figlia, i nipotini e degli amici; avevo acconsentito forzando un po’ me stessa, eppure la sera, ero proprio felice, stupita quasi, e più propensa a rifarlo ancora.
Penso che anche questa sia una modalità di “silenziamento” delle proprie pretese o aspettative, e più volte ho notato che colma il cuore di pace e gioia interiore, oltre che la vita di relazioni più ricche e soddisfacenti.
Non so se si possa concepire così la vacanza ma certo è che i frutti ci sono.
Ciao a tutti
Rosella
Sono andata in vacanza in un piccolo paese del Trentino. Gli splendidi paesaggi e il silenzio dei suoni della natura hanno favorito il mio riposo e mi hanno ritemprato per il rientro in città. Ma c’è stato qualcosa di ancora più bello: l’incontrare frequentemente sui sentieri delle passeggiate giovani coppie con bambini, vedere padri e madri giocare con i figli, o guidarli a scoprire le meraviglie della natura, nonni e zii sorridere. L’amore esiste ancora! La vita si rinnova! Per il soggiorno ho scelto un alberghetto a buon prezzo, ma lindo e piacevole. Sono stata accolta nel modo migliore, più che cliente mi sono sentita ospite, in famiglia. Ringrazio il Signore per tutto il bene che ho ricevuto! Mariapia
Caro Antonio, grazie delle anteprime delle tue fatiche che sto apprezzando molto.
Faremo in modo di renderle pubbliche quanto prima….
Care amiche del nord, mi è arrivata la frescura delle vostre montagne!
Un abbraccio dal caldo marino
Paola