Le drammatiche parole di Lorenzo, martire a Roma nel III secolo sotto la persecuzione di Valeriano, ci fanno pensare a un Dio punitivo e violento, che mette alla prova i suoi eletti, per temprarli e per riparare le colpe di un’umanità corrotta e disobbediente.
Ma nel lavoro dei Gruppi Darsi Pace non cerchiamo forse di superare tutte le immagini sacrificali del divino?
Riprendendo le tesi dell’antropologo francese René Girard, Marco ci ha sempre ricordato come la venuta di Cristo elimini ogni ambiguità riguardo all’idea di Dio, che si rivela una volta per tutte come amore incondizionato, bene assoluto: un padre misericordioso che dà sempre e soltanto vita, perdono, e amore (M. Guzzi, Yoga e preghiera cristiana, Edizioni Paoline).
E’ difficile però conciliare questa visione con il mistero della sofferenza e del male.
Come può Dio permettere il dolore dei suoi figli? Perché non interviene a cambiare il corso degli eventi, accelerando la realizzazione del Suo Regno?
Possiamo provare a spiegare il senso della sofferenza umana come il pedaggio per una carne del pianeta ancora troppo avvelenata e contraffatta, l’esito di un sistema di cause ed effetti che non ha nulla a che fare con Dio, ma resta lo scandalo del dolore innocente, resta il grido, l’invettiva contro un destino spietato e all’apparenza profondamente ingiusto.
La contemplazione della passione di Lorenzo ci aiuta a penetrare il dramma del nostro tempo di crisi e di sconvolgimenti: ci troviamo infatti su un crinale della storia veramente apocalittico, nel senso che si rivela sempre più chiaramente la fine di un mondo e di una modalità di essere uomo.
Qualcosa di nuovo vuole nascere in noi, oltre i crolli dei vecchi sistemi e la decadenza delle civiltà.
Anche se il visibile sembra suggerirci il contrario, possiamo essere certi che questa nuova umanità crescerà inesorabilmente, donandoci vita e illuminando il buio di tutte le nostre storie.
In questa notte di stelle cadenti, affidiamo alle lacrime del santo i nostri desideri più profondi e ‘siderali’: essere canali dell’amore che continuamente ci ricrea, essere semi capaci di donarsi, per non rimanere soli, ma per rinascere e portare molto frutto (Gv 12, 24).
Otto anni fa moriva mio fratello Giulio, senza aver potuto usare il telescopio ricevuto come regalo di Natale: il mio desiderio e la mia speranza è che ora potrà contemplare le meraviglie di Dio faccia a faccia.
Le ultime parole di Lorenzo sulla graticola
La tua chiesa in muratura è diroccata.
Detriti e calcinacci ingombrano il sagrato.
Dalla cupola sfondata un olocausto
Di luce sventra le navate
Custodi da secoli del buio.
Tutto questo per me non ha importanza.
Ben cotto ti piace l’umano. Sgrassato.
Io amo la tua lingua colossale,
L’abbraccio dei tuoi denti di balena
Stritolanti
Che ci uniscono in un’unica assemblea.
Amo il banchetto
Della mia carne, mentre scricchiola
Tutta la carcassa
Ci nutriamo della vera eucaristia.
(Marco Guzzi, Figure dell’ira e dell’indulgenza, 1997)
Belli, molto belli questi versi “guzziani”.
A differenza di altre poesie di Marco, che restano ermetiche… per me, questa mi ha svelato subito il suo messaggio. Lo trascrivo con parole mie come mi è suonato dentro:
sentirmi consumare la vita
da Colui che si è consumato senza risparmio
per ri-generare l’umano
è principio di vita che non muore più.
E’ avvincente la vocazione a farmi “umano sgrassato”.
Solo così sgrassato posso farmi davvero nutrire dell’Eucaristia, Pane consacrato perché sacrificato. In libera oblazione d’amore.
Lorenzo, martire di Cristo può ri-vivere un po’ anche in me, se lo voglio. Adesso.
Grazie Paola per l’efficace presentazione video. Che il Signore esaudisca il tuo desiderio per Giulio!. Un abbraccio Corrado
Grazie a te, caro Corrado, che sai cogliere in profondità e tradurre in nuove efficaci parole il messaggio…
un abbraccio e buon ferragosto!
paola
Sono contenta che abbiate ricordato San Lorenzo a cui è dedicata la cattedrale di Genova, mia città.Rifletto brevemente perchè sono fuori e non uso il mio P.C.: dalla morte la vita, dal dolore la gioia! Auguri di buon ferragosto a tutti, ricco di pensieri sereni! Mariapia
” …Possiamo provare a spiegare il senso della sofferenza umana come(…), l’esito di un sistema di cause ed effetti che non ha nulla a che fare con Dio.”
ecco, cerco di approfondire questo punto di vista:
IL SENSO della sofferenza umana HA A CHE FARE CON DIO e con la sua infinita misericordia.
La sofferenza umana non nasce da Dio, ma dalla distorsione che l’uomo ha fatto del dono divino della vita.
L’umanità nella sua evoluzione riconosce che esistono delle leggi (ad esempio quella di gravità) che operano nel creato e nelle creature; e noi sui banchi di scuola impariamo che: ” funziona così. E’ così!”
Ciò che non ci viene trasmesso è l’accompagnamento musicale IL GENOMA di tale informazione: IL SENSO DELLA GIOIA nella riconoscenza dell’esistenza che è ciò che unifica l’esperienza sensibile.
Il Senso della gioia, che sperimentiamo nella trasformazione interiore ci perviene sempre dopo aver attraversato i nostri abissi di dolore … io non ho altro modo per dirlo se non con: sono la stessa eppure diversa; o : è come vivere il dolore nella gioia.
D’altro canto non ritengo che questo sia “eternamente ineluttabile”, anzi credo proprio che il cambiamento antropologico in atto vada verso il superamento di questo attraversamento, ancora oggi a noi necessario (… questo motiva molto il mio faticoso lavorare su di me: acceleriamo il processo per una vita più umana e felice) Un po’ come accade nel nostro lavoro interiore, i nodi, giorno dopo giorno, lavoro dopo lavoro si sciolgono e non sono più gli stessi, fanno meno male.
Man mano che il genere umano si evolverà nell’esperienza della consapevolezza che tutto, ma proprio tutto/TUTTO è relazione..
Cara Paola,
lo so che anche tu lo sai… serve a me farne memoria.
Anche per me la notte di San Lorenzo è sempre stata significativa, uno dei miei fratelli è nato in questo giorno, al fine d’impiccarmi le bambole alle travi del solaio! praticamente: il mio preferito.
Un anno, Gianni ed io siamo saliti sulla montagna con i tre figli ancora bambini ed abbiamo trascorso un paio di notti all’aperto/in un rifugio a contemplare le stelle.
Io credo che solo la nostra iniziale esperienza di trasformazione/unificazione del dolore nella gioia possa renderci capaci di credere che la vita è eterna, indistruttibile e compiutamente felice., solo farne esperienza personale ce ne può far recepire il senso
Noi esseri umani, stiamo, chi più chi meno, nove mesi immersi nel ventre materno senza respirare, poi veniamo GETTATI in questo luogo in cui PER GRAZIA veniamo iniziati al sorriso dallo Spirito di conoscenza ” l’amore creativo nella relazione” e questo ci porta a nove o a novant’anni ad essere NUOVAMENTE gettati nell’eterno in cui SIAMO.
Ti abbraccio di cuore, unitamente alla tua mamma.
con affetto
Rosella
Grazie Mariapia e auguri anche a te di un sereno ferragosto!
Cara Ro, il tuo fare memoria dà sapore al mio limitato sapere…come anche il tuo invito instancabile alla relazione….
Una buona domenica, nella fiducia che “Chi crede ha la vita eterna” e sarà sempre più iniziato al sorriso dallo Spirito di conoscenza.
Paola
Più rifletto sulla sofferenza che sperimentiamo e più mi convinco che, come esseri umani, abbiamo la stragrande maggioranza della responsabilità di “produzione”.
Certamente, la conoscenza psicologica delle dinamiche che agitano le nostre emozioni e che muovono le nostre azioni dice quanta inconsapevolezza c’è nel nostro agire. Quando penso alla grande violenza di chi fa esplodere bombe uccidendo decine di persone e poi penso alla mia violenza, all’aggressività che agisco, non trovo sostanziali differenze e sento la paura che brucia dentro, che mi fa soffocare nell’angoscia.
Allora è tempo di entrare in contatto con questa parte di me che duole, intanto per capire che l’alternativa è restare in balia degli incubi che sollevano la tempesta. E poi viene il tempo di lasciare andare, ma è difficile, almeno per me: sento l’attaccamento al noto, paradossalmente a ciò che mi fa male. Nel percorso dei gruppi dP il lavoro è lungo e richiede pazienza, ma mi consolo nella speranza di aver imboccato la via dello scioglimento, senza false illusioni, poco per volta, confidando nella misericordia di un Altro da me che è talmente me e talmente Altro da potermi portare a compimento.
iside
Cara Iside, è proprio doloroso sperimentare la violenza e la negatività che ci abitano, man mano che aumenta la conoscenza di noi stesse, delle dinamiche che ci muovono e dei meccanismi di attacco/difesa che continuamente mettiamo in atto.
Bambine crudeli, ragazze prepotenti e ‘spontaneamente’ egoiste, streghette più o meno malevole e ‘nere’. Lo stesso vale per i maschi, anche quando faticano a fare i conti con la loro aggressività. Cupe pentole a pressione o galletti isterici.
Ti piace questa mia creatività immaginale estiva? Io la trovo liberatoria.
Infatti, e questo è il miracolo di ogni vera confessione, già il vedere questi limiti, già potersi osservare, con un cuore contrito e addolorato e con una materna e paziente comprensione, ci sposta e ci trasforma: non siamo solo quello, non siamo tutto lì. C’è altro, quell’Altro che ci abita e che viene a raccoglierci dalle nostre periferie, per riportarci al centro, per donarci un cuore di carne (al posto del cuore di pietra)e salvarci.
Ti abbraccio e spero di vederti all’intensivo di Albino, per poter condividere insieme, ‘fisicamente’, un tratto del cammino. Paola
Sì, Paola, bella la creatività estiva!
Devo dire che ora che sto andando un po’ più a fondo con la mia ombra, ciò che mi spaventa è che la sto pure agendo per benino! Ma forse non sono peggiorata, soltanto adesso ne sono più consapevole. Bella streghetta che mi ritrovo ad essere 👿 Rimango comunque in attesa che la rugosa crisalide diventi farfalla colorata e leggera.
A presto, come spero, ad Albino
iside
Carissima Paola, incisiva la tua ‘creatività immaginale estiva’.
Nella descrizione di queste bambine crudeli, prepotenti e spontaneamente egoiste, mi ci ritrovo interamente, con la fiducia però e la crescente consapevolezza che non è l’unica verità di me, che istante per istante, ad opera di un Altro che mi abita, si realizza la meravigliosa alchimia che muta il mio cuore ed anche il mio corpo.
La festa dell’Assunta oggi mi fa riflettere che la glorificazione del corpo passa attraverso infiniti sgrassamenti sulla graticola della vita e ciascuno è, in qualche modo,dono di sgrassamento per me.
Un grazie di cuore a tutti i miei amici.
Bella la poesia e bello, bello, il video. Grazie Marco e grazie Paola.
Buona festa dell’Assunta e buon ferragosto a tutti. giovanna
Cara Giovanna, grazie delle tue parole.
Preghiamo affinché questi sgrassamenti non siano troppo dolorosi…
E confidiamo nella smisurata pazienza divina.
Ti abbraccio.
Paola
Grazissime ,cara Paola, per questo post cosi’ opportunamente riproposto il 10 agosto. San Lorenzo continua a metterci in contatto con le profondita’ e le urgenze del nostro desiderio…di diventare davvero libera-mente umani,
nella fiducia che “chi crede ha la vita eterna” e sara’ sempre piu’ iniziato, come Maria, al sorriso dello Spirito di conoscenza.
Ieri notte insieme a Fabrizio ,mio marito, abbiamo contemplato le stelle cadenti da un battello a Torre del lago Puccini, vicino casa. Qualche ora prima avevo appuntato dei versi che forse sono ancora da sgrassare.
Mi fa piacere condividerli con voi con un sorriso e con l’augurio “guzziano”: andro’ in vacanza per restarti fedele”…anche se si rimane a casa.
Morte eterna migrante
compagna quotidiana
campana che inviti
ad abitare la Vita.
Vita che a sparire mi chiami
come lievito e sale
dentro quotidiano pane
di eterno silenzio
Tempo sacro e profano
che eternamente scorri
dentro Tempio innamorato
in gioiosa beatitudine.
Grazissime ,buon ferragosto con Maria Assunta,
Giuseppina
cara Giuseppina
son molto contenta d’esser ancora una volta travolta dalla tua grande vitalità.
Quando ti leggo il sorriso sbuca tra le mie labbra, come fosse il il primo raggio all’orizzonte del mattino che via via s’espande.
Rileggendo questo testo e gli interventi di un anno fa, ancora una volta mi è dato di prendere “la mia misura”.
Direi che l’anno trascorso possa essere “finalmente” ripiegato e riposto tra questi versi:
“Amo il banchetto
Della mia carne, mentre scricchiola
Tutta la carcassa
Ci nutriamo della vera eucaristia. ”
E’ con molta serenità che ora lo riconosco e, anche se sono solo poco più che faville, questi sprazzi di luce quasi effimeri,colmano il mio cuore di luce e calore.
Ciao.
Buon ferragosto anche a te e Fabrizio, così come a tutti noi.
con affetto
Rosella
Grazie, care amiche, delle vostre risonanze e buon ferragosto a tutti! Paola
…la “graticola” della vita! fa male, fa soffrire…anche se sgrassa! vorrei solo sentire di più l’effetto “gioia” di questa operazione. Confidando, mcarla