Sono diversi anni che frequento i gruppi Darsi Pace e vorrei condividere con voi un passaggio decisivo del mio percorso: vivere la pace.
La frequentazione costante ai gruppi Darsi Pace e un autentico impegno come ricercatrice di Dio, ha dato i suoi frutti, e oggi vivo una profonda gratitudine per questa bellissima esperienza che ha rinnovato la mia vita.
Ho vissuto la pace, non solo perché sono stata nell’inquietudine per molto tempo, ma anche perché avevo un’idea della pace che invadeva la mia mente e falsava il mio sentire, ero in costante attesa che la pace venisse da fuori di me e l’illusione che io fossi in grado di accoglierla.
Nell’esperienza dei gruppi ho capito che non era così, che la pace si costruisce dentro di noi e poi si espande fuori.
Ho iniziato vivendo la soave sensazione dello spegnimento dei pensieri della mente e delle emozioni durante la meditazione, un graduale abbandono dischiudeva in me nuovi spazi, più liberi, incontaminati, dove tutte le mie forzature svanivano, come se, in quello spazio, non ci fossero le condizioni perché l’alterazione permanesse.
Nel tempo questo luogo è diventato una condizione reale, concreta, che mi ha riportato spesso alle parole di Gesù: “ Vi lascio la pace, vi do la mia pace, non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia paura ”.
Una pace che aveva origine da un distacco, da una separazione più incarnata, più concreta, da tutte le mie forme di attaccamento, d’investimento, di aspettativa, e mi permetteva di contattare un punto più saldo in me, meno fibrillante, meno precario, più coraggioso e fiducioso.
L’immagine che avevo di me e della realtà, cominciava a perdere i contorni rigidi e predefiniti in cui era imprigionata e una possibilità nuova si spalancava, una leggerezza e una lucidità che non avevo mai avuto e che mi permettevano di vedere nuova-mente, di nuovo, la mia realtà e sentire che c’era una possibilità, una nuova via.
La pace ha iniziato a non essere più un concetto, un’idea per me, ma un sapore, un odore, una percezione precisa e concreta, fuori da ogni relazione antica, la pace come novità, come altro, oltre i limiti strettissimi della percezione in cui vivevo.
Lentamente ho cominciato a sentire e a partecipare alla pace come cosa viva e vitale in me, una nuova origine, sentivo un nuovo scorrere, una sorgente nuova, che mi portava forza creativa, ogni pensiero era nuovo, come non avessi mai pensato, mai parlato, mai agito.
E’ stata una sensazione vivificante, la pace come sorgente d’acqua, materia buona, terra fertile, la pace terreno sempre vergine dentro di me, dove si è sedimentato il bene, dove tutto sorge e tramonta, dove nulla è corruttibile, dove niente aggancia il male, dove il bene è e la rigenerazione è continua, era tutto quello in cui avevo sperato e creduto.
Ho sentito il sorgere della pace in quel punto preciso di me, proprio lì, dove avevo creduto, una zona franca, una terra di confine tra il tempo e l’eterno, un limite remoto delle mie profondità, dove una speranza grande era entrata ed ha cambiando la percezione della mia vita e della realtà, ha trasformato ogni cosa.
Ho sentito la pace crescere quando tutto è stato arso, una sensazione profonda, che tutto si era consumato ed io ero scivolata in un “ora” che è più “ora” di mai, un presente in cui esistere, perché la pace è un divenire del corpo, un esistere lì, dove le parole, i pensieri sono pezzi della mia anima, dove si ricompone la mia umanità, alla Presenza di colui che E’: “Io sono colui che sono”.
Un piccolo, coraggioso abbandono, un sussulto del cuore nella fede, e la gabbia si spalanca!
Che dire, Patrizia?
Mi ha profondamente commosso leggere le tue parole e ancor di più mi ha colpito il fatto che proprio di recente ho chiesto a Paola (Balestrieri) se era possibile mettermi in contatto diretto con te (quel tuo ‘post’ dell’aprile scorso su “Chi sono i miseri ?” mi aveva davvero molto interessato, anzi, direi di più…mi ero ‘identificata’ nelle tue parole). Davvero una testimonianza, la tua, che dà speranza e fiducia a tutti noi, grazie! mcarla
Bellissimo! Mi hai fatto toccare i miei passaggi descrivendoli in modo mirabile, è bello leggere parole che descrivono la tua stessa intima esperienza; come una polifonia le varie voci delle nostre interiorità si uniscono in una mirabile armonia che si espande in un non lugo e in un non tempo volando fuori dalle nostre gabbie.
grazie
Daniela
Ciao Maria Carla,
che bello che queste mie poche parole siano riuscite a farci sintonizzare nella stessa frequenza emotiva! La sensazione più bella che permane in me, dopo questo passaggio, è che in qualsiasi momento riesco a contattare la pace, anche se la mia vita ha ancora diverse difficoltà, sento che nulla mi sposterà più da questa condizione, dove cuore, mente, tutto si è lasciato attraversare dalla vita. Ora sento di collaborare in maniera più vera alla speranza di salvezza, senza pensare mai di esserne l’arteficie, ma di essere solo una piccola recezione, che più si abbandona e più riceve, è proprio vero che lo spogliamento è l’unica cosa che dobbiamo fare.
Certo che possiamo metterci in contatto, basta trovare i nostri riferimenti nell’elenco dei nominativi che prepara ogni anno Paola. Un abbraccio.
Cara Daniela, è bellissimo anche per me sentire una risonanza così chiara come la tua, sentire che anche te hai vissuto questi stessi passaggi mi incoraggia e rafforza.
E’ vero una polifonia armonica aiuta a credere che possiamo raggiungere assieme quella certezza che ci fa volare fuori dalle nostre gabbie, nell’ oltre, dove la vita si rinnova e ci rinnova.
Ciao e grazie a te.
Il cammino trasformativo che sperimento in dP porta anche me “in quella terra di confine tra il tempo e l’eterno”, luogo della trasformazione, verso il quale ho sempre sentito attrazione senza riuscire a comprendere ciò che ora comprendo, luogo dove imparo a tornare per gioire e sperare.
Proprio in queste settimane ho sperimentato, tuttavia, quanto sia facile abbandonarlo, dimenticarmene.
La mente costruisce alibi facendomi credere di fare bene, ma in realtà mi allontana da questo luogo, mi chiude dentro gabbie che tolgono il respiro e incupiscono lo sguardo.
Tuttavia l’emozione non inganna.
Se la disperazione è l’emozione che riconosco quando sono lontana da questo luogo, lì dentro respiro gioia, leggerezza, unità e pace.
E la pace si espande e traspira attraverso le parole.
Grazie Patrizia per darcene testimonianza.
Ti abbraccio.
Giuliana
Io sono all´inizio della mia esperienza con i gruppi DP e senza non poca fatica sto cominciando a bonificare il terreno che costituiva il terreno della mia fragile esistenza. Fragile perché la pesantezza e la negativitá dei miei pensieri invadevano ogni piega della mia anima e mi trascinavano in un fondo nero senza luce e senza speranza. Ho potuto sperimentare grazie alla costanza e alla discipina nella pratica meditativa il significato di lasciarsi scivolare, ma senza strappi, senza paura di quel buco nero che risucchia, ma al contrario con la fiducia di approdare in un luogo sicuro, che mi avrebbe accolta. E lí per la prima volta nella mia vita ho sentito cosa é la vera gioia, finalmente non c´era piú terrore, né paura. Tuttavia essendo all´inizio ancora percepisco l´alternarsi di questi stati come una lotta, e quindi ancora c´é la fatica di non potersi distrarre mai, nemmeno un istante, di dover monitorare sempre la natura e la qualitá dei miei pensieri perché l´angoscia si infiltra sempre e in ogni dove, quando meno me lo aspetto. C´é la fatica di crederci sempre e non mollare mai, lá dove tutto mi spingerebbe a lasciar perdere, a credere che in fondo non ci sará mai Pace per me e che il mio destino sará solo la linea di un orizzonte sempre piú nero e minaccioso. Ma io non voglio, ho sperimentato quella gioia, ora so che esiste, é reale, non una proiezione della mia mente. Continueró nella ricerca fino a quando la salita di questa montagna impervia non mi lascerá definitivamente scorgere l´ampiezza di quell´immensa bellezza.
Grazie, Giuliana e Maila, della condivisione alla mia testimonianza, insieme agli altri abbiamo sottolineato quanto sia difficile rimanere in una condizione pacificata e quanto sia necessaria una attenzione costante alla qualità dei nostri pensieri, confermandoci la necessaria della pratica meditativa, come punto di spegnimento e di rigenerazione, da dove poter scorgere, adoperando le parole di Maila, “l’ampiezza di quell’immensa bellezza”.
Vi abbraccio
Ciao Patrizia e ciao a tutte voi che avete già espresso e ben sintetizzato tutto il mio sentire.
Sono all’inizio del secondo anno. In verità,seppur ancora breve, questo percorso ha acceso in me piccoli miracoli. Spesso , per la loro profondità e grandezza, mi trovo a dire a me stessa :”ma chi sono io, per meritare tanto!? ” oppure : “è possibile che io, un essere così piccolo sia capace di sperimentare/vivere tanto ? ! “: La gioia , ad esempio,che provo(quando possibile) nell’incontro con Gesù in me, è immensa e mi sembra impossibile che io possa contenere nel mio corpo-chiesa Questo Spazio/Gioia senza fine.
Anch’io, come te Patrizia, cercavo la pace. Ero e sono stanca di violenza, guerra, rabbia.. profuse oggi in tutte le versioni!
L’ho conosciuta! e la gusto in tutte le sue valenze. Non sono continuamente nello”status”. , ma sento che quando mi allontano, posso tornare da lei! E già questo, mi dà pace…!
Come te, rivolgo costantemente l’attenzione alla qualità dei miei pensieri/emozioni e mi affido,diventando, a ciò che emerge nella pratica meditativa quotidiana. Fino ad oggi ho vissute diverse sfumature di pace : è iniziata, ed era pace anche quella, con l’attenuazione/scomparsa dello stress, dell’ansia del quotidiano,ha proseguito con graduale (non so a che punto sono) cedimento delle difese corporee e mentali, sta assumendo connotati più pieni nell’incontro nel mio cuore/tabernacolo con Gesù! Non so quale sarà l’evoluzione del mio percorso,nè ho esigenza di saperlo, so solo che desidero continuare a camminare/progredire perchè sento che solo lungo questo cammino posso trovare pace!
Grazie perchè la tua riflessione è stato spazio di .. comunione!
A te e a tutte , un abbraccio Maria Rosaria