Dopo che la democrazia è stata strapazzata a destra e a sinistra, per cui nell’Europa del secolo scorso abbiamo vissuto l’esperienza devastante delle dittature, non c’è alcun dubbio che il sistema democratico sia ad oggi il migliore e il più accettabile dalla sensibilità moderna che rifiuta l’autoritarismo, fosse anche di una persona illuminata.
Ora vogliamo porci delle domande di fondo non solo sul metodo democratico, ma sul valore e i limiti del principio democratico, continuando la riflessione sui Fondamentali della Democrazia avviata con il post pubblicato il 19 giugno scorso.
L’Occidente ha costruito le sue basi sulle culture giudaico-cristiana, greca e latina, da cui sono germogliati i concetti di storia, di persona, di democrazia, oltre alla distinzione fondamentale tra religione e politica, derivante dalle parole di Gesù che dice: “date a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare”.
Gli italiani hanno un rapporto difficile con la democrazia, una propensione all’estremismo in politica come in Europa abbiamo visto solo col giacobinismo francese e nelle vicende spagnole, e passano da un campo all’altro con disinvoltura.
Mussolini era direttore dell’organo socialista “L’Avanti”, e gli italiani purtroppo hanno dato largo consenso al fascismo. Certo hanno avuto molti cattivi maestri che hanno inneggiato prima al fascismo e alle leggi razziali, poi alle democrazie popolari staliniste e infine si sono fatti promotori di una democrazia astratta e senza valori sostanziali.
Questi cattivi maestri continuano a predicare una democrazia che si fonderebbe sul concetto del “politicamente corretto”, che è un’espressione vuota e senza senso perchè accosta due termini che sfuggono a qualsiasi definizione e misura: il “corretto” a quali canoni etici o sociali o economici risponde? mentre il “politicamente” si riferisce al possibile secondo le situazioni: dietro all’evanescenza del “politicamente corretto”, molto trendy, si può nascondere tutto ciò che si vuole.
Nel ’68 era diffusa la convinzione che ” la politica è tutto”. I più moderati si accontentavano di dire che “tutto è politica”, dimenticando spirito, libertà, gratuità e carità. Certamente chi nella vita si limita ad un orizzonte strettamente terreno, perché non riconosce la dimensione metafisica del reale, non può che pensare così, con conseguente disperazione esistenziale per sconfitte politiche o anche solo elettorali.
Ma allora la partecipazione alla vita politica è inutile e la democrazia è illusoria?
Perdonate se mi rifaccio alla mia esperienza, questa volta non a quella parlamentare, ma a quella precedente, di movimento. Nel 1977 io e mia moglie Carla, abbiamo dato vita ad un movimento di lotta contro l’apertura delle miniere d’uranio a Novazza e sull’arco alpino.
Abbiamo lottato per sei anni mettendo in campo gli strumenti della partecipazione, della conoscenza scientifica, i valori morali, il confronto democratico, la nonviolenza, ed abbiamo dovuto resistere a gruppi politici che volevano condurci sul piano dell’aggressività nell’uso della forza e anche nell’uso della democrazia.
Abbiamo dovuto battere prima i falsi pacifisti e poi gli avversari istituzionali del mondo economico e politico, ed alla fine in Valle Seriana abbiamo vinto, mantenendo coerenza con i nostri obiettivi, senza rinunciare ai nostri valori: direi che ci siamo proposti alla realtà territoriale e politica come “identità dialogante”, forte e determinata, ma dialogante.
Quindi la partecipazione alla vita democratica è possibile e bella. Ma oggi le istituzioni democratiche italiane versano in una crisi grave e pericolosa, a causa di riforme costituzionali mai fatte, di riforme delle istituzioni ed elettorali che non vedono mai la luce, ed anche a causa del vecchio sistema dei partiti che ha perso l’attiva partecipazione, è malato di lotte intestine, e si è mostrato vorace.
C’è la novità del Movimento 5 stelle che ritiene superata la democrazia rappresentativa e propone quella diretta, sostenendo che sono i cittadini che hanno titolo a decidere, e non i partiti, che sono la causa principale del disastro economico e morale. Al tempo stesso però vuole abolire il principio costituzionale che garantisce ai Parlamentari la libertà dai partiti e vogliono il vincolo di mandato. Ritengono che questa sia la condizione per evitare che l’eletto abbia totale libertà di decisione, e sia invece vincolato alla volontà dell’elettorato che decide attraverso internet.
Ma qui emergono due grossi problemi: la praticabilità dell’uso della rete e il potere restituito ai partiti. Su questo secondo aspetto è chiaro che l’abolizione del divieto del vincolo di mandato darebbe ai partiti pieno controllo sugli eletti: prima li nominano, perché non c’è più il voto di preferenza, e poi ne dirigerebbero il voto in Parlamento.
Oggi gli italiani o sono patiti della politica o la rifiutano in blocco. E’ in questa condizione che la politica diventa ideologia, nuova religione, criterio di giudizio sulla vita e sul mondo: è assoluta, senza dovere di verità e di etica.
Siamo condannati a scegliere tra il relativismo cinico degli utilitaristi e l’assolutismo ideologico dei giacobini?
Benedetto XVI ha tenuto un discorso sulla democrazia a Westminster, davanti al Parlamento inglese, dove non ha fatto affermazioni, ma ha rivolto interrogativi ai quali il mondo sta ancora pensando. Il quesito fondamentale è stato se la democrazia, cioè la volontà popolare liberamente espressa, potesse considerarsi il principio legittimato a fare qualsiasi scelta perché consacrata dalla maggioranza, o se la democrazia avesse al di sopra di sé qualcosa di più alto a cui sottoporsi: è un assoluto o dipende da altro? Molti ritengono che non vi sia nulla al di sopra della volontà popolare.
Ho pensato alla legislazione sulla pena di morte. In Italia democraticamente si è stabilito di abolirla. Ma se una maggioranza parlamentare o, peggio ancora, una maggioranza referendaria, dovessero decidere di stabilire la pena di morte, essa diventerebbe certamente legittima, ma si trasformerebbe da male in bene solo perché frutto di scelta democratica? Io lo escludo. Perciò affermo che la democrazia non è valore assoluto ma deve essere subordinata a valori che stanno più a monte, ai quali deve stare subordinata. Inoltre la storia ci propone esperienze brucianti, perché Hitler è stato eletto democraticamente, perché in Algeria i militari hanno fatto un golpe contro l’esito di una votazione che avrebbe mandato al potere un partito contrario alla democrazia.
E’ più importante la democrazia o la vita per cui va rifiutata la pena di morte?
E’ più importante il voto libero della maggioranza che non vuole la democrazia o la libertà?
E’ chiaro che la questione trova risposte a livelli diversi e ben più alti di quello politico.
La democrazia è bene fondamentale, bisogna lottare per difenderla, ma se non vogliamo restare delusi non possiamo chiederle ciò che non ha e quindi non può dare: essa fa parte del cammino di crescita dell’umanità e la persona responsabile non può disinteressarsene, ma non deve dimenticare che la salvezza integrale sta altrove.
La Costituzione italiana vieta il vincolo di mandato, vieta cioè che i partiti possano vincolare alle proprie decisioni chi è stato eletto dal popolo in libera competizione democratica: in tal modo viene garantita la libertà di coscienza dell’eletto che si assume la responsabilità delle sue scelte, di cui deve render conto a chi gli ha dato fiducia. Ovviamente i padri costituenti si riferivano a parlamentari eletti con la preferenza e che svolgevano la loro professione politica rispettando i valori morali.
Nella mia riflessione ho esposto con chiarezza in una frase la posizione del M5S, e nella frase successiva c’è un errore per cui si legge: ” è chiaro che l’abolizione del vincolo di mandato…”, mentre l’espressione corretta suona:” è chiaro che l’abolizione del divieto del vincolo di mandato…”.
Sulla preferenza colgo l’occasione per dire che la ritengo indispensabile per non avere un Parlamento di nominati che facilmente diventano burattini, anche se pochi anni fa molti leaders politici presentarono la sua abolizione come conquista di democraticità e come lotta alla corruzione.
A suo tempo sono stato Ministro plenipotenziario della Giunta delle elezioni della Camera sui brogli elettorali a Napoli,
e per tre anni sono stato, io e la mia famiglia, sotto minaccia della Camorra. Dopo che ho fatto esplodere lo scandalo dei brogli, la Camera eliminò le quattro preferenze allora possibili perchè davano adito a clientelismi, ma conservò la possibilità di esprimerne una: e questa va ripristinata.
cordialmente, GianCarlo.
Ti ringrazio, caro Giancarlo, per questa tua testimonianza che esprime ciò che io non saprei esprimere e che mi fornisce degli ottimi spunti di riflessione, da utilizzare anche con i miei studenti.
Mi auguro inoltre che un progetto Darsi Pace in Politica possa fiorire e fruttificare … sicuramente tu ne saresti il promotore migliore.
A presto, con affetto
Filomena
La politica ha a che fare con la carità! Paolo VI affermò che essa è la forma più alta della carità. Non si tratta di organizzare un sistema di beneficenze, ma di immaginare un sistema economico più equo e solidale, che sia rispettoso della dignità della persona umana. Oggi il divario fra chi ha molto e chi ha poco o niente si è acuito a tal punto che sembra incolmabile. Questa situazione non realizza la carità e, col tempo, ucciderà l’idea stessa di democrazia, che è tale se la politica è politica del valore umano. Se il sistema democratico sarà aò servizio di pochi, esso franerà. Ma cosa c’è dopo la democrazia? C’è la democrazia autoritaria o oligarchica. Moro diceva che fino a quando una sola persona si sentirà esclusa dai processi democratici, emarginata, la democrazia potrà dirsi non realizzata. Oggi gli emarginati sono tantissimi. Pensiamo ai disoccupati e agli inoccupati. Pensiamo a chi non può pagarsi le cure mediche. Pensiamo ai pensionati che vivono con pensioni miserande, mentre c’è chi si rotola nei privilegi. Attenzione! Dopo la democrazia non c’è la dittatura, ma c’è la democrazia degli oligarchi.
Noi tutti ci sentiamo soli ed emarginati in un sistema che riconosciamo democratico nella forma ma poco nella sostanza, poichè non abbiamo una classe politica fatta di uomini che incarnino le idee che dicono di rappresentare (eccezion fatta per B. che incarna perfettamente ciò che rappresenta).
Abbiamo bisogno di politici credibili, medici credibili, parroci credibili, insegnanti credibili…. credibili perchè testimoni incarnati della missione che svolgono. Purtroppo invece la maggioranza di questi “professionisti” è costituita da mercenari delusi e disillusi che adorano un solo ed unico dio…. il dio denaro
Come possiamo cambiare l’ordine delle cose? in due modi direi:
1) continuando a lavorare sulla nostra coerenza, nella speranza di contaminare la nostra prossimità
2) scegliendo il medico, il direttore spirituale, il rappresentante politico, i nostri insegnanti non in base all’esperienza tecnica maturata, ma in base al livello di incarnazione nella propria vita (coerenza) dei valori che ognuno di loro dice di sostenere.
La democrazia non nasce da una carta costituzionale; la democrazia nasce nella coscienza di ognuno di noi e si incarna nelle scelte (e nelle non scelte) che operiamo tutti i giorni.
un abbraccio a tutti
Davanti alla trista svendita degli ideali, al mercimonio della politica di questi ultimi anni (decenni) , in un periodo in cui si è massimamente disillusi e si rischia il sempre più ampio disimpegno, rincuora sentire la testimonianza di persone che si sono impegnate con passione e idealità (e che s’impegnano? metto un punto interrogativo perché non conoscevo (chiedo venia) i trascorsi di impegno politico di Giancarlo, che ricordo di aver incontrato ad Albino). Rischiando di risultare banale, ma convinta che ciò che è giusto e vero debba essere detto, esprimo alcune semplici convinzioni. Il mio modestissimo pensiero è che la politica debba tendere al bene comune e alla tutela della dignità dell’uomo, conciliare le necessità economiche senza operare lo sperpero delle risorse e lo scempio dell’ambiente. In questo tempo gravato da problemi, per molte persone drammatici, invochiamo lo Spirito e preghiamo perché in politica, campo che trae la sua importanza dal fatto di affrontare scelte che incidono sulla vita di tutti, susciti persone capaci di una visione innovativa della società e dell’ economia, più giuste e solidali e le sostenga nella loro concreta realizzazione. Ringrazio Giancarlo per il suo impegno e la sua testimonianza. Un caloroso saluto a tutti.
Oggi ho incontrato casualmente a Montecitorio la presidente onoraria della “Internazionale socialista delle donne”, e non casualmente le ho posto il quesito se la politica sia ab-soluta o sub-ordinata, portando la pena di morte come caso utile per la riflessione. Ho fatto la distinzione tra etica e morale e Renzi direbbe che l’ho asfaltata, sul piano della logica e su quello della morale: si è congedata promettendomi che ci penserà su e troverà qualcosa da dirmi. Sarei ipocrita se negassi che ero soddisfatto, ma quello che conta è che l’argomentazione ha retto al suo fuoco di fila, e quindi significa che Filomena a scuola, parlando di democrazia e di morale, può davvero usare un argomento forte sulla necessità della morale, che troppe volte viene al tempo stesso negletta ed invocata.
Ringraziando chi ha già dato il suo contributo alla riflessione, credo sia utile che parta anche il fuoco di fila degli amici che non sono d’accordo, perchè so di non essere molto in linea col politicamente corretto.
Comunque è utile che scriva due righe anche chi si trova un po’ a disagio di fronte ad un mio possibile ” moralismo”.
Tutte le riflessioni ce le scambiamo cordialmente, e cordialmente vi saluto, GianCarlo.
A me pare che la democrazia non si possa definire su base numerica, nel senso che la maggioranza abbia ragione per principio e perciò debba vincere sempre. E viceversa non significa che la minoranza abbia sempre torto. Mi pare che la democrazia, come ogni aspetto della vita, debba essere subordinata ad un orizzonte di senso cui ogni ricercatore della Verità si affida perché ritiene persuasivo e rispetto cui perciò decide di dare la propria vita. A questo punto il primato spetta all’orientamento di sé (del proprio desiderio di vita) verso il quel senso che ci chiama. Pertanto, la democrazia sarà uno strumento che, a partire dall’ascolto dell’altro che ci è accanto, ci permette di costruire una società in cui ciascuno ha il suo posto, nel rispetto della propria identità.
Di contro, vivere al di fuori di un orizzonte di senso ci lascia sospesi sul baratro, in balia dei venti che soffiano da ogni parte consentendoci soltanto di smozzicare la realtà a seconda dell’opinione che momentaneamente prevale. Per vivere infatti abbiamo bisogno di un continuo approfondimento e quindi coinvolgimento della prospettiva scelta a partire dalla quale interpretiamo il (nostro) mondo.
Iside
PS: sono molto d’accordo con quanto scritto da Stefano.
Grazie Giancarlo dei tuoi stimoli alla riflessione sull’impegno di governo della nostra società.
Preferisco utilizzare questa definizione poichè io non riesco a vedere azione politica ma solo partitica.
Gruppi che si uniscono in opposizione ad altri e che vedono un buon affare economico, una sistemazione che garantisce sicurezza e privilegi difficilmente revocabili.
Questa secondo me la distorsione da considerare, la Politica è e deve tornare una missione e non un affare, se sarà così sono pronto ad impegnarmi.
Quello che vedo oggi è una totale incapacità di governo gestita da persone che litigano continuando a guadagnare sul sacrificio dei piccoli.
Scusate lo sfogo ma era per me necessario. Ale
Caro Giancarlo, il tuo ‘post’ è veramente una miniera di spunti di riflessione (che magari si potrebbero affrontare, per approfondirli, uno alla volta…)!
Concordo pienamente con Stefano quando insiste sulla priorità della coerenza perché quello che “si dice” si incarni in ciò che “si fa” e sono sempre più convinta che la politica -di per sé- non sia un valore assoluto, ma debba avere un orizzonte di senso che la trascenda, pena il deprimente spettacolo da “basso impero” che abbiamo tutti sotto gli occhi!
Il “politicamente corretto” oggi tanto di moda rischia di risolvere la politica in tecnicismi e tatticismi di breve durata che, superficialmente, mettono tutti d’accordo ma che, nella sostanza, non portano a niente anzi, incrementano solo ipocrisia e delusione.
Ecco perché appellarsi al senso di responsabilità di ognuno ritengo sia la strada giusta per un impegno politico serio, un diritto/dovere che quotidianamente tutti noi possiamo assumere nel lavoro e nella vita in generale…Vi invito a guardare il notiziario on-line http://www.ilcambiamento.it che documenta tante realtà in giro per l’Italia di esperienze nuove a vari livelli: non siamo nel campo della democrazia rappresentativa ma in quello delle storie di vita che hanno il grande valore della testimonianza! ciao a tutti, mcarla
Cari amici in dialogo,
dopo aver scritto ai primi di febbraio del ’14 un post su politica e speranza, sono spinto a ritornare a questo post:”La democrazia è un assoluto?” per due importanti fatti di cronaca che confermano la drammaticità della domanda.
Alcuni di voi, in sofferti commenti, evidenziano che stiamo vivendo una democrazia più formale che reale, ed è vero.
Purtroppo per tutti noi, chi finora ha costruito la “democrazia reale” si chiamava Stalin e gulag: l’opposto di libertà.
Sono stati inventati i referendum, come espressione massima di democrazia, ma io ponevo un dubbio sullo strumento referendario fondato solo sul principio politico della volontà della maggioranza, perchè senza un principio regolatore morale, potrebbe legittimare perfino la pena di morte: oggi abbiamo un’altra conferma di questo mio dubbio.
Un sondaggio dell’istituto Ipsos dice che un terzo degli italiani è a favore di rapporti sessuali di adulti con minorenni, fenomeno noto anche col nome di pedofilia.
In Svizzera, con consultazione referendaria, hanno avuto la maggioranza quanti chiedono lo stop all’immigrazione.
Lo strumento di partecipazione democratica per eccellenza può trasformarsi nella negazione della “Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo”: questo può accadere quando l’uomo vuole fondarsi solo su sè stesso, sul suo peccato di superbia, sul suo io egoico.
Si profilano maggioranze che tendono a fare a pezzi le carte fondative della convivenza civile tra umani.
Fortunatamente stiamo imparando a conoscere l’io in relazione, la relazione con l’Altro, e una relazione non distorta.
Abbiamo davanti una strada, e la responsabilità di proporla a chi è momentaneamente accecato.
Un caro saluto, GianCarlo.
In fact, some of school bus its employees,
which should look for loopholes in your basement, damp walls and additional calamities.
All painters must have the correct process
than putting some paver stones on the job.