Carissime amiche e carissimi amici,
uno degli aspetti più inquietanti di questo tempo convulso e faticoso è la spaventosa confusione mentale in cui stiamo precipitando giorno dopo giorno, per cui risulta sempre più difficile non dico concordare su qualsiasi punto di discussione, ma perfino intenderci sui concetti basilari su cui impostare un qualunque discorso.
Credo che la recente controversia nata dalla conversazione tra il Papa ed Eugenio Scalfari sul tema del primato della coscienza individuale mostri con chiarezza il livello di fraintendimento concettuale in cui continuiamo a comunicare. I due interlocutori infatti parlavano evidentemente di due cose del tutto diverse: uno si riferiva alla coscienza come sacrario ultimo dello spirito umano, come cioè spazio di ascolto della voce di Dio in noi, e l’altro intendeva invece quel mutevolissimo discorso interiore dell’individuo, che il più delle volte legittima tutti i nostri più grossolani errori. Il Papa pensava probabilmente alla coscienza illuminata dalla fede, e cioè resa giusta,giustificata appunto dalla luce della Rivelazione di Cristo (come precisa il Catechismo della chiesa Cattolica al n. 1794: “La coscienza buona e pura è illuminata dalla fede sincera”, e come Papa Francesco ci illustra in tutta la sua Enciclica Lumen fidei), mentre l’altro difendeva semplicemente quell’arbitrario e superficiale opinare individualistico, irrelato e rigidamente a-teo, privo cioè di qualsiasi autentica umiltà e disponibilità all’ascolto e alla conversione, in base al quale, come dice san Paolo gli uomini “hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa” (Rm 1,21).
Papa Ratzinger ha chiarito molto bene questi fraintendimenti nel suo saggio su “L’elogio della coscienza”, dove per esempio scrive: “Chi fa coincidere la coscienza con convinzioni superficiali, la identifica con una sicurezza pseudo-razionale, intessuta di autogiustificazione, conformismo e pigrizia”. (sulla complessità e sull’ambiguità del concetto di “coscienza” vi segnalo anche questo mio scritto:
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Ma questo è solo uno dei molteplici esempi della confusione mentale in cui stiamo annegando. Ogni giorno assistiamo infatti a dibattiti in cui letteralmente non si capisce più di che cosa si discuta, in cui cioè gli interlocutori non hanno più quasi nessun punto in comune, nessun concetto condiviso, per cui semplicemente si attaccano e si azzannano come cani rabbiosi, alla cieca.
Ciò risulta particolarmente drammatico nelle sempre più accese discussioni intorno alle questioni morali, alla valutazione cioè di ciò che sia bene e di ciò che sia male. Qui davvero le acque già torbide delle nostre menti contemporanee si fanno tenebrose, assumendo la densità e la pesantezza del petrolio.
Ci si chiede, ad esempio, in ogni talk show e ormai da anni: ma è bene andare con le ragazzine a settant’anni come fa Berlusconi, ed è bene andare con vecchi ricconi se sei una ragazzina emancipata e scaltra che vuole fare rapida carriera? E perché no, che male c’è, se sono tutti adulti e consenzienti? E’ bene poi sposare una persona del proprio stesso sesso, e magari produrre qualche figlio affittando un utero di qualche giovane ragazza indiana? E perché no? Se vogliono un figlio? Chi sei tu per giudicare? Sei forse meglio tu? E perché un ricco anziano non può spassarsela un po’ anche con un ragazzino? Come facevano Pasolini o Whitman o Caravaggio o papa Giulio III che nominò addirittura cardinale e segretario di stato il suo amante diciassettenne? E a che età poi l’amore diventa pedofilia? Il grande poeta protoromantico tedesco Novalis amava Sophie che aveva solo 12 anni, e allora? Non basta l’amore a giustificare ogni cosa, come dice Obama? E perché impedire allora l’amore per due persone contemporaneamente? Perché dovrei amare solo una donna o solo un uomo, e non una donna e un uomo insieme? E perché non posso sposarmeli entrambi? Non è questa una violenta prevaricazione, un voler imporre un arcaico moralismo monogamico agli aneliti più liberi e polimorfi del cuore? Chi sono io per giudicare un bigamo o un poligamo o un evasore fiscale o lo stesso Priebke che in fondo ha semplicemente obbedito alla propria coscienza, come tutti i membri delle SS d’altronde che, come scrive ancora Papa Ratzinger: “portarono a compimento le loro atrocità con fanatica convinzione ed anche con un’assoluta certezza di coscienza”, e che quindi dovrebbero essere “giustificati e dovremmo cercarli in paradiso”?
E via così confondendo ogni cosa, servendosi perfino della dolcissima misericordia di Gesù per legittimare la propria corruzione e l’ostinazione impenitente e piena di orgoglio a non cambiare vita. Ma il Cristo accoglie tutti noi peccatori e stanchi, per curarci e per guarirci dal cancro dei nostri peccati, sui quali emette da lucido chirurgo diagnosi prive di qualsiasi indulgenza, col suo stile come sempre politicamentescorretto: “Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno” (Mt 18,8). Senza questa durezza terapeuticasi rischia di confondere la misericordia di Dio con la legittimazione del peccato, causando così la rovina del peccatore, che prima o poi purtroppo pagherà comunque amaramente e, come dice Gesù, “fino all’ultimo spicciolo” (Lc 12,59), il prezzo salato della propria menzogna non riconosciuta come tale: “E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balia d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia” (Rm 1,28-31)…. Ottima descrizione di tutti noi, fratelli, non vi pare? di una società mostruosamente ipocrita, moralista e oscena al contempo.
No, fratelli, siamo seri e non inganniamoci: la misericordia di Dio è il dono costante della vita per chi, pentendosi delle proprie follie, ritorna liberamente nel regno di amore e di abbondanza del Padre. Senza questa conversione/ritorno restiamo imprigionati nei nostri inferni di menzogna, e rifiutando il dono della grazia rifiutiamo noi stessi il perdono. Questo rifiuto è infatti la vera bestemmia contro lo Spirito Santo, quell’unico peccato cioè che, secondo il Cristo, non verrà perdonato “né in questo mondo né in quello futuro” (Mc 3,29). Chi rifiuta la conversione e il perdono, in altri termini, non vuole e quindi non può essere perdonato. Sant’Agostino, nel suo LXXI Discorso, è molto preciso su questo punto: “Contro questo dono gratuito, contro questa grazia di Dio parla il cuore impenitente. La bestemmia contro lo Spirito, dunque, è il non volersi pentire (impoenitentia)”.
Questa confusione però, carissimi, io credo che porti con sé un elemento di grande positività, e cioè ci sta mostrando con chiarezza lancinante tutti i limiti del puro ragionamento, il fatto cioè che queste controversie fondamentali non possano più risolversi sul piano dialettico del confronto razionale. Stiamo comprendendo che la ragione è uno strumento necessario ma insufficiente per dare un qualsiasi ordine al pensiero e alla vita, in quanto può essere messo al servizio della stessa menzogna. Tutti noi cioè possiamo benissimo utilizzare la nostra ragione anche con finezza per difendere i nostri errori più grossolani, e costruire così la via della nostra distruzione. D’altronde, come diceva Baudelaire, Satana non è uno dei migliori maestri di dialettica?…
Il problema della ricerca della verità e quindi della giustizia, di ciò che è giusto o ingiusto, non è cioè un problema della ragione, quanto piuttosto della mente, intesa come totalità del nostro essere, come mistero del nostro Io, e più precisamente dellostato in cui si trova la nostra mente. Una mente alienata e distorta, infatti, un Io dis-integrato e scisso, ragiona in modo distorto e trova sempre moltissime ragioni per giustificare i propri errori. Per cui se desideriamo per davvero cercare la verità e la salvezza, dobbiamo imparare innanzitutto e sempre di nuovo a rinnovare la nostra mente ottenebrata, a svuotare e a rovesciare il nostro vecchio Io, per farlo rigenerare e illuminare dalla luce che illumina ogni cosa, e cioè dalla luce di Dio, dal suo pensiero, dal suo Respiro beatificante, dal Cristo-Verità-Amore che è in noi.
Questa gravissima confusione mentale ci sta cioè spingendo verso una ricomprensione post-moderna, e cioè successiva al delirio razionalistico degli ultimi 2 secoli, del carattere iniziatico della vera conoscenza, e quindi anche dello sviluppo in noi di una coscienza retta in grado di giudicare/ragionare perfetta-mente, come ci chiede il Cristo: “perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?” (Lc 12,57).
Solo incamminandoci lungo il faticoso cammino della purificazione e della conversione (meta-noia) della nostra mente, del quotidiano riconoscimento di tutte le nostre strategie di mascheramento e di autoinganno, solo nella ricerca umile e sincera di quell’aiuto che viene dall’Alto, di quella luce che dà respiro e ristoro al nostro cuore malato, solo così possiamo uscire dalla confusione mentale e gustare la limpidezza di una verità che ci libera e ci salva.
Potremmo arrivare a dire che solo una mente, un cuore, un Io perdonato, e cioè sciolto e liberato e assolto dalle sue lebbre/tenebre interiori, possa realmente capire la bellezza del vero Bene, e incominciare a seguirlo. Perciò il primo biennio di approfondimento dei nostri Gruppi “Darsi pace” si chiama proprio “Per donarsi”. Solo perdonati e assolti infatti troviamo la vera pace, e possiamo anche imparare ad amare, possiamo cioè comprendere che cosa significhi amare nella verità (caritas in veritate), purificando anche i nostri desideri e le nostre forme di amore spesso distorti, compensatori, e frutto di pure e semplici alienazioni e aberrazioni spirituali. In quanto, come scrive Papa Francesco nella sua Enciclica: “Senza verità l’amore non può offrire un vincolo solido, non riesce a portare l’io al si là del suo isolamento, né a liberarlo dall’istante fugace per edificare la vita e portare frutto” (n. 27).
Il percorso dei nostri Gruppi, dopo il Triennio di base “Darsi pace”, e il primo Biennio di Approfondimento “Per donarsi”, si conclude perciò col secondo Biennio di Approfondimento, che si chiama proprio “Imparare ad amare”; ma in realtà la ricerca della Pace, del Perdono, dell’Amore, della Giustizia, e della Verità sono la stessa cosa: il processo di trasformazione della nostra mente dall’alienazione all’integrità divina: il processo iniziatico, battesimale e pasquale, della nostra realizzazione umana in Cristo, nostra Nuova Umanità.
E’ appena uscito l’ultimo Manuale dei nostri Gruppi, che si intitola appunto “Imparare ad amare – Un manuale di realizzazione umana” (Ed. Paoline 2013), e che conclude l’opera scritta del Movimento “Darsi pace”, proprio in concomitanza con l’avvio di tutti i Gruppi fisico-telematici per la prima volta attivati insieme: le tre annualità del Triennio di base, il primo biennio e il secondo biennio di approfondimento, e il Gruppo Formatori, che attraverso le videoconferenze coinvolge ormai 25 persone di Roma, Torino, Cesena, Bergamo, e Fano.
Questo 15° anno dell’avventura dei nostri Gruppi rappresenta perciò un punto cruciale di compimento e di nuovo avvio, di bilancio e di rilancio.
Siamo arrivati a 300 praticanti regolari, presenti in ogni parte d’Italia, ma anche in diverse zone del mondo, da Santo Domingo a Kinshasa, da Varsavia a Taiwan; mentre il nostro sito www.darsipace.it è ormai visitato da più di 60.000 persone ogni anno, con oltre 100.000 visite: davvero un bel corpo in movimento…
Speriamo che lo Spirito di Dio effonda con sempre maggiore forza la sua luce su di noi, e ci guidi con la dolcezza travolgente del suo vento maestrale nell’esecuzione dell’opera che ci ha consegnato.
Tutti i Gruppi sono dunque partiti, ma le iscrizioni alla prima annualità fisico-telematica, che ha già superato i 90 partecipanti, e che è seguibile fisicamente a Roma e on lineda ogni parte d’Italia e anche dall’estero, sono ancora aperte (www.darsipace.it).
Potete seguirci inoltre su Fb (https://www.facebook.com/
Desidero proporvi come Nuova Visione nel mio sito www.marcoguzzi.it l’introduzione del volume:
Imparare ad amare: il destino dell’uomo
http://www.marcoguzzi.it/
Venerdì 22 novembre (ore 9/13.30) parteciperò a Siena, presso l’Auditorium di Banca Chianti, al Convegno, organizzato dall’Associazione di volontariato per l’assistenza gratuita domiciliare in oncologia QuaViO (www.quavio.it )
Ricerca di senso nella vita
Grazie di cuore della vostra attenzione e della vostra amicizia, come sempre potete diffondere questo scritto come volete. Faccio a tutti voi tanti affettuosi auguri di incontrare ogni giorno di nuovo la verità come guarigione e trasformazione, come balsamo che guarisce e come luce che rallegra.
Marco Guzzi
Perfetto, Marco. La ragione dis-illuminata dalla fede è una macchina inceppata. La confusione ne è conseguenza perché l’uomo, da solo, non è capace di vedere oltre le proprie distorsioni, spesso comode, per poi avvertire uno strano vuoto che imputa alla condizione umana. Così non è. La natura umana è prettamente spirituale. Siamo spiriti incarnati. Se andiamo contro natura, andiamo incontro alla fine. Un cordiale abbraccio!
A proposito di coscienza, di luci ed ombre, di equivoci e interpretazioni, di discernimento necessario e sempre da invocare dall’Alto, questo scritto di Marco mi ha mi ha portato a rileggere con interesse quanto il Catechismo della Chiesa Cattolica scrive ai nn. 1776-1802. Illuminante ad es. è il n. 1799: “Messa di fronte a una scelta morale, la coscienza può dare sia un retto giudizio in accordo con la ragione e con la legge divina, sia, all’opposto, un giudizio erroneo che se ne discosta”.
Ciao Marco, ciao a ciascuno di voi del gruppo.
Ultimamente, la situazione è proprio come esprime Marco, con la sua tipica lucidità: io personalmente ho fatto, e faccio tuttora esperienza di cristiani che pur di poter essere ascoltati (e quindi politicamente corretti nell’eloquio), sono capaci di dire TUTTO e IL CONTRARIO DI TUTTO. Giusto un esempio? Ok. Senza far nomi. La dottrina sul peccato originale: viene vista come uno stigma, e da alcuni filosofi e addirittura teologi (sic!) cristiani (ma de che?) viene messa in discussione portando avanti il PRIMATO DELLA DIGNITA’ della Persona umana. Poi però la precisazione che si fa è che “la dignità dell’uomo non lo giustifica nel far quel che gli pare e piace”… Ok, ma allora perché non asserire quello che la Chiesa ha sempre detto, in maniera chiara e lucida sulla coscienza e sulla caduta primordiale? Ve ne scrive uno che nei suoi 28 anni di vita su questo pianeta, ha percorso vie abbastanza astruse, criticando i dettami della morale cattolica (da un punto di vista meramente agnostico), ma finendo poi col constatare che la Verità non può esser manipolata, e che uno voglia o non voglia alla fin fine Essa si rivela comunque.
Grazie ancora per il lavoro, e vi rinnovo il mio sostegno (al momento solo morale ed emotiva), e condivido con voi la gioia di aver acquistato (con un entusiasmo che mi si rinnova di giorno in giorno nel procede in questo cammino NUOVO) tutti e tre i libri del cammino spirituale di Darsi Pace (i voll. Darsi Pace, Per Donarsi e Imparare ad amare), e c’è TAAANTO lavoro da fare, ma con tanto tanto gusto e tanta pace che si rinnova e cresce man mano che avanzo.
A presto!
Giò
Confusione. Razionalità pura da cani rabbiosi. Discrezionalità soggettiva nel decidere ciò che è bene e ciò che è male.
Ho concluso proprio ieri il quarto contributo “Sui fondamentali della politica”, che verrà pubblicato a giorni, titolato:
” Politica e morale: Machiavelli o Tomaso Moro?”
Campioni del pensiero dominante omologato come Roman Polanski o Woody Allen sono pedofili conclamati.
Ma quel che voglio far sapere è che 35 anni fa il Partito radicale transnazionale, quello di Pannella e Bonino, ha firmato un documento in cui si reclamano i “diritti civili” tra i quali c’è il diritto civile alla pedofilia.
In Olanda, faro europeo del politicamente corretto, esiste da anni un partito pedofilo legittimato da una magistratura democratica, che nell’estate 2013 gli ha riconosciuto perfino il diritto alla promozione della pedofilia.
Ho raccontato questo a giornalisti increduli di Montecitorio, ed ho spiegato loro che i Verdi tedeschi sono crollati alle recenti elezioni perchè è emerso che il loro leader Jurgen Trittin è stato sostenitore del diritto “in-civile” alla pedofilia.
Io provo imbarazzo solo a dire queste verità verificabili da chiunque e che il “politicamente corretto” impone ai nostri liberi mass-media di tacere: alla confusione si aggiunge la protervia di poter fare ciò che piace, anche con la violenza.
Menti eccelse, spiriti disperati e sarcastici, attori che fanno ridere e vengono osannati, passano come carri armati sui corpi innocenti di bambini e bambine: hanno corpi sempre più permeabili e cuori sempre più impermeabili.
Il mondo ha bisogno delle “Nuove visioni” di Guzzi, rubrica che andrebbe meglio evidenziata in apertura del sito.
Scusate questo scritto, ma la brutalità non sta in me ma negli orrori che qualcuno deve pur cominciare a denunciare,
per il domani dei nostri figli, di cui siamo ovviamente responsabili.
Mi pare che ciò che è stato descritto in questo post abbia a che fare con la tracotanza umana, peraltro piuttosto ingenua nonostante sia molto dannosa, dell’autofondazione: ci pensiamo come fondamento a noi stessi e perciò crediamo di trovare in noi la legge che ci delinei come esseri umani. È però un’illusione, ma nel frattempo facciamo disastri, a nostro e ad altrui danno, proprio come nell’esempio della pedofilia portato da Giancarlo.
D’altro canto, però, per noi uomini e donne del XXI secolo non è più possibile pensare in termini astratti e metafisici una Verità dall’alto dei cieli, oggettivamente postaci davanti, cui tenteremmo di avvicinarci. Per noi, cui le scienze umane hanno insegnato l’essenzialità imprescindibile dell’antropologico, la Verità deve avere a che fare direttamente con la nostra vita, altrimenti non ci tocca e l’adesione, ammesso che ci sia, sarebbe esterna, senza produrre reali cambiamenti in noi. Per noi cristiani la Verità è un Uomo figlio di Dio, la sua vicenda storica, il suo rapporto con la trascendenza che ci ha insegnato a riconoscere come Abbà affidabile, il suo rapporto con le persone che ha incontrato. Se non ci decidiamo per quella Verità che interpella la nostra coscienza con i tratti dello Spirito del Risorto, continueremo a rimanere in balia della confusione di fronte alla molteplicità delle possibili scelte tutte omologate per cui ognuno ha i suoi diritti da rivendicare.
A questo punto, proprio perché la nostra libertà è in relazione stretta con la Verità che è lo Spirito di Gesù Risorto in noi, Spirito che possiamo sperare di ascoltare se facciamo un lavoro di pulizia dell’ego, possiamo tentare di entrare in dialogo con chi non la pensa come noi, nel difficile equilibrio tra rispetto dell’interlocutore e affermazione, assertiva ma mai violenta, della giustizia come cura del più debole.
iside