“Tutto perfetto, mah….manca l’amore”.
Questo fu il commento di un papà al progetto di sperimentazione di scuola a tempo pieno presentato quarant’anni fa ai genitori della scuola in cui insegno tuttora.
I miei colleghi ed io avevamo poco più di vent’anni, eravamo animati dal desiderio di trasformare la scuola del maestro unico nella scuola della ricerca-azione in cui progettare, sperimentare e verificare ogni giorno la teoria che si fa pratica.
Queste parole sono tornate a intermittenza lungo il mio percorso professionale ed ora risuonano in me con maggiore intensità, forse perché sono tornata nella scuola dove cominciai ad insegnare, addirittura mi trovo nella stessa aula in cui le parole vennero dette, forse perché il percorso in Darsi pace mi regala forti emozioni e nuovi occhi con cui guardare me stessa e il mondo attorno a me.
A vent’anni il commento del genitore mi fece ridere e trattenni sulla punta della lingua parole cariche di giudizio e di superiorità.
Credo di essere approdata in Darsi pace perché non ho mai smesso di cercare, di corrispondere ad un anelito, al desiderio profondo di amare e di essere amata, nella libertà.
Nel cammino che sto facendo insieme a voi, guardo con maggiore chiarezza il mio specifico sistema di alienazione, la mia lebbra, deturpazione della carne della vita, vedo la forzatura messa in atto per difendermi dal terribile dolore della ferita d’amore subita, sento la paura, la disperazione della bambina ferita che si illude di trovare amore accondiscendendo a richieste troppo pesanti e si impegna in compiti gravosi che la schiacciano e mai soddisfano il suo bisogno di riconoscimento, di tenerezza, di amore. Una brava bambina che diventa crudele e spietata, con se stessa e con gli altri.
Ciò che mi sorprende è che ora affiora in me un’altra bambina, la piccola Giuliana che andava per le strade del paese cantando ed entrava nelle case dei vicini desiderosa di compagnia.
Insieme alla bambina triste, sola e disperata prende corpo una bambina che canta e gioisce.
Nella ricerca di amore la mia anima è divisa: la parte imprigionata, ferita, si aggrappa a sicurezze illusorie, mi blocca in uno stato di tristezza, di solitudine che diventa disperazione, abisso spaventoso; la parte più intima, nascosta, pulsante, vuole essere libera, leggera, felice, vuole espandersi, andare oltre.
Ora la vedo e la sento netta, precisa.
Ciò che accade in me è un continuo riprecisare la visione deformata da occhi posizionati male, “ la prima visione distorta dalla storia dei malocchi” come scrive Marco nella poesia “Lavoro d’artista” (Nella mia storia Dio, pag.90), è un incessante scoprire che la mia trasformazione avviene sciogliendo i nodi che vengono al pettine sempre più chiari.
E lo scioglimento non avviene solo nella mia biografia, accade nella storia dell’intero pianeta.
Entro nel tempo liturgico di avvento con questa consapevolezza, con il desiderio di preparare un presepio in cui io sono asino, bue, stalla di letame, donna Ridente, vecchio Giuseppe, Mago che offro l’Oriente ai piedi dell’io bambino. (M.Guzzi, La sacra Rappresentazione, Preparativi alla vita terrena )
E’ questo il presepio che mi interessa adesso.
Ora sorrido al commento di quel papà come sorrido ai miei giudizi e alla mia superiorità perché ne conosco l’origine e li riconosco senza identificarmici.
Entrare in conversione e credere al vangelo attraverso un continuo spegnimento e un fiducioso abbandono mi porta nello stato in cui io non ci sono più e neppure sono annientata, ma sono veramente me stessa nell’Uomo Nuovo che mi trans-figura.
E-spirare è un continuo lasciare andare, rinunciare, spegnere, morire.
Nella quiete della pratica meditativa, entro nel movimento dell’espiro, mi sento portata verso il sorriso del nuovo inspiro, verso ciò che accade mentre spengo, rinuncio, lascio andare.
Si illumina, ancora di più, il cambio di prospettiva portato da Gesù: la storia, la nostra esperienza, tutto dice che il cammino dell’uomo va verso la morte, ma in Cristo il nostro peregrinare va dalla morte verso la vita.
Mentre muoio nell’espiro, mi preparo a sorridere al nuovo inspiro, entro nel fluire incessante della Vita che mi si dona e mi espande, prendo consapevolezza della mia natura spirituale, di essere libera e proprio perché libera aperta all’infinito.
Allora comprendo che ciò che conta non è tanto morire, ma ciò che accade nel momento in cui si muore.
Quando moriamo siamo pronti ad amare e quando amiamo collaboriamo all’eterna ri-creazione della vita.
Grazie, carissima Giuliana, sono commossa ed entusiasta di questa tua riflessione ricca, profonda, fluida e fortemente consapevole!
Ti abbraccio con tanto affetto e ripenso spesso alla prima volta che ci siamo parlate, durante un pasto alla Mater Ecclesiae
ciao,
Filomena
buon tempo di Avvento, carissima! Il Veniente viene sempre e solo a portare amore dove manca. Esserne un po’ più consapevoli ci permette di dilatare un po’ di più i nostri angusti spazi di ricezione affinché diventino spazi “mariani”.
Un abbraccio Giuliana e buon Avvento a tutti gli amici
Corrado
Ho letto queste righe con intensità, attenzione direi quasi con”avidità”, fino a quando mi sono fermata su quel “continuo spegnimento”: lì per lì un po’ perplessa ho pensato al significato più”cupo”e”bigotto”del termine… Poi invece, scorrendo nella lettura, mi si è aperto lo sguardo su alcune parole che d’istinto mi sono risuonate come liberanti:”espirare, lasciare andare”…
Solo nel pronunciarle avverto già la schiena che si raddrizza, i muscoli che si rilassano, il respiro che esce e con esso la possibilità di lasciar andare tutto ciò che mi chiude e non mi libera. A partire dai pregiudizi…
E allora spero d’essere grata a che mi farà notare quando in una situazione… manca l’amore..
Grazie per la condivisione!
Chiara
Grazie,Giuliana, le tue parole risuonano libera-mente inspirate, armoniose, entrano dentro e mi riscaldano.
Oggi in quella stessa scuola c’è il ghiaccio,un involucro di superficialità e di parole ripetitive, terminal-mente vuote.
Ma al tempo stesso sotto la crosta spingono nuovi germogli di vita da liberare con Amore che è morte e vita, tenebra e luce,e che mi scioglie a poco a poco in fluido vitale.
Un abbraccio .Rosanna
Spegnimento e apertura : ecco il nostro compito quotidiano! Incontriamo continui intoppi, ma affidandoci alla Grazia, l’impossibile diventa possibile.
” Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. ( dal salmo 22)
Buona attesa del Signore a tutti, Mariapia
“Manca l’amore” illuminante questa constatazione.
Siamo sempre intenti a fare l’elenco di quello che manca, pieni di paura e rancore.
Ma quell’elenco è sempre pieno di surrogati che non ci danno pace, perchè….?
Perchè manca l’amore.
Un caro saluto
“Non c’è nulla da temere” è ciò che sento nel mio intimo e risuona da più parti in questo momento.
“Non temere” è ciò che l’Angelo Gabriele dice a Maria nell’ Annunciazione .
A Giuseppe, suo sposo, l’ Angelo compare in sogno e le prime parole sono: ” Non temere”
L’avvento per me è questo “adesso fiducioso” attesa e abbandono, ad ogni espiro abbandono ogni mia forma di controllo, rinuncio alla mia paura perché mi fido e mi affido, e solo dopo ad ogni inspiro mi predispongo ad accogliere la vita…nuovamente.
Abbandono e accolgo la vita che mi è donata, momento davvero meraviglioso!
Mi abbandono alla trans formazione che solo la potenza dell’amore può generare in me la nuova creatura che attende da sempre di manifestare il suo compimento.
Ti sono grata Giuliana perché sai sempre trasmettere la potenza delle parole con la semplicità del cuore.
Buon avvento a tutti voi. Vanna
Grazie a tutti/e per le vostre risonanze.
Filomena: anch’io ripenso spesso al nostro incontro alla Mater Ecclesiae e sono molto contenta di iniziare insieme a te la nuova avventura nel gruppo formatori.
Corrado: le tue parole mi incoraggiano, l’Avvento è il tempo in cui ci si esercita all’attesa del Signore, alla visione nella fede delle realtà invisibili.
Chiara: abitiamo nello stesso paese, ci siamo incrociate in alcuni momenti delle nostre vite ed ora un mezzo telematico ci ri-avvicina. Tutto questo è davvero sorprendente e bello!
Rosanna: oggi riconosciamo il ghiaccio e sappiamo che può sciogliersi in acqua purificatrice; anche una sola goccia del blocco ha il potere di liberarci.
Mariapia: il nostro compito di cristiani è di restare vigilanti ogni giorno e ogni ora sapendo che il Signore viene. San Basilio ce lo ricorda.
Aldo: “manca l’amore” credo che queste parole abbiano continuato a lavorare in me per la loro semplicità e verità.
Un grande abbraccio.
Giuliana
Carissima Vanna,
Cristo condivide con noi la paura e i rischi della vita; se siamo in Lui non abbiamo proprio nulla da temere.
Grazie e un forte abbraccio.
Giuliana