“Non temere!” E’ ciò che risuona in me in questo momento, risuona nella mia mente, nel mio corpo fisico, nel mio corpo emozionale, nel mio corpo interiore aperto alla relazione con Dio, la sento nelle relazioni che vivo, risuona nella Parola della liturgia del tempo di Avvento…
La sento realtà di Speranza, di Coraggio, di Fiducia, di attesa gioiosa del Nuovo Uomo che attende la sua manifestazione.
“Non c’è nulla da temere” è un’esperienza concreta, vissuta qualche giorno fa, una parola sentita interiormente, vibrata con la forza della novità, incisa nella mia carne, percepita senza lasciare dubbio alcuno.. Una energia che ha risvegliato in me la necessità di osservare in profondità la mia paura, senza paura, per promuovere piccoli passi di cambiamento e fare spazio allo Spirito di Vita che è in me.
Lasciarsi ricominciare nelle situazioni concrete.
Affinché la nostra vita possa concretamente essere inserita nel dinamismo messianico del perdono ri-generante, dovremmo imparare a lasciare operare il Principio Vivente della nostra umanità, e cioè lo Spirito della parola di Dio che si incarna in noi, entro le nostre situazioni quotidiane, e specialmente entro quelle situazioni in cui con più forza agiscono i nostri automatismi difensivi, le nostre chiusure egoistiche e distruttive. (M.Guzzi – Per donarsi – pag. 121)
Osservare la paura, sentirla agire nel sottofondo dei miei pensieri, riconoscerla, entrare nel clima emotivo che produce quando mi trovo in situazioni di stress, quando sono esposta al confronto con gli altri, ascoltare con quali parole si esprime, scoprire la sua origine, è un lavoro che gradualmente mi permette di attraversare passaggi precisi per conoscere, comprendere e smascherare i suoi meccanismi.
Farne materiale di lavoro è una decisione importante, sento premere in me l’impellente urgenza di mettere mano a ciò che riconosco essere pressante, angusto, mortificante, ormai non più tollerabile.
La paura di sondare le mie emozioni e ciò che sento nel mio corpo emozionale, la mia mente razionale lo rifiuta, non desidera affatto far emergere ricordi di antiche ferite, non vuole più sentire il dolore lancinante del vuoto d’amore che ha percepito fin da bambina. Così fuggendo alla paura della paura di soffrire rimango paralizzata nei medesimi comportamenti difensivi che mi separano dalle relazioni e che riproducono sempre il medesimo stato di disagio. Non c’è niente altro da fare che dare inizio al lavoro interiore!
Decido di collaborare, mi lascio guidare dagli strumenti che il metodo di “darsi pace” mi ha donato. Seguo la traccia dell’esercizio di auto conoscimento psicologico, integrandolo con la pratica meditativa. Mettere mano alla trasformazione del mio pensiero egocentrato che domina il mio piccolo e angusto spazio di vita è l’unica cosa che posso fare per partecipare attivamente al processo di ri–generazione che sta avvenendo nella mia storia e nella storia di ogni uomo.
“ Noi ci stiamo trasferendo da una figura di umanità a un’altra. Ci stiamo trans –figurando” ( M. Guzzi – Darsi pace – p.102)
“Stiamo passando a un’altra riva” (Mc 4,35)
Il terrore di questo passaggio è presente, è visibile, è percepibile, palpabile se guardo in me e intorno a me.
“Ricordiamoci allora che nella nostra barca, nel profondo del nostro cuore, abita Dio stesso che può quietare ogni tempesta e anche quella della nostra anima: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?” (Mc 4,40)
“C’è chi ci sta accompagnando all’altra riva.” ( Darsi pace – p. 102)
Comprendere questo passaggio nella propria vita è un punto di partenza preciso.
La dedizione alla pratica meditativa seguita dalla preghiera segna i piccoli passi della mia traversata in questo tempo di ATTESA.
Inspiro… accolgo la vita… ogni mio pensiero è ben accolto, nulla è rifiutato…la mia paura mi attraversa…
Espiro… mi abbandono… mi abbandono al sostegno della vita… non sono io a sostenerla … è la vita stessa che mi sostiene…
Inspiro… accolgo la paura.. accolgo tutto il dolore che mi separa dalla vita …
Espiro… la lascio andare..
Inspiro… riconosco, vedo, sento la mia parte impaurita..
tra le pieghe della paura riconosco tutta la mia impotenza… da sola non ce la posso fare…
Espiro… mi abbandono … mollo la presa …chiedo aiuto
Mi abbandono… mi affido al Dio della vita…
Mi abbandono al silente dono dello Spirito d’Amore..
Vieni Santo Spirito donami la semplicità del cuore..
Vieni Santo Spirito spogliami da ogni menzogna…
Vieni Santo Spirito rivestimi della tua verità…
Vieni Santo spirito svuota la mia mente da ogni pregiudicato senso di me…
Vieni Santo Spirito riempi di tenerezza il mio cuore assetato d’amore…
Vieni Santo Spirito donami il coraggio di mettere a nudo la mia umanità perché solo povera e nuda possa rivestirmi della Tua umanità..
Vieni Signore Gesù … io in te e tu in me …sono Uno con te..
“Non c’è nulla da temere”… “ ti rivesto di vita nuova..”
Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino! Mt 3, 2
“Non temere” giunga a ognuno di voi, sia l’augurio per preparare la via e accogliere il Santo Natale.
Auguri!
1 Ma ora così parla il SIGNORE, il tuo Creatore, o Giacobbe,
colui che ti ha formato, o Israele!
Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome; tu sei mio!
2 Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te;
quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno;
quando camminerai nel fuoco non sarai bruciato
e la fiamma non ti consumerà,
3 perché io sono il SIGNORE, il tuo Dio,
il Santo d’Israele, il tuo salvatore;
io ho dato l’Egitto come tuo riscatto,
l’Etiopia e Seba al tuo posto.
4 Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
sei stimato e io ti amo,
io do degli uomini al tuo posto,
e dei popoli in cambio della tua vita.
5 Non temere, perché io sono con te;
io ricondurrò la tua discendenza da oriente,
e ti raccoglierò da occidente.
6 Dirò al settentrione: «Da’!»
E al mezzogiorno: «Non trattenere»;
fa’ venire i miei figli da lontano
e le mie figlie dalle estremità della terra:
7 tutti quelli cioè che portano il mio nome,
che io ho creati per la mia gloria,
che ho formati, che ho fatti.
(Isaia, 43)
Ecco, io ti ho scolpita sulle palme delle mie mani;
le tue mura mi stanno sempre davanti agli occhi.
17 I tuoi figli accorrono;
i tuoi distruttori, i tuoi devastatori
si allontanano da te.
18 Volgi lo sguardo intorno, e guarda:
essi si radunano tutti e vengono da te.
«Com’è vero che io vivo», dice il SIGNORE,
«tu ti rivestirai di essi come di un ornamento,
te ne adornerai come una sposa.
19 Nelle tue rovine, nei tuoi luoghi desolati,
nel tuo paese distrutto,
sarai ora troppo allo stretto per i tuoi abitanti;
quelli che ti divoravano si allontaneranno da te.
20 I figli di cui fosti privata
ti diranno ancora all’orecchio:
“Questo posto è troppo stretto per me;
fammi spazio, perché io possa stabilirmi”.
21 Tu dirai in cuor tuo: “Questi, chi me li ha generati?
Infatti io ero privata dei miei figli, sterile,
esule, scacciata. Questi chi li ha allevati?
Ecco, io ero rimasta sola; questi, dov’erano?”»
22 Così parla il Signore, DIO:
«Ecco, io alzerò la mia mano verso le nazioni,
innalzerò la mia bandiera verso i popoli,
ed essi ti ricondurranno i tuoi figli in braccio,
ti riporteranno le tue figlie sulle spalle.
23 I re saranno i tuoi precettori e le loro regine saranno le tue balie;
essi si inchineranno davanti a te con la faccia a terra,
lambiranno la polvere dei tuoi piedi;
tu riconoscerai che io sono il SIGNORE,
(Isaia, 49)
Auguri Giovanna, questi due passi di Isaia, bellissimi, sono per te.
Grazie.
Renato
Grazie Vanna! Molto bello e nutriente, ne avevo bisogno e grazie anche a Renato parole stupende!
Daniela
Grazie, carissima Vanna, delle tue parole sincere e illuminate
Oltre al beneficio che ne ho immediatamente tratto e che mi seguirà in ogni meditazione, hai fornito anche materiale prezioso per la nostra bacheca di Facebook
così queste parole viaggeranno nel nostro spirito e nell’etere
auguri di un Natale Sereno
Filomena
Naturalmente ogni post che viene pubblicato sul nostro sito fornisce materiale ricco e sostanzioso alla nostra bacheca Facebook !
Dunque le vostre/nostre riflessioni, paure, attese, speranze, ricerche, preghiere … rimbalzano ancora di più da una parte all’altra del globo portando nuovi germogli di pensiero
Oggi , essendo in vacanza, ho trovato il modo e il tempo di dirlo
auguri a tutti, auguri a ciascuno
Filomena
Carissima Vanna,
grazie per aver condiviso il tuo travaglio, che è anche mio, e insieme a quello l’efficacia del metodo che stiamo sperimentando con pazienza e perseveranza.
Attraversare la paura fa paura, eppure è proprio questo attraversamento che ci porta in una nuova dimensione.
La Parola, in questo tempo di Avvento, è un continuo incoraggiamento a non temere, ad affidarci, ad accettare la gioia e la fatica di credere, ad aprire il cuore al piccolo e fortissimo germoglio che vuole radicarsi in ogni uomo e nel mondo intero per sanarlo e salvarlo.
Ciò che proviamo, in questo momento del cammino, è ulteriore passaggio verso una maggiore autenticità ed integrità ed è un grande dono poterlo condividere.
Non temiamo, allora, lasciamo andare ciò che deve morire perchè il Nascente trovi spazio in ognuno di noi.
Ti abbraccio.
Giuliana
Grazie Giovanna, le tue parole sono ciò che avevo bisogno di sentire in questo momento. Un augurio a te e a tutti quanti per i nostri cammini e per il Natale che si approssima. Stefania
Grazissime a Giovanna e a tutte le persone come lei che la Vita ci dona per sostenerci nel non facile cammino che ci chiede sempre di” ricominciare dentro le situazioni concrete, specialmente quelle in cui con piu’ forza agiscono i nostri automatismi difensivi che mettono in dubbio che c’è chi ci sta accompagnando all’altra riva”.
I versi neonati che invio sono affiorati da paure, meditazioni, situazioni concretamente vissute che continuano a parlarmi da dentro vuoti e desideri che fanno fatica a mettersi a nudo e a “smascherarsi”.
ALVENTO
A dispetto di tutte le previsioni
seduta aspetto.
Sotto la tenda respiro e at-tendo
ascolto
il vento che soffia forte.
Dove mi porti? Da dive vieni?
Non mi sconvolgere, ho paura.
Inspiro e sorrido
mi lascio portare
mi fido di te:
potami, rialzami,sollevami
sulla tua brezza-carezza.
Vieni, ti attendo.
Vieni e nasci ancora in me.
Vieni a rinascere sempre
nel mio cuore di tenda.
Buona Natività quotidiana,” Siamo nati per risplendere” (N.Mandela)
Un abbraccio e ancora Grazie .Giuseppina
Non temere
Ho una memoria emotiva che è come un sigillo impresso a fuoco nella carne.
Ricordo esattamente il momento nel quale come un lampo che squarci le tenebre, ho concepito che la paura è il sentimento contrario alla fiducia.
Dirla così è di una banalità.
Eppure l’evidenza delle cose emerge solo quando un lampo di luce illumina ciò che tu personalmente senti; solo allora puoi riconoscere la carne che si fa parola.
Il Verbo si fa carne.
Forse noi siamo quella carne che si fa verbo sacrificando/e levando quel che siamo/abbiamo, anche il timore che è paura di vivere e morire, contemporaneamente.
La fiducia rilassa il mio corpo che si abbandona, come neonata in braccio alla madre insonne mentre mi culla con amore e tremore: teme io muoia.
Conosco la paura nel suo marasma d’angoscia, così come il sentimento esaltante dell’amore che risana e guarisce
E sorrido.
“Signore io credo, accresci la mia fede” liberami dallo stesso mio male.
grazie Vanna, grazie a tutti e Buon Natale
Rosella
Grazie carissima Vanna. Auguri di un S. Natale a tutti. giovanna
Il “non temere” è un’esortazione che sento particolarmente vicina e di cui ho particolarmente bisogno, attanagliata come sono dalla/e paura/e che mi accerchiano. Ho imparato, nel nostro percorso in dP, che esse attingono e si radicano nell’angoscia di morte, sorgente di ogni altra angoscia. Non a caso trovo molto difficile l’abbandono, aggrappata come sono ai miei terrori.
Tuttavia mi viene da riflettere se sia realistico pensare di sganciarsi dalle proprie paure suscitate da un presente spaventoso. Sono persuasa che io non coincido con le parti distorte e malate di me, che il cammino di ricerca di senso intrapreso non deluderà e il nostro percorso troverà la pace tanto anelata. Mi pare però che ci sia uno scarto tra la fiducia che Dio saprà custodire la nostra vita e non ci perderà, e l’esperienza di sofferenza che facciamo che è effettivamente spaventosa. Non mi riferisco al pensiero episodico futuro, per cui ci figuriamo un futuro ipotetico sempre pieno di difficoltà insormontabili che ci faranno soccombere, senza un realistico rimando al presente.
Penso invece ad esempio a chi è affetto da una malattia degenerativa il cui percorso è segnato e sa benissimo a cosa andrà incontro perché lo sta già provando e non potrà che peggiorare; penso ad una donna che abbia un marito violento e che sa cosa la attente ogni volta che egli varca la soglia di casa: come si fa realisticamente a non avere paura qui e ora in virtù di un compimento promesso al quale si sceglie di dare credito ma che pur tuttavia non è oggetto di esperienza? come si fa a non avere paura del male che ci sta accadendo addosso come certezza?
Gesù, che ha saputo resistere con una fede incrollabile nella bontà dell’Abbà affidabile, nonostante la crudezza di ciò che lo stava attendendo, nel parossismo della sofferenza, nel Getsemani, è angosciato, suda sangue e prega perché quel dolore gli possa essere risparmiato, esattamente come facciamo noi.
Allora mi chiedo come coniugare il non temere, la fiducia che la nostra vita sarà custodita, e ciò che stiamo attraversando come esperienza spaventosa nel presente, non in termini di futuro non noto, ma appunto di presente ben noto nel momento stesso in cui si fa un’esperienza dolorosa e in quanto tale atterrente?
iside
Cara Iside
son persuasa che solo l’esperienza incarnata della trasformazione che trasfigura il nostro “temere” in amore che nutre può farci accogliere il dolore “presente” come un dono.
E’ come sciogliersi in un abbraccio doloroso “felicemente grati” , perchè consapevoli dell’onnipotenza di tale stato.
Questo dolore così umanizzato è ciò che risulta, a mio parere, dall’incontro con un senso amoroso, che lo rende grato di condividere il patire (come Cristo) in un modo umano, senza terrore o angoscia, ma consapevoli del senso unitario della vita nella nostra eterna esistenza.
In questo stato possiamo persino concepire la possibilità di permanere come fossimo un’offerta viva di preghiera già esaudita.
Il processo non è mentale ma un’esperienza possibile; e all’interno dei nostri corsi ci viene proposto come concretizzarla.
Son sempre stata colpita dal fatto che Gesù non ci abbia perdonato personalmente dalla croce ma che abbia pregato il Padre Suo di farlo.
In questo giorno di Natale, ti abbraccio con affetto e ti auguro di godere di tutto l’amore che già sei: quel Cristo Crocifisso che rinasce nella nostra umile mangiatoia.
Con affetto
Rosella
Grazie Vanna…
“Rallegrati” è declinato dal “non temere”.
Sono messaggi natalizi questi verbi così precisi.
Sono parole che ha ascoltato anzitutto Maria, e che anche ciascuno di noi ascolta se – come Maria – tende l’udito del proprio cuore.
Perché nessun giorno del nuovo anno
sia sopraffatto dalla tristezza,
ci insegni la Vergine Madre
a partorire il Vangelo della gioia
dopo averlo concepito nella nostra carne.
Un abbraccio natalizio
Corrado
era chiaro ma lo esplicito:
Un abbraccio natalizio a tutti gli amici darsipacisti
Corrado
Come si fa a non temere quando si attraversa un’esperienza spaventosa nel presente?
La psicologia ci dice che la paura ha una funzione positiva, quella di segnalare un allarme, uno stato di emergenza perché è in pericolo la nostra conservazione e sopravvivenza. Di conseguenza la mente e il corpo si predispongono alla reazione. L’esperienza della paura, come quella del dolore, fanno così parte del nostro corpo fisico che, quando arrivano, non possiamo proprio evitarle. Purtroppo.
Così quando arriva il presente spaventoso di cui parli, Iside, (e a volte arriva e non se ne va più), le parole “non temere” risuonano quasi ridicole. Si ha paura, tanta, e si sta malissimo.
Ma si può avere paura, essere terribilmente angosciati e allo stesso tempo “non temere”, nel senso cristiano? Come si fa?
Provo a rispondere per la mia piccola esperienza: non si fa, non si risolve il quesito, ci si sta dentro e basta. In questo dentro però non chiudiamoci, ma chiediamo aiuto, chiediamo a Dio la fede, assaporiamo ogni attimo di sollievo, ogni piccolo aiuto, continuiamo a implorare e a sperare. Cerchiamo pensieri di speranza, di amore, prima di tutto per noi stessi, e facciamo di tutto per non congelarci nella disperazione. Credere, credere, credere. Maria ha creduto l’impossibile, il nostro ë il Dio dell’impossibile.
Restiamo aperti, vivi e vulnerabili, anche se a volte questo fa ancora più male che congelarsi nella propria disperazione.
Che le parole “non temere” ci trovino aperti e ricettivi, in qualsiasi situazione, anche le più dure. Così tutto può succedere, anche adesso, anche prima del compimento finale della nostra vita.
Buon Natale Iside, Buon Natale a tutti
Antonietta
Bello, carissima Vanna, e vero!
Credo che la grazia del “Non temere” ci giunga proprio nella nostra paura, non possiamo cioè preventivamente pretendere di non avere paura, questa mi sembra la pratica farisaica. No, noi proprio in quanto abbiamo paura, e chiediamo aiuto, a volte nella disperazione, siamo raggiunti a volte dalla grazia del Non temere, del sollievo.
Nel nostro lavoro parliamo di oscillazione tra gli stati, forse questo schema ci può aiutare a confrontarci con le giuste domande di Iside… che abbraccio con affetto insieme a tutti voi.
Marco
Vi raggiungo con senso di gratitudine per ogni vostro contributo e invio un affettuoso abbraccio a tutti.
@ Grazie Renato! I passi di Isaia sono stati una sorpresa commovente, un regalo prezioso in un momento di solitudine.
@ Daniela, grazie a te compagna di cammino, insieme ci sosteniamo, lo scambio è dono reciproco.
@ Filomena, subito la mia paura si fa sentire!! Parole che viaggiano nell’etere ?! ..ascolto, mi abbandono al silenzio.. le lascio viaggiare.. grazie per il tuo impegno per la diffusione dei nostri contributi.
@ Giuliana, il travaglio è storia di ognuno, la nostra amicizia ci offre la possibilità di condividerne i passaggi, crediamo fermamente al lavoro interiore come unica possibilità per attraversare il baratro che ci separa dalla vita vera per abitare spazi di integrità sempre più concreti.
@ Stefania, grazie a te! Il mio piccolo contributo ha solo incontrato la tua apertura di cuore. Auguri e buon cammino!
@ Giuseppina, sotto la tenda le tue parole neonate trasportano fiducia e abbandono, le respiro.. Grazie! Bellissimo: “ Siamo nati per risplendere”!
@ Rosella, la paura e la fiducia coabitano in noi, la ricerca interiore ci pone davanti alla scelta, possiamo decidere dove e da chi lasciarci condurre.. Sono felice di incontrarti nella ricchezza della tua esperienza.
@ Grazie Iside per la sollecitazione ad una ulteriore riflessione. Penso che la paura sia “sostanza” della nostra vita, è esperienza antica .. è realtà presente. Solamente un continuo e rinnovato lavoro interiore, sostenuto dal dono della fede, può aiutarci ad avere energie per attraversare la paura nelle sue molteplici espressioni. Sperimentare e toccare la nostra impotenza è un punto preciso senza il quale non riconosciamo il bisogno di chiedere aiuto. Impotenza, abbandono e fiducia sono azioni interiori concrete, ci aprono alla relazione con il “Mistero” che è in noi.
@ Grazie Corrado, mi aiuti e mi stimoli a comprendere lo “stato mariano” la predisposizione di Maria Santissima a concepire il nostro Salvatore Gesù. Ogni nostro piccolo passo verso la consapevolezza del senso della vita è una azione in favore della fecondità della vita Vera, rallegriamoci! Un bellissimo augurio per tutti noi per accogliere il Vangelo!
@ Cara Antonietta, la paura è sempre viva è incisa nella nostra carne, il percorso di auto -conoscimento psicologico integrato con la pratica meditativa vissuta in ogni suo passaggio mi ha permesso di essere raggiunta da questa sostanziale esperienza di “non temere”, uno stato di pacificazione interiore che ha reso possibile un cambiamento di visione e di comprensione di una situazione vissuta con tanta paura.
@ Carissimo Marco, questo piccolo contributo è frutto del laboratorio di “darsi pace” a cui va tutta la mia gratitudine.
Auguri di cuore a tutti. Vanna
Cara Vanna, dopo una prima lettura resto incantata dalla bellezza e veridicità delle parole che hai scelto per esprimere la tua personale e significativa esperienza che generosamente ci hai donato!grazie
Una seconda lettura mi mette in evidenza alcune parole che mi fanno scendere nel profondo del loro significato…non per una migliore comprensione ma per una intima accoglienza…
Accolgo qs parole , le porto nel mio laboratorio come prezioso materiale con gioia e con la volontà , il desiderio di lavorarci…In particolare quel “vuoto d’amore di quella bambina….”lo sento emotivamente….è molto forte e talmente preciso che mi fa decidere di rimettermi al lavoro, di riaffrontare l’es a 9 punti
decido di ricominciare…o meglio di “ lasciarmi ricominciare…..” con molta cura seguendo i tuoi preziosi consigli….passo per passo…..respiro dopo respiro…..
entrare nello spazio dove rabbia e risentimenti ingombrano, pesano….per scoprire piccoli varchi….per affinare “ l’udito del cuore ( per riprendere la meravigliosa affermazione di Corrado)per essere pronta a cogliere e accogliere parole nuove.
GRAZIE Vanna, Corrado, Marco, Giuliana , Giuseppina e tutti gli intervenuti per la ricchezza dei contributi , dei doni delle vostre condivisioni…che bello avervi incontrate-incontrati…
.un abbraccio Irene
“La fatica del credere” e “la grazia del non temere” : queste sono le risonanze più significative per me in questo momento in cui paure -fino a ieri ‘dormienti’- si stanno facendo sentire con tutta l’angoscia per il futuro di cui sono portatrici. Sento anche un’altra cosa: mi sembra sia giunto il momento di abbandonarmi senza riserve ad una richiesta d’aiuto decisiva, che altro non è se non il riconoscimento radicale della mia personale impotenza…non ne sento vergogna, anzi, direi che mi sento sollevata (l’immagine che ho è proprio quella di ‘consegnare’ dei pesi, di metallo pesante, nelle mani di “qualcuno” che li depone in un contenitore per ‘lavorarli’ )!
Grazie dei vostri contributi e buon cammino a tutti noi, mcarla
Carissima Irene, grazie a te! Credo che decidere di ” lasciarsi ricominciare” è un’azione che porta in sé già una buona notizia. Riconoscere la necessità di mettere mano, concretamente, al lavoro di liberazione interiore è un passo che precede il cambiamento, una decisione coraggiosa che regalerà nuove fioriture. Ti abbraccio
Carissima Mariacarla, mi colpisce il tuo commento! Accanto alla paura percepisci che: “è giunto il momento di abbandonarmi senza riserve a una richiesta d’aiuto decisiva..” ti senti aperta, in “relazione” , credo che questo stato sia già dono di grazia, ti senti sollevata e pronta a consegnarti per la trasformazione. Grazie per la condivisione!
Un abbraccio. Vanna