Ogni giorno vivo situazioni che toccano la mia interiorità e fino a qualche anno fà non notavo quale occasione mi si stava presentando poiché conoscevo quasi niente dei meccanismi che immediatamente si attivano in risposta alle sollecitazioni.
Certo si avverte ( per me è così ) un malessere persistente anche se sembrerebbe passato il pericolo, come un rimorso per una occasione perduta, ma subito dopo ci rifacciamo perché ecco pronta un’altra sollecitazione e così via.
I ritmi che il nostro vivere ci impone e l’umore generale sempre più depresso ci chiedono decisamente un cambiamento, una sensibilità nuova, una capacità di accoglienza e di ascolto per le quali i nostri cinque sensi non sono omologati.
La prima forte esperienza fatta nel laboratorio DP ha a che fare proprio con il lavoro svolto su questa sensibilità che necessita di una condizione basilare:
vuoi vedere cosa succede in te ?
Allora siedi comodo e chiudi gli occhi, rilassati ma concentra l’attenzione ed ecco che la meditazione si fa reale.
Chiudere gli occhi fisici apre contemporaneamente la visuale su ciò che accade interiormente in me e negli umani, mi permette cioè di uscire dal condizionamento dell’apparire, dalle distrazioni visive false e ingannatrici.
Eccomi in un buio sostenibile che inizia a popolarsi di pensieri, posso vederli e quasi toccare, sono proprio lì veri concreti e chiedono ascolto.
Certo chiudere gli occhi non disattiva le orecchie e quindi rumori e suoni giungono ad interferire ma la voce guida che aiuta nella meditazione mette le cose in buon ordine e lo sguardo interiore può scendere un pò dippiù,
Lo sbarramento dei pensieri automatici è a volte insuperabile ( o meglio così appare ) e spesso può portarci a desistere dal proseguire ( a me capita ) ma è la concentrazione che favorisce l’abbandono, abbiamo imparato a guardarli, riconoscerli, ascoltarli, salutarli cordialmente ed abbandonarli spegnendoli, rinunciando alle loro richieste di energia mentale ed attenzione.
Il flusso aperto dell’espiro ci permette di vederli defluire ed ecco tornare disponibile un po’ più di energia vitale che tanto serve.
Questa descrizione sarà utile soprattutto a me che tanto mi spendo nella lotta per l’abbandono dimenticando che servono gentilezza, accoglienza e fermezza.
Buon abbandono Ale
Grazie, caro Alessandro, per questa riflessione che, di primo mattino, ci ricorda l’essenziale: offrire la vita al silenzioso processo di trasformazione che ci rende migliori.
Un abbraccio. Paola
Quando chiudo gli occhi e ascolto, e guardo dentro di me, entro in una dimensione di intimità difficile da comunicare.
Vedo la mia caduta in questo mondo come transito necessario per tornare in paradiso, vedo Dio stesso diventare uomo affinchè nell’Uomo-Dio io possa essere capace di perdermi come donna per ritrovare me stessa come Dio.
Grazie. Ti abbraccio.
Giuliana
E’ riposante vedere che le 10,53 per te Paola sono primo mattino, un bacio.
Giuli, non sembra affatto che tu abbia difficoltà nel comunicare ciò che vivi, anzi grazie e continua così che ci piaci tantotanto.
Però, come è difficile chiudere gli occhi !!!
Ciao Ale condivido con te, l’introspezione o meditazione se esce fuori dagli schemi dettati da un semplice esercizio di training autogeno, è cosa assai difficile, un cammino tortuoso dove la meditazione, quella vera è appunto la meta per poi inoltrarsi in altro. Ma quando a volte leggo spesso troppo spesso commenti imperniati di facili ed ottimistici raggiungimenti, dove già a parer di alcuni riescono ad assaporare vari stati (pur essendo solo alla prima annualità) di estasi religiose….la cosa mi sgomenta. Per coloro come me laici ma alla ricerca di senso e di appartenenza che hanno una volontà anzi una necessita di spiritualità, la ricerca senza una fede a far da culla, diventa pura, non inquinata da idee personali, allora l’unica sorella resta la speranza, ma anche la paura di non trovar altro……da veri scienziati o esploratori ci si inoltra in un ambiente sconosciuto, che solo con l’aiuto di un maestro o facilitatore il quale avendo già percorso quel sentiero, può accenderti qualche lampione, o evitarti buche e tranelli già da lui sperimentati. Ti traccia una mappa.
Ma il viaggio va fatto da soli. Ci sono un mondo di movimenti che attuano questo percorso, dalle religioni all alchimia dalle varie dottrine orientali e Cristiane alla psicologia transpersonale…e Psicosintesi, tutti in cerca e tutti con le proprie idee, ultime queste che per prima dovrebbero essere abbandonate per immergerci nudi ed evitare facili inflazioni dettate dai nostri credo. Budda stesso dice di uccidere il budda quando lo incontri e Ekkart prega Dio di liberarlo dall’immagine di Dio. Io per finire devo dire che avendo perlustrato in lungo e in largo sono finito ai gruppi Darsi Pace …per coincidenza, anzi come dice Enrico (incontrato ad una sessione) per Dioincidenza, sarà vero? Comunque le parole di Marco Guzzi, sia dei libri dei suoi video che ho ardentemente ascoltato ed amato, sono le uniche che mi danno un certo senso di tenera familiarità, quasi di affetto…..una persona comune diciamo umano troppo umano….da infondere e comunicare quella lieta speranza che anche per chi come me …che crede? non crede? Boh…..mi fa immergere in questo mare ……a qualcuno ci dobbiamo pur affidare e Marco in più riesce veramente a farti sorridere a dispetto dei tristi volti di molti pseudoreligiosi. Un abbraccio a tutti gli entronauti.
Chiudere gli occhi… vedere
Chiudere gli occhi… ascoltare
Sintonizzarmi alla vita che ci parla da dentro è, per me, un’azione di continuo abbandono, un movimento interiore che coniuga la morte dei miei pensieri alla nuova vita. Ogni mio pensiero, giudizio o pregiudizio sul sapere della vita si spegne per fare spazio al sempre nuovo, all’ inedito che dona Luce al mondo.
E’ lavoro di ogni giorno, è lavoro di ogni istante perché immediatamente ricado nel buio dei miei automatici giudizi e nella presunzione di sapere sulla vita.
Grazie Alessandro per avermi sollecitata a vedere in me.
Un abbraccio. Vanna
Grazie Vanna,
a volte anzi spesso vince il mio chiaccchierio mentale, raramente il silenzio, ma ci sto lavorando.
Un abbraccio.
Alessandro,Wanna , vi sento vicini, posso sentire il vostro respiro, calmo, regolare e accogliente.
Quando si chiudono veramente gli occhi spazio e tempo sono aperti e possiamo sperimentare una libertà unica , niente più immagini condizionanti, entriamo nel primo stadio dell’abbandono se questo è il nostro desiderio profondo e li ci ritroviamo tutti.
A presto Ale
Ciao Alessandro S! Anche se sono al quarto anno in dP come te rimango sgomenta di fronte a chi narra di facili estasi religiose che mi sanno più di autoillusione che di reale esperienza del trascendente. Mi pare che i seri cercatori della Verità raccontino di percorsi accidentati, faticosi, insidiosi e non di facili discese con il vento in poppa.
Leggendo di chi, meditando, raggiunge il settimo cielo, la mia ferita trabocca dell’invidia della perfezionista che deve ammettere la sconfitta, perché io non arrivo neanche al primo cielo :-(! Poi cerco di prendere le distanze, uscire dal turbine delle emozioni del momento e riprendere il filo del cammino, magari con l’aiuto di un’amica con cui so di condividere esperienze analoghe. E mi riconforto nella perseverante dedizione a quel tempo riservato alla meditazione che inizia come esercizio e diventa affidamento ad un Dio cui ho deciso di dare credito: personalmente, soltanto in questa fede riesco a sostenere la speranza di trovare un giorno un approdo compiuto intravedendolo fin d’ora in quegli sprazzi di luce che mi fanno venire l’acquolina.
iside
Non è facile comunicare il proprio modo di fare meditazione e preghiera, anche se la traccia da seguire è comune per tutti. Però vorrei provarci…
A me capita questo: arrivo di solito alla preghiera con un grande desiderio di chiamare e di invocare. Signore, eccomi, sono qui!
Quello che succede dopo non so bene come definirlo. Al momento sperimento una specie di materializzazione del mio desiderio di entrare in relazione, di toccare e di essere toccata. Mi ritrovo a vivere le parole della preghiera come una cosa concreta e concrete sono le immagini che spesso mi arrivano. Ho un disperato bisogno di essere consolata e rassicurata e allora mi arrivano immagini di abbracci, padri che mi mettono a cavalcioni sulle loro spalle, madri che mi cullano e mi sostengono. In che cielo o in quale mia fantasia mentale mi trovo? Non lo so…
L’esperienza a volte è talmente consolante che mi dà forza, energia per la giornata. A volte invece giudico a posteriori la mia eccessiva immaginazione. Il confine mi sembra sottile e insidioso. Dove finisce la mia fantasia/illusione e dove inizia l’esperienza di una relazione con Dio? Ancora una volta, non lo so…
L’unica mia regola per ora è partire dal basso, dal basso più basso che ho, dal corpo, dal dolore, dal respiro, dal non essere capace e poi da lì lasciare andare un po’ alla volta quello che riesco, seguire il percorso e vedere cosa succede. Accettare che succeda poco o niente, e quindi stare dentro un po’ di delusione, oppure accettare che arrivino immagini ed emozioni, e quindi convivere con un po’ di euforia e insieme con la perplessità, che mette in discussione quello che ho vissuto.
In ogni caso penso che la meditazione/preghiera, comunque vada, sia una grande scuola, una palestra, una zona franca da custodire e difendere.
Antonietta
Come accade negli esercizi psicologici ciò che sperimentiamo è strettamente personale ma poi nelle condivisioni ci accorgiamo i come siamo incredibilmente simili.
Così nella meditazione tutti noi sperimentiamo qualcosa di unico che può essere anche inizialmente frutto di suggestione ma continuando nella pratica la verità si farà avanti , lasciar andare anche ciò che ci appare bello e consolante può essere difficile ma noi sappiamo quale è l’indirizzo giusto, la morte dell’ego e di tutti i suoi inganni, solo il vuoto e la pace sapranno indicarci la via da seguire.
Buona pratica Ale
Io posso fare io credo luce perché di essere una fata sopratutto per la amore come Filippo che notte e giorno dio e credo dio per fare una vera fata di potere mare e fulmine e corpo poi ti spiego e chiudo gli occhi io lo vedo luce e grande sogno per vedere le fate
L’illuminismo e’ passato invano!
Au contraire! dire, caro anonimo 😉
Senza perderci in lunghe trattazione, riporto un brano che mi pare significativo:
“Mi impressiona la lealtà con cui il papa emerito Benedetto XVI ha riconosciuto che quando il cristianesimo si è trasformato, contro la sua natura, in religione di Stato, è stato merito dell’Illuminismo aver riproposto i valori originali del cristianesimo e aver restituito alla ragione il ruolo che le era proprio. Questo attraversamento, che è stato compiuto dal cristianesimo e dalla cultura occidentale, anche altre religioni e culture sono chiamate a compierlo, quale che sia la modalità con cui possa aver luogo. ”
J. Carron (http://www.tracce.it/default.asp?id=411&id_n=57546)
Chi anela alla trascendenza, toccherà pure ammetterlo, è il massimo amico della ragione, propriamente intesa.
Il mio era un commento non all’argomento, ma a Dharma.
Non stare sempre in difesa caro Marco
Perdonami, caro anonimo, ma mi par sempre più in difesa colui che, comunque, non si palesa…
(Rima involontaria)
Con amicizia.