L’esame di coscienza, oggi in forte ribasso, dovrebbe concernere l’esame sereno della qualità intrinseca di tre relazioni: con Dio, con me stesso, con gli altri.
Il pensiero egoico, inteso come sistema strutturato e compatto, si manifesta come nesso distorto e mendace con dette relazioni, per cui esse si sottraggono al crisma della verità per imboccare vie inconsce alternative, tutte comunque indirizzate all’esito dell’autogratificazione e dell’autoassoluzione.
Per “crisma della verità” intendo riferirmi ad una valutazione esatta, verace, anche dolorosa, dei propri meccanismi di pensiero e dei conseguenti comportamenti, secondo la delineazione di Marco Guzzi.
Cominciamo dalla relazione con Dio, il rapporto primigenio, originale ed originante di ogni bene e fonte della vita, essendo lo Spirito di Dio soffio vitale, dynamis, energheia.
Se ho un rapporto conflittuale con Dio; se lo concepisco col metro della durezza e dell’implacabilità, ecco che il mio esame di coscienza sarà condizionato pesantemente dalla paura della condanna.
Il senso di colpa innerva i sentimenti, tutto il sensibile. Non avrò il timore di Dio, ma il terrore di Dio, laddove, invece, il timore di Dio ha natura amorevole (io sono come l’amante che teme di non amare abbastanza l’amata). Dovrò quindi, per assolvermi e stare un po’ tranquillo, ingraziarmi il perdono di Dio (non il suo amore) attraverso il sacrificio penoso e schiavizzante, la privazione di gioie lecite, avvertite come impure, la moltiplicazione delle confessioni, delle preghiere, delle visite ai santuari, spesso luoghi di culto dove germoglia il miracolismo più banale.
Più adotto questa strategia e più mi affosso e non mi libero. Tutt’altro. Scendo agli inferi e ci giro in tondo. Questo dio equivale a Satana. Ho dimenticato la vera natura di Dio, che è bontà e misericordia ed è esclusivamente amore liberante, e, con l’equivocarne la natura, l’ho reso una sorta di Lucifero, un aguzzino dell’umanità. Non un padre ma un padrone. L’aborto di serenità che avverto non è pace. È semplicemente una goccia di ansiolitico o di anestetico spiritualistico. Parlerei a tale proposito di “effetto ciliegia” perché una distorsione tira l’altra e cresce a dismisura il Super Io giudicante e mortifero.
Il rapporto con me stesso. Posso amarmi retta-mente se non conosco Dio e se non giungo a comprendere che Egli vive in me? Questa domanda viene spesso elusa, ma sarebbe la domanda prima da cui, come ho appena detto, tutto deriva.
Passo in rassegna i miei pensieri verso me stesso e li trovo infarciti di superficialità, pressapochismo, tristezza. Mi sottovaluto o mi sopravvaluto. In entrambi i casi divento la caricatura di me stesso. Sono un essere o un’assenza? Non ho una visione equilibrata e consapevole del mio vero io. Essa è opacizzata dalle polveri sottili e grezze che quotidianamente tutti respiriamo a causa delle subculture individualistiche dominanti che, in sintesi, definiamo “mondo”.
Il cancro dell’estetica senza etica, del bello senza il buono, del sesso senza amore attacca le cellule dell’anima e la priva di luce sufficiente per maturare un’equa concezione di sé. In genere la mente agitata costruisce i suoi fantasmi (paure, dubbi, legami) e vede cose che non esistono nella realtà, ma solo nell’immaginazione, resa anch’essa (e non può essere diversamente) inquinata ed inquinante.
Lo scorporo dal “chi penso di essere” del “chi sono” diviene impresa ardua, impossibile in mancanza dell’approccio meditativo condotto alla luce della Parola. Senza un riferimento, uno specchio, come posso specchiarmi e riferirmi al mio vero io? Al limite percepirò soltanto la mia ombra e ne avrò terrore, mentre essa è esatta-mente la zona di me che va compresa, accolta, sollevata e infine redenta.
Il rapporto con il mio prossimo. Mai il prossimo è stato avvertito così lontano. L’individualismo rende ogni uomo differente da me, diverso da me, estraneo a me. Siamo pezzi di un puzzle che non si intersecano, per cui non emerge il destino comune e, quindi, il cammino comune. Se sono disarmonico non posso rapportarmi agli altri con modalità di pace. Se sono distonico non mi è possibile essere fonte di unità e di unione del molteplice. A causa della mia scissione creo scissioni, divisioni, impedimenti allo svolgersi pacifico dell’esistenza. Una contrarietà mi fa scattare. Il dialogo è un monologo mascherato. La forza e l’inganno prevalgono sulla ragione e sulla sincerità. La società non è comunità ma una giungla, direi un assembramento di individui mossi da comuni bisogni primari. Sono questi che creano l’equilibrio (precario), non già il valore della dignità di ogni persona umana. L’uomo è lupo per l’altro uomo (Hobbes), non il mio compagno di strada. Mi giustifico dicendomi che è l’imperturbabilità non esiste, che la rabbia interiore va esternata, altrimenti la salute ne risente. Ma è lecito scaricare sugli altri le nostre tensioni interiori? È secondo il volere di Dio che si inveisca contro gli altri? Cosa si legge in Matteo (5, 21-22)? “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna”.
La mente egodirezionata, in sintesi, quando si esamina, si assolve sempre nel modo peggiore. O ha peccato troppo e non è mai degna di perdono se non dopo la tortura del sacrificio e l’assolvimento delle ossessioni, oppure non ha mai commesso peccato perché l’uomo non è fatto per essere perfetto.
Ma che dire di quel “siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”?. È una perfezione sulla via dell’amore. È cioè un cammino di perfezione. Ed essere in cammino su quella strada è già in sé cospicuo anticipo di perfezione nell’amore.
Salvatore, grazie per questo prezioso post. Alfredo
Carissimo Salvatore,
sei come sempre preciso e profondo nell’analisi di ‘come funzioniamo’: il primo passo per un vero cambiamento.
Grazie di cuore e buona giornata!
Paola
Caro Salvatore,
ieri ho portato dentro di me la tua riflessione mentre coordinavo il Collegio Docenti e mi guardavo fra colleghi appesantiti dal travaglio che stiamo vivendo.
Il cammino in Darsi Pace mi aiuta a sentire in profondità il Dio benevolo e a lasciare andare il Dio giudicante con il dito puntato su di me, sento Dio che si fa uomo per guarirmi e salvarmi.
Esule in un mondo di oggetti che mi delude e mi rende schiava, posso ritornare al Centro, al mio io interiore, riconoscere la mia identità nello spirito e nel Signore Gesù, Vero Dio e Vero uomo.
Così mi sento più leggera e sto bene.
Grazie e un affettuoso saluto.
Giuliana
Carissimi,
devo a Marco Guzzi l’aver acquisito una più penetrante capacità di scendere dei nostri meccanismi interiori, che poi condizionano l’esteriore, i nostri rapporti con gli altri. Ero già, per grazia di Dio, sulla via del Cristo, tuttavia grazie a Darsi Pace, alle cose che leggo e che sento (dico “cose” nel senso di “res” perché la parola si fa sostanza, materia di vita, alimento), sono stato in grado di avanzare. Di quanto non lo so, ma ciò che importa è non indietreggiare e neppure fermarsi come se fossimo giunti a destinazione. Un passo alla volta. Un passo dopo l’altro, guardandosi intorno con meraviglia. Che miracolo è la vita! E che miracolo doppio è l’uomo vivente! La meraviglia è la madre della filosofia, mentre il dubbio ne è il padre. Auguriamoci di andare avanti sulle orme della Parola. Un abbraccio a tutti coloro che hanno la pazienza di leggermi e ottime cose! Salvatore
Questo post è una sintesi del nostro progetto di nuova nascita. Si può lavorare su questo per una vita intera. Grazie! Mariapia
Adatto a tutti quelli di buona volontà .GRAZIE . Non sono solo parole ! 🙂
Caro Salvatore,
le tue parole sono un respiro di aria pulita,
l’ aria fresca sul viso e sulla pelle
nel risveglio di un mattino,
in un paesaggio alpino
dove il profumo dei larici
mi avvolge
e mi depone
in un sogno reale.
Vorrei risvegliarmi sempre cosi, ogni mattina, finalmente liberato dalle ossessioni di un IO egoico ancora troppo carico di sè stesso e del suo potere. Pure avendo appreso a rivolgersi verso di sè, imparando ad esaminarsi e scoprendo le meraviglie di un Io più aperto e relazionale , cede ancora ad ogni provocazione, incapace di un nuova verticalità, di generare parole nuove e trasformatrici. Mi appoggio pertanto anche alle tue di parole, frutti maturi del tuo albero con le radici affondate nello Spirito di vita che , da qualche parte , dovrei poter trovare anch’io dentro di me !
Grazie , felice di averti conosciuto,
ivano caminada
La vita è meravigliosa,quello che hai scritto lo farò ammenda.Parole vere che tutti devono accogliere!!!